Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

Per gli antichi greci le Muse erano le divinità femminili che proteggevano le arti e la poesia e ispiravano gli artisti.
Ad esempio, “Clio” (“colei che rende celebre”) ispirava la Storia, ovvero il canto epico, “Euterpe” (“colei che rallegra”), la Poesia lirica, “Thalia” (“colei che è festiva”), la Commedia, e così via…
Se quindi esiste una Musa del Pulp, cari amici dei Mutzhi Mambo, di sicuro si chiama UMA THURMAN!
Come considerarla infatti, se non una dea, la nostra Thurman?
È la Musa, l’ispiratrice di Quentin Tarantino, per ammissione dello stesso regista, quindi, per la famosa proprietà transitiva degli elementi, deve essere per forza la Musa del Pulp!
Di sicuro ha messo il suo bellissima volto sulla locandina di “Pulp Fiction” e questo le assicura la venerazione di tutti gli appassionati dell’ “undicesima arte” (il Pulp, appunto, l’arte non-arte più bastarda e trasversale di tutte…) per tutti i secoli a venire!
Uma Karuna Thurman (il secondo nome è un omaggio all'omonima divinità hindu) nasce a Boston il 29 aprile del 1970. 
La famiglia in cui cresce è quantomeno originale (i suoi tre fratelli si chiamano Dechen, Ganden, Mipam) ed è formata dalla madre, una nota ex-modella e psicoterapeuta di origine svedese e tedesca, e da Robert A. E Thurman, buddista, primo americano ad essere laureato monaco tibetano, amico personale del Dalai Lama.
Inutile dire che la nostra ha un'educazione buddista, e trascorre lunghi periodi in India, alternati agli studi al liceo di Boston. 
A scuola è vittima di scherzi e bullismo vari, a causa della sua famiglia così bizzarra e del fatto che ha un carattere molto eccentrico e visionario.
Appena quindicenne smette quindi di studiare e si trasferisce a New York per inseguire il sogno di diventare attrice. 
Una volta arrivata nella Grande Mela si mantiene facendo l'indossatrice e la modella; il fisico longilineo glielo permette e il suo viso non perfetto e lo sguardo malinconico, la rendono ancora più ricercata. 
Giovanissima presta la voce ad uno dei personaggi del film d'animazione “Nausicaa della valle del vento” (1984) del giapponese Hayao Miyazaki ma è con la commedia “La grande promessa” (1988), di Bud S. Smith, che debutta ufficialmente sul grande schermo.
Nello stesso anno è la protagonista della commedia/thriller “Laura” di Peter Ily Huemer, dove interpreta un personaggio dalla doppia personalità, di giorno angelica e ingenua ragazzina, di notte seduttrice senza scrupoli che rimorchia uomini di tutte le età per drogarli e derubarli.
Il ruolo non è facile ma la Thurman entra con merito nella schiera delle giovani promesse di Hollywood. 
Non delude le aspettative ne “Le relazioni pericolose” (1988), diretto da Stephen Frears, dov'è la timida Cecile de Volanges, e si confronta poi con il cinema surreale di Terry Gilliam ne “Le avventure del barone di Münchausen” (1989).
Con l'inizio degli anni Novanta cominciano ad arrivare altre buone proposte professionali: tra gli altri prende parte all’erotico “Henry & June” (1990), di Philip Kaufman, dove da prova delle sue “abilità” in bollenti scene di sesso che abbondano in tutto il film.
Seguono alcuni film di scarso successo (“Robin Hood – La Leggenda”, i thriller “Gli occhi del delitto”, di Bruce Robinson, con Andy Garcia, e “Analisi finale”, di Phil Joanou, con Richard Gere e Kim Basinger, e “Lo sbirro, il boss e la bionda”, quest'ultimo a fianco di Robert De Niro, con il quale ha un breve flirt, e Bill Murray) che però le spianano la carriera.
Non passa molto tempo che Gus Van Sant la chiama ad interpretare un'autostoppista desiderosa di conoscere tutte le vie della trasgressione: il film è “Cowgirl - Il nuovo sesso” (1993), una pellicola che, pur essendo intrigante, non risulta granché riuscita (tanto che Van Sant si vede costretto a rimontarla e distribuirla l’anno successivo) ma aiuta Uma a creare attorno a sé un'aurea di attrice “ribelle” che le porterà fortuna. 
Il 1994 è l'anno della consacrazione; Quentin Tarantino la nota nel film di Gus Van Sant e decide di farle un provino per “Pulp Fiction” (1994). L'audizione va benissimo e Uma diventa Mia, la giovane mogliettina del boss Marcellus Wallace, in camicetta bianca e caschetto nero, che balla a piedi nudi assieme a John Travolta un twist stanco e grottesco, per finire poi in overdose.
Il suo personaggio è uno di quelli che segnano la storia, finisce su tutti i manifesti pubblicitari del film e diventa in breve tempo l’icona della nuova moda “Pulp” e una delle attrici più richieste.
Seguono film minori che non eguagliano il successo del film di Tarantino ma la aiutano a confrontarsi con generi molto diversi: è nel drammatico “Un mese al lago” (1994), di John Irving, nella commedia “Un uomo in prestito” (1996), di Michael Lehmann, dov'è una svampita bionda poco intelligente e nella piccola perla “Beautiful Girls” (1996) di Ted Demme. 
Purtroppo si butta poi nelle grandi produzioni cinematografiche più commerciali e meno autoriali; la vediamo nell’ultra kitsch “Batman & Robin” (1997), di Joel Schumacher, nel ruolo della malvagia Poison Ivy, nel bello sci-fi “Gattaca - La porta dell'universo” (1997), di Andrew Niccol, e nel terribile “The Avengers - Agenti speciali” (1998), remake mal riuscito dell’omonimo serie cult, ad opera di Jeremiah S. Chechi. 
Nel frattempo la vita privata finisce spesso sui giornali scandalistici, a causa della sua burrascosa relazione con Gary Oldman (il matrimonio dura appena due anni), i numerosi flirt veri o presunti e l'inizio della nuova storia con Ethan Hawke che sposa il 1 maggio 1998, dal quale avrà due figli.
Negli stessi anni viene chiamata da Billie August ne “I miserabili” (1998), seguito da “Accordi e disaccordi” (1999) di Woody Allen e da James Ivory per “The Golden Bowl” (2000).
Collabora poi con Roland Joffè nel pomposo “Vatel” (2000), per poi passare all’interessante “Tape”, di Stephen Belber, al più intimo “Gli occhi della vita” (2002) di Mira Nair, e al poco riuscito adattamento di Philip K. Dick “Paycheck” (2003) di John Woo. 
Per fortuna, nel 2003, Tartino la richiama per interpretare la battagliera “Sposa/Black Mamba” in “Kill Bill - Volume 1” e “Kill Bill - Volume 2” (2004).
Il regista la trasforma in un'eroina assetata di vendetta, la fa combattere contro assassini spietati, seguendo una lunga lista di killer strampalati.
Addirittura, visto che la divina è incinta, rimanda le riprese di un anno, aspettando che la gravidanza finisca.
Grazie alla famosa tutina gialla (presa di pacca dall’ultimo film di Bruce Lee), le situazioni splatter che fanno da cornice alle arti marziali, i dialoghi deliranti, la pellicola diventa subito un altro cult.
E il caso mediatico di Pulp Fiction si ripete per la seconda volta.
Peccato che per girare una pericolosa scena in macchina, Tarantino per poco non aveva fatto fuori la sua musa...
Uma se la cava con qualche contusione, una bella commozione celebrale e tanto rancore verso il regista.
Nel frattempo la nostra si separa anche dal secondo marito Ethan Hawke e comincia a frequentare André Balazs, un imprenditore alberghiero di New York. 
Per evitare di restare invischiata nel personaggio duro e combattivo di “Kill Bill”, la Thurman sceglie poi ruoli opposti, esplicitamente comici in “The Producers - Una gaia commedia neonazista” (2005), tratto da un musical scritto da Mel Brooks, e diretto da Susan Stroman, e in “Prime” (2006), di Ben Younger, o più ricercati in “Be Cool” (2005), loffietto seguito di “Get Shorty”, diretto da F. Gary Gray, dove però la rivediamo ballare al fianco di John Travolta. 
Si imbruttisce parecchio ne “La mia super ex-ragazza” (2006), di Ivan Reitman, dov'è un'eroina un po' particolare, poi diventa seria nel drammatico thriller “Davanti agli occhi” (2007), di Vadim Perelman, ispirato alla strage del Columbine High School.
Di nuovo commedie “Motherhood” (2009), di Katherine Diekmann, e “Un marito di troppo” (2008) di Griffin Dunne.
Nel 2010 la ritroviamo nei panni di una sensuale Medusa nel primo capitolo della saga fantasy “Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo - Il ladro di fulmini”, di Chris Columbus, mentre due anni dopo torna sul grande schermo in numerosi progetti, tra cui “Bel Ami - Storia di un seduttore”, il Pulp “Le belve” di Oliver Stone, e il melenso “Quello che so sull'amore” di Gabriele Muccino. 
I progetti successivi sono invece l’erotico, allucinato “The Nymphomaniac” (2013), di Lars Von Trier, e il divertente “Il sapore del successo” (2015), di John Wells.
Nel 2018 torna a lavorare con Lars Von Trier per il thriller “The House That Jack Built”, con Matt Dillon.
Continua così, o nostra Musa, continua ad ispirarci e non ci abbandonare mai!
Tanti auguri Uma!

“Quando la fortuna sorride a qualcosa di turpe come la vendetta, sembra essere non solo la prova che Dio esiste…ma che stai facendo la Sua volontà”
La Sposa/Uma Thurman – Kill Bill

Almanacco Pulp dei Mutzhi Mambo

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