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IL MAESTRO DEL BRIVIDO

«Signore e signori, buonasera»: era bello (e inquietante) sentirlo dire dopocena, quando dovevano iniziare le puntate delle serie create da ALFRED HITCHCOCK, il "Maestro del Brivido"!
Appariva sul piccolo schermo, rigorosamente in bianco e nero, bello ciccione, sornione (e la parola "sornione" con lui ha assunto il suo pieno significato....), presentando e congedando le puntate in situazioni sempre più grottesche e macabre, pronto a stuzzicare i nostri più malati istinti con la sua ironia nera (così tanto fottutamente british)!
Fortunati quelli abbastanza grandi da non dover schizzare a letto…
Alfred Hitchcock, cari amici dei Mutzhi Mambo, era il più bravo di tutti a scandagliare le nostre curiosità più morbose, spaventose e cattive e a riproporle in versione potabile.

Alfred Hitchcock22
È praticamente impossibile definire quanto è stato fondamentale: non era un regista di "genere", era un inventore di "generi"!
Insieme a Kubrick, è probabilmente l'uomo che ha creato quasi tutti i canoni del cinema moderno, almeno quello di suspense, che ancora oggi fungono da "regole" se vuoi realizzare un film decente.
La fama, guadagnata nel tempo, di indiscusso maestro nel dirigere la suspense all'interno della struttura del film, non si limitava al virtuosismo mostrato nel genere thriller ma si fondava su una cifra stilistica inconfondibile.
La struttura narrativa dei suoi film (inquadratura, montaggio, sequenza) non narra soltanto il fatto in se stesso ma traccia un percorso che, con la scusa di essere narrativo, introduce in un'operazione metacinematografica che sgancia l'intrigo da svelare dalle mere storie gialle o di suspance, per farlo diventare un espediente capace di mostrare il meccanismi stessi della creazione della "Settima Arte" .
Con Hitchcock "conta" più il come che il "cosa", e il "come" è una vera scuola di cinema...
L'importanza delle sue pellicole, come al solito, non venne inizialmente colta dalla critica che mostrò anche diffidenza e fraintendimento rispetto alla sua opera.
E questo perché nell'opera del maestro inglese, non c'è quasi mai, come nel giallo, la reale preoccupazione di seguire e dipanare un intreccio, né, come nel noir classico, l'interesse a descrivere un mondo, le sue leggi e i suoi personaggi.
Quello che interessava ad Hitchcock era mettere in scena le paure comuni dell'uomo comune, e fare in modo che lo spettatore le vivesse in prima persona mentre le osservava e non le subisse invece attraverso un racconto.
Le vertigini, la perdita d'identità propria o di chi ci è a fianco, il tradimento, l'essere accusati ingiustamente, la claustrofobia, il venire improvvisamente strappati dal proprio mondo, l'essere braccati: il cinema di Hitchcock suscita queste sensazioni, che sono tutte facce di una stessa emozione, la paura!
Una paura motivata e ragionevole, non lontana e soprannaturale come quella dell'horror vero e proprio, una paura con cui ogni spettatore potrebbe trovarsi un giorno a fare i conti.

Alfred Hitchcock20Inoltre, nel cinema di Hitchcock, vigeva la legge non scritta che più una situazione sembra naturale, familiare, normale, più è suscettibile di diventare inquietante, di aprire trabocchetti impensati.
Sembrerebbe impossibile, visto quanto riusciva a mostrarsi sornione, (auto)ironico e simpatico nei suoi siparietti, ma a sentire gli attori e i collaboratori che lavorarono con lui, pare che sul set fosse un tiranno, un vero stronzo!
Dopotutto era il "maestro del brivido", mica dell'amore universale…

Alfred Joseph Hitchcock nasce il 13 agosto del 1899 a Leytonstone, un quartiere dell'East End di Londra, a otto chilometri dal centro.
I genitori sono titolari e proprietari di un negozio di frutta e verdura: il padre commercia come grossista di derrate alimentari e successivamente acquista anche una pescheria.
Dirimpetto al negozio si trovava l'abitazione della famiglia; Alfred è il più giovane di tre fratelli e il padre, cattolico osservante e eccessivamente severo, provvede a impartirgli una rigida educazione cattolica.
Spesso il giovane accompagna il padre sul carretto con i cavalli nel giro di consegna delle merci ai clienti e ai negozi della zona, prima della sua scomparsa, nel 1914.
Pur nella rigidità educativa, la famiglia gli trasmette comunque un grande amore per il teatro.
Si recano infatti tutti insieme alla domenica nei teatri della zona e Alfred ben presto conosce, attraverso commedie e drammi, tante storie con cui nutrire la sua fantasia; apprezza specialmente le interpretazioni di attori e attrici famose e guarda ammirato le spettacolari scenografie.
Durante il tempo libero spesso se ne sta per conto suo, disdegnando i giochi e preferendo mettersi ad osservare.
Ha una passione spiccata per la geografia e i viaggi: colleziona carte topografiche, studia gli orari ferroviari…
A otto anni, solo soletto, ha già percorso tutte le linee tramviarie londinesi e raggiunto in battello a vapore la foce del Tamigi.
Consulta con regolarità il bollettino dei naviganti e su una mappa si appunta le rotte della flotta mercantile inglese.
Nell'autunno del 1910 si iscrive presso il Saint Ignatius College, istituto retto dai Gesuiti, dei quali Alfred sperimenta presto la feroce disciplina.
Nel luglio del 1913, a 13 anni, lascia l'Istituto e, per tutto il 1914 frequenta dei corsi serali presso la Scuola di Ingegneria e Navigazione dell'Università di Londra.
All'inizio del 1915 trova un posto di lavoro alla Henley Telegraph & Cable Company, una fabbrica di cablature elettriche, fili telegrafici e materiale bellico.
Per 15 scellini alla settimana deva calcolare la misura e il voltaggio dei cavi elettrici che la ditta aveva installato.
Nel 1917 si sottopone alla visita medica per il servizio militare, ma viene riformato.
Si arruola comunque in un corpo volontario del genio.
Legge tantissimo: Gilbert Keith Chesterton, John Buchan, Edgar Allan Poe, Gustave Flaubert… scrive pure racconti per la rivista aziendale.

Alfred Hitchcock13Alla Henley, grazie alla sua abilità nel disegno, viene trasferito all'ufficio pubblicità.
Continua intanto a frequentare il teatro e si appassiona al cinema.
A Londra, in questo periodo, ci sono circa 400 sale e l'ingresso al cinema costa meno della poltrona a teatro.
Nel 1920, Alfred entra nel mondo della settima arte: viene assunto nella sede londinese della Famous Players-Lasky-Studios, una società cinematografica anglo-americana (la futura Paramount Pictures).
Il suo lavoro consiste nel disegnare i titoli e le didascalie dei film muti prodotti dallo Studio, un lavoro che esegue spesso di notte perché non ha ancora mollato il vecchio impiego alla Henley.
Dal 1923 al 1925 Alfred lavora per la Gainsborough Pictures, occupandosi di diverse mansioni secondarie, come il più classico dei tuttofare: sceneggiatore, scenografo, assistente alla regia, addirittura montatore in cinque film.
Affianca come aiuto il regista Graham Cutts, nella lavorazione del film "Woman to Woman" prodotto da Michael Balcon.
L'ultima esperienza maturata come aiuto scenografo-sceneggiatore per il film "The Blackguard" di Graham Cutts, coproduzione fra la Gainsbourough e l'UFA di Berlino, lo porta nella capitale tedesca dove lavora a fianco di Murnau mentre sta girando "L'ultima risata" e di Fritz Lang che aveva appena finito di girare "I nibelunghi".
È durante questo soggiorno berlinese che il nostro matura quella componente espressionistica che caratterizzerà tanto del suo cinema.
Nel 1925 Hitchcock torna alla regia con due coproduzioni anglo-tedesche, "The pleasure garden" (uscito solo nel 1927) e "Il pensionante" (1926), film, quest'ultimo, che rivela il suo talento nel suggerire atmosfere di mistero, in una variazione del caso di Jack Lo Squartatore.
Nella messa in scena del film si possono già rintracciare i temi, tipicamente hitchcockiani, del dubbio, del falso colpevole, della persecuzione mentale, dell'ossessione psicologica che "minaccia" dall'interno del pensiero e "dietro lo sguardo" dei personaggi tutto lo svolgersi dei fatti.
Dopo "Vinci per me!" (1927) Alfred si afferma definitivamente con "Blackmail" (1929), che gira muto ma che verrà poi distribuito post-sonorizzato, e con "Omicidio" (1930), esempio di "whodunit" (intrigo basato sull'interrogativo del "chi ha commesso il delitto") ambientato nel mondo del teatro, come sarà per "Paura in Palcoscenico" (1950).
Ma la maestria del regista si conferma, coniugando un sottile humour a un calibrato e abilissimo senso dell'intrigo e della suspense, con i più significativi tra i film che compongono il suo periodo inglese: "Il club dei trentanove" (1935), dalla perfetta struttura "a inseguimento"; lo spionistico "Agente Segreto" (1936); "Sabotaggio" (1936), tratto da "The secret agent" di J. Conrad e cadenzato con un ritmo implacabile; "Giovane e innnocente" (1937) miscela di causticità e invenzioni visive in un intrigo persecutorio; "La Signora scompare" (1938) che caratterizza il meccanismo hitchcockiano di indagine e suspense intorno al "mistero cifrato" in una notazione musicale, già presente nella prima versione de "L'uomo che sapeva troppo" (1934).
Il successo anche commerciale di questi film assicura a Hitchcock un avvenire a Hollywood e il periodo statunitense si apre subito con un capolavoro, "Rebecca, la prima moglie" (1940), tratto da un romanzo di D. Du Maurier (da un'altra opera della stessa scrittrice, il nostro aveva anche tratto l'ultimo film del periodo inglese, l'onirico e trasgressivo "La taverna della Giamaica" del 1939).
Al film, prodotto da David O. Selznick, che unisce il romanticismo gotico e il senso del melodramma a una atmosfera di angosciose allusioni e interrogativi inquietanti, farà seguito una serie di opere di grande successo come "Il prigioniero di Amsterdam" (1940), "Il signore e la signora Smith" (1941), "Sabotatori" (1942), "Prigionieri dell'oceano" (1944), ma soprattutto "Il sospetto" (1941), "L'ombra del dubbio" (1943) e "Io ti salverò" (1945), film in cui emergono con forza le figure hitchcockiane per eccellenza: il senso di colpa e di pericolo, la persecuzione minacciosa, i meandri della mente, l'ombra del peccato, le ambiguità morali, sempre regolati da un perfetto meccanismo thrilling e racchiusi in una "paranoia dello sguardo" dove ogni dettaglio ha la sua precisa ragione d'essere.
L'opera di Hitchcock si va delineando soprattutto attraverso la messa a punto di spazi e tempi, di figure stilistiche, di movimenti di macchina capaci di implicare emozionalmente e direttamente lo spettatore nella soluzione dell'intrigo.
Da film di spionaggio come il celebre "Notorious" (1946), dove un crudele sarcasmo si unisce all'accensione del melodramma passionale in cui è coinvolta la figlia di un nazista condannato negli Stati Uniti subito dopo il conflitto mondiale (interpretata da una meravigliosa Ingrid Bergman), al dramma giudiziario "Il caso Paradine" (1947), con una torbida moglie (Alida Valli) incriminata di uxoricidio, all'inquietante "Nodo alla gola" (1948), vicenda tutta racchiusa in un appartamento, teatro del "delitto gratuito" perpetrato da due giovani omosessuali e girata con la tecnica particolare di una catena di lunghi piani-sequenza, ciascuno della durata di dieci minuti, in modo da dare continuità e compattezza alla tensione incalzante, messa in atto da una regia abilissima e millimetrica risolta nelle congetture mentali dei personaggi.
Tensione che sarebbe ritornata in "Il delitto perfetto" (1954) dove Hitchcock sperimenta l'effetto del 3D e dove l'abilità tecnica risulta riversata nella concentrazione della messinscena di un crimine familiare all'interno dello spazio serrato di un salotto borghese.Alfred Hitchcock10
Invenzioni visive, preziosità nella costruzione dei piani-sequenza, opprimente senso del peccato o della trasgressione, atmosfere ambigue e risvolti oscuramente morali caratterizzarono diversamente il trascurato film in costume "Il peccato di lady Considine" (1949), dove il mistero si sublima tutto nel paradosso di una macabra vicenda matrimoniale, "L'altro uomo" (1951), sceneggiato da Raymond Chandler sulla base di un romanzo di P. Highsmith, dove il gioco è tutto nell'intercambiabilità tra colpa e innocenza, e il tormentato ritratto umano di "Io confesso" (1953) interpretato da Montgomery Clift nelle vesti di un sacerdote in bilico tra sospetto e peccato.
A quel periodo risalgono i capolavori "La finestra sul cortile" (1954), indagine e riflessione sulla funzione dello sguardo; "Caccia al ladro" (1955), variazione sul tema dell'ambiguità in cui risplende la raffinata Grace Kelly; la commedia nera percorsa da un irresistibile cinismo e da un sovvertimento onirico (e insieme lucido della logica) "La congiura degli innocenti" (1955); la seconda versione di "L'uomo che sapeva troppo" (1956), dalla magistrale e incalzante cronometria della suspense; sino allo straordinario "La donna che visse due volte" (1958) e al vertiginoso "Intrigo internazionale" (1959).
Su queste opere e su quelle che seguiranno - lo spaventoso "Psycho" (1960), "Gli Uccelli" (1963) "Marnie" (1964), "Il sipario strappato" (1966), "Topaz" (1969), sino al thriller "Frenzy" (1972), che segnò il ritorno di Alfred nella perfida Albione, e a "Complotto di famiglia" (1976), il suo ultimo film‒ si è andata costruendo la leggenda hitchcockiana.
Caratteristica comune a quasi tutti i film di Hitchcock, a eccezione di alcuni fra quelli girati in Inghilterra nel periodo giovanile, è la sua presenza in almeno una scena.
Il regista racconterà che all'inizio della sua carriera si prestava per presenze casuali, laddove ci fosse stato bisogno di una comparsa; successivamente, le sue apparizioni cameo diverranno una consuetudine scaramantica e, infine, un marchio di fabbrica e una specie di giochino per gli spettatori, che, a ogni uscita di un nuovo film, si trovano a cercare d'individuare in quale inquadratura si sia questa volta nascosto.
Nel 1955 inizia a produrre e a girare alcuni episodi della leggendaria, deliziosa serie antologica ipercult "Alfred Hitchcock presenta".
Dal 1955 al 1962, delle 268 puntate andate in onda, solo 17 sono state dirette da Hitchcock.
Dal 1962 al 1965 il serial si trasforma ne "L'Ora di Hitchcock", per sottolinearne la durata, passata da 25 minuti a puntata a 50. Innumerevoli sono le star che debutteranno, parteciperanno o finiranno la loro carriera nei telefilm del nostro (da Peter Lorre a Robert Redford, da John Cassavetes a Christopher Lee, da Anne Francis a Better Davis, da Leslie Nielsen a Steve McQueen...).
A Capodanno del 1980, Alfred riceve dalla regina Elisabetta II d'Inghilterra il titolo di baronetto; nel mese di aprile di questo stesso anno viene ricoverato al Cedars Sinai Hospital.
La mattina del 29 aprile 1980 muore per problemi cardiaci e renali, a Bel Air, Los Angeles all'età di 80 anni.
Dopo i funerali, il suo corpo viene cremato e le ceneri sparse nell'Oceano Pacifico.
Il grande Maestro del Brivido, il più grande, se ne andava così a spaventare i pesci...
Onore ad Alfred Hitchcock!

"Anche se facessi "Cenerentola", il pubblico cercherebbe qualche cadavere nella carrozza."
Alfred Hitchcock

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