Non chiamatelo caratterista!
Primo perché il massiccio BRENDAN GLEESON si potrebbe pure incazzare (e uno così non è bello farlo incazzare), secondo perché non è vero!
Certo, cari amici dei Mutzhi Mambo, il nostro Brendan Gleeson è più famoso per ruoli di secondo piano (anche se le sue belle parti da protagonista le ha avute), ma quando appare sullo schermo annulla tutti gli altri!
Comprimario o meno, si prende subito tutta la scena!
E non è solo un fatto di corporatura, è che è proprio bravo!
Chiaramente un regista che voglia uno con l’aria da irlandese tosto non può non pensare subito a lui: capello rosso, faccia da bulldog a cui hanno appena sottratto l’osso, fisico imponente, panza da “sono solo alla sesta pinta”, Brendan interpreta perfettamente lo stereotipo dell’irlandese duro e ringhioso, nel ruolo della figura burbera e autoritaria, o del classico sbirro (o gangster, ché spesso è uguale…) navigato e pericoloso.
Ma Gleeson è veramente un attore completo, versatile, capace di eccellere nei noir come nelle commedie, nei film in costume come in quelli drammatici.
Un interprete vero, a tutto tondo e, a suo modo, pure figo!
Brendan Gleeson nasce il 29 marzo del 1955 a Dublino.
Fin da bambino la sua più grande passione è la lettura dei classici di tutto il mondo.
Per sua stessa ammissione subisce molestie sessuali da uno dei membri dei “Fratelli Cattolici d’Irlanda” mentre frequenta le elementari.
Con candore estremo confessa che era pure una ”pratica comune”…
Crescendo, la sua attenzione viene catturata soprattutto da Samuel Beckett che, non solo lo conduce ad interpretare "Aspettando Godot" alle scuole superiori ma lo avvia proprio alla carriera da attore.
Trascorre due anni nella Dublin Shakespeare Festival prima di venire ammesso nella prestigiosa Royal Academy of Dramatic Art dove si laurea.
Per un paio di anni recita in Inghilterra presso la Royal Shakespeare Company partecipando a numerosi spettacoli.
Successivamente, rispolverata la passione giovanile per la letteratura, lavora per dieci anni come insegnante di lingua e letteratura inglese e irlandese al Catholic Belcamp College di Dublino.
All'età di 35 anni, con una carriera teatrale di tutto rispetto alle spalle e dopo quasi dieci anni passati dietro la cattedra, decide di tentare la sorte con le prime audizioni per delle produzioni cinematografiche.
Fa il suo esordio sul grande schermo nel 1990 con una piccola parte nel film di Jim Sheridan “Il campo”.
E nei primi anni della sua carriera continuerà a orbitare nelle produzioni ambientate o prodotte in Irlanda.
Nel 1992 entra nel cast di “Cuori ribelli” di Ron Howard, prima di recitare al fianco di Mel Gibson in “Braveheart - Cuore impavido”, il primo ruolo in cui il nostro si fa davvero notare.
Il film è una bella baracconata (ma ha i suoi fans) ma Brendan eccelle nel ruolo del ruvido braccio destro di William Fallace, il capo dei ribelli scozzesi: la sua stazza massiccia e imponente finisce per rubare la scena a Gibson e permette a Gleeson di far notare finalmente a tutti le sue capacità.
Nel 1996 viene scelto da Neil Jordan per il ruolo di Liam Tobin nel didascalico biopic “Michael Collins”, storia del leader dell'Ira che riesce a diventare il primo presidente dell'Irlanda liberata.
Con Jordan lavorerà anche in “Il Garzone del Macellaio” (1997) e in “Breakfast on Pluto” (2005).
L'anno successivo arriva il suo primo ruolo da protagonista ne “I dilettanti” di Paddy Breathnach, bel crime alla Coen, storia di due malavitosi dilettanti costretti da un boss a prelevare un suo socio riluttante.
Gleeson interpreta uno dei due malavitosi, uno psicopatico che il nostro riesce a rendere irresistibile.
E subito dopo arriva “The General” diretto da John Boorman: per Gleeson è la definitiva consacrazione.
La storia è quella di Martin Cahill, una sorta di “Robin Hood” contemporaneo soprannominato “The General” per l'assoluta meticolosità con cui prepara rapine durante le quali non viene mai versato del sangue di innocenti e anche un carismatico leader sociale che utilizza parte dei bottini delle sue rapine per aiutare la popolazione delle zone più svantaggiate di Dublino.
Il film resta nella memoria soprattutto per lo strepitoso lavoro di Gleeson che letteralmente “diventa” Martin Cahill in una prova di immedesimazione estrema.
Tornerà a essere diretto da Boorman nel 2001 per il pallosissimo “Il sarto di Panama” in cui recita al fianco di Pierce Brosnan, Geoffrey Rush e Jamie Lee Curtis, nel 2003 per “In my country” in cui recita nella parte di De Jager, il più famoso torturatore della polizia sudafricana, e nel 2006 per il thriller “The Tiger’s Tail”.
Nel 1999 è un sadico sceriffo del Maine nella mezza ciofeca horror “Lake Placid”, il suo primo ruolo con un accento straniero.
A partire dal 2000 Gleeson inizia a far parte di mega-produzioni hollywoodiane del calibro di “Mission Impossible 2” (dove recita la parte del cattivissimo industriale farmaceutico John C. McCloy) diretto da un John Woo non ispiratissimo e “A. I. - Intelligenza artificiale” (nella parte di Lord Johnson) diretto da uno Steven Spielberg ancor meno ispirato nel raccogliere la pesantissima eredità di Kubrick.
Nel 2002 e nel 2004 si prende una pausa dalle produzioni ad altissimo budget e reciterà in opere niente male: diretto da Danny Boyle, fa parte del cast di “28 giorni dopo”, sorta di reboot non ufficiale di “Zombie” di Romero; Ron Shelton lo dirige in “Indagini sporche”, tratto da una cruda sceneggiatura di James Ellroy, con Kurt Russell; nel 2004, entra nel cast dell’inquietante (ma alla fine francamente loffio) “The Village” per la regia di M. Night Shyamalan, che permette a Gleeson di sfoggiare il suo talento in mezzo a un gruppo di attori del calibro di William Hurt, Sigourney Weaver, Joachin Phoenix e Adrien Brody.
Nel frattempo Hollywood continua a cercarlo: dapprima Martin Scorsese lo sceglie per il ruolo di Walter “Monk” McGinn in “Gangs of New York”, poi arrivano le partecipazioni a produzioni mastodontiche come l’orrido (nel senso brutto) “Ritorno a Cold Mountain”, di Anthony Minghella, il tamarrissimo “Troy” al fianco di Brad Pitt, Orlando Bloom e Peter O'Toole e l’appellativo discreto “Le crociate” diretto da Ridley Scott ancora con Orlando Bloom.
Martin McDonagh, suo vecchio regista teatrale, lo dirige nel grottesco thriller, premio Oscar come miglior cortometraggio, “Six Shooter” (2004).
Con l’ottimo McDonagh lavorerà anche in quel gioiellino di “In Bruges” (2008), a fianco di Colin Farrell e Ralph Finnies, uno dei migliori noir del decennio scorso.
La storia è quella di due killer della mala mandati in “esilio” nella splendida cittadina belga per un errore; ma non tutto è come sembra…
Gleeson è semplicemente straordinario nella parte del vecchio gangster che deve portare a termine un compito davvero ingrato.
Da vedere!
Viene scelto anche dalla produzione della versione cinematografica d del quarto capitolo di “Harry Potter”, “Il calice di fuoco”, nel ruolo di Alastor Malocchio Moody, il nuovo professore con un occhio finto e sbilenco, un arto di ferro, una propensione alla bottiglia e agli scatti d'ira, ma anche un maestro attento e un tenace protettore. Ritornerà a interpretare lo stesso ruolo anche in “Harry Potter e l'ordine della fenice” e nei due capitoli conclusivi.
L'attore ha accettato la parte principalmente per far contenti i figli, grandi fan della saga; probabilmente ne ha gioito anche il suo portafoglio…
Nel 2011 passa alla commedia, dividendo il set con Don Cheadle, nel divertente “Un poliziotto da Happy Hour” (mai titolo fu tradotto in modo peggiore…), di John Michael McDonagh, fratello del regista di “In Bruges”, con cui il nostro lavorerà anche nel cupissimo thriller “Calvario” (2014).
Nel 2012 partecipa al drammatico “Albert Nobbs”, di Rodrigo García, nel quale recita al fianco di Glenn Close, al thriller “Safe House - Nessuno è al sicuro”, diretto dal regista svedese Daniel Espinosa e al thriller “The Raven” di James McTeigue, nel quale divide il set con John Cusack e Luke Evans.
Recita poi per Robert Redford in “La regola del silenzio” (2012), prima di entrare nel cast di “Heart of the Sea - Le origini di Moby Dick” (2015), l'adattamento cinematografico del romanzo scritto da Nathaniel Philbrick, diretto da Ron Howard.
L'anno successivo è il severo Steed nel dramma storico di Sarah Gavron “Suffragette”.
Nel 2016 è protagonista di “Lettere da Berlino”, thriller ambientato nella Berlino nazista, di Vincent Pérez, del crime “Codice Criminale”, diretto da Adam Smith, con Michael Fassbender, dell’atteso “Assassin's Creed”, di Justin Kurzel, sempre a fianco di Fassbender, tratto dall’omonimo videogioco, e nel noir mega-flop “La legge della notte” di Ben Affleck, tratto dall'omonimo romanzo di Dennis Lehane.
Che dire: una bella carriera di tutto rispetto per il nostro irlandese.
Tanti auguri, grande Brendan Gleeson, continua pure così che vai proprio bene!
“Gli attori diranno sempre che è più divertente interpretare il ruolo del cattivo”
Brendan Gleeson