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UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

Ci sono registi che pur facendo cazzate hanno cambiato il mondo.
In realtà non sono molti, perché si sa, le cazzate di solito rimangono lì, vengono prodotte con due soldi e la speranza che se le vadano a vedere in tanti (o almeno abbastanza da riprendere quei due soldi) mentre di solito, sono pochi quelli che vanno davvero al cinema per guardarle.
Le cazzate puzzano di cazzata lontano un miglio...
Se hanno culo, a posteriori (scusate il gioco di parole…), questi film infami diventano cult movie e fanno la gioia di qualche topo da cineteca che li “ri-scopre”…
Di sicuro, uno dei pochi che invece ha fatto cazzate “importanti”, cioè culturalmente fondamentali e socialmente impattanti (pur rimanendo cazzate, è chiaro…), è il simpatico JACK HILL, il “re” dell’exploitation!
Jack Hill è uno che è riuscito a fare di necessità virtù, ad avvantaggiarsi dell’unico pregio che esiste nelle produzioni low – budget: la maggiore libertà creativa!

Jack Hill22
Non parliamo dei film “d’autore”, sperimentali, per il circuito intellettuale, quelli per cui la povertà della messa in scena non costituisce un particolare limite; qui parliamo dei veri e propri B-movie, quelli dove il regista doveva portare a casa il massimo spendendo il minimo!
Ma rispetto alle grosse produzioni, i film exploitation erano meno “sorvegliati” e i registi avevano le mani più libere (sempre nei limiti imposti dai soldi e dalla censura) per “osare” un tantino di più rispetto ai loro colleghi mainstream.
Intendiamoci: alla maggior parte dei mestieranti che confezionavano ‘sta roba, non gliene batteva una beata minchia di tale libertà creativa e cercavano unicamente di portare a casa la pagnotta con dei lavori (se andava bene) decenti, ma qualcuno ci credeva davvero di poter “dire” qualcosa con le sue pellicole!
Qualcuno come il nostro Jack, che grazie al successo dei suoi film blacksploitation, è riuscito a mettere in discussione i tradizionali ruoli di genere e il razzismo imperante a Hollywood.
La sua musa, Pam Grier, pur sfoggiando il suo leggendario, debordante “balcone”, ha incarnato un nuovo tipo di eroina, assolutamente inedito per l’epoca: una femmina dura, piena di risorse e pure politicamente impegnata.
Una protagonista finalmente bella tosta (o bella “e” tosta), molto prima che Sigourney Weaver facesse “Alien” o Jodie Foster “Il silenzio degli innocenti”.
Il fatto che fosse pure nera ha reso il tutto ancora più strabiliante per il pubblico degli anni '70!
Oltretutto, il nostro Hill si è pure sforzato di mettere su una troupe di neri, cosa che all’epoca, dopo la fine dei “race movie”, non esisteva più, “creando” praticamente dal nulla delle maestranze specializzate che prima erano appannaggio dei soli bianchi.
Ma pur avendo cambiato il modo in cui Hollywood considerava le donne, pur arrivando primo al botteghino, a Jack non verrà mai concesso di venire considerato un regista di serie A. 
Agli Studios in fondo non importava un cazzo dei “film da negri”…

Jack Hill28Per fortuna Hill, in questi ultimi anni, si è preso una bella rivincita morale, vedendo le sue pellicole, all’epoca così bistrattate ed emarginate, diventare sempre più celebri dei tanti, mediocri, film mainstream che, magari lì per lì hanno pure incassato di più ed hanno ricevuto maggiore attenzione ma ora non se li fila nessuno…
Ma non vorremmo che prendeste questo post come “politico”: scanso equivoci, ribadiamo che Jack Hill è uno dei più grandi registi exploitation di sempre e può vantare perle come “Spider Baby”, “Coffy”, “Foxy Brown” e “Switchblade Sisters”!
Per quanto in modo goffo e kitsch, a suo modo è stato davvero un “maestro” di cazzate, un innovatore di generi fetenti come l’horror, il crime e il sexy che registi come Joe Dante e Quentin Tarantino citano a più riprese come una delle loro maggiori influenze.
Non a torto…

Jack Hill nasce a Los Angeles, in California, il 28 gennaio del 1933.
Sua madre è un'insegnante di musica, mentre suo padre lavora come scenografo e art director per la First National Pictures e la Warner Bros., su film come “The Jazz Singer” e “Capitan Blood”, e, come architetto, progetta il centro “Sleeping Beauty Castle” a Disneyland in California. 
Il giovane Hill, prima di iscriversi all’università, suona in un gruppo rock’n’roll; frequenta poi l’UCLA, la prestigiosa (e all’epoca, culla di futuri hippies) università pubblica della California, per un paio di anni, prima di mollare per sposarsi e poi tornare per conseguire una laurea in musica. 
Mentre è ancora studente, suona in un'orchestra sinfonica che registra le colonne sonore del “Dottor Zivago” e i “Fratelli Karamazov”, e organizza musica per spettacoli di burlesque; attraverso questo lavoro conosce il comico conto-corrente Lenny Bruce, la cui figlia Kitty Bruce reciterà nel film di Hill del 1975, “Switchblade Sisters”.
Prosegue gli studi post-laurea presso la UCLA Film School, dove professore è l'ex regista Dorothy Arzner che incoraggia Hill e il suo compagno di classe e amico Francis Ford Coppola a proseguire la carriera cinematografica.
Jack lavora come cameraman, come registratore di suoni (incluso nel cortometraggio studentesco di Coppola “Ayamonn the Terrible”) e come editor di film per studenti.
Il suo corto “The Host” (1960) viene interpretato Sid Haig, allora studente di recitazione presso la Pasadena Playhouse e futuro attore di culto per Rob Zombie: sarà la prima di diverse collaborazioni fra i due.
Hill lascia l'UCLA poco prima di laurearsi e partecipa con l'amico Francis Ford Coppola a una serie di rimontaggi di pellicole europee, quindi entra a far parte della factory di Roger Corman, lavorando come assistente di produzione. 
Tra le altre cose supervisiona il montaggio finale di “Terrore alla tredicesima ora”, diretto da Coppola.
Hill esordisce nella regia di un lungometraggio nel 1964, dirigendo “Spider Baby”, un horror girato in 12 giorni con un budget di 65.000 dollari: verrà però distribuito nelle sale americane solo quattro anni dopo, per problemi con la produzione.
Interpretato da uno spaesato (strafatto?) Lon Chaney Jr., grande stella del cinema dell’orrore ormai in declino, e dall’inquietante Sid Haig, il film è l’antesignano di tante produzioni successive a base di famiglie cannibali e deviate.
Ricco di un humour nero che più nero non si può, sul genere Famiglia Addams, si segnala però per l’atmosfera malata e per momenti genuinamente paurosi, anche se la violenza rimane sempre sullo sfondo e non viene mai mostrata in modo esplicito.

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In America è diventato un vero cult, tanto da venire spesso riproiettato e da dare lo spunto ad un musical omonimo.
Il secondo film di Hill è “Blood Bath” (1966), un horror diretto assieme a Stephanie Rothman, forse la produzione più travagliata tra le centinaia distribuite da Roger Corman. 
Inizialmente doveva essere un thriller iugoslavo di spionaggio co-finanziato da Corman, che ritiene poi il prodotto finale non pubblicabile (e se non è pubblicabile per Corman, aiuto!); viene successivamente interpolato con numerose sequenze orrorifiche, girate e montate in pellicola, prima da Jack Hill nel 1964, poi da Stephanie Rothman nel 1966.
Corman alla fine approva la versione di Rothman e il film viene finalmente (?) distribuito.
“Pit Stop”, uscito nel 1969 e girato sulla scia del successo di “Grand Prix” di Frankheneimer, narra le vicende d'uno scapestrato giovane pilota nella cornice di corse estreme.
Anch’esso si è guadagnato la fama di cult, grazie al bel bianco e nero della fotografia (scelta non tanto “artistica” quanto economica…) e alla spettacolare ripresa degli incidenti dal vivo. 
In seguito il regista dirige insieme al messicano Juan Ibañez quattro horror a bassissimo costo interpretati da Boris Karloff, altra stella del cinema “de paura” malata ed ormai al tramonto 
Si tratta del delirante “Settore Tortura” (1968), dove Karloff interpreta un anziano professore che guida una spedizione per riportare dal fondo della terra un entità millenaria simile a una roccia che si rivelerà molto pericolosa; del gotico “La Ballata della Morte” (1968), in cui Boris Karloff ha la parte di un compositore pazzo, i cui eredi finiscono ammazzati uno per uno nella sua vecchia casa, che pullula di trappole assassine, accompagnati nell'aldilà da una musica per organo composta ad hoc; del trashissimo “Alien Terror” (1971), in cui Karloff è uno scienziato che ha appena inventato un raggio nucleare di enorme potenza distruttiva ma nello spazio qualcuno se ne accorge e scende sulla Terra con un ridicolo disco volante per distruggerlo, grazie ad un serial killer che viene impossessato dall’entità extraterrestre (sì, non stiamo scherzando, la trama è davvero questa!); del voodoo movie “ Gli adoratori della Morte” (1971), ambientato nell'isola di Coibai dove prolifica il culto del serpente e agli indigeni spetta il ruolo di vittime sacrificali, destinate, tramite veleno, ad essere poi zombificate con i riti eseguiti dallo stregone Damballah, interpretato dal sempre più malmesso Karloff.
Povero Boris: che fine carriera indegna!
Nel 1970, Hill dirige il sexy “Sesso a domicilio”, che però abbandona perché secondo lui sta diventando praticamente un porno.
L'anno dopo è la volta del fondamentale “Sesso in gabbia” (1971), un women in prison girato nelle Filippine, interpretato da Pam Grier, che inizia così la sua lunga collaborazione con il regista, e il fido Sid Haig. 
Il film codifica le regole di questo famigerato genere ed è un gran successo di pubblico. 
Hill decide così di girare un seguito, “The Big Bird Cage”, con più liberta creativa e molta più ironia ma ottiene meno successo del precedente: dopotutto, lo spettatore che ama un filone così misogino, vuole morbosità, violenza, sadismo e tette nude, non certo farsi quattro risate…
Hill cambia genere e approda alla blaxploitation, diventando uno dei migliori registi del genere: il primo frutto di questa svolta è “Coffy”, che esce nel 1973 e lancia definitivamente Pam Grier come diva.
La nostra interpreta una giunonica infermiera in cerca di vendetta contro gli spacciatori, “rei” di aver causato la morte per overdose della sorella.
Tutto qui è un classico del revenge movie in salsa “black”: la truce violenza, la colonna sonora funkettona, i laidi comprimari e le immani tette della Grier.

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L'anno seguente Hill dirige nuovamente Pam in un altro classico blacksploitation (anche se inferiore al precedente): “Foxy Brown”, altra storia di vendetta, droga black proud e violenza che fa tanto ma tanto (troppo?) anni ’70.
Deluso dall’ostracismo degli Studios verso i prodotti per il mercato “nero” (nel senso del pubblico…), nel 1975, il nostro Hill molla quella blacksploitation di cui è a tutti gli effetti un pioniere, per dirigere un piccolo film, “Le ragazze pon pon”, commediola piccante girata in 12 giorni con un budget di 120.000 dollari, ambientata nei college statunitensi.
Nulla de che ma si segnala per essere il capostipite dei vari “Animali House” e “Porky’s”.
Nel 1975 gira quello che per molti è forse il suo miglior film, “Rabbiosamente Femmine”, un misto di generi: women in prison, sexploitation, blaxploitation e commedia, che alla sua uscita si rivela un sonoro fiasco ma col tempo diventa un ennesimo stracult, grazie soprattutto al solito Tarantino, che lo riedita in DVD e lo mette nella lista dei suoi dieci film preferiti.
Contrassegnato da una deliziosa estetica camp, narra le avventure di una bizzarra gang di delinquenti al femminile, in un clima di rocambolesche vicende e violenze sopra le righe.
Dato l'insuccesso di “Switchblade Sisters” (questo il titolo originale), Hill si prende una pausa: collabora a diverse sceneggiature e torna alla regia solo nel 1982, col goffo fantasy “La spada e la magia”, che però verrà stravolto dai produttori, tanto che Hill è costretto a togliere la sua firma. 
Effettivamente, i nostrani “Ator” e “The Barbarians” fanno la figura dei capolavori, al confronto…
Definitivamente schifato dall’industria cinematografica, Hill smette di girare per dedicarsi alla meditazione e per scrivere romanzi.
Anche se si vociferava di un suo possibile ritorno dietro la macchina da presa per dirigere un film poliziesco, a questo punto troviamo difficile sperare in una nuova produzione del nostro…
Però, come si dice, non si sa mai!
Tanti auguri, Jack!

“Violence has its place, but gratuitous violence and gruesome visuals, that’s what I object to. I don’t want that negative input coming in to my senses. Certainly my movies have been accused of being violent. But if you compare them to what’s out there now, the violence is really in the way you perceive it ... On the other hand it was my job, the studio required a certain amount of violence. I was doing what I was hired to do.”
Jack Hill

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