UN BARACCONE HORROR
Uuuuh, Uuuuh, paura, paura, cari amici dei Mutzhi Mambo, che oggi è di scena l'orrore!
E "di scena" è proprio il termine adatto, quando si parla dell'orripilante ALICE COOPER, il più teatrale dei rocker!
Il rock'n'roll è sempre stato una sorta di baraccone itinerante, in cui è difficile separare lo spettacolo dalla proposta musicale: chiaramente questo discorso sembra proprio cucito addosso ad Alice Cooper che della teatralità scenica ha fatto proprio il suo marchio di fabbrica che spesso ha oscurato la sua produzione discografica.
L'horror, in tutte le sue forme, è il genere da cui il nostro ha da sempre tratto ispirazione per il suo rock, il suo look e per le sue performance.
Partito come autentico provocatore e fautore di un hard rock grezzo e venato di dadaismo e psichedelia, ad un certo punto ha tirato un po' i remi in barca, spingendo il pedale sull' (auto)ironia e sulla ricerca di un pubblico di ragazzini di bocca buona, trasformandosi in una più rassicurante maschera grottesca mentre le sue produzioni si sono sempre più avvicinate ad un patinato e innocuo metal americano per famiglie.
Discendente "modello" di una genia iniziata con Screamin' Jay Hawkins e proseguita con Screaming Lord Sutch e Arthur Brown, il nostro fu il primo esponente dello "shock rock" a prendersi sul serio.
Inutile ricordare quanti gli debbano praticamente tutto, dai Kiss a King Diamond, dai Misfits a Marylin Manson, dai Damned ai Mötley Crüe, dai Twisted Sister a Rob Zombie, senza dimenticare tutta la scena goth e black metal.
Quando Cooper irruppe sulla scena narrando malattie mentali, omicidi, torture, necrofilia e compagnia bella, il messaggio provocatore e anticonformista del rock'n'roll raggiunse un punto di non ritorno: gli eccessi visivi e tematici divennero il vero fulcro e scopo della "narrazione", la rappresentazione del male fine a sé stesso diventò l'obiettivo e non un elemento di protesta, una provocazione verso i "matusa".
La sensazione di disagio che emanavano i suoi testi faceva il paio con gli arrangiamenti crudi e violenti della sua musica e con gli show sempre più sanguinari e oltraggiosi.
Anche i Black Sabbath in Inghilterra stavano esplorando i medesimi territori, con l'attenzione però più incentrata sulle tematiche propriamente horror e sulla creazione di atmosfere plumbee e rocciose, mentre Cooper curò più l’immagine che il contenuto.
Vestito di cuoio e con gli occhi imbrattati di mascara in maniera pesante, dichiaratamente ispirato alla Bette Davis in “Che fine ha fatto Baby Jane?” per il trucco e ai costumi di Anita Pallenberg in “Barbarella”, il tutto portato con malgrazia dalla sua indiscutibile "bruttezza", Alice era la quintessenza dell'immaginario "freak", la sua "naturale" evoluzione (o meglio, distorsione).
Gli show poi, ispirati al vaudeville, ai medicine show e al Grand guignol, pieni di serpenti, scrosci di sangue, manichini, ghigliottine, sedie elettriche e camicie di forza, erano veramente uno shock per gli spettatori dell'epoca.
L'impatto eversivo durò però poco e il cantante parve destinato a far la fine quei film dell’orrore che, poco dopo la loro uscita, perdono la loro capacità di spaventare, superati da nuovi prodotti sempre più estremi.
A questo punto al nostro non rimase che una scelta: o alzare il tiro o trasformarsi nella caricatura di sé stesso, puntando tutto sul grottesco e sulla farsa.
Il suo personaggio diverrà così una sorta di "Zio Tibia" del rock, un narratore macabro capace di mostrare gli abissi dell’animo umano senza perdere ironia, passando dall’hard-rock al pop orchestrale più melenso.
Sì, musicalmente se ne può fare tranquillamente a meno, però ci rimane tanto simpatico...
Come un vecchio zio eccentrico...
Vincent Damon Furnier (così all'anagrafe) nasce a Detroit, nel Michigan, il 4 febbraio del 1948, in una famiglia di devotissimi seguaci della Chiesa di Cristo.
Anzi, è proprio figlio di un predicatore, ma cio non gli impedisce di appassionarsi alla "musica del diavolo".
Passano pochi anni e la famiglia si trasferirsce a Phoenix, in Arizona, dove Vincent frequenta la Cortez High School, nel nord della città.
Diciassettenne, mette su una band scolastica, The Earwigs, e prende parte all'annuale "talent" del liceo.
I ragazzi non sanno suonare, ma dal punto di vista scenico sono una bomba e riescono ad aggiudicarsi così il primo premio.
Il successo ottenuto spinge il nostro e i compagni a mettersi sotto a studiare musica: Furnier diventa pratico con l'armonica.
Come riferimenti ci sono essenzialmente le band d'oltreoceano come i Beatles, gli Who, gli Yardbirds, i Pink Floyd...
Dopo qualche anno Vincent fonda un'altra band, che inizialmente si chiama Spiders; dopo aver mutato il loro nome in Earwigs e poi in Nazz (nome pero già opzionato da Todd Rundgren), ed aver pubblicato 4 singoli su minuscole etichette locali, diventano ben presto gli Alice Cooper.
Sulle origini del nome, che finirà presto per identificare non solo la band ma lo stesso Vincent Furnier, divenendo di fatto suo anche legalmente, ci sono diverse versioni, piuttosto discordanti.
Per i più maniaci del torbido, la scelta sarebbe derivata da quello di una presunta strega bruciata a Salem, durante l'epoca della caccia alle streghe, verso il 1660 circa; secondo altri, che trovano conferma nelle parole dell'allora cantante del gruppo, il nome sarebbe stato scelto semplicemente perché suonava bene e offriva un bel contrasto alla loro lugubre messa in scena.
Ad ogni modo, agli inizi Alice Cooper è il nome della band e il nostro si accredita col suo vero nome e cognome, come si legge sul retro dei primi dischi incisi.
Con lui sono della partita Glen Buxton (chitarra solista), Michael Bruce (chitarra ritmica e tastiere), Dennis Dunaway (basso) e Neal Smith (batteria).
L'inizio della loro carriera discografica si deve quasi tutto a Frank Zappa, che vede subito nel giovane cantante di Detroit un personaggio bizzarro e stravagante, come garbano a lui.
Insieme al manager Shep Gordon, Zappa li mette sotto contratto con la Straight Records, la stessa che pubblica i dischi del chitarrista e compositore di origini italiane, e pubblica il primo lavoro degli Alice Cooper, "Pretties For You", datato 1969,
Il disco offre una miscellanea di folk e blues, inframmezzata da parti cacofoniche, psichedeliche e recitate, dove però già emergono gli elementi distintivi che diventeranno il marchio di fabbrica di Cooper: soprattutto testi e suoni di sapore vagamente horror, incentrati su tematiche di morte, tortura e sangue.
Dopo un secondo fallimentare album sulla stessa falsariga, dal titolo "Easy Action" (1970), la band si trasferisce da Los Angeles alla più tosta Detroit, la Motor City, dove già impazzano tipini "tranquilli" come Stooges e MC5.
Qui incontrano Bob Ezrin, giovanissimo produttore (che in seguito metterà la sua firma in album come "Berlin" di Lou Reed, "Destroyers" dei Kiss, "The Wall" dei Pink Floyd, tanto per dire...), che dopo una infuocata esibizione si innamora di loro e riesce a farli pubblicare dalla Warner Brothers.
Preceduto dal singolo "Eighteen", esce il "manifesto" dello "shock rock", "Love It Do Death" (1971), un vero e proprio spartiacque fra un'amalgama ancora acerba ed un hard rock tirato e venato di horror, una pietra miliare dopo la cui pubblicazione la musica non sarà più la stessa...
Il seguente "Killer" (1971) è l’album più elaborato della band, capace di mescolare hard-rock, glam e progressive in un unico melting nel nome della messa in scena teatrale.
L'apparato scenico dei concerti infatti comincia a riempirsi di oggetti macabri, la teatralità della band fa parlare e discutere molto; alcuni gruppi puritani americani fanno picchetti fuori dai loro concerti, contestando le loro esibizioni, così ricche di forche, maschere orripilanti e vari strumenti di tortura.
Passa un anno ed esce un altro successone, l'album "School's out" (1972), forse inferiore ai precedenti, per il tono da cabaret che lo permea, ma l'omonimo singolo diventa subito una mega hit, un inno liberatorio degli studenti americani, tanto da essere ancora oggi intonato alla fine dell'anno scolastico.
L'anno seguente ottiene pari successo anche il disco "Billion Dollar Babies", con la sua canzone-manifesto "No More Mr. Nice Guy".
Nello stesso anno la band cerca di fare il colpaccio, cavalcando l'onda del successo e pubblicando un nuovo disco, "Muscle of Love", che però si rivela un fiasco.
Questa volta Ezrin non è alla regia e si sente...
Mr. Furnier allora, si separa dal resto della band, decide di intraprende una carriera da solista e, cambiando anche i documenti si "appropria" anche legalmente, del nome Alice Cooper.
Il musicista di Detroit, grazie anche ai legami con Ezrin, sceglie il gruppo di Lou Reed per le sue prime performance da solista (i chitarristi Dick Wagner e Steve Hunter, il bassista Prakash John, il tastierista Joseph Chrowski e il batterista Penti Glan), spingendosi sempre più verso l'hard rock.
Il suo primo disco è "Welcome to My Nightmare", datato 1975, una sorta di concept album incentrato su un serial-killer, un certo Steven, di cui le tracce tratteggiano la personalità distorta: le sonorità sono pesantemente dark, con testi macabri.
Secondo molti, il suo miglior lavoro di sempre (anche se noi sinceramente preferiamo quelli della band): oltre al brano che dà il titolo al disco, ci sono altre canzoni entrate ormai a pieno titolo nella storia del rock, come "The Black Widow", "Steven" e "Only Women Bleed".
L'anno dopo incide "Alice Cooper Goes to Hell", altro lavoro molto apprezzato da pubblico e critica.
Tuttavia, da qui in poi, i problemi di Cooper con l'alcol cominciano a diventare seri.
Passa un po' di tempo in clinica, per disintossicarsi, e pubblica "From the Inside", nel 1978, raccontando proprio la sua brutta esperienza.
Dal 1980 al 1983 con dischi come "Flush the Fashion", "Special Forces", "Zipper Catches Skin" e "DaDa", il nostro non riesce a riassestarsi sui suoi livelli migliori: il sound è diventato più loffio, le sonorità sono più pop, più patinate, più orecchiabili, mentre il suo "personaggio" si trasforma sempre più in una sorta di clown, di imbonitore, perdendo progressivamente tutto il suo fascino oscuro ed inquietante.
Ma, per quanto ci provi, il suo pop rock non convince nessuno e (complice anche una nuova dipendenza, stavolta da cocaina) esce, almeno per qualche anno, dalle scene, facendo parlare di un suo ritiro.
Nel 1986 pubblica l'album "Constrictor" e l'anno successivo, a sorpresa, appare nel film di culto "Il signore del male", di John Carpenter.
Esce allora il disco "Raise Your Fist and Yell", nello stesso anno, che abbandona ogni velleità sperimentale per abbracciare un blando metal radiofonico.
"Trash", del 1989, prodotto da quel volpone di Desmond Child, si rivela il lavoro che sancisce il ritorno in grande stile del cantante di Detroit nelle zone alte della classifica.
Ospiti di spicco come Aerosmith, Jon Bon Jovi e Richie Sambora, oltre a Steve Lukather e altri, rendono il disco molto vicino alle sonorità A.O.R., come risulta evidente da brani tamarri del calibro di "Poison", "Spark In The Dark" e "Bed Of Nails".
L'album vende tantissimo e farà conoscere ad una nuova generazione di pischelli rocchettari (purtoppo in una versione alquanto edulcorata) il buon vecchio Alice, il quale ritrova il successo dopo oltre quindici anni.
Ma già nuovi musicisti rampanti come il Reverendo Marylin Manson, si affacciano al suo "mercato" con prodotti più freschi ed estremi, riducendolo ad un'icona veneranda ma ormai decisamente sorpassata.
Il nostro deluso, ricasca nella bottiglia, e pubblica solo due dischi, "Hey Stoopid" (1991) e "The Last Temptation (1994), non certo eccelsi.
Intanto, coltiva la sua passione per il cinema, e prende parte a film di successo come "Nightmare 6: la fine", nel 1991, e "Fusi di Testa", del 1992.
"A Fistful of Alice" (1997), è un lavoro discografico che ospita musicisti come Slash, Sammy Hagar e Rob Zombie, mentre macabro come ai vecchi tempi è il disco "Brutal planet", del 2000, cui segue l'anno dopo "Dragontown": i due album completano la cupa trilogia nata nel 1994, col citato "The Last Temptation".
Nel frattempo si pente e si ricorda delle sue origini, abbracciando anima e cuore il Cristianesimo Rinato ma non per questo smette di far musica (anche se un po' con Gesù la mena...).
"The Eyes of Alice Cooper" esce nel 2003 e finalmente il nostro si spoglia della patinatura offrendo un vigoroso rock'n'roll vicino al garag; anche il successivo "Dirty Diamonds" del 2005, come dice il titolo, è bello grezzo.
Tre anni dopo torna con "Along Came a Spider", un concept album che racconta la storia di un serial killer ossessionato dai ragni.
Nel 2010, pubblica l'album dal vivo "Theatre of Death", mentre, nel 2011, richiama il produttore Bob Ezrin per dare alla luce "Welcome To My Nightmare 2", stanco sequel del suo capolavoro.
Recita poi nel pessimo adattamento di "Dark Shadows" di Tim Burton, interpretando se stesso al fianco di Helena Bonham Carter, Johnny Depp e Michelle Pfeiffer.
Torna in tournée nel 2014, ad aprire le date dell'ultimo tour dei Mötley Crüe, e l'anno successivo fonda un supergruppo chiamato Hollywood Vampires, con Johnny Depp e Joe Perry con cui pubblica un album di cover.
Si riunisce di nuovo con Ezrin per "Paranormal" (2017), con ospitate di Billy Gibbons degli ZZ Top, Roger Glover dei Deep Purple e Larry Mullen degli U2, insieme ai membri originali della band Smith, Dunaway e Bruce.
Nell'agosto 2018, Cooper pubblica "A Paranormal Evening at The Olympia Paris", un album dal vivo tratto dal suo tour europeo a supporto dell'album "Paranormal".
Un EP del 2019, "Breadcrumbs", vede il nostro rendere omaggio alla sua città natale di Detroit con canzoni scritte dai suoi primi eroi del garage rock.
Insomma, se volete uno shock, ormai ad Alice non dovete più rivolgervi ma se volete divertirvi basta mettere sul piatto qualche suo vecchio disco o andarvene a vederlo in concerto: il buon Cooper, siamo sicuri che non vi farà rimpiangere il prezzo del biglietto...
Tanti auguri, Alice Cooper!
"Well we got no choice
All the girls and boys
Makin' all that noise
'Cause they found new toys
Well we can't salute ya can't find a flag
If that don't suit ya that's a drag
School's out for summer
School's out forever
School's been blown to pieces..."
Alice Cooper - School's Out