Rootshighway. Quanto meno singolare la proposta di questa formazione toscana: La Terra Brucia, esordio nazionale per l'indipendente Nicotine records, è un disco che non ha mezze misure e si nutre di un immaginario irriverente, ma anche un poco gratuito, tra rock'n'roll e suggestioni horror, raramente affrontato dalle band nostrane. La copertina vira allo sberleffo, mentre i testi stridono, lasciando una sensazione tra lo scanzonato e una seria preoccupazione per la la salute mentale dei Mutzhi Mambo. Ispirati palesemente da certa letteratura e cinema di serie b, tra visioni splatter, violenza un po' grottesca, improbabili incontri con alieni (Verde Luce) e fantomatiche signore (Donna Pitone), i Mutzhi Mambo non vanno per il sottile nemmeno nella struttura sonora. Fanno a fette le radici rockabilly, mischiando allucinazioni alla Cramps, blues malato sullo stile dei Pussy Galore, mantenendo i rapporti con la tradizione nei riverberi dello strumentale Surfin' Soda e nella cover di Alligator Wine di Screamin'Jay Hawkins. Meno riuscita invece la rivisitazione in chiave garagista di Personal Jesus dei Depeche Mode, anche se il vero problema del disco rimane una eccessiva approsimazione negli arrangiamenti ed un suono impastato e un po' piatto, in cui perdono risalto le ottime chitarre di St. Ford e Frenz Spina. Non manca certo la personalità, forse una maggiore organizzazione
(Fabio Cerbone)