Il mostro più mostro dei mostri!
Oggi, cari amici dei Mutzhi Mambo, siamo orgogliosi di omaggiare, nell’anniversario della sua scomparsa, il più grande attore horror di sempre, colui che, nelle creature più mostruose, ci ha messo letteralmente la faccia.
Nessun nome evoca come quello di Boris Karloff il cinema del terrore.
La Creatura di Frankenstein, la Mummia, Fu Manchu, il Vampiro, sue sono solo alcune delle sue più celebri maschere nei film classici “de paura”.
Già basta invocare "Boris Karloff" per evocare un mondo gotico, romantico, dove i mostri erano in rigoroso bianco e nero e il Bene, alla fine trionfava.
Karloff fu uno degli attori più celebri e acclamati del cinema classico hollywoodiano, un interprete che ha dato al cinema dell’orrore una reale dignità popolare.
Divenne, insieme a Lon Chaney, Bela Lugosi, Christopher Lee, Vincent Price e pochi altri, una vera icona del genere horror, capace, con la sola forza del suo nome sulle locandine, di richiamare un intero repertorio iconografico e narrativo, al di là della “creatura” di Frankenstein, che aveva interpretato nel 1931 in “Frankenstein” di James Whale.
Il successo ottenuto con questo film fu comunque tale da consentirgli di assumere un ruolo di mattatore nell'ambito del cinema dell'orrore, dove fu puntualmente chiamato a dar corpo a figure malvagie o demoniache.
Pur essendo tanto popolare, Karloff mantenne sempre, nel corso della sua carriera, un'ammirevole modestia e un'invidiabile consapevolezza dei propri limiti.
Infatti a dispetto dei personaggi negativi e dei ruoli macabri che l'hanno reso immortale, nella realtà Karloff era un uomo estremamente timido quanto gentile e sensibile, con una grande passione per le favole e la letteratura per l'infanzia.
Ha inciso pure un disco in cui leggeva le fiabe di Andersen e su tale argomento partecipò come concorrente ad un telequiz, vincendo parecchie sterline.
William Henry Pratt (così all’anagrafe) nasce a Londra, il 23 novembre del 1887.
Ottavo figlio di un funzionario delle ambasciate, rimasto orfano in tenera età, mostra sin da giovane una spiccata predisposizione per la recitazione, anche se la famiglia lo vuole indirizzato alla carriera diplomatica
Nel 1909, terminati gli studi, si trasferisce in Canada, dove, assunto il nome d'arte con cui sarebbe divenuto famoso riprendendo il cognome di un ramo della famiglia materna, inizia a lavorare come attore in compagnie teatrali itineranti.
A partire dal 1915 prosegue la medesima attività negli Stati Uniti, fino a quando, approdato a Los Angeles durante una tournée, non decide di dedicarsi al cinema.
Gli anni Venti sono segnati da un'infinita serie di ruoli anonimi, mentre la sua stella comincia a brillare con l'avvento del sonoro.
L'anno magico è il 1931: prima si fa notare nel ruolo di un galeotto in “Codice penale” di Howard Hawks e in quello di un giornalista corrotto in “Five star final”, film diretto da Mervyn LeRoy, poi viene scelto da Whale come protagonista di “Frankenstein”, nella parte della Creatura, che originariamente doveva essere assegnata a Bela Lugosi.
Lugosi però non vuole essere sottoposto alla tortura del pesantissimo trucco e rinuncia alla parte, quindi il regista opta per Karloff, facendo la sua fortuna.
A partire da questo momento il suo itinerario di attore può essere sostanzialmente diviso in due parti.
La prima, che va dagli anni Trenta, il suo periodo d'oro, che coincide anche con il momento di massima popolarità dell'horror, alla metà degli anni Quaranta, è segnata dalla celebrità raggiunta con il film di Whale, cui seguirono una serie di personaggi contraddistinti da un'aggressività repressa, trattenuta, incanalata sui binari di una follia silenziosa, crudele, tanto più tremenda e letale quanto meno tangibile e manifesta.
A quest'ambito appartengono, le figure del sacerdote egizio Imhotep in “La Mummia” (1932) di Karl Freund, del perfido dottor Fu Manchu in “La Maschera di Fu Manchu” (1932) di Charles Brabin e King Vidor e dell'architetto Poelzig in “The black cat” (1934) di Edgar G. Ulmer.
Karloff inoltre ripropone la figura di Frankenstein altre due volte, nel cultissimo “La Moglie di Frankenstein” (1935) ancora diretto da Whale, e “Il Figlio di Frankenstein” (1939) di Rowland V. Lee.
Ma talvolta si cimenta anche con il personaggio dello scienziato pazzo, indotto dalla propria sete di conoscenza a compiere esperimenti illegittimi e pericolosi, come in “Frankenstein 1970” (1958), di Howard W. Koch.
Karloff approda quindi alla RKO, dove per Val Lewton, geniale figura di produttore-sceneggiatore, interpreta, tra il 1944 e il 1946, tre film che segnano probabilmente l'apice nella sua carriera di attore.
Alle prese con ruoli e situazioni in cui per una volta è assente l'elemento soprannaturale, esprime mirabilmente la reale faccia del male umano, che si traduce nella natura mefistofelica e sordida di un cocchiere che rimuove i cadaveri dalle tombe in “La iena ‒ L'uomo di mezzanotte” (1945) di Robert Wise, o nella follia di un generale greco preda di superstizioni e coinvolto in una storia di vampiri ne “Il vampiro dell'isola” (1945), di Mark Robson, oppure nel torvo sadismo del direttore di un manicomio criminale in “Manicomio” (1946), di Mark Robson.
Al di fuori del genere macabro, costruì alcune forti caratterizzazioni: nel 1932 è nel cast dello splendido crime “Scarface - Lo sfregiato”, di Howard Hawks e Richard Rosson, o interpreta un soldato britannico in “La pattuglia sperduta” (1934) di John Ford, o il detective orientale Mr. Wong in una serie di film nel periodo 1938-1939, nonché in un episodio della serie di film del detective Charlie Chan, “Il pugnale scomparso” (1936).
La seconda parte della sua carriera, in cui praticamente ripropone i suoi cliché, trova un'espressione emblematica nell'interpretazione teatrale di Capitan Uncino, in un allestimento scenico di “Peter Pan” che, nella primavera del 1950, ottiene un clamoroso successo a Broadway.
Da allora, Karloff gioca con grande scaltrezza e ironia sulla componente mostruosa e malefica che, in virtù dei ruoli interpretati nei due decenni precedenti, viene irrimediabilmente associata alla sua figura.
Da qui la sua presenza in diverse parodie del genere horror: nei primi anni Cinquanta, in due film con Bud Abbott e Lou Costello, “Gianni e Pinotto e l'assassino misterioso” (1949), di Charles T. Barton, e “Gianni e Pinotto contro il dr. Jekyll” (1954), di Charles Lamont); e negli anni Sessanta, ne “maghi del terrore” (1963) di Roger Corman, e ne “Il clan del terrore” (1964), di Jacques Tourneur, in cui recita accanto ad altri due mostri sacri del cinema gotico, Peter Lorre e Vincent Price.
Ma sono tantissimi gli horror in cui partecipa, che testimoniano quanto fosse a suo agio come “campione” della serie B: “Sabaka il demone del fuoco” (1954), di Frank Ferrin (1954), “L'isola stregata degli zombies” (1957), di Reginald Le Borg, “Lo strangolatore folle” (1958), di Robert Day, “La vergine di cera” (1963), di Roger Corman, “Il castello delle donne maledette” (1966), di Don Weis, “Il killer di Satana” (1967), di Michael Reeves, “Settore tortura” (1968), di Jack Hill e Juan Ibáñez, “La ballata della morte” (1968), di Jack Hill e Juan Ibáñez, “Black Horror - Le messe nere” (1968), di Vernon Sewell (1968), “Gli adoratori della morte” (1971), di Jack Hill e Juan Ibáñez.
Dite la verità: non sono pura poesia questi titoli?
Sulla stessa falsariga lavora per la televisione, accettando nel 1960, di presentare, nello stile di Alfred Hitchcock in “Alfred Hitchcock presenta”, i diversi episodi di una serie intitolata “Thriller”.
Lavora occasionalmente anche in Italia nel modesto “Il mostro dell'isola” (1954), di Roberto Bianchi Montero, ed in uno dei capolavori di Mario Bava, il film a episodi “I tre volti della paura” del 1962, nel quale da un'interpretazione magistrale di un vampiro nell'episodio "I Wurdalak" e fa la parte del "narratore" all'inizio del film e nel finale.
In uno dei sui ultimi film, “Bersagli” (1968), dell'allora esordiente Peter Bogdanovich, Karloff interpreta praticamente sé stesso, vestendo i panni di Byron Orlok, un vecchio attore di film horror, chiudendo in maniera esemplare questa stagione della sua carriera, tutta all'insegna di una forte consapevolezza del proprio ruolo all'interno dell'industria hollywoodiana.
La sua ultima apparizione è nel terribile “Alien Terror” (1971), di Juan Ibáñez.
Il grande Boris Karloff muore a Midhurst, il 2 febbraio del 1969; il suo corpo viene cremato e le sue ceneri sparse nel giardino delle rimembranze di Guildford, nel Surrey.
Il re dei mostri scompare cosi, senza lasciare traccia ma i mostri, quelli veri, reali, cattivi sul serio, rimangono fra noi.
Indisturbati…
“Guardate, si sta muovendo! Si sta muovendo! Guardate! È... è vivo! È vivo! È vivo! È vivo! È vivo! È vivo! È vivo! È vivo! È vivo!”
Dr. Henry Frankenstein/Colin Clive – Frankenstein