Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

Personaggione. 
Piaccia o no, SERGE GAINSBOURG era un personaggione. 
Di quelli tosti, ganzi, eccessivi, controversi. 
Di solito, cari amici dei Mutzhi Mambo, non amiamo gli intellettualoidi che si mettono a fare i provocatori (qui nel Bel Paese ne abbiamo a secchiate, tutti odiosi!), ci stanno proprio sulle palle, ma per il nostro Serge si chiude un occhio, anzi tutti e due! 
Anche perché, bisogna ammetterlo, aveva una voce a suo modo fantastica: marcia, sensuale, profonda. 
E poi almeno lui era un artista vero, genuino, assolutamente coraggioso e un passo avanti a tutti, tanto che la sua poetica bohémienne ha influenzato una pletora di musicisti e personaggi dello spettacolo, almeno nei fini. 
Difficile, in questo caso, distinguere fra l'artista e il “personaggio”, la maschera che si era dato e che alla fine era diventata parte di lui, tanto da non riuscire più a togliersela.
Aveva però l'innata capacità di rendere profondo e allusivo anche il motivetto più scemo, di saper pescare nel torbido in qualsiasi cosa facesse o in qualsiasi genere si cimentasse. 
Infine, pur essendo un cesso, si trombava delle gran gnocche, e questo gli garantisce la nostra stima eterna, a prescindere!
Tutto quello che ha prodotto è ugualmente interessante, anche se non tutto quello che ha prodotto possiamo dire che ci piace.
Ma tanto, a uno come lui, del nostro giudizio gli fregherebbe il giusto…

Lucien Ginsburg (così all'anagrafe) nasce il 2 aprile del 1928, figlio di immigrati russi di origine ebraica.
Il primo figlio della coppia, Marcel, muore a sedici mesi nel 1922 per una polmonite; poi mettono al mondo una figlia, Jacqueline, nel 1926, infine dei gemelli, Liliane e Lucien, nel 1928, nati alla maternità dell'Hôtel-Dieu di Parigi nell'Île de la Cité, dopo che la madre aveva rinunciato al proposito di abortirli. 
La famiglia Ginsburg ottiene la nazionalità francese il 9 giugno 1932 e continua a vivere a Parigi, coi proventi del padre orchestrale, ma viene presto identificata durante il periodo dell’invasione nazista e del collaborazionismo ed è quindi costretta a fuggire nelle campagne fino al 1944. 
In questi anni, Lucien inizia a suonare, da autodidatta, il pianoforte ma viene obbligato ad appuntare una stella gialla sulla sua uniforme di studente.
Finita la guerra torna di nuovo a Parigi ma per Lucien sembra tutto cambiato: l’onta della persecuzione aveva lasciato in lui un senso di amarezza.
La scuola gli pare una camicia di forza, la gente, noiosa; l’adolescenza, per il sedicenne, diviene quella di un maudit in erba, appassionato di arte, di sigarette e d'amore (ancora non ricambiato) per le femmine.
Viene quindi iscritto dal padre ad un istituto d'arte per studiare pittura. 
Lì incontra la modella russa Elizabeth Levitsky, segretaria di un amico di Salvador Dalí; inizia a frequentarla e quindi ha l'occasione di conoscere il noto artista surrealista, cosa che lo influenzerà radicalmente. 
Nel 1951 si sposa con la modella, da cui divorzierà nel 1957.
Lucien Ginsburg, stanco di un’identità che ormai consodera defunta, diventa Serge Gainsbourg, omaggiando l’origine russa, la cui eco risuona nel nome Serge, e il pittore inglese Gainsborough. 
Inoltre è pronto a dare una svolta alla propria carriera con l'ingaggio al nightclub Milord L'Arsouille, ottenuto anche grazie all'amica Michèle Arnaud, giovane intellettuale e filosofa. 
Altra svolta è rappresentata dal fatto che comincia a cantare da sé le proprie canzoni, fino ad allora scritte per essere interpretate dalla fatale Juliette Gréco.
In questo periodo inizia ad essere identificato con la figura dello chansonnier, malato per le donne, che sarà quella che lo contraddistinguerà per il resto della vita. 
"Du chant à la une!" viene pubblicato nel 1958. 
Il debutto di Gainsbourg spazia tra swing, jazz e musica d'autore, e il nostro Serge si candida da subito come cantore per eccellenza della perdizione, osservatore acuto di un immaginario denso d’alcol, donne, adulterio, povertà, lavori miserabili, narrato con spirito malinconico e romantico, ma anche con sarcasmo e classe, indipendentemente da ogni cliché (anzi, sarà proprio lui a crearli, certi cliché!).
Inoltre gran parte dell'ispirazione per i primi lavori, è dovuta alle poesie di Boris Vian, vera e propria ossessione per il trentenne Serge. 
Lo stesso anno va in tournée e ritorna a casa dal padre, dove incide l'album "N° 2" (1959) con il pianoforte di papà, diversi pacchetti di Gitanes e parecchie dosi di caffè ed alcol. 
L'album è formato da otto canzoni in cui, grazie all'arrangiamento di Alain Goraguer, fa spazio al pop-jazz, ma anche all'esotismo ammiccante, al folk tzigano ed alla ballate.
Con la foto di copertina di "N° 2", Serge inizia anche a far circolare la sua inconfondibile immagine di lubrico guascone, elegante e sfrontato.
Si aprono per il nostro anche le porte del cinema, che lo renderanno una costante comparsa in molti film storici, in cui interpreta generalmente personaggi malvagi come Corvino, l'ufficiale romano che da in pasto i cristiani ai leoni, nel film "La rivolta degli schiavi" (1960). 
Nel 1961 pubblica "L'étonnant Serge Gainsbourg", in cui i toni si fanno più confidenziali e orecchiabili. 
Pur avendo molte, potenziali hit (dall'exotica ai ritmi sudamericani), l'album non ottiene un grande successo (meno di 5.000 copie vendute) e Serge rischia di ritornarsene nella nicchia da jazz club, complice anche l'ondata twist di quegli anni. 
Prima prende in condiderazione di tornare a dipingere, poi invece prova a volgere a suo favore gli eventi, ristampando l'album con il brano "Requiem pour un Twister", una vera e propria presa in giro per l’effimera moda “yé yé” che aveva contagiato la Francia, lanciando in orbita i giovanissimi Françoise Hardy e Johnny Halliday.
Nel 1962 viene pubblicato "N° 4", quarto album in studio per Serge in cui inizia ad approcciarsi anche all'inglese ("Intoxicated Man"), rivelandosi sempre più un crooner bello marcio. 
Nel 1963 Serge viene chiamato per realizzare la colonna sonora del film "Strip-Tease" del suo amico Jacques Pointrenaud, a cui partecipa pure la splendida ma ancora sconosciuta modella Christa Paffgen, meglio nota in seguito come Nico. 
Nel 1964 Serge sposa Béatrice Pancrazzi, una donna aristocratica abbastanza possessiva che limita anche il rapporto di Gainsbourg con Juliette Gréco e persino col vecchio pianoforte del padre. 
Questa parentesi di “imborghesimento” del nostro verrà utilizzata per registrare in soli due giorni l'album "Gainsbourg Confidentiel" insieme al chitarrista Michel Gaudry ed al contrabbassista Elek Bacsik. 
Il quinto album in studio è un gioiellino jazz con chitarre elettriche, che viene salutato dalla critica come uno dei suoi migliori lavori. 
Nel 1964 incide "Gainsbourg Percussions" che, come dice il titolo stesso, si avvale di percussioni (cinque per la precisione) e di un coro di dodici ragazze oltre che, come sempre, del pianista ed arrangiatore Goraguer. 
In questo disco, come si può intuire, Serge sperimentata la musica afro, reinterpretando anche "Kiyakiya" (che diventa "Joanna") e "Akiwowo" ("New York - USA") e "Gin-go-lo-ba" ("Marabout") di Babatunde Olatunji. 
Le recensioni del disco non sono eccezionali, ma di questo al nostro non importa un granché: preferisce una libertà espressiva a 360 gradi di spaziare ed esplorare sonorità diverse, piuttosto che inseguire il successo a tutti i costi. 
Nel 1964 nasce la sua prima figlia, Natascha. 
In questo periodo Serge inizia a comporre canzoni pop, accodandosi anche lui alla moda yéyé, per popstar giovani ed ingenue come France Gall (che col suo "Poupée de Cire, Poupée de Son" vince l'Eurofestival nel 1965). 
Nel 1965, inoltre, la sua vecchia amica Arnaud, diventata produttrice televisiva, torna sulla scena discografica con un album contenente "Les Papillons Noirs", scritta proprio da Serge. 
Ed è proprio lei che presenta a Serge il regista Pierre Koralnik, con cui gira il telefilm "Anna", che diviene pure un disco. 
In questi anni ritornò a frequentare Béatrice, ma l'evento che più di altri lascerà un segno nella vita e nella produzione di Serge è l'incontro con quella sventola di Brigitte Bardot, avvenuto durante uno show televisivo. 
I due interpretano assieme il classico di Burt Bacharach "Raindrops Keep Fallin' on My Head": nasce un'immediata ed incontenibile passione che li porta a porre fine ai conti in sospeso coi relativi partner.
I due diventano inseparabili e Serge scrive per Brigitte diverse canzoni, tra cui una prima versione di "Je t'aime... moi non plus", registrata in una notte del 1967 a Parigi con l'arrangiamento di Michel Colombier. 
La coppia, durante le registrazioni, interpreta un cortometraggio che non lascia dubbi sul il grado di "intimità" raggiunto dai due. 
L'album che scaturisce è "Bonnie and Clyde" (1968), ispirato alla nota coppia di rapinatori: il disco contiene tracce già edite (cantate precedentemente da Anna Karina o dalla Gréco), revisioni di classici jazz (come "Everybody Loves My Baby", scritta da Spencer Williams) ed inediti, come la canzone che dà il titolo all'album, che diventa un classico dell'easy listening. 
Nello stesso anno viene pubblicato "Initials B.B"., che sancisce la fine del rapporto tra Serge e Brigitte. 
Gainsbourg, disperato (non fatichiamo a crederlo...), porta a termine l'album da solo. 
Il disco contiene nuove rivisitazioni e altri inediti, come la title track, "Shu Ba Du Ba Loo Ba" e "Ford Mustang". 
Dopo la fine del rapporto con la Bardot, Serge si dedica alla realizzazione di colonne sonore per il cinema: nel 1969, nel film "Slogan", è attore e autore della colonna sonora, mentre Jane Birkin (già conosciuta per il suo nudo minorenne in "Blow-Up" di Michelangelo Antonioni), è la protagonista femminile. 
Fra i due inizia una burrascosa relazione che porterà Serge a lasciare la moglie incinta. 
L'inizio di questo legame è disastroso, in quanto Jane è ancora un ingenua ventenne che non conosce il francese, mentre Serge si dimostra un vero snob che spesso denigra sul set la giovane inglese. 
Serge propone a Jane di reinterpretare "Je t'aime... moi non plus", e lei accetta entusiasta, incurante degli ostacoli, dovuti innanzitutto al fatto che quella canzone è legata a Brigitte Bardot e in secondo luogo alla lingua. 
La nuova versione del brano apre l'album "Jane Birkin - Serge Gainsbourg" inciso a Londra nel 1969. 
Il pezzo diviene immediatamente oggetto di scandalo; giunto in Italia, nell'estate successiva, viene da prima censurato dalla Rai, che ne proibisce la diffusione e vieta categoricamente a Lelio Luttazzi di pronunciarne il titolo nella trasmissione radiofonica Hit Parade, nonostante il disco si trovi allora ai primi posti in classifica. 
In seguito il Vaticano, attraverso “L'Osservatore Romano” sostiene la decisione della RAI e Paolo VI emette addirittura una scomunica nei confronti del produttore del brano!
Nel Regno Unito viene bandito dalla BBC e il disco, ritirato.
Le altre dieci canzoni che compongono il disco fanno semplicemente da contorno: in esse c'è molto spazio per Jane esoprattutto si segnala per "L'anamour", elegia del rapporto sodomita, composta originariamente per Françoise Hardy. 
Nel 1971 esce il capolavoro "Histoire de Melody Nelson", un inno all’innocenza e alla perversione, alla fantasia e alla morte, al possesso e alla perdita, all’iniziazione e alla consapevolezza. 
Ma il rapporto con Jane inizia a deteriorarsi e Serge si mette a lavorare a nuovi progetti. 
"Vu De L’Exterieur" è un concept fisico, legato al culo, che riempie le fitte e ironiche pagine di “Gasogramma”, romanzetto semi-autobiografico su un artista il cui stile è determinato da una particolare forma di pittura anale. 
Il tema dell’analità, di quella che, per Serge, è espressione di cruccio e caduta dall’umanità all’animalità, diventa il leit motiv di quasi tutto l’album: alcune tracce, già dal titolo, lasciano poco spazio all’immaginazione (“Panpan Culcul”, “Des Vents, Des Pets, Des Poums”, “Pamela Popo”), altre, come “La Poupée Qui Fait”, dedicata alla piccola Charlotte, sono delle piccole e buffe dediche. 
L'album, com'è prevedibile, spiazza tutti, non viene compreso, e il 1974 è un anno in cui il nostro non farà apparizioni sulla scena. 
Il disco successivo "Rock Around The Bunker", scritto sul traghetto Calais-Dover diretto in Inghilterra, viene costruito su una dissacrazione del nazismo, con cui Serge ha tutti i motivi per avercela. 
L’album è un concept rock’n’roll blues, che va controcorrente, rispetto ai generi in voga in quel periodo, ma anche rispetto alla psichedelia raffinata del precedente “Histoire...”. 
Saltando a piè pari la scemenza dello yèyè, si torna finalmente al rock’n’roll di stampo classico: Hacksaw suona il pianoforte à-la Jerry Lee Lewis (“Nazirock”), si gioca con le parole e le allitterazioni, in liriche praticamente intraducibili (“Tata Teutonne”), fino a reiterpretare, stravolgendola, la doorsiana "Roadhouse Blues". 
L’occasione per un riscatto dagli ultimi insuccessi gli viene offerta da un colpo di fulmine, seguito dall’acquisto immediato, di un’insolita scultura, raffigurante un uomo a grandezza naturale, con un cavolo al posto della testa: "L’Homme à Tête de Chou" è l’opera dell’artista Claude Lalanne e diviene il titolo del nuovo disco di Serge. 
Cupo, opprimente, scarno, negli arrangiamenti di Hacksaw e dello stesso Serge, l’album è di nuovo un concept, che, per alcuni versi, può essere considerato un possibile parallelo a “Histoire…”, una sorta di sua immagine al negativo, più frastagliata e colpevole, molto più forte di tanto punk del 1977. 
Il produttore Philippe Lerichomme invita Gainsbourg ad affrontare un nuovo percorso: Serge vola in Giamaica e inizia a lavorare con musicisti reggae, contaminando il suo genere “fracese” in quello che verrà definito "freggae". 
L'arrivo di Serge nell’isola caraibica viene accolto con molto entusiasmo, ma il progetto di Gainsbourg non prevede affatto atmosfere festaiole. 
Il risultato infatti, "Aux armes et cætera" è un concentrato di provocazioni: l'inno nazionale francese, venne sarcasticamente trasformato nella title track mentre altre canzoni narrano di droga, alcol e sesso selvaggio. 
Le vendite del disco però vanno a gonfie vele. 
L'album, uscito nel marzo 1979, conquista il disco d'oro ma suscita in patria l'indignazione per la profanazione della Marsigliese.
Serge decide di promuovere comunque il disco in un tour europeo, con annessi strascichi di polemiche ed esibizioni non proprio tranquille, condite da minacce di morte da parte dei veterani e di esponenti neofascisti. 
Il legame tra Gainsbourg e Jane Birkin, nel frattempo, è sempre più problematico.
Dopo aver tentato il suicidio gettandosi nella Senna, Jane, già diventata madre, decide di lasciare Serge per il regista Jacques Doillon. 
Nel 1980 Serge ritorna ad essere single e disperato e, per quanto riguarda la sua attività artistica, il nome Serge Gainsbourg lascia il posto a quello di Gainsbarre. 
Il suo alter-ego come pittore, Evguénie Sokolov, è il protagonista di "Gasogramma", uno scolvolgente romanzo sull'arte del segno inciso da una mano attraverso le vibrazioni del peto.
Il discorso continua con "Mauvaises Nouvelles des Etoiles", dall titolo da un’opera di Paul Klee appesa nel suo salotto, seconda e meno riuscita incursione nel reggae del nostro, realizzata con gli stessi musicisti di "Aux armes et cætera". 
Sempre nel 1981 scrive per Catherine Deneuve l'album "Souviens-toi de M'Oublie" e per Isabelle Adjani "Pull Marine". 
Dalla relazione con la modella Caroline von Paulus, in arte Bambou, nasce il suo quarto figlio, Lucien, detto Lulu. 
Nonostante i fumi dell'alcol, l'imminente cecità e i sintomi di una cirrosi, Serge continua a lavorare con colonne sonore ed altro, mentre si fa prendere sempre più la mano dal “personaggio” Gainsbourg.
In televisione, nel marzo 1984, è protagonista di un altro scandalo: brucia una banconota da 500 franchi per ribellarsi al sistema fiscale troppo pressante. 
In un'altra ospitata televisiva dichiara a Whitney Houston, ospite con lui del programma, l'intenzione di voler portarla a letto alla fine della trasmissione. 
Nello stesso periodo esce il suo album "Love on the Beat" che viene registrato nel New Jersey con il chitarrista Billy Rush ed altri musicisti (Larry Fast, Stan Harrison, Steve e Gorge Simms). 
Il risultato è un disco synth-pop, la cui copertina ritrae Serge truccato da donna (il tema dell'omosessualità ricorre anche in "Kiss Me Hardy"). 
Altro discorso vale per lo scandalosissimo videoclip "Lemon Incest" in cui l'adolescente Charlotte Gainsbourg e suo padre si dichiarano amanti, con tanto di pezzo di Chopin in sottofondo. 
È chiaramente una provocazione, ma questo tabù non era mai stato affrontato con tanta, spietata franchezza e risulta tuttora disturbante. 
L'ultimo capitolo in studio della produzione di Gainsbourg è "You're Under Arrest" (1987), dedicato alla polizia. 
Negli ultimi quattro anni della sua vita, quasi cieco ed al limiti dell'alienazione, Serge si consacrerà definitivamente ai vizi ma inizia a frequentare abitualmente l'ospedale. 
La notte del 2 marzo 1991, nella sua casa di Rue De Verneuil, Serge, poco più che sessantenne, muore a causa di un attacco cardiaco. 
È la fine di un epoca, di tutte le epoche possibili…
Onore a Serge Gainsbourg!

"Je t’aime je t’aime
Oh oui je t’aime
Moi non plus
Oh mon amour
Comme la vague irrésolue
Je vais, je vais et je viens
Entre tes reins
Je vais et je viens
Entre tes reins
Et je me retiens…"
Serge Gainsbourg - Je t'aime...Moi non plus

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