Audiodrome. Veniamo Per Te più che un titolo è uno slogan, l’urlo di battaglia di un manipolo di alieni, invasori usciti direttamente da uno di quei vecchi film di fantascienza per terrorizzare un pubblico ancora innocente e privo di malizia.
Oggi le cose sono cambiate, i film sono frutto di manipolazioni al computer e la musica che li accompagna ha lo stesso sapore dei panini comprati sul treno. I Mutzhi Mambo, al contrario, se ne fregano del progresso e delle innovazioni tecnologiche e tornano indietro a quei sapori ormai dimenticati: la loro è musica in cui la fantasia ha ancora un posto primario, che racconta con il linguaggio dei b-movies di alieni a caccia di sangue e mostri in cinemascope. Il suono è psychobilly, venato di garage, beat e proto-punk, comunque sempre e spavaldamente fuori tempo massimo e lontano anni luce dalla modernità, è scarno ma rotondo, sa di legno stagionato come un buon whisky e lascia che le parole vengano fuori distinte e ben scandite, perché le cose che hanno da dire non vadano perse. Un po’ come capita con la storia del re del kung-fu, paradossale e surreale come un quadro di Dalì e cruda come una scena di Amore Tossico, irresistibile nella sua assurdità senza rete. Veniamo Per Te è un disco sopra le righe sotto ogni punto di vista, si infila nello stereo senza chiedere il permesso e tira fuori il lato peggiore dall’ascoltatore, ma lo fa con l’ironia tipica di altri tempi, quando si poteva ridere di tutto senza sentirsi in colpa e si poteva gioire di un disco come questo senza dover dare giustificazioni di sorta. La mummia ha già cominciato un altro boogie per il dio Ra e cerca un cavaliere, siete pronti?
Michele Giorgi