Un Almanacco per stomaci forti quello odierno, cari amici dei Mutzhi Mambo: oggi si celebra CLAUDIO CALIGARI, il regista di uno dei film più disturbanti del cinema italiano!
"Amore tossico", l'epopea iperrealista dei giovani eroinomani della periferia romana, è infatti un vero pugno allo stomaco, un film che tuttora risulta insostenibile e mantiene intatta la sua carica eversiva, grazie soprattutto al realismo incredibile, trucido, senza compromessi della messa in scena e alla capacità di Calegari di cogliere e descrivere la marginalità suburbana.
Ha fatto solamente tre film, il nostro Claudio, di cui almeno due da antologia.
Come media non va malissimo...
A dispetto del suo presentarsi cosi scabro e realistico, il cinema di questo grande regista risulta tuttosommato "classico", pieno di citazioni e omaggi
Ma era anche un cinema che, pur ribadendo il suo essere “d’autore”, riusciva ad essere pienamente di “genere”, senza nel contempo perdere il senso della credibilità.
Non era un cinema raffinato, non usava trucchi, effetti speciali.
Usava gente brutta, disperata e cattiva; ma sempre meno cattiva di quella “bella”.
Era trucido, nel senso più pregnante del termine: era davvero il più trucido di tutti, senza però essere morboso in modo gratuito.
Il cinema di Caligari è sempre stato solo una cosa: vero.
E noi non possiamo far altro che ringraziarlo per la sua impietosa sincerità…
Claudio Caligari nasce ad Arona, in provincia di Novara, il 7 febbraio del 1948.
Partito come documentarista, comincia a farsi conoscere negli ambienti del cinema indipendente e di ricerca sociale, intorno alla metà degli anni settanta.
Sin dall'inizio, il suo lavoro prende spunto sia dalle problematiche delle realtà giovanili disagiate sia dall'impegno politico: dopo tutto sono gli anni del nascente Movimento del '77, che caratterizzerà uno dei periodi più drammatici e controversi della storia patria.
Nel 1976 Claudio esordisce, come autore, con "Perché droga", primo film documentario sulla tossicodipendenza in Italia, diretto da Daniele Segre e Franco Barbero e girato a Torino, nel quartiere di Mirafiori Sud, nell'inverno del 1975/76.
Contemporaneamente al suo lavoro come documentarista, verso la fine degli anni settanta, Caligari inizia a coltivare la sua passione per il cinema di fiction e per il set, provando a lavorare come aiuto regista per autori come Pier Paolo Pasolini, Marco Ferreri e Marco Bellocchio.
Nel 1977 realizza "Alice e gli altri", documentario che indaga proprio il declinare del Movimento del '77, nell'anno della sua massima esplosione.
Nel successivo biennio 1977-1978, in collaborazione con Franco Barbero, Claudia prosegue il suo impegno nel cinema di documentazione sociale realizzando altri quattro film a soggetto: "Lotte nel Belice", "La macchina da presa senza uomo", "La follia della rivoluzione" e "La parte bassa".
Quest'ultima opera, uscita nel 1978, testimonia invece quelle che sono le prime fasi del Movimento del '77, quelle che daranno il via a quella lotta che avrebbe infiammato la Milano (e non solo) di fine anni '70.
Nel 1983 esce il suo primo lungometraggio/capolavoro, "Amore tossico", di cui Caligari firma sia la sceneggiatura (in collaborazione con il sociologo Guido Blumir) sia la regia.
Ambientato tra Ostia e la periferia romana, il film racconta la radicalizzazione dell'eroina nelle borgate attraverso le vicissitudini di un gruppo di amici tossicodipendenti.
"Amore Tossico" è un vero cult, il drug-movie per eccellenza, un film come in Italia non ne sono mai stati fatti (e non solo in Italia...).
Gli attori non sono attori; sonoo persone che avevano o hanno esperienza con l’eroina.
La sua finzione è solo “filmica”, nominale: la storia, una squallida vicenda di droga e di periferia, risulta talmente verosimile (a parte il finalone un po’troppo melodrammatico) da sembrare anch'essa un documentario più che una fiction.
Paradossalmente questo capolavoro si può leggere pure come l'apice del cinema di genere italiano, il punto di non ritorno, l'ultima frontiera possibile dei poliziotteschi e dei "monnezza" vari, trasfigurati nel verismo più vero del vero del turpiloquio di periferia, delle pere, della violenza e del disagio.
Nonostante i numerosi premi vinti, "Amore Tossico" ha però svariate peripezie distributive, tanto che, all'epoca, sono ben pochi quelli che riescono a vederlo.
La sfiga non molla Caligari neanche successivamente; lavora infatti ad una serie di sceneggiature per altrettanti film che, per una serie di circostanze, non riesce comunque a realizzare.
Si tratta de "La ballata degli angeli assassini", "Dio non c'è alla Sanità" (la storia di un prete anti-camorra) e "Suicide special", una storia di scontro tra bande criminali, in una Roma notturna popolata di balordi, prostitute e travestiti.
Tocca invece attendere quindici anni per vedere il ritorno dietro la macchina da presa del regista piemontese.
È il 1998 quando esce "L'odore della notte", film ambientato tra la fine degli anni settanta e gli inizi del decennio successivo, che narra le vicende di una banda di rapinatori provenienti dall'estrema periferia romana e specializzata in colpi messi a segno nei quartieri alti della capitale.
Interpretata molto bene da Valerio Mastrandrea, Giorgio Tirabassi, Marco Giallini ed Emanuel Bevilacqua, la pellicola è tratta da un romanzo di Dido Sacchettoni, a sua volta ispirata alla storia realmente accaduta della cosiddetta “Banda dell'Arancia Meccanica”, un gruppo di rapinatori capitanati da uno sbirro dalla doppia vita che, dal 1979 al 1983, gettò nel terrore la Roma-bene.
Con questo noir non pienamente riuscito ma comunque interessante, Caligari cerca in qualche modo di riprendere il discorso avviato dal cinema poliziottesco italiano degli anni settanta, inserendoci però un po' troppe ambizioni di ricerca sociale e stilistica d'autore per risultare davvero avvincente.
Però i momenti trucidi non mancano (primo fra tutti la rapina a Little Tony) e soprattutto non manca la capacità del regista ad andare a scovare ed indagare il marcio dove c’è davvero…
Nel 2001, una ennesima delusione: il regista è in procinto di realizzare un nuovo progetto cinematografico, dal titolo "Anni rapaci", tratto dal romanzo di Luca e Piero Colaprico, che dovrebbe raccontare la storia quasi ventennale (dal 1973 fino al 1990), dell'avvento della criminalità meridionale al Nord.
Diciamo “dovrebbe” perché il film, che traeva spunto dalle confessioni di un pentito 'ndranghetista, non riesce ad essere portato a compimento e si ferma in fase di pre-produzione, nel 2002.
Ormai minato seriamente dal cancro, a febbraio del 2015, Caligari inizia le riprese di "Non essere cattivo", film scritto a sei mani con Francesca Serafini e Giordano Meacci ed interpretato da un bravissimo Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Silvia D’Amico e Roberta Mattei.
Girato ad Ostia, il film si pone come ideale continuazione e aggiornamento del suo "Amore tossico" e chiude la trilogia sulle borgate romane del regista.
Una storia di amicizia e caduta negli inferi, nella periferia della capitale degli anni '90, tra rapine, droghe sintetiche e la vita quotidiana di un gruppo di giovani allo sbando.
"Non essere cattivo", le cui riprese sono durate sei settimane, è stato fortemente sostenuto e promosso da Valerio Mastandrea, diventato amico del regista sul set de "L'odore della notte", che, per l'occasione, si è messo in gioco in prima persona, svolgendo il ruolo di produttore delegato per garantire il ritorno sul set di Caligari e addirittura mandando una lettera aperta a Scorsese (che chiaramente se n'è impippato alla grande) per chiedergli sostegno.
Malato da tempo, il 26 maggio 2015, a 67 anni, Caligari muore appena terminata la seconda fase del montaggio del suo ultimo film (verrà ultimato poi dai suoi collaboratori).
Come spesso succede ai grandi e ai più coraggiosi, Caligari ha pagato la sua voglia di non scendere a compromessi, di seguire con coerenza la sua poetica con l’ostracismo da parte di produttori e distributori.
E come spesso succede ai grandi e ai più coraggiosi, dopo la morte ecco fioccare piagnistei e rimpianti da parte di quelli che a vedere le sue opere non ci andavano manco pagati...
Ehh no!
Troppo facile così!
Onore a Claudio Caligari!
"Ho caricato la siringa a 'na fontanella, me so' preparato la robba, passava un tassì, ho chiamato er tassì, je ho fatto "portame a Ostia", je ho messo in mano un pezzo, una piotta, e ho fatto: "Aoh, portame a Ostia, portame a Ostia!". Come ha visto i soldi, via! È partito come 'na scheggia. Io me so' trovato co' 'sta spada così e dico: "Mo' che faccio, me faccio dentro ar tassì?". Ho preso e ho cominciato, ho comiciato a famme: mancava metà robba e me s'è appannato tutto... pum! Non ho capito più un cazzo! Me so' ripreso e ho visto... ho visto 'ste du' facce da cazzo grasse co' la barella che correvano verso la macchina: m'aveva portato al Sant'Eugenio! Come ho visto 'sti due, me so' guardato er braccio e ho visto che c'avevo ancora la spada infilata. Ho visto che il sangue nun s'era coagulato e... fum! Ho mandato giù tutto il resto e ho preso 'st'artra pezza. Mentre questi arrivavano io so' sceso dall'altra parte della porta e je so' sparito proprio. E li ho lasciati senza il loro cadavere di drogato. Lo sai che ho fatto, poi? So' annato alla ferrovia e me so' sdraiato co' la testa sui binari a aspetta' er treno. Poi, però, me ne so' annato..."
Cesare/Cesare Ferretti - Amore Tossico