Quando sullo schermo appare GENE HACKMAN, cari amici dei Mutzhi Mambo, non ce n'è per nessuno!
Pochi attori hanno dimostrato un carisma, una versatilità e una bravura pari a Gene Hackman, pochi sono risultati più credibili di lui in qualsiasi ruolo, anche se noi lo preferiamo quando fa il duro o la carogna.
Perché Hackman è “vero” sullo schermo, qualsiasi parte faccia!
Ha vestito infatti, fin dagli anni sessanta, i panni del cattivo per antonomasia, dando vita a personaggi corrotti, spietati, amorali, connotandoli con cinico sarcasmo: lo sguardo forte, incisivo ma che sa al tempo stesso diventare ironico, ha esaltato la sua capacità di impersonare uomini burberi, spicci e realistici.
Anche se il film che interpreta non è granché (e ce ne sono stati...), state sicuri che Hackman la sua porca figura la farà sempre, risulterà sempre e comunque il più bravo, una spanna sopra a tutti!
Anzi, sua sola presenza, impreziosisce la pellicola, dandole un senso e un motivo per vederla.
Perché Hackman vale sempre e comunque il prezzo del biglietto!
Con la sua faccia vissuta ha davvero segnato la storia del cinema, dimostrando a tutti che si può essere fighi senza per forza essere belli...
Eugene Allen Hackman nasce a San Bernardino, il 30 gennaio del 1930. La sua famiglia si sposta da un posto all'altro fino a giungere a Danville nell'Illinois, dove vive nella casa della nonna materna.
I suoi genitori divorziano quando Gene ha 13 anni.
A 16 anni entra nei Marines, dove si presta come radio-operatore per tre anni; si trasfesce quindi a New York, occupandosi in diversi lavoretti, prima di frequentare l'Università dell'Illinois.
All'età di 26 anni, Gene Hackman decide di diventare attore, quindi si iscrive alla Playhouse di Pasadena, in California.
Nello stesso periodo si sposa con Faye Maltese, da cui avrà tre figli: Christopher Allen, Elizabeth Jean e Leslie Anne Hackman.
Divorzieranno nel 1986 dopo tre decenni di matrimonio.
Il suo esordio sul grande schermo arriva agli inizi degli anni sessanta in alcuni musical, come "Ride with Terror" del 1962, i quali gli aprono la strada nel cinema.
Lo stesso anno però lo colpisce una vera tragedia: muore sua madre perché si addormenta con la sigaretta accesa e il letto su cui fumava prende fuoco.
Il suo primo ruolo accreditato è nel 1964 in "Lilith - La dea dell'amore", di Robert Rossen, con Warren Beatty nel ruolo di protagonista, mentre due anni dopo prende parte in "Hawaii", di George Roy Hill, con Julie Andrews e Max Von Sydow.
Per un altro film, sempre da co-protagonista, il bel "Gangster Story" di Arthur Penn, (1967), Hackman ottiene la sua prima nomination agli Oscar e ai Golden Globe come attore non protagonista.
Lo stesso anno lo si vede nel guerrafondaio "Non c'è posto per i vigliacchi", di Christian Nyby, e nell'interessante western a sfondo processuale "L'uomo che uccise il suo carnefice", di Lamont Johnson.
Nei due anni successivi, fino al 1969, seguono altre interpretazioni soprattutto da co-protagonista, come l'ottimo heist movie "I sei della grande rapina" (1968), di Gordon Flemyng, basato sul romanzo del 1966 "Parker, il rischio è la mia droga", del grande Donald E. Westlake; il prison movie "La rivolta" (1969), di Buzz Kulik, insieme a Burt Lancaster; e il futuribile "Abbandonati nello spazio", di John Sturges, con protagonista Gregory Peck.
Nel 1970 viene ancora candidato agli Oscar, sempre come attore non protagonista, per il dramma familiare "Anello di sangue", di Gilbert Cates.
L'anno successivo è fra gli interpreti del violentissimo western "Il giorno dei lunghi fucili", di Don Medford e ottiene la fama internazionale con la sua interpretazione del investigatore dai modi spicci Popeye Doyle nel capolavoro di William Friedkin, "Il braccio violento della legge", dove recita insieme a Roy Scheider; grazie al film ottiene finalmente l'Oscar come miglior attore protagonista.
Seguirono, tra gli altri, "Per 100 chili di droga" (1972), di Bill L. Norton, con Kris Kristofferson; il thriller "Arma da taglio" (1972), di Michael Ritchie, interpretato in coppia con Lee Marvin; il drammaticissimo "Lo spaventapasseri" (1973), diretto da Jerry Schatzberg, con Al Pacino; e, col ruolo di protagonista, l'angosciante film di spionaggio "La conversazione" (1974) di Francis Ford Coppola, dove regala un'altra delle interpretazioni più ricordate del suo repertorio, quella dell'investigatore Harry Caul.
Il 1974 è anche l'anno in cui si cimenta in uno dei suoi ruoli più comici con un cameo in "Frankenstein Junior" per la regia di Mel Brooks.
Hackman, irriconoscibile, interpreta l'eremita cieco Abelardo che incontra la creatura interpretata da Peter Boyle: la scena è memorabile con la gag della minestra bollente versata sul povero mostro.
L'anno successivo è nella commedia ambientata durante il proibizionismo "In tre sul Lucky Lady", di Stanley Donen; nel cupo poliziesco "Bersaglio di notte", di Arthur Penn; e riprende il ruolo di Popeye Doyle nell'ottimo sequel "Il braccio violento della legge 2", di John Frankenheimer, in cui lo vediamo alle prese con la dipendenza dall’eroina.
Verso la fine degli anni settanta interpreta il thriller "Il principio del domino: la vita in gioco" (1977), di Stanley Kramer; compare in un cameo nel cult bellico "Quell'ultimo ponte" (1977), mentre l'anno successivo viene scelto per interpretare il villain Lex Luthor in "Superman", di Richard Donner, dove recitano anche Christopher Reeve e Marlon Brando.
Riprende il ruolo nel seguito "Superman II" nel 1980.
Numerosi sono i progetti a cui Hackman prefesce rinunciare: rifiuta la parte di Randle McMunrphy in "Qualcuno volò sul nido del cuculo" andata poi a Jack Nicholson, quella di Ron Neary in "Incontri ravvicinati del terzo tipo" (1977) affidata a Richard Dreyfuss, quella dello sceriffo Teasle in "Rambo" (1982) assegnata poi a Brian Dennehy.
Nel 1983 partecipa al bel film di denuncia sulla dittatura somozista "Sotto tiro", di Roger Spottiswoode, con Nick Nolte e Ed Harris e al revisionista "Fratelli nella notte", di Ted Kotcheff, su un gruppo di militari che va a liberare i prigionieri americani in Vietnam.
Dopo alcuni flop commerciali come lo spionistico "Target - Scuola omicidi" (1985), di Arthur Penn, e il dramma politico "Power - Potere" (1986), di Sidney Lumet, ottiene grande successo con il buon thriller "Senza via di scampo" (1987), di Roger Donaldson, co-interpretato insieme a Kevin Costner: nello stesso anno torna a interpretare Lex Luthor in "Superman IV", e accetta di prendere parte al film psicologico "Un'altra donna" di Woody Allen (una palla mostruosa...).
Nel 1989 dà un'altra delle migliori interpretazioni della sua carriera in "Mississippi Burning - Le radici dell'odio", di Alan Parker, dove interpreta il ruvido agente federale Rupert Anderson, accanto al bravissimo Willem Dafoe.
Il film diviene uno strepitoso successo, e Hackman vince l'Orso d'argento a Berlino come miglior attore, oltre ad ottenere la quarta nomination agli Oscar.
Dello stesso anno il thriller "Uccidete la colomba bianca" di Andrew Davis, interpretato da Joanna Cassidy e Tommy Lee Jones.
Nel 1990 Hackman viene sottoposto ad un intervento al cuore: questo problema di salute lo tiene per un po' fuori dal grande schermo, tuttavia trova tempo per un ruolo nel thriller "Rischio totale", di Peter Hyams, remake del classico di Richard Fleischer "Le jene di Chicago", mentre l'anno dopo rifiuta di dirigere e interpretare "Il silenzio degli innocenti".
Nel 1991 si risposa con Betsy Arakawa.
Nel 1992 è lo spietato e sadico sceriffo Bill Daggett nel capolavoro "Gli spietati", violento e cupissimo western crepuscolare diretto dall'amico Clint Eastwood e interpretato insieme a un altro grande amico, Morgan Freeman.
Con questo ruolo guadagna un secondo Premio Oscar come attore non protagonista, oltre a ricevere numerosi altri premi internazionali.
Lavora poi con Tom Cruise ne "Il socio", di Sydney Pollack (1993), e nei western classicisti "Geronimo", di Walter Hill (1993) e "Wyatt Earp", di Lawrence Kasdan (1994), e in quello visionario "Pronti a morire" (1995) di Sam Raimi, con Sharon Stone e Leonardo Di Caprio.
Lo stesso anno interpreta il comandante di un sommergibile nucleare nel serratissimo "Allarme rosso", con Denzel Washington, per la regia di Tony Scott (ma i dialoghi sono di Tarantino); e il produttore di B-movie Harry Zimm nella commedia pulp "Get Shorty", di Barry Sonnenfeld, tratta da un romanzo di Elmore Leonard.
Nel 1996 partecipa a "Piume di struzzo", diretto da Mike Nichols, inutile remake del celebre "Il vizietto" (1978) di Edouard Molinaro, col nostro Ugo Tognazzi; al thriller ospedaliero "Extreme Measures - Soluzioni estreme", tratto da un romanzo di Michael Palmer e diretto da Michael Apted; ed al legal "L'ultimo appello", di James Foley, con Chris O'Donnell e Faye Dunaway.
Nel 1997 lavora di nuovo al fianco di Clint Eastwood nel bel giallo "Potere assoluto", dove interpreta un cinico presidente degli Stati Uniti d'America.
È protagonista, insieme a (aaarggh) Will Smith dell'avvincente "Nemico pubblico", film del 1998 sempre di Tony Scott, dove, per certi versi, riprende, quasi 25 anni dopo, il suo personaggio de "La conversazione".
Sul finire degli anni novanta prende parte anche al noir "Twilight" (1998) insieme a Paul Newman, e "Under Suspicion" (2000) di Robert Benton, al fianco di Morgan Freeman.
Nel 2001 è nel cast del bel caper movie "Il colpo", di David Mamet, e nella stralunata commedia "I Tenenbaum", di Wes Anderson.
Recita insieme a John Cusack, Rachel Weisz e Dustin Hoffman in "La giuria", dove interpreta il subdolo manovratore di giurie Rankin Fitch.
Nel 2003 gli viene assegnato un Golden Globe alla carriera in merito agli oltre 40 anni di contributo all'industria cinematografica.
L'anno seguente affianca Ray Romano nella melensacommedia "Due candidati per una poltrona", che purtroppo rimane il suo ultimo film.
Purtroppo perché il grande Gene nel 2008 annuncia la sua volontà di abbandonare la carriera di attore.
In compenso il nostro si dedica alla narrativa, impegno meno gravoso che stare sul set: insieme all'archeologo sottomarino Daniel Lenihan, Hackman ha scritto tre romanzi storici: “Wake of the Perdido Star” (1999), un'avventura ambientata in mare nel XIX secolo; “Justice for None” (2004), che ruota intorno ad un omicidio nell'era della Grande Depressione; e “Escape from Andersonville” (2008), su di una evasione durante la guerra civile americana.
Il suo primo libro scritto totalmente da sé, è una storia di amore e vendetta ambientata nel Vecchio West dal titolo “Payback at Morning Peak”, pubblicato nel 2011.
Nel 2013 esce quello che per ora rimane il suo ultimo romanzo, il thriller poliziesco, “Pursuit”.
Sperando che ci ripensi e torni in pista, almeno per un ultimo grande colpo, gli auguriamo di cuore un meraviglioso compleanno.
Tanti auguri, Gene Hackman!
Nota a margine: A proposito di piste, Gene Hackman è pure un grande appassionato di corse automobilistiche (come lo furono Paul Newman e Steve MacQueen). Hackman ha gareggiato nelle competizioni dello “Sports Car Club of America” alla guida di una Ford alla fine degli anni settanta. Nel 1983 ha guidato una Dan Gurney del Team Toyota nella “24 ore di Daytona”. Ha anche vinto la “Celebrity Race” del Grand Prix di Long Beach.
"Ti avverto, Bob, che se ti rivedo sparo per primo e poi invoco la legittima difesa."
Little Bill Daggett/Gene Hackman - Gli Spietati