Presto, cari amici dei Mutzhi Mambo, correte ad indossare un bel paio di occhiali scuri!
Perché guardare direttamente la meravigliosa CLAUDIA CARDINALE può essere moolto pericoloso!
Guardare troppo Claudia Cardinale senza prendere precauzioni è come guardare direttamente il sole: fa male!
La più bella, la più erotica, la più intrigante delle nostre attrici compie oggi 80 primavere.
Talmente bella è la nostra Claudia che ci scordiamo che è pure una grande attrice e un personaggio simpatico.
Una vera diva, un'icona in grado di sopravvivere nel tempo, malgrado lei non si sia mai considerata tale, ma solo una donna con una certa sensibilità.
Sensibilità che le ha permesso di accostarsi con grande umiltà a grandi personaggi cinematografici
Senza particolari ambizioni si è lanciata nel cinema italiano anni ‘60 mantenendo sempre un certo aristocratico distacco dal suo lavoro e dai suoi colleghi e diventando l'attrice prediletta di registi del calibro di Pietro Germi, Damiano Damiani, Sergio Leone, Federico Fellini, e Luchino Visconti che ne hanno segnato la carriera e la maturazione come artista.
Ce la invidiavano tutti la Cardinale: sguardo da gatta, viso malizioso, forme da maggiorata, e una bella voce arrochita dal tabacco (e pensare che per anni l’hanno doppiata)!
Chi poteva resisterle?
Insieme a Sophia Loren e Gina Lollobrigida ha rappresentato la bellezza ideale del Bel Paese, la bellezza opulenta prodotto del Boom economico dell’Italia che si avviava a diventare un paese moderno.
Dotata di una bellezza eccezionale, unica, mediterranea all’ennesima potenza, calda ma non volgare, morbida ma non melensa, schietta ma non banale, la nostra ha dato il meglio di sé in ruoli di donna indecifrabile o conturbante, imponendosi a tratti come personaggio ostinato e aggressivo, ma sempre rafforzando quel nuovo modello femminile libero, emancipato e indipendente che si stava affermando nella società e che lei in primis ha poi trasposto nella sua vita privata.
Ma non era solo una pin-up nostrale: il suo genuino talento recitativo gli ha poi garantito una celebrità immortale!
Claude Josephine Rose Cardinale (così all’anagrafe) nasce a La Goletta, in Tunisia, il 15 aprile 1938.
I genitori sono di origine siciliana: suo padre è un ingegnere delle ferrovie.
È una famiglia benestante, la sua, che le permette di essere educata nel collegio privato delle suore di Saint-Joseph-del'Apparition a Cartagine.
Bambina piuttosto irrequieta e vivace (viene ricordata come costantemente punita) impara l'arabo tunisino, il francese e il siciliano, ma non l'italiano.
Diplomata al liceo Paul Cambon, sogna di diventare maestra, ma la sua adolescenza un po’turbolenta, la spinge a sognare una vita diversa e meno ordinaria.
Le sue lingue native sono l'arabo tunisino, il francese e il siciliano, appreso dai suoi genitori.
Fino all'età di sedici anni non parla bene l'italiano.
Fan sfegatata di Brigitte Bardot (allora celeberrima a livello mondiale per “E Dio creò la donna”), Claudia accetta di apparire, assieme alle sue compagne di scuola, nel cortometraggio “Anneaux d'or” del regista francese René Vautier, che sarà presentato al Festival di Berlino.
Lì viene notata dal regista Jacques Baratier che le propone di lavorare nel cast di un film che sta per girare con Omar Sharif.
La Cardinale accetta, non del tutto convinta, e si ritrova nel cast di “I giorni dell'amore” (1958).
Parallelamente, durante la Settimana del Cinema Italiano a Tunisi, organizzata dall'Unitalia-Film nel 1957, vince il concorso di bellezza "La più bella italiana di Tunisi" e ottiene come premio un viaggio a Venezia, durante la Mostra del Cinema.
Al Lido, questa bomba-sexy appena diciottenne non passa certo inosservata...
Le viene offerto di frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
Lei è combattuta, l’idea di diventare un’attrice non la convince più di tanto e non ha certo manie di protagonismo.
Pur convinta di non meritarsi tutte queste attenzioni, accetta e diventa allieva della brava Tina Lattanzi che la mette sotto nello studio dell'italiano e della dizione; ma i risultati sono piuttosto scarsini e la spingono ad abbandonare gli studi dopo solo un trimestre, tornando alla sua Tunisia.
La scelta di voltare le spalle al cinema, paradossalmente, crea una maggiore attenzione mediatica su di lei e le fa guadagnare una copertina sul settimanale “Epoca” dove risplende in tutta la sua eccezionale fotogenia.
Il produttore della Vides, Franco Cristaldi, le proporre quindi un contratto esclusivo molto generoso che lei a questo punto firma soddisfatta.
Comincia così il periodo “italiano” della Cardinale.
Si comincia con il capolavoro “I soliti ignoti” (1958) di Mario Monicelli, con Gassman, Mastroianni e Totò. Lei recita ancora in modo goffo, ma riesce comunque ad essere funzionale al ruolo comico di Carmelina, una ragazza siciliana segregata in casa dal fratello.
Il personaggio di Carmelina sarà poi ripreso l’anno successivo con l’ “Audace colpo dei soliti ignoti”, di Nanni Loy.
Imposta da tutte le riviste come "La fidanzata d'Italia", viene poi diretta da Claudio Gora in “Tre straniere a Roma” (1959) e “La prima notte - Le nozze veneziane” (1959) di Alberto Cavalcanti con Vittorio De Sica (che poi ritroverà in “Napoleone ad Austerlitz”, 1960).
Il primo ruolo da protagonista è ne “Un maledetto imbroglio” di Pietro Germi. La Cardinale vince la sua paura della cinepresa, malgrado la sua voce sia sempre doppiata.
Intanto, colpisce persino l'immaginario erotico di uno scrittore come Alberto Moravia che di masturbazioni mentali se ne intendeva e che scriverà un articolo (poi pubblicato sull' “Esquire”) dedicato totalmente al corpo dell'attrice.
A questo punto della sua carriera, Claudia scopre di essere incinta, frutto di una violenta e breve relazione con un uomo francese (di cui mai dirà l'identità) più grande di lei di una decina d'anni.
Decide di tenere nascosta a tutti la gravidanza ma cade in depressione.
Spaventata, con propositi suicidi, bussa all'ufficio di Cristaldi per chiedergli l'interruzione del contratto, in modo da potersene tornare in Tunisia dalla famiglia, ma il produttore invece la spedisce a Londra, dove, lontano dalla stampa, con la scusa di dover imparare la lingua inglese per un film termina la gestazione, diventando madre di Patrick Cardinale.
Unica imposizione di Cristaldi è quella di non rivelare a nessuno la propria maternità e di far crescere il proprio figlio dai suoi genitori, come fosse suo fratello.
Il motivo pare fosse legato al contratto all'americana, che vincolava la Cardinale in ogni aspetto pubblico e privato della sua vita, e al fatto che la visione di una Claudia Cardinale ragazza-madre avrebbe creato scandalo nella bigotta società italiana, mettendo davvero una pietra tombale sulla sua carriera.
Il segreto rimarrà tale per sette anni, poi alla fine, un giornale scandalistico scoprirà la verità e la Cardinale sarà finalmente libera di godersi il figlio.
Dal 1960 cominciano le megaproduzioni internazionali, ma soprattutto incontra Luchino Visconti che segnerà drasticamente la sua crescita professionale, valorizzandone il talento interpretativo.
Cristaldi intanto ha una precisa strategia per lei: farle girare piccoli ruoli, ma con grandi autori, di modo che questi, conoscendola, possano poi richiederla per ruoli da protagonista.
E così avviene.
Si comincia appunto con Luchino Visconti e il suo “Rocco e i suoi fratelli” (1960), a cui seguiranno “Il Gattopardo” (1963), con Alain Delon e Burt Lancaster, dove diventa quasi il simbolo della pellicola in una scena di valzer che farà la storia del cinema italiano e mondiale, “Vaghe stelle dell'Orsa” (1965), e “Gruppo di famiglia in un interno”(1974), con Silvana Mangano.
La stessa strategia viene usata per “I delfini” di Citto Maselli che permetterà alla Cardinale di stabilire un importante sodalizio artistico con Mauro Bolognini che la vorrà in cinque film regalandole ruoli praticamente da “mantide religiosa”.: “Il bell'Antonio” (1960) con Marcello Mastroianni (che per lei si prende una notevole scuffia…), “La viaccia” (1961) con Jean-Paul Belmondo (che ritroverà nel 1962 in “Cartouche” e con il quale vivrà una breve relazione), “Senilità” (1962) e “Libera, amore mio...” (1975).
Arriva poi “La ragazza con la valigia” (1961), di Valerio Zurlini, dove interpreta (guarda un po’…) una ragazza-madre che nasconde un figlio.
La scelta di questa parte, trovata da tutti come minimo di cattivo gusto, si rivela invece perfetta, tanto che la nostra si becca un David di Donatello Speciale.
Molte riviste francesi vedono in lei la rivale della mitica Bardot e, per giocare meglio su questo antagonismo, la battezzano C.C. tanto quanto la Bardot è B.B.
Le due in realtà sono amiche tanto che assieme interpreteranno insieme il kitschissimo western “Le pistolere” (1971), di Christian-Jaque, che pur essendo piuttosto inutile, si fa vedere giusto per la concomitante presenza delle due topone.
Federico Fellini la sceglie per il suo “8 ½” (1963), accanto a Barbara Steele e Marcello Mastroianni.
Finalmente Claudia vince la sua battaglia contro l’imposizione del doppiaggio e riesce a mantenere la sua voce nel film “La ragazza di Bube” (1963) di Luigi Comencini che le vale il Nastro d'Argento come migliore attrice protagonista.
Alla faccia di chi non la vuole “essere parlante”!
Ma, fino alla metà degli anni ’70 sarà ancora un evento raro…
Altri film di questi anni sono: “Il magnifico cornuto” (1964) di Antonio Pietrangeli con Ugo Tognazzi (che come già Mastroianni si prende una cotta stratosferica…); “Gli indifferenti” (1964), di Citto Maselli, con Rod Steiger; il film collettivo “Le fate” (1966), dove interpreta l’episodio diretto da Monicelli.
Parallelamente anche l'America si accorge di lei: Blake Edwards vuole proprio lei per “La pantera rosa” (1964) affiancandola a Peter Sellers e David Niven (che la definirà «la più bella invenzione italiana dopo gli spaghetti»).
Purtroppo ritornerà a lavorare con Edwards quasi 30 anni dopo in quel disastro de “Il figlio della pantera rosa” (1993) con Roberto Benigni.
Altri film del periodo “ammerigano” sono: “Il circo e la sua grande avventura”(1964), di Henry Hathaway, con John Wayne e Rita Hayworth; il western “I professionisti” (1966) di Richard Brooks, con Burt lancaster e Lee Marvin; la commedia “Piano, piano, non t'agitare” (1967) di Alexander MacKendrick con Tony Curtis e Sharon Tate.
Diventa amica di Rock Hudson, Steve McQueen ed Anthony Quinn.
La Universal le propone un contratto esclusivo simile a quello della Vides, ma lei rifiuta con decisione l'offerta milionaria, preferendo firmare di volta in volta per i singoli film.
Nel 1967 viene raggiunta negli Stati Uniti da Cristaldi che, in quattro e quattr'otto, organizza il loro matrimonio ad Atlanta.
Matrimonio che non sarà mai ufficializzato in Italia, ma che permetterà a Cristaldi di adottare il figlio.
La Cardinale però ha dei dubbi sui sentimenti del produttore e pensa che se la sia sposata per tenerla maggiormente legata alla sua casa di produzione, visto che la fa spiare da autisti, segretarie e responsabili stampa.
Nel 1968 probabilmente il suo ruolo più bello: è la star femminile del capolavoro del cinema “C'era una volta il West” di Sergio Leone dove è l’indimenticabile prostituta Jill, a fianco di Henry Fonda e Charles Bronson.
Lo stesso anno offre un’altra prova maiuscola ne “ Il giorno della civetta” di Damiano Damiani, tratto dal romanzo di Leonardo Sciascia, insieme ad un intenso Franco Nero, e si becca il suo primo David di Donatello come miglior attrice protagonista.
Nel 1969 è fra gli interpreti de “Nell’Anno del Signore”, di Luigi Magni, con Nino Manfredi.
Nei primi anni Settanta, la Cardinale lavora principalmente in Italia: si segnalano la commedia “Le avventure di Gerard (1970), di Jerzy Skolimowski (purtroppo massacrato da un demenziale doppiaggio italiano), “L'udienza” (1971), di Marco Ferreri, con Enzo Jannacci e Ugo Tognazzi, e “Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata” (1971), di Luigi Zampa, con Alberto Sordi (che la vorrà dirigere in seguito ne “Il comune senso del pudore” del 1976).
Distaccata sentimentalmente da Franco Cristaldi, prende la decisione di non rinnovare il suo contratto con la Vides, cosa che provocherà il risentimento del produttore.
Nel 1975 lavora con un giovane regista emergente: Pasquale Squitieri.
L'autore napoletano la dirige ne “I guappi” (1974) ma fra i due inizialmente non corre buon sangue.
Ma la Cardinale rimane comunque attratta dal regista e alla fine se lo sposa, diventando la musa di diversi suoi film, tra cui “Il prefetto di ferro” (1977), “L'arma” (1978) e “Corleone” (1978).
Torna anche a lavorare con Damiani nel thriller poliziesco “Goodbye & Amen” (1977), con Tony Musante.
Ma, puntualissima, arriva la vendetta dell’ex.
Cristaldi non solo tenta di crearle attorno un vuoto cinematografico con l'intenzione di mettere fine alla sua carriera, arrivando a convincere Visconti a scartarla per il ruolo da protagonista in “L'innocente” (1976), ma la lascerà con un debito nei confronti del fisco di cento milioni di lire.
A questo punto la Cardinale chiede uno stop e per ben due anni sta lontana dalle scene.
Ma nonostante le amarezze professionali a quarant'anni la Cardinale diventa per la seconda volta madre di una bambina.
Purtroppo è talmente perseguitata dai fotografi che Squitieri arriva a minacciare con una pistola i paparazzi appostati fuori dalla loro villa romana.
Nonostante il periodo di appannamento, Claudia rimane fra le attrici più idolatrate.
Liliana Cavani le offre un piccolo ruolo in “La pelle” (1981) che le vale un secondo Nastro d'Argento; interpreta il thriller “ La Salamandra” (1981), di Peter Zinner, con Franco Nero, Anthony Quinn e Christopher Lee; Werner Herzog ne fa la protagonista femminile di “Fitzcarraldo” (1982) con Klaus Kinski.
Per il ruolo di Claretta Petacci in “Claretta” (1984), sempre di Squitieri, arriva anche il terzo Nastro D’Argento, Bellocchio la dirige in “Enrico IV” (1984), e Roberto Faenza in “Si salvi chi vuole” (1980).
Stanca del Belpaese, la nostra sceglie di andare a vivere a Parigi, pur mantenendo la cittadinanza italiana per rispetto a suo padre.
Partecipa al kolossal “La rivoluzione francese” (1989), dove veste i panni della Duchessa di Polignac, ma a questo punto sente di dover trovare una sua nuova dimensione e debutta a teatro, diretta da Maurizio Scaparro, nella versione parigina di "La venexiana", cui seguiranno: "Come tu mi vuoi" (2002-2003); "Doux oiseaux de jeunesse" (2005) e "Lo zoo di vetro" (2006-2007).
Negli ultimi anni si è dedicata a produzioni cinematografiche più piccole, scegliendo di preferenza di lavorare con registi giovani.
Durante gli anni ’60 è stata definita “la donna più bella del mondo”: chissà…
Per noi di sicuro!
Tanti auguri, Claudia!
“Cheyenne: “Meriteresti di meglio.”
Jill: “L'ultimo che me l'ha detto è sepolto là fuori.”
Manuel "Cheyenne" Gutiérrez/Jason Robards, Jill McBain/Claudia Cardinale – C’era una volta il West