Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

“…te ne sei andata via con la tua amica, quella alta, grande fiiiicaaaa!”
Perdonate il francesismo, cari amici dei Mutzhi Mambo, ma la citazione da “Disperato Erotico Stomp” del buon vecchio Lucio Dalla ci sembrava perfetta per introdurre la giunonica ALLISON HAYES, la “bellezza alta 50 piedi”!
Oggi infatti celebriamo una delle più imponenti e fascinose icone femminili del cinema trash degli anni ‘50, famosa per aver interpretato la gigantesca pin-up che minaccia di distruggere la città, a mo’ di King Kong o Godzilla, nel cult movie “Attack of the 50 feet Woman”.
A parte gli scherzi, la fantastica Allison Hayes è stata davvero una delle più indimenticabili incarnazioni della tipica “bombshell” nell’età d’oro delle pin-up.
Allison Hayes è l’archetipo di bellezza femminile perfetto per quegli anni: mora, volto un filino duro ma meraviglioso, sguardo malizioso, fisico da urlo, forme abbondanti.
Chiunque abbia anche il ben che minimo interesse per i film di serie B dell'epoca può solo ammirare i preziosi contributi che questa straordinaria attrice ha lasciato al genere, non solo con “Attack”.
Incredibile quanto uno splendore come lei non abbia avuto la carriera che si meritava, non foss’altro che per la sua prorompente bellezza.
Purtroppo la sfiga a volte si accanisce e sulla nostra sembra che abbia fatto addirittura gli straordinari: come una sorta di perverso contrappasso, tutta la fortuna che Allison ha avuto a venir su cosi bella, sembra che il destino l’abbia rivoluta indietro.
Fra incidenti sul set, farmaci mal somministrati, e malattie gravi, non si può dire certo che la sorte abbia sorriso alla Hayes: ora, un caso come il suo, con l'aria che tira, sarebbe al centro di infinite polemiche.
Ma tutte queste rogne che hanno funestato la salute e l’esistenza di Allison, sia nella sua carriera professionale come nella vita privata (specialmente nei suoi ultimi anni), non ci devono far dimenticare che, nel suo periodo di grazia, quando spuntava fuori una sceneggiatura che conteneva un ruolo per un personaggio femminile aggressivo e dominante, state sicuri che, almeno un pensierino, su Allison Hayes ce lo facevano per forza. 
E non solo a livello professionale, il pensierino…
Quindi si può gridare all’ennesimo talento sprecato?
Lo sappiamo, ormai vi sembrerà quasi un disco rotto troppo spesso messo sul piatto, quando rinnoviamo il rammarico sulle innumerevoli divette tanto belle quanto sfortunate.
Che ci volete fare? That’s Hollywood, ragazzi..
Però è innegabile che, col suo notevole sex-appeal, la sua bellezza non comune e il suo talento nell’interpretare qualsiasi ruolo da femme fatale, se avesse avuto meno sfiga, la Hayes avrebbe potuto far parte di produzioni ben più illustri di quelle che l’hanno vista protagonista.
Possiamo solo consolarci sapendo che la sua presenza era la luce nel profondo pozzo di alcune pellicole veramente pessime: lei infatti spesso e volentieri è l’unico motivo per andarsi a guardare certe schifezze.
Va pure aggiunto che, in ottica Pulp, certi film son medaglie, non vergogne: meglio una gloriosa carriera nei B-movie che una mediocre nel mainstream.
In questo senso la Hayes rimarrà per sempre una stella del firmamento!

Mary Jane Hayes (così all’anagrafe) nasce a Washington, DC, il 22 febbraio del 1930.
Frequenta la Calvin Coolidge High School e studia pianoforte; nel 1948, vince il titolo di Miss District of Columbia. 
Indiscutibilmente di una bellezza fuori dal comune, Mary rappresenta la sua citta nel concorso di Miss America del 1949 e, sebbene non vinca la competizione, la passerella le offre l'opportunità di lavorare nella televisione locale, dove cambia nome in “Allison”.
Si trasferisce poi a Hollywood per firmare un contratto con la Universal Pictures nel 1954, e fa il suo debutto cinematografico nella commedia del 1954 “Francis Joins the WACS”, in cui supporta il famoso mulo parlante.
Nel suo secondo film, il mediocre “Il re dei barbari” (1954), di Douglas Sirk, ha finalmente un ruolo importante a fianco di Jack Palance, interpretando la parte di Ildico, l’ultima sposa di Attila che alla fine uccide il protagonista.
Nonostante il relativo successo di questa prova, la nostra si ritrova sempre in ruoli minori nei film successivi, tra cui ricordiamo giusto “La Maschera di Porpora” (1955), di H. Bruce Humberstone”, un cappa e spada con Tony Curtis, e il crime “Double Jeopardy” (1955), di R.G. Springsteen, con Rod Cameron.
“Foxfire” (1955), doveva essere per lei l’occasione per lanciare la carriera ma viene rimossa dal cast del film perché aveva intentato una causa contro la Universal Pictures per le lesioni, tra cui alcune presunte costole rotte, rimediate in un incidente di cui era stata vittima durante le riprese de “Il re dei barbari”.
Rescisso il contratto con la Universal nel 1955, firma subito con la Columbia Pictures.
“Chicago Syndicate” (1955), un noir di Fred F. Sears, con Xavier Cougat e Abby Lane, è suo primo film per la Columbia, dove non le chiedono più che di sfoggiare il suo glamour in una serie di abiti da sera. 
Il western “Conta fino a tre e prega!” (1955) le darà il ruolo per lei più importante: quello di un’arrogante ragazza del Sud che divide la scena con Van Heflin, Raymond Burr e Joanne Woodward al suo debutto.
Pur offrendo una buona prova d’attrice anche in diverse scene drammatiche, quando il film esce, gran parte dell'attenzione della stampa si concentrata sulla Woodward, mentre la nostra viene praticamente ignorata. 
Appare poi in film come il prison movie “Giungla d’acciaio”, i western “La principessa dei Moak”, di Kurt Neumann, e “Il mercenario della morte” (tutti del 1956), di Roger Corman, ma una caduta da cavallo, durante le riprese di quest’ultimo film, lascia la Hayes con un braccio rotto e incapace di lavorare.
Anche in questo caso scoppia una polemica: secondo l’attrice la colpa è di Corman che aveva sparato un colpo all’improvviso, facendo imbizzarrire l’animale, secondo una collega è invece Allison che era caduta da sola dalla sella perché troppo affaticato dalle riprese.
Comunque sia andata, appena si ristabilisce, la nostra inizia a comparire in ruoli secondari soprattutto in produzioni televisive ma anche in agghiaccianti horror di serie Z come “Zombies of Mora Tau” (1957), di Edward L. Cahn, “La casa dei mostri” (1957), di Boris Petroff, con le leggende dei B-movie John Carradine e il wrestler Tor Johnson, “La sopravvissuta” (1957), di Roger Corman, dove risplende nel ruolo della diabolica e seducente "Livia", “The Disembodied” (1957), un voodoo-movie di Walter Grauman.
Ma la Hayes otterrà finalmente l'immortalità col film “Attack of the 50 Foot Woman” (1958), in cui interpreta una gelosa mogliettina divenuta over-size per colpa delle radiazioni aliene, che strappa il tetto di casa e uccide la rivale Yvette Vickers.
Con la sua trama ingenuamente fantascientifica e il budget ridotto all’osso, questa pellicola ottiene un discreto successo e raggiungerà presto lo status di cult movie, grazie, va detto, alle “grazie” a tutto schermo della Allison che trascorre quasi tutto il tempo in cui si ingigantisce urlando "Harry!" mentre cerca con rabbia il marito infedele.
Ma il film non porta a ruoli migliori, anche se la nostra rimane costantemente impegnata e trova parecchio lavoro come modella.
Sempre nel 1958 è nel cast del noir “Hong Kong Confidential”, di Edward L. Cahn, e nel western ambientato fra le Giubbe rosse “Wolf Dog”, di Sam Newfield.
L’anno successivo la troviamo nel crime “Pier 5, Havana”, di Edward L. Cahn, nel thriller “Counterplot”, di Kurt Neumann, e nel western “Cento colpi di pisola”, di Oliver Drake.
In seguito, la Allison è protagonista del cult horror “L'occhio ipnotico” (1960), di George Blair, un film pubblicizzato con la strana trovata di ipnotizzare davvero il pubblico, nell’action “The High Powered Rifle”, di Maury Dexter, e dello sci-fi horror “The Crawling Hand” (1963), di Herbert L. Strock. 
Tuttavia, la nostra non è solo cinema trash: è pure un'attrice versatile e lo dimostra come guest star nella serie televisiva “Gli intoccabili” (1959), nell'episodio molto apprezzato, “The Rusty Heller Story” (1960), e in particolare in "Perry Mason", interpretato da stolido Raymond Burr, suo amico personale che intercede per farla lavorare. 
Ha inoltre un vero talento per la commedia, come si puo vedere nel suo piccolo ruolo nel film con Dean Martin, “Le 5 mogli dello scapolo” (1963), di Daniel Mann. 
La sua ultima apparizione sul grande schermo è con "The King" in persona, Elvis Presley in “Per un pugno di donne” (1965), di Norman Taurog, basato sulla divertente sceneggiatura dello scrittore Elwood Ullman.
Durante il 1963 e il 1964, continua a recitare in “General Hospital”, ma in questo periodo la sua carriera cinematografica è da considerarsi praticamente finita.
Ha un ruolo minore nel film di Elvis Presley del 1965 “Tickle Me”, e fa le sue apparizioni finali nel televisivo “Gomer Pyle”, nel 1967.
Quando la sua carriera di attrice inizia a declinare, è vittima di gravi problemi di salute, tanto da non essere più in grado di camminare senza bastone. 
Accecata dal dolore, la sua personalità di solito bonaria e positiva, comincia a cambiare: Allison diviene emotiva e instabile, rendendo difficile per lei il lavoro di recitazione e la relazione coi colleghi. 
Hayes in seguito dichiarerà che i dolori lancinanti provocati dalla sua malattia, le avevano fatto prendere in considerazione perfino il suicidio, visto che oltretutto i suoi sintomi non venivano presi sul serio dai medici. 
In pratica i dottori la considerano una visionaria, una mitomane…
Leggendo un articolo di medicina sull'avvelenamento da metalli di cui sono vittime alcuni operai, la Hayes riconosce i sintomi descritti nel testo come simili ai suoi.
La nostra comincia quindi a mettere in discussione gli ingredienti di un integratore di calcio che stava assumendo da molto tempo: facendo analizzare un campione del prodotto da un tossicologo, scopre che il farmaco ha un contenuto estremamente alto di piombo.
Conclusione: Allison molto probabilmente soffre di avvelenamento da metalli pesanti!
Organizza allora una campagna per impedire l’importazione e la commercializzazione di tale integratore alimentare.
Ormai invalida, la Hayes si trasferisce a San Clemente, in California, ma la sua salute continua a deteriorarsi; nel 1975 si becca pure l’epatite virale.
Ma non è certo finita: l’anno successivo le diagnosticano la leucemia e viene curata a La Jolla, in California. 
Mentre si trova in ospedale per ricevere una trasfusione di sangue, le sue condizioni improvvisamente peggiorano e si deteriorano rapidamente.
Trasferita al Medical Center della University of California a San Diego, in California, il 26 febbraio 1977, la splendida Allison muore il giorno seguente, una settimana prima del suo 47° compleanno.
Viene sepolta accanto a suo padre al Holy Cross Cemetery a Culver City, in California. 
Sua madre muore dopo soli 8 mesi.
In una lettera che le verrà recapitata postuma, l’Agenzia dei Farmaci Americana le segnala che sono state apportate modifiche alle leggi che regolano l'importazione di integratori nutrizionali, in gran parte grazie alla sua vicenda e alla sua battaglia.
Vabbé che è meglio tardi che mai ma qui si esagera…
Onore a Allison Hayes!

Visto che ci siamo, la citazione rimane quella del magnifico pezzo di Lucio Dalla:

“Ti hanno visto bere a una fontana 
Che non ero io
Ti hanno visto spogliata la mattina 
Biricchina biriccò
Mentre con me non ti spogliavi 
Neanche la notte
Ed eran botte, Dio, che botte
Ti hanno visto alzare la sottana
La sottana fino al pelo, che nero
Poi m'hai detto "Poveretto
Il tuo sesso dallo al gabinetto"
Te ne sei andata via con la tua amica
Quella alta, grande fica
Tutte e due a far qualcosa di importante
Di unico e di grande
Io sto sempre in casa, esco poco
Penso solo e sto in mutande…” 
Lucio Dalla – Disperato Erotico Stomp

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