Sicuramente ci sono chitarristi più bravi, tecnicamente migliori, più fantasiosi, ecc. ma quello che ha dato TONY IOMMI al rock'n'roll, nessuno mai!
Ha scaraventato il nostro genere preferito negli abissi dell'orrore, ha esplorato campi in universi innominati e spaventosi, ha scavato fosse nel più lugubre dei cimiteri!
Ha reso il rock'n'roll (genere fino ad allora allegro per eccellenza) cupo e minaccioso, scoprendo possibilità espressive prima solo accennate!
C'erano, si, pezzi con tematiche orrorifiche ma il più delle volte erano parodistici.
Ma poi basta con i “24000 baci”, cari amici dei Mutzhi Mambo, basta con le “Mille bolle blu”, basta con le “fette di Limone nel tè”! D'ora in poi solo “Guerre di Maiali”, “Uomini di Ferro”, “Sabba Sanguinosi” e “Paranoie”!
E su tutto i suoi riff mastodontici, rocciosi, sepolcrali…
I suoi Black Sabbath senza dubbio sono stati uno dei complessi più influenti di tutti i tempi.
Non tecnica, non fantasia, nessun inutile leziosismo: solo groove sulfureo e il “Male” con la “Emme” maiuscola a fare capolino.
Nulla del genere esisteva prima dei Black Sabbath!
Quando i malcapitati misero sul piatto il loro primo omonimo lavoro e lasciarono la puntina scorrere sui solchi del loro primo, omonimo pezzo, nessuno era preparato a cosa stava per succedere...
L'orrore era pronto ad invadere gli altoparlanti!
I Black Sabbath non hanno fatto altro che spingere il blues-rock di gruppi come i Cream alle sue estreme conseguenze: accordi "minori" distorti e rimbombanti, pathos mostruoso, basso distorto, batteria pesante come un macigno, canto allucinato e straniante.
E le tematiche? Terrore puro!
Un universo degradato, distopico, una sorta di medioevo prossimo venturo, popolato da una congerie di robot inumani, di esseri spaventosi, di alieni, mostri zoomorfi, streghe e spettri.
Come Stooges e MC5 sono stati i padrini del punk e dell’hardcore, i Sabbath, insieme ai Led Zeppelin e i Deep Purple, lo sono stati dell’heavy metal.
Non sappiamo quanto questo sia stato un bene o un male (il metal non è certo il nostro genere preferito, specie quello cantato alla Claudio Villa…) ma è indubbio che la portata del loro impatto sulla storia del rock è semplicemente incalcolabile.
Anche a livello di chitarristi, solo a stilare un elenco di coloro che hanno preso le mosse dallo stile di Iommi, si rischierebbe di rendere questo Vostro Almanacco odierno un listone interminabile…
Frank Anthony Iommi (così all'anagrafe) nasce a Birmingham, in Inghilterra, il 19 febbraio del 1948.
Unico figlio di Anthony Frank, nato in Brasile da genitori emigrati dalla provincia di Frosinone, e di Sylvia Maria Valenti, nata a Palermo da proprietari di vigneti, Tony inizia a suonare la chitarra ascoltando prevalentemente jazz e blues e soprattutto gli strumentali degli Shadows, il cui chitarrista, Hank Marvin, è il suo modello di ispirazione.
Durante il periodo scolastico ha modo di conoscere il suo futuro compare John"Ozzy" Osbourne che, all'epoca, gli sta invece ampiamente sulle palle.
Dopo aver terminato le scuole, Tony trova impiego in una officina dove si lavorano metalli.
Dopo essere stato selezionato come temporaneo rimpiazzo nei Jethro Tull si convince di avere la possibilità di diventare musicista professionista, ma, durante uno dei suoi ultimi turni di lavoro, una pressa gli amputa le falangi superiori del medio e dell'anulare della mano destra (Tony è un genio mancino, quindi le falangi della mano destra gli servono per premere le corde).
Ricoverato in ospedale, viene dimesso dopo un mese di inutili tentativi di riattaccare le parti amputate: prova ad imparare a suonare da destro ma non ci riesce e cade in un periodo di profonda depressione, decidendo di abbandonare la chitarra.
Un giorno, però, viene a conoscenza dell'esperienza di Django Reinhardt, celebre chitarrista belga di origini sinte che rimase menomato ad una mano a causa di un incidente: nonostante ciò, non abbandonò affatto la musica.
Questo episodio incoraggia Tony a ricominciare a suonare, ricorrendo all'applicazione di alcune protesi, realizzate da lui stesso fondendo e sagomando la plastica di alcuni tappi di flaconi di detersivo liquido "Fairy" (!).
Per poter suonare meglio con le protesi, che lo ostacolano soprattutto nell'esecuzione del bending, Iommi sceglie di accordare il suo strumento un semitono sotto rispetto alle chitarre normali, perché le corde potessero essere più morbide.
A questa scelta, inizialmente compiuta per necessità, si deve lo sviluppo del tipico suono cupo della sua chitarra, che è diventato poi il suo marchio di fabbrica e ha ispirato un numero infinito di epigoni; inoltre, il materiale delle protesi gli ha permesso di fare degli slide molto rapidi.
Probabilmente senza l'handicap di Iommi, i Black Sabbath non sarebbero stati: non tutto il male vien per nuocere...
L'attività musicale di Iommi inizia nel 1964, suonando in una band blues chiamata "The Rockin' Chevrolets".
Nel 1966 entra nei "The Rest" e nei "Mythology", assieme al batterista e suo compagno di scuola Bill Ward.
I due, dopo aver lasciato i due gruppi, decidono di provare con Ozzy Osbourne, tramite un annuncio inserito dal cantante in un negozio di dischi.
All’incontro, Osbourne porta con sé il chitarrista Geezer Butler (che suonerà, d'ora in poi, il basso): entrambi vengono da una band di breve vita chiamata "Rare Breed".
Una volta uniti, formano un sestetto (con il secondo chitarrista Jimmy Phillips e il sassofonista Alan "Aker" Clarke), chiamato "Polka Tulk Blues Band".
Clarke e Phillips escono dal gruppo e gli altri decidono di cambiare nome in "Earth".
La formazione si esibosce in vari locali suonando cover di Jimi Hendrix, Blue Cheer, Beatles e Cream, e incide il primo demo nel 1968, che ha un discreto successo nel giro dei pub inglesi e permette al gruppo di farsi un nome anche in Germania, grazie all'intraprendenza del manager Jim Simpson.
Nel 1968 Tony suona pure, per poco, nei Jethro Tull, sostituendo Mick Abrahams nel live dei Rolling Stones, "Rock'n'Roll Circus".
Dopo un breve periodo, il nome della band viene cambiato perché esiste già un altro gruppo che si chiama "Earth".
Il nome nuovo viene da un'idea di Butler, grande appassionato dei romanzi di magia nera e horror di Dennis Wheatley, che aveva visto un film di Mario Bava chiamato "I tre volti della paura" (1963); nella versione inglese viene tradotto con "Black Sabbath", e scrive quindi una canzone che ne riprende il titolo.
Questo diviene il nuovo nome del gruppo.
Con un nome così però non si può più fare del “normale” rock blues!
Si compie quindi la transizione dal blues ad un sound prima con elementi presi dal folk europeo e celtico, poi con toni sempre più forti e cupi, fino a una soluzione inedita per la quale i Sabbath diventano famosi: vengono annoverati, da molti critici, come i pionieri dell'heavy metal assieme ai Led Zeppelin.
La prima casa discografica per cui i Sabbath firmano è la Fontana Records; in seguito approdano all'appena nata Vertigo.
Con questa etichetta, il 13 febbraio del 1970, esce l'album di debutto della band, intitolato semplicemente "Black Sabbath".
Il disco è una specie di fulmine a ciel sereno nel panorama rock dell'epoca (ma ve li immaginate i Black Sabbath nel 1970!?) ed ha un grande successo, dovuto, in gran parte, alla presenza di composizioni storiche della band come la title track, "The Wizard" e "N.I.B.".
Il disco presenta tratti originali e diversi dal panorama rock di quei tempi, sia per la musica che per i testi.
I loro coevi Deep Purple e Led Zeppelin, altre formazioni influenti per il metal, praticano un sound più melodico e aperto anche al rock’n’roll e al blues.
La musica dei Black Sabbath, pur con caratteristiche simili, presenta sonorità più pesanti e oscure, malate, con riferimenti espliciti al demonio e all'occulto.
Sebbene tematiche di questo tipo si possano trovare anche nei lavori di altri gruppi dell'epoca, pure nei Beatles (!), i Sabbath si spingono oltre, sia per l'insistenza su questi argomenti che per il modo diretto in cui sono affrontati, tant'è che questi divengono, in seguito, alcuni degli stereotipi che caratterizzeranno l'immaginario metallaro.
Questo tipo di temi porta alla band numerose critiche, accuse di satanismo ed occultismo, di nazismo, e in generale la disapprovazione di molta parte dell'opinione pubblica del tempo che ne rileva il pessimo gusto.
Queste contestazioni, tuttavia, invece di danneggiarli, contribuiscono al fascino che la band esercita sul suo vasto pubblico di giovani.
Il successivo "Paranoid" rappresenta tuttora il maggior successo commerciale del gruppo, grazie a pezzoni come la title track, "Iron Man", "Electric Funeral" e "War Pigs".
Con questo lavoro la band mostra di andare oltre l'immagine "nera" che la accompagna, componendo brani con argomenti più maturi.
Nel 1971 i Black Sabbath pubblicano un terzo album di notevole successo, "Master of Reality", il più oscuro ed introspettivo del gruppo.
Assieme ai due precedenti, è considerato fondamentale per la nascita del doom metal e dello sludge metal.
Oltre ai brani del classico stile sabbathiano ("Children of the Grave" e "After Forever"), il disco è noto, soprattutto, per i suoi pezzi "sinistri" ("Sweet Leaf", "Lord of This World", "Solitude" e "Into the Void").
Il seguente "Black Sabbath, Vol. 4" del 1972 mostra le prime delle varie modifiche nel sound della formazione, per via di una evidente e perniciosa contaminazione di rock progressivo.
Uno dei pezzi in cui questa influenza è più evidente è la melensa ballad "Changes", nel quale Osbourne canta accompagnato da pianoforte e archi.
Il brano è un esempio di come le sonorità della formazione si stanno evolvendo, ma per fortuna ci sono ancora pezzi come "Tomorrow's Dream", "Snowblind" e "Supernaut" che mostrano ancora il loro volto che ci piace di più.
Nel 1973 pubblicano "Sabbath Bloody Sabbath", album caratterizzato da atmosfere progressive rock ancor più nette.
Ciò si deve anche alla presenza di Rick Wakeman degli Yes che compare alle tastiere, come membro esterno.
Non manca comunque il "classico" sound della formazione con le splendide "Sabbath Bloody Sabbath"" e "Killing Yourself to Live".
In questo periodo ci sono una serie di sbandamenti per la band.
Tutti i membri hanno seri problemi di dipendenza da droghe e alcol, in particolare Osbourne e Ward, i quali, su ammissione del cantante, fanno uso di LSD tutti i giorni per due anni.
Un cambiamento di etichetta fa slittare l'uscita del nuovo album, "Sabotage" pubblicato solamente nel 1975.
Dal punto di vista musicale, "Sabotage" è uno degli album più variegati del gruppo, alternando pezzi belli pesi come "Hole In The Sky" e "Symptom Of The Universe" a sperimentazioni originali e spiazzanti, ad esempio i cori in stile russo di "Supertzar" e le sonorità pop rock di "Am I Going Insane (Radio)".
L'album successivo, "Technical Ecstasy" del 1976, è un mezzo fiasco, per via di un sound più duttile e per la presenza di musica d'orchestra e sintetizzatori.
Per quanto alcuni considerino positivamente il disco come molto ambizioso e innovativo, esso contribuisce a disilludere i fan dello stile iniziale del gruppo.
Nel 1977, al termine del tour, Osbourne abbandona la band, a seguito di tristi vicissitudini personali dovute alla morte del padre, oltre ai problemi derivati dalla sua dipendenza da alcool e droghe ormai inarrestabile.
I restanti membri del gruppo arrivano a provare per pochi mesi con il cantante Dave Walker (ex Fleetwood Mac e Savoy Brown), con cui iniziano a lavorare a nuove canzoni, prima del momentaneo rientro di Osbourne alla voce nel 1978 con l'album "Never Say Die!".
Questo lavoro ricalca la scia del precedente e certi lo giudicano come uno dei peggiori della formazione di Birmingham, con la sola title-track a godere di una buona popolarità tra i loro fans, sebbene oggi molti critici e fan lo abbiano rivalutato, considerandolo un album raffinato e ispirato (mah...).
Nel 1979, a causa di conflitti irreversibili con gli altri membri della band, Osbourne viene licenziato per la sua ormai cronica tendenza ad abusare con gli stupefacenti e la bottiglia.
Dopo l'uscita definitiva di Osbourne, i Black Sabbath non presentano più una formazione salda, raggiungendo molte volte una condizione di instabilità e assoldando vari musicisti nel corso della loro seguente carriera.
Subiscono numerosi cambi di formazione, con il solo Iommi a rimanere membro stabile.
Negli anni, i Black Sabbath vedono l'alternarsi di artisti come Ronnie James Dio (a tutt’oggi considerato come il miglior sostituto di Osbourne), Ian Gillan, Tony Martin, Cozy Powell, Neil Murray, Eric Singer e tanti altri.
Nel 1986 viene pubblicato il patinatissimo "Seventh Star", con l'ex Deep Purple Glenn Hughes nelle vesti di cantante.
In principio esso doveva essere un album solista di Iommi ma, per motivi contrattuali con la casa discografica, esce con il nome “Black Sabbath featuring Tony Iommi”.
Dal 2006 al 2010 Tony partecipa al progetto Heaven & Hell con la formazione dei Sabbath con Ronnie James Dio alla voce, già negli album "Heaven and Hell" (1980), "Mob Rules" (1981) e "Dehumanizer" (1992).
Non si possono chiamare Black Sabbath per problemi di diritti e vanno avanti fino al decesso del cantante (il 16 maggio del 2010).
A partire dal 2011 partecipa alla reunion dei Black Sabbath nella formazione classica, che nel 2013 pubblicato il bell'album "13", il primo di inediti dopo 18 anni e il primo con Ozzy Osbourne al microfono dopo 35 anni di assenza.
In seguito, per le registrazioni dell'album e il tour, il batterista Bill Ward viene sostituito da Brad Wilk.
Tony pubblica il suo primo disco "ufficiale" da solista chiamato "Iommi" (2000).
Vi sono molti ospiti speciali nelle tracce dell'album come Ozzy Osbourne, Phil Anselmo, Brian May, Dave Grohl, Serj Tankian e Billy Corgan.
Nel 2004 esce il secondo "The 1996 DEP Sessions", inciso, originariamente, nel 1996 ma mai pubblicato.
Di questo lavoro esiste anche un bootleg chiamato "Eighth Star", con Dave Holland (ex Judas Priest) alla batteria.
Le parti di Holland vengono ri-registrate da Jimmy Copley.
“The 1996 DEP Sessions” vede anche la collaborazione di Glenn Hughes (voce e basso) e i tastieristi Don Airey, Geoff Nicholls e Mike Exeter.
Nel 2005 viene lanciato sul mercato "Fused". Le musiche sono composte da Iommi e il tastierista Bob Marlette mentre i testi sono di Glenn Hughes.
Alla batteria è presente il session man Kenny Aronoff.
Purtroppo problemi di salute hanno costretto il nostro a decidere di abbandonare il mondo della musica in modo definitivo a conclusione del tour di addio dei Sabbath.
Il 4 febbraio 2017 la formazione originale dei “Sabba Neri” (escluso il batterista Bill Ward), tiene il suo ultimo concerto alla Genting Arena di Birmingham, la città natale dei membri fondatori del gruppo, dove si formarono quasi cinquant'anni prima.
Lo show verrà immortalato nell'album "The End: Live in Birmingham”.
Naturalmente speriamo che il nostro si rimetta presto e che ci ripensi: il mondo ha ancora tanto bisogno dell’oscura e potente sei corde di Tony Iommi!
Noi per primi!
Tanti auguri, Maestro!
"What is this that stands before me?
Figure in black which points at me
Turn around quick, and start to run
Find out I'm the chosen one
Oh no..."
Black Sabbath - Black Sabbath