Un po' di vecchio, sano sentimentalismo oggi, cari amici dei Mutzhi Mambo, per ricordare la splendida voce romantica del grande ROY ORBISON!
Non era certo un fico Roy Orbison, anzi aveva l'aria del nerd totale, all'ennesima potenza, peggio di Buddy Holly, con quei perenni occhiali scuri e quella bananona corvina che lo facevano sembrare sempre spaesato, trasognante, per non dire totalmente rincoglionito…
A dirla tutta dava un po’ la sensazione d'essere un menagramo, uno jettatore, anche se la jella, quella nera - nera, alla fine ha colpito lui, portandosi via prima una moglie, poi due dei suoi tre figli!
Ma comunque le sue eterne canzoni ci trascinano ancora in un mondo onirico, non così zuccheroso da essere molesto, dove l'amore è l'amore e i sentimenti, quelli veri, la fanno da padrone: un mondo intenso, strappalacrime, che non c'è piú, divorato dal feroce cinismo dell'utilitarismo e della modernizzazione selvaggia.
Roy Orbison apparteneva alla primissima generazione di rockabilly, ma controvoglia.
Tra la fine degli anni '50 e i primi '60, è stato il primo a spingersi oltre il rock'n'roll più semplice e ingenuo, dotando le sue canzoni di arrangiamenti sofisticati e conferendo ai testi nuove atmosfere malinconiche.
La sua voce inconfondibile e il suo talento compositivo lo rendono uno degli artisti più importanti dell'era pre-Beatles.
Le sue sontuose ballate romantiche, veri melodrammi orchestrali, scritti da lui stesso, erano reminescenti delle funzioni religiose, degli shouter e del bel canto.
In breve divenne una specie di “Caruso” del rock, anche se il suo tenore era tutto malinconia e niente potenza, alternato a crescendo in falsetto.
I testi erano cupi, paranoici, e auto-commiserativi, quasi anticipando le tragedie che si sarebbero abbatute, impietose e strazianti, sulla sua vita privata, che la voce recitava con vigorosi e imprevedibili cambiamenti di tono.
L'insieme, liriche deprimenti, ritmi latini, cadenze marziali, cori vocali, sezione d'archi classica, canto melodioso, appariva monumentale, paragonato alle scheletriche strutture del rock and roll: un modo nuovo di approcciarsi alla forma canzone che ispirerà non pochi cantanti "cupi" nei loro momenti più melodici, basti pensare alla splendida versione di Nick Cave della sua "Running Scared", per intenderci…
Roy Kelton Orbison nasce a Vernon, in Texas, il 23 aprile del 1936, da una famiglia di estrazione operaia.
Il padre, per trovare lavoro, si sposta con la famiglia durante gli anni quaranta a Fort Worth nel Texas e poi nel Nuovo Messico.
Il giovane Orbison dimostra un precoce interesse per la musica fondando una band a tredici anni, i "Wink Westerners".
Suona country e canta gospel nei medicine show, allieta feste e danze in duo con un mandolinista, e studia con Pat Boone.
Scoperto dalla Sun, si converte un po' controvoglia al rock'n'roll, il genere allora di moda, ma il suo successo nel rockabilly è limitato al singolo "Ooby Dooby" (1956), scritta dai compagni di college e registrata negli studi del produttore Norman Petty a Clovis, nel Nuovo Messico, e a scrivere qualche canzone Jerry Lee Lewis e gli Everly Brothers, che portano al successo "Claudette" (1957).
Quando l'enfasi si sposta dal rhythm’n’blues al ritmo più bianco di Buddy Holly, Orbison si reca a Nashville e scopre la sua vera vocazione: le ballate!
Qualche tempo dopo passa alla Monument Records con la quale esce nel 1960 "Only the lonely" riuscendo – per i cinque anni successivi - a piazzare quindici brani nella Top 40: "Running Scared" (1961, con un crescendo in stile bolero), "Crying" (1961), "Dream Baby" (1962), sono le sue dolenti prediche amorose, che costituiscono anche il cuore degli album "Crying" (1962) e "Lonely and Blue" (1963).
"In Dreams" (1963) contiene il pezzo omonimo, un vero gioiello.
Il culmine lo raggiunge però più tardi, con "Oh Pretty Woman" (1964), più graffiante sia ritmicamente sia melodicamente rispetto ai suoi standard, che si rivela subito un classico del rock di tutti i tempi.
Purtroppo l'anno dopo si converte all'ampolloso country di Nashville con l'album "There Is Only One" (1965).
Oltre a questo la sua "Only the Lonely", sta alla base di "Please please me” (1963), primo brano dei Beatles a centrare la testa della classifica inglese, che John Lennon ammetterà di aver scritto ispirandosi al pezzo di Orbison.
Il nostro Roy collabora con i maggiori gruppi dell'epoca, partecipando a varie tournée coi Beatles in Europa nel 1963, con i Beach Boys negli Stati Uniti nel 1964 e con i Rolling Stones in Australia nel 1965; stringe rapporti di amicizia soprattutto con John Lennon e George Harrison.
Ma la sua vita privata viene segnata da tragedie durissime.
Dapprima sua moglie Claudette, risposata nell'aprile del 1966 dopo il divorzio del novembre 1964, muore in un incidente motociclistico in Texas circa due mesi dopo.
Poi, nel 1968, mentre il cantante è in Inghilterra per una serie di concerti, la sua casa di Nashville prende fuoco e tra le fiamme muoiono due dei suoi tre figli.
Queste disgrazie, chiaramente, lo segneranno per tutta la sua vita.
Oltretutto, in seguito al mutamento dei gusti musicali, dovuti alle novità stilistiche dei tardi anni sessanta, lo stile triste e melodico di Orbison, con sonorità sempre più tradizionalmente country, lo fa inesorabilmente uscire dalle top ten del suo Paese, pur continuando ad essere apprezzato all'estero, in particolare in Europa.
Inizia così il suo periodo buio, fino a diventare, negli anni Settanta, una di quelle stelle obsolete, caricature di sé stesse, dalla carriera ormai finita, che animano le serate a Las Vegas, come d'altronde accade anche ad altri nomi illustri.
Il periodo di oscurità, artistica e personale, finisce grazie a David Lynch che, verso la metà degli anni Ottanta, rispolvera il suo brano intitolato "In dreams", includendolo nella colonna sonora del suo film “Blue Velvet”: questo rispolvero restituisce al musicista un po' della vecchia notorietà, a cui fa seguito la nuova registrazione di un album con i suoi vecchi successi.
Orbison ritorna così alla ribalta, grazie ai tributi di artisti di grande notorietà (Bruce Springsteen si ispira a "Only the Lonely" di Orbison per scrivere la sua "Thunder Road") ma soprattutto per la partecipazione al gruppo dei Traveling Wilburys, di cui fanno parte anche Bob Dylan, George Harrison, Tom Petty e Jeff Lynne.
Il gruppo, in apparenza una accolita di vecchi tromboni, ehm, scusate, di vecchie glorie, fa uscire il loro primo disco senza pubblicità e gli stessi componenti non svelano inizialmente le loro identità, spiazzando il pubblico ed ottenendo un interessante successo con il primo album, intitolato "Vol. 1", nel 1988.
Poco dopo il lancio del disco, arriva la notizia della morte di Orbison, avvenuta il 6 dicembre del 1988 per un attacco cardiaco, mentre si trova a casa della madre a riposarsi dopo un tour europeo.
Orbison aveva fatto in tempo a registrare l'album "Mystery Girl" (1989), uscito postumo, in cui compaiono Bono, Mike Campbell, e Jeff Lynne, e che contiene uno dei suoi maggiori successi: "You Got It".
Caro Roy, ci manca qualcuno che, come te, sappia parlarci al cuore e farci annegare nella nostalgia ma, per una volta, senza indugiare nel pessimismo.
La tua voce: ecco quello che ci manca…
Onore a Roy Orbison!
"Just runnin' scared each place we go
So afraid that he might show
Yeah, runnin' scared, what would I do
If he came back and wanted you
Just runnin' scared, feelin' low
Runnin' scared, you love him so
Just runnin' scared, afraid to lose
If he came back which one would you choose..."
Roy Orbison - Running Scared