Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

Una faccia da carogna che più carogna non si può!
Pensate che Jack Kirby, dovendo creare “Darkseid”, l’invincibile arcinemico di Superman e soci, lo ha disegnato prendendo a prestito il suo volto!
Stiamo parlando, naturalmente, del sinistro JACK PALANCE, una delle più grandi leggende di Hollywood! 
Noto per i suoi ruoli di uomo sprezzante, tosto e cattivo, Jack Palance ha incarnato il male sul grande schermo con un carisma veramente unico e inimitabile.
Di origine ucraina, alto oltre un metro e novanta, pelle della faccia tirata sulle ossa, sorriso da squalo, sguardo da cobra, fisico da pugile, è stato uno dei “duri” per eccellenza del cinema, attraverso ogni genere, dal noir al dramma, dal thriller al western, dall’horror allo storico, 

Jack Palance21
Pur essendo uno degli attori più celebri ed iconici, e pur avendo interpretato una così ampia e variegata tipologia di film, è rimasto un po’ intrappolato nella sua peculiare fisicità e non ha goduto dei riconoscimenti della critica che gli sarebbero stati dovuti.
Ha sì ricevuto due nomination come Miglior attore non protagonista all'inizio della sua carriera, ma ci vorranno più di 40 anni, e un ruolo in cui fa praticamente la parodia dei suoi personaggi da duro di poche parole, per poter finalmente vincere l'ambita statuetta…
Più che un attore, Jack Palance è stato il simbolo di uno sconfinato amore per il cinema in ogni suo genere e ogni sua forma, da quello d‘autore a quello di genere, dalle grosse produzioni hollywoodiane alla più scalcagnata serie B nostrana.
Palance era un divo sui generis, cari amici dei Mutzhi Mambo, dotato di una bellezza rocciosa, crudele, enigmatica, che ne esaltava la presenza scenica, sottolineando il suo misterioso carisma.
Anche se Palance nella vita era ben diverso da come appariva nei film: in realtà era molto colto (parlava correttamente sei lingue: ucraino, inglese, russo, francese, italiano e spagnolo), amante della poesia e della pittura (lui stesso ha pubblicato libri di poesie e ha tenuto diverse personali dei suoi quadri), e davvero appassionato del suo lavoro.
Ma sullo schermo, che impersonasse un cowboy, un gangster, un soldato, o addirittura Dracula o Jack lo Squartatore, rimaneva sempre e comunque…Jack Palance!

Volodymyr Jack Palahniuk (così all’anagrafe) nasce il 18 febbraio del 1919, a Lattimer Mines, nella regione carbonifera della Pennsylvania, da una da famiglia di origine ucraina.
Suo padre, un minatore nelle cave di antracite, muore di malattia polmonare.
Jack dimostra fin da giovane una personalità sensibile incline all’arte e alla recitazione ma si trova costretto a fare il lavoraccio di suo padre, evitando però la stessa sorte.

Jack Palance1Le sue non comuni doti atletiche saranno il suo biglietto per sfuggire al destino del lavoro in miniera: grazie al football vince infatti una borsa di studio alla University of North Carolina.
Successivamente molla gli studi per tentare la carriera di pugile professionista: combattendo col nome "Jack Brazzo", vince i suoi primi 15 combattimenti, di cui 12 per knockout, prima di perdere al 4° round contro il futuro aspirante del titolo dei pesi massimi Joe Baksi, il 17 dicembre 1940.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale finisce la sua carriera di pugile: arruolato nell’Aeronautica militare come pilota di bombardieri, viene ferito in combattimento, ricevendo così la “Purple Heart”, una medaglia al valore.
Va detto però che la storia delle tremende ustioni che avrebbero segnato il suo volto così particolare, è solo una montatura pubblicitaria, come ammetterà più tardi lo stesso Palance.
Finita la guerra, riprende gli studi universitari come giornalista alla Stanford University e diviene cronista sportivo per il “San Francisco Chronicle”. 
Lavora anche per una stazione radio ma, per sbarcare il lunario, si barcamena pure in diversi mestieri come cuoco, bagnino, barista, riparatore di apparecchi radio…
Palance fa il suo debutto sul palcoscenico in "The Big Two" nel 1947, seguito immediatamente dalla parte di Stanley Kowalski nell'innovativo classico di Broadway "Un tram chiamato desiderio", alternandosi con Marlon Brando.
A seguito di ruoli teatrali in "Temporary Island" (1948), "The Vigil" (1948) e "The Silver Tassle" (1949), Palance diventa protagonista in "Darkness of Noon" e vince il “Theatre World Award” come giovane promessa. 
Questo riconoscimento lo aiuta ad assicurarsi un contratto con la 20th Century-Fox.
La storia delle ustioni facciali in seguito allo schianto e al rogo del suo aereo da bombardiere e della presunta plastica ricostruttiva funziona alla grande per creare interesse intorno al suo personaggio.
Purtroppo, questa “fama” di sfigurato lo imprigionerà in un archetipo malvagio, complice anche la sua imponente corporatura e il sorriso inquietante. 
Proprio Elia Kazan, che lo aveva diretto a Broadway, lo fa esordire sul grande schermo nel noir “Bandiera Gialla” (1950) dove interpreta un ansimante assassino.

Jack Palance22E sarà proprio da questo primo film che verrà identificato nella figura simbolica dell’uomo minaccioso, affascinante ma in uguale misura spietato e crudele; etichetta che si porterà appresso per tutti i cinquant'anni di carriera, anche se riuscirà nel tempo ad addomesticarla in forme più morbide e accettabili.
Inizialmente usa lo pseudonimo di Walter Jack Palance, e fa buon uso delle sue precedenti abilità di pugile EC della sua esperienza di guerra per il film “Okinawa” (1951), di Lewis Milestone, a fianco di Richard Widmark.
Nel 1952 ritorna al successo con “So che mi ucciderai”, di David Miller, dove è il marito omicida di Joan Crawford e si becca la prima candidatura all’Oscar, e l'anno seguente incarna in maniera perfetta il sadico bounty-killer Jack Wilson, nemesi di Alan Ladd, nel classico western “Il cavaliere della valle solitaria”, di George Stevens, dove si becca la seconda candidatura per la statuetta.
Sempre nel ’53 è l’antagonista di Robert Mitchum nel noir “Duello sulla Sierra Madre”, diretto da Rudolph Maté, di Charlton Heston nel western “La freccia insanguinata”, di Charles Marquis Warren, nel thriller “Contrabbando a Tangeri”, sempre di Warren, e interpreta Jack lo Squartatore in “Una mano nell'ombra” del regista argentino Hugo Fregonese, remake della pellicola di Alfred Hitchcock del 1926 “Il pensionante - Una storia della nebbia di Londra”.
È un cattivo da antologia anche in due kolossal storici in costume, entrambi datati 1954: “Il calice d'argento”, di Victor Saville, dove interpreta un malvagio indovino, e ne “Il re dei barbari”, di Douglas Sirk, dove presta il suo cipiglio nientemeno che ad Attila, il barbarici re degli Unni.
Si fa apprezzare in un ruolo per lui inedito nel noir “Il grande coltello” (1955), di Robert Aldrich, nella parte di un fragile attore ricattato da Rod Steiger, a fianco di una magnifica Shelley Winters, nell’avventuroso “Bacio di fuoco”, di Joseph M. Newman nel capolavoro bellico “Prima linea” (1955), di Robert Aldrich, dove ha la parte di un soldato temerario, e nel thriller “Tutto finì alle sei” (1956), di Stuart Heisler, indimenticabile nel ruolo di sicario.
Successivamente lo ammiriamo nel western “L'uomo solitario” (1957), di Henry Levin, a fianco di Anthony Perkins, nel prison movie “L'evaso di San Quintino” (1957), di Russell Rouse, in “Oltre il confine” (1958), di John Gilling, nel drammatico “Oltre ogni limite” (1959), di Roberto Gavaldón e nel bellico “Dieci secondi col diavolo” (1959), di Robert Aldrich.

Jack Palance34
Nella prima metà degli anni sessanta lo vediamo in pellicole di vario genere, che più vario non si può, e lavora parecchio nel nostro paese: “Napoleone ad Austerlitz” (1960), di Abel Gance; “Revak, lo schiavo di Cartagine” (1960), di Rudolph Maté, “Il giudizio universale” (1961), di Vittorio De Sica, “Rosmunda e Alboino” (1961), di Carlo Campogalliani, “I mongo” (1961), di André De Toth e Leopoldo Savona, “Barabba” (1961), di Richard Fleischer, “La guerra continua” (1962), di Leopoldo Savona, “Il disprezzo” (1963), di Jean-Luc Godard, “L'ultimo omicidio” (1965), di Ralph Nelson.
Lascia lo star-system per un decennio, in aperto conflitto con i metodi hollywoodiani, per dedicarsi alla tv e, nel periodo, è famoso per le interpretazioni in vari serial quali "Requiem for a Heavyweight", "The Greatest Show", "Earth", "Bronk", "Buck Rogers", "The Chisholms" e "Buffalo Girls".
Continua comunque a farsi vedere sul grande schermo con film come: “I professionisti” (1966), di Richard Brooks, “Il giardino delle torture” (1967), di Freddie Francis, “I mercenari di Macao” (1967), di Michael D. Moore (1967), “Non uccidevano mai la domenica” (1969), di Henry Levin, “Che!” (1969), biografia ammerigana del rivoluzionario argentino firmata da Richard Fleischer.
In Italia trova una seconda patria e sarà uno dei volti più presenti in produzioni spaghetti-western e poliziotteschi, con qualche puntata nella commedia sexy e nell’erotico: “Il mercenario” (1968), di Sergio Corbucci, “La legione dei dannati” (1969), di Umberto Lenzi, “Vamos a matar compañeros” (1970), di Sergio Corbucci, “Si può fare... amigo” (1972), di Maurizio Lucidi, “Tedeum” (1972), di Enzo G. Castellari, “Blu Gang e vissero per sempre felici e ammazzati” (1973), di Luigi Bazzoni, “Il richiamo del lupo” (1975), di Gianfranco Baldanello, “L'infermiera” (1975), di Nello Rossati, “Diamante Lobo” (1976), di Gianfranco Parolini, “Africa Express” (1976), di Michele Lupo, “I padroni della città” (1976), di Fernando Di Leo, “Safari Express” (1976), di Duccio Tessari, “Squadra antiscippo” (1976), di Bruno Corbucci, “Sangue di sbirro” (1976), di Alfonso Brescia, “Eva nera” (1976), di Joe D'Amato (che avrà pure una versione rimontata con inserti porno, chiaramente non interpretati dal nostro Jack…).
Scusate l’estenuante “lista della spesa” ma serve a rendere l’idea del suo impatto con la cinematografia bis italiana...
Ma Palance non lavorerà solo in Italia.
Ecco un’altra sfilza di titoli che vi faranno girare la capoccia: “Radiografia di un colpo d'oro” (1968), di Antonio Isasi-Isasmendi, “L'urlo dei giganti” (1969), di León Klimovsky, “Justine, ovvero le disavventure della virtù” (1969), di Jesús Franco, “Monty Walsh, un uomo duro a morire” (1970), di William Fraker, “Cavalieri selvaggi” (1971), di John Frankenheimer, “Chato” (1972), di Michael Winner, “I duri di Oklahoma” (1973), di Stanley Kramer, “Il buio macchiato di rosso” (1974), di Freddie Francis, “La lunga faida” (1975), di Clyde Ware, “Chicago anni '30 via col piombo” (1975), di William H. Bushnell, “Welcome to Blood City” (1977), di Peter Sasdy, “The One Man Jury” (1978), di Charles Martin, “Bushido - La spada del sole” (1979), di Greydon Clark, “Ritratto di un killer” (1979), di Allan A. Buckantz, “La spada di Hok” (1980), di Terry Marcel, “Horror - Caccia ai terrestri” (1980), di Greydon Clark, “Nel buio da soli” (1982), di Jack Sholder.
Anche nei film TV Palance si farà onore con “Dr. Jekyll and Mr. Hyde” (1968), di Charles Jarrott, “Il demone nero (Dracula-1974), di Dan Curtis, “The Godchild” (1974), di John Badham.
Nei suoi anni del crepuscolo mostra un debole per le pellicole stravaganti come dimostrano i suoi ruoli in “Batman” (1988), di Tim Burton, “Tango & Cash” (1989), di Andrej Koncalovskij, e quello, da Oscar in “Scappo dalla città - La vita, l'amore e le vacche” (1991), nel suo sequel e altri. 
Interpreta anche l’avaro Ebenezer Scrooge del “Canto di Natale” di Dickens, in un film TV assurdamente ambientato nel selvaggio west.
Palance si è sposato due volte, e tutti i suoi tre figli, Holly, Brooke e Cody (l'ultimo morto nel 1998 di cancro), si sono dilettati nella recitazione e sono apparsi accanto al loro padre in un film o l’altro.
Uomo di poche parole fuori dal set, nonostante sia un vegetariano convinto, il nostro acquista un enorme ranch dove alleva vacche da macello.
Pubblica anche dei libri di poesie ed espone i suoi quadri in diverse personali.
I suoi ultimi anni sono purtroppo funestati da drammatici problemi di salute.
Il grande Jack Palance muore il 10 novembre del 2006, all'età di 87 anni, per cause naturali nella casa di sua figlia Holly a Montecito, in California.
Chissà se anche all’inferno avranno paura del suo ghigno…
Onore a Jack Palance!

“Quando sento la parola "cultura", tiro subito fuori il libretto degli assegni.”
Jerome Prokosch/Jack Palance - Il disprezzo






Almanacco Pulp dei Mutzhi Mambo

  • Jim Sharman

    Informazioni
    12 Marzo
    L'ORRORE DÀ SPETTACOLO Ci sono registi che non sbagliano un film (o al massimo un paio...), dalla carriera perfetta, ricca, interessante.Ce ne sono altri dalla produzione altalenante e ci sono poi... Jim Sharman
  • Ron Jeremy

    Informazioni
    12 Marzo
    Chi ha detto che il Paradiso è solo per i belli?Oggi puntatona “hot”, anzi “hard”, anzi “hard & heavy” (non nel senso musicale…) col più stakanovista degli attori a luci rosse: Signore e Signori (ma... Ron Jeremy
  • Friedrich Murnau

    Informazioni
    11 Marzo
    Il più importante film dell'orrore di tutti i tempi è indubbiamente suo! Stiamo parlando, naturalmente, dell'indispensabile FRIEDRICH MURNAU, il regista di "Nosferatu", il più spaventoso, il più... Friedrich Murnau
  • Nina Hagen

    Informazioni
    11 Marzo
    DI MADRINA CE N'È UNA SOLA Venite con noi a festeggiare una grandissima artista nel giorno del suo compleanno!Portatevi dietro le droghe, portate alcol, portate la voglia di scatenarvi!Ma portatevi... Nina Hagen