Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

L’avventura lui ce l’ha scritta nel nome!
Inchinatevi all’inarrestabile ROBIN WOOD, il più infaticabile e prolifico autore di fumetti di sempre!
Un nome ricevuto nella comunità di proto-freakkettoni dove nasce, che pare uno pseudonimo tamarro, che sembra la storpiatura del ladro/eroe più celebre delle leggende medioevali, un nome che da bambino lo prendevano tutti per il culo!
Pensate, un ragazzetto latinoamericano povero e ignorante, senza patria e senza meta, che si chiama come un personaggio delle vecchie favole dei gringos!
Quello che ruba ai ricchi per dare ai poveri!
Ma dove vuole andare, cosa vuole fare ‘sto moccisetto!?
Addirittura fino a qualche tempo fa, i testi di storia del fumetto manco lo citavano, perché si pensava che il suo non fosse altro che lo pseudonimo usato da un team di sceneggiatori!
Troppi sono infatti i personaggi e le storie che uscivano (ed escono tuttora) dalla sua penna, quelli preferiti, i più amati delle mitiche testate "Eura": "Nippur", "Gilgamesh", "Savarese", "Dago", "Mojado" e chi più ne ha ne metta…impossibile che siano tutti parto di un'unica mente.

Robin Wood25Robin Wood24Robin Wood19Robin Wood18Robin Wood29E invece è proprio così, cari amici dei Mutzhi Mambo, è proprio così…
Su "Lanciostory" e "Skorpio" Robin Wood la faceva davvero da padrone, regalando ogni settimana le avventure più svariate e avvincenti degli eroi più popolari.
Perché Wood è veramente un autore popolare dentro, nell’anima!
Anzi, è proprio lui un “eroe” popolare! 
A cominciare dalla sua vicenda personale che sembra ripresa di pacca da un romanzo d’appendice: del nostro poco si sa, in effetti, ma quel poco è veramente strabiliante!
A cominciare dalla sua tripla nazionalità, dall’infanzia e la giovinezza da errabondo morto di fame, dai mille mestieri per campare, dalla vita da giramondo.
Ma soprattutto, udite – udite, lo scrittore più prolifico del mondo dei comics non ha manco la licenza elementare!
Nonostante che le sue avventure siano spesso ricche di precisi riferimenti storici, mitologici e letterari, il nostro in realtà ha abbandonato la scuola prestissimo ed è cresciuto praticamente per la strada.
E poi ci raccomandano di studiare!
Pare che il segreto della sua produttività “monstre” risieda nel fatto che Wood, quando inizia a scrivere, non sa mai dove andrà a parare, non ha la più pallida idea di come proseguirà la storia e di come andrà a finire: praticamente “improvvisa” ogni volta su un canovaccio, come un jazzista!
Con questo non intendiamo che sia un autore “sperimentale”, anzi…pur affrontando praticamente tutti i generi possibili (con una predilezione per quelli avventurosi), Wood è proprio un maestro delle serie “classiche”, quelle che hanno bisogno di personaggi schematici e di una trama consequenziale che si dipana di puntata in puntata.
Ma lui, le storie, gli schemi, le situazioni, ce le ha già tutte dentro il cervello, in ogni possibile variante o sfumatura: quando si mette a scrivere non ha che dar libero sfogo alla sua fantasia e il gioco è fatto, un’avventura dietro l’altra.
Infatti se non è il primo in assoluto, di sicuro è uno dei più prolifici sceneggiatori di tutti i tempi: si parla di oltre 90 personaggi!
Chiaramente, non ci sogniamo neanche di render conto della sua sterminata produzione, né di offrire un quadro anche solo sufficiente per orientarsi nei suoi lavori.

Robin Wood22Oltretutto, in Italia, i suoi personaggi sono sempre stati pubblicati senza alcuna indicazione cronologica, affiancando di continuo serie recenti ad altre molto più vecchie.
Quindi, come si dice, accontentatevi di quel che passa il convento...

Robin Wood nasce il 25 gennaio del 1944 in una località del Paraguay chiamata Nuova Australia, sorta di colonia fondata nella giungla alla fine del XIX secolo da un gruppo di socialisti australiani di origine irlandese, che si erano stabiliti nel profondo della foresta paraguayana per realizzare la "nuova Australia", una comunità utopica improntata all'uguaglianza e alla vita in comune.
Rimane a Colonia Cosme, in questo buco di selva senza elettricità né acqua corrente, fino a cinque anni, quando inizia ad andare in giro con la madre per cercar miglior fortuna.
Arrivati a Buenos Aires, Robin frequenta solo le scuole elementari, perché la madre, non riuscendo a mantenerlo, alla fine lo molla in un orfanotrofio; a undici anni lo troviamo già che lavora nel duro deserto del Chaco.
Passa l'adolescenza tra Asunción e Buenos Aires, vivendo di espedienti e mantenendosi una dozzina di lavori diversi, tra cui anche il pugilato.
Alla fine uno zio che vive nell'Alto Paranà lo prende con sé a fare il camionista.
L’unica consolazione, l’unica via di fuga da questa vita troppo dura per un ragazzino, sono i libri.
A scuola forse non avrà imparato molto, giusto a leggere e scrivere, ma questo gli basta: divora libri in quantità, soprattutto quelli di storia e i classici dei romanzi avventurosi.
Questa passione lo porta a vincere un premio dell'Ambasciata francese in Paraguay che gli permette di diventare corrispondente occasionale per il quotidiano "El Territorio".
A ventidue anni rieccolo a Buenos Aires, dove lavora come operaio in una fabbrica e vive in una lurida pensione, dividendo la stanza con altre quattro persone, in una situazione di totale indigenza.
Per fortuna ha pure un’altra grande passione, quella di disegnare i fumetti: avanza tempo si mette a frequentare a scrocco le lezioni all'Accademia delle Belle Arti e come maestro si trova davanti nientemeno che il grande Alberto Breccia.
Ma mano che persevera però, Wood si rende conto di non avere alcun talento per il disegno ma frequentando i corsi conosce l’illustratore Lucho Olivera, del quale diventa amico grazie alla passione che condividono per le antiche civiltà mesopotamiche.
Quasi per gioco, Olivera lo convince a scrivere alcune storie per dei fumetti incentrate proprio sui sumeri; questi poi le disegna e le sottopone al suo editore, l'Editorial Columba, che decide di pubblicarle.
Così, sul numero 135 della rivista “D'artagnan” del primo luglio 1966 esce il primo fumetto scritto da Wood, il quale però ne è totalmente all’oscuro: da tempo ha smesso di frequentare l'Accademia e Olivera, a cui aveva lasciato le storie, non sa proprio come fare a rintracciarlo.
La concatenazione di eventi che porteranno Wood a vedere il suo nome stampato su una rivista ha davvero dell’incredibile.
Arrivato tardi in fabbrica, il nostro viene cacciato dal capoturno e si mette quindi a vagabondare sotto la pioggia. 
È ancora l’alba e Robin trova un edicola appena aperta e si mette a sfogliare il giornaletto dove sa che escono i fumetti che disegna il suo amico Olivera: manca poco che gli prende una sincope quando scopre che il suo nome fa bella mostra di sé accanto a quello dell'amico, sulla prima pagina dell’avventura che neanche si ricordava di aver scritto a suo tempo!
Chiaramente contatta subito l’editore che non si lascia sfuggire il giovane talento e gli propone un contratto di 200 pesos per ogni sceneggiatura che viene pubblicata.
Figuriamoci: in fabbrica ne guadagna 100 al mese, facendosi un culo così per 12 ore al giorno!

Wood inizia a macinare storie su storie, all'insegna di quello stakanovismo della penna che diventerà il suo tratto distintivo: tanto che a un certo punto, per evitare che sulle riviste compaia praticamente solo il suo nome, alla Columba gli impongono di usare degli pseudonimi (Mateo Fussari, Robert O'Neil, Roberto Monti, Carlos Ruiz e Cristina Ruttegard).
Dopo nemmeno un anno, Robin decide di andarsene da Buenos Aires per realizzare il sogno di girare il mondo.
Raccolte le sue (poche) cose, si imbarca su un piccolo cargo italiano, il Calazeta, e per 22 anni farà la vita del girovago, tra l’Europa e l’Asia, non fermandosi mai più di sei mesi nello stesso posto.
Unici compagni fissi, lo zaino in spalla e una macchina da scrivere portatile, con cui continuerà incessante a buttar giù le sue sceneggiature.
Risiederà all'estero per lunghi periodi (Australia, Danimarca dove si sposa la prima volta, e pure in Italia, quattro mesi a Napoli negli anni '70), e, da vero cittadino del mondo, arriverà a vantare almeno tre nazionalità: paraguayana, argentina e danese.
Per lui comunque l’anno della svolta sarà il 1967, quello in cui crea il celebre “Nippur di Lagash”, eroe sumero del terzo millennio a.C., le cui avventure porterà avanti fino al 1995 per un totale di oltre 400 episodi.
I disegni sono inizialmente di Lucho Olivera e passano in seguito al legnoso Enrique Villagran, al dinamico Jorge Zaffino e ad altri illustratori.
Con “Nippur”, Wood mette già in mostra alcune delle sue caratteristiche peculiari, soprattutto la passione per la Storia e per l'avventura epica.
Ma il personaggio maturerà, con gli anni, acquistando spessore umano.
Di poco successiva è “Lei e io”, commedia sentimentale che prosegue fino a metà degli anni '90, per i disegni di Carlos Vogt.
Il genere umoristico non è preponderante nella produzione di Wood, ma non per questo meno riuscito.
Nello stesso periodo o poco dopo anche “Pepe Sanchez”, gustosa parodia demenziale di “James Bond”, sempre coi pennelli di Vogt e anch'essa portata avanti fino a tempi recenti.
Negli anni’70, oltre che le serie già iniziate, Wood ne mette in cantiere numerose altre che spaziano su vari generi e sottogeneri e diventa in breve tempo una delle colonne dell'Editorial Columba, pilastro del fumetto "popolare" argentino che dedicherà al suo “Nippur” la testata omonima.
Wood in questo periodo sforna “Dennis Martin”, disegnato da Angel Fernandez, le scanzonato avventure di un ironico agente segreto britannico; il poliziesco “Big Norman”, coi disegni di Daniel Haupt; “Los Amigos”, illustrato da Alberto Macagno, con protagonista una coppia d'azione sul modello del telefilm "Attenti a quei due" con Roger Moore e Tony Curtis.
Crea poi il bellissimo “Gilgamesh”, disegnato dal suo vecchio compare Lucho Olivera, forse il fumetto più denso e complesso creato da Wood: ispirato all'omonimo eroe della mitologia sumera, si basa sui viaggi temporali del protagonista, un immortale che percorre le vicende storiche cambiando periodicamente identità.
Arrivato ai giorni nostri, diventa testimone dell'olocausto nucleare, ed è costretto a girovagare nello spazio alla ricerca di una nuova patria. 

Robin Wood12Purtroppo, a questo punto, la serie diventa un canonico fumetto di fantascienza, senza raggiungere i livelli della prima parte, complice anche il drastico peggioramento qualitativo delle tavole di Olivera, che invece in precedenza erano assai originali ed evocative.
Per fortuna il finale, che chiude circolarmente la vicenda, è un degno epitaffio della saga.
Poi è la volta di "Dax" (1976), disegnato principalmente da Ruben Marchionne, in cui Wood introduce un protagonista dotato di poteri extrasensoriali in una vicenda che prende le mosse dalla rivolta dei boxers e si svolge nella Cina dei primi del '900.
La popolarissima “Helena”, che vanta le meravigliose illustrazioni del bravissimo Ernesto Garcia Seijas, vero maestro del fumetto realistico (e nel disegnare splendide pupe), inaugura il filone “telenovela” sentimentale di Robin, che riproporrà successivamente con “Amanda”.
Pur non amando di certo il genere, bisogna ammettere che l’autore, nel raccontare la storia di una ragazza della provincia argentina che diventa giornalista internazionale, vivendo avventure di volta in volta tinte di rosa, giallo e nero, riesce con le armi dell’ironia e della sua innegabile verve narrativa (e naturalmente col sostegno delle formidabili chine di Seijas) a stemperare il lato melenso dell’operazione che altrimenti puzzerebbe troppo di “fotoromanzo”.
Passiamo poi al fantastico “Savarese”, capolavoro hard-boiled superbamente reso dall’evocativo bianco e nero del maestro Domingo Mandrafina (uno a cui il Miller di “Sin City” o il Mignola di “Hellboy” dovrebbero fare un monumento…), la storia del piccolo Giovanni, un ragazzo siciliano reso orfano dalla mafia ed emigrato negli Stati Uniti, dove diventa uno degli "intoccabili" dell'FBI.
Le sue peripezie sono anche il pretesto per allestire un vasto affresco sul fenomeno dei ganster e sul Proibizionismo americano. 
Il bellico “Qui la Legione”, disegnato dal (per noi) mediocre Luis Garcia Duran, è il primo e unico fumetto corale di Wood: i protagonisti sono il colonnello Max Chevalier con i suoi ufficiali e la truppa dei semplici legionari.
Durante gli anni '80 nascono nuove serie-fiume e nuovi personaggi, tra cui chiaramente “Dago”, la sua creatura più celebre.
La produzione di Wood, già sufficiente a riempire periodici per diversi lustri, arriva finalmente anche in Italia grazie all'Eura editoriale, che inizia a pubblicarlo sui suoi due benemeriti settimanali “Lanciostory” e “Skorpio” a partire dal 1982 (la prima ad apparire è “Helena” subito seguita da “Savarese”, rispettivamente in Lanciostory n.2/82 e n.3/82). 
“Dago” (1981) non ha certo bisogno di presentazioni: ambientate tra l'Europa e l'Oriente del XVI Secolo, le avventure del rinnegato veneziano Cesare Renzi hanno riscosso negli anni un successo sempre crescente, tanto da ottenere nel 1995 una testata monografica in stile “Bonelli”, con avventure prodotte appositamente per il mercato italiano.
Ai disegni il bravissimo Alberto Salinas, le cui efficacissime pennellate hanno dato lustro alle appassionanti e spietate avventure del giannizzero nero. 
Fortunatamente, a sostituirlo a partire dal 1997, è arrivato Carlos Gomez, degno erede del maestro.
Il “Cosacco”, illustrato dalle sporche ma efficaci chine di Carlos Casalla, ha per protagonista Sacha Veblin, figlio del principe russo atamano dei cosacchi, mentre “Kozacovich & Connors”, disegnati da Luis Garcia Duran, sono l'evoluzione della coppia d'azione di “Los Amigos” con avventure amvientate in vari scenari durante la Prima Guerra Mondiale. 
“Kevin”, disegnato inizialmente da Ernesto Garcia Seijas, è una delle serie più anomale e suggestive del nostro: alla base, lo scontro tra Bene e Male rappresentati fisicamente da due fratelli inglesi che si ritrovano, dopo molti anni di separazione, nel deserto africano. Magia e mistero per una serie dal grande potenziale rimasta a lungo incompiuta: il finale arriva nei primi anni '90, ancora una volta per i disegni del subentrante Angel Fernandez.
“Mojado”, reso con impagabile efficacia da Carlos Vogt, è sicuramente il personaggio più autobiografico di Wood, il quale si ispira alla sua stessa esperienza per raccontare le drammaticissime vicende di un ragazzino messicano, che passa la frontiera clandestinamente per arrivare in Florida dove si adatta a fare mille mestieri prima di diventare un campionissimo di pugilato.
“Morgan - Hard World” è il primo tentativo di Robin di cimentarsi con un fumetto interamente fantascientifico.
Ambientato in un distopico futuro prossimo, cupo, violento, e degradato, dove convivono umani e mutanti, narra le vicende di un “occhio privato” illustrato da un Mandrafina sempre più scarno ed essenziale. 
Gli anni ’90 saranno il decennio in cui Wood abbandonerà quasi completamente la formula delle serie fiume (solo due nuovi personaggi destinati a durare a lungo: “Martin Hel” e “Amanda”), per dedicarsi maggiormente alla produzione di mini-serie, che si concludono in un numero relativamente limitato di episodi.
Da notare anche un importante cambiamento stilistico: diventano più rarefatte e si assottigliano progressivamente, fin quasi a sparire, le tipiche didascalie un po’verbose che avevano sempre caratterizzato la produzione del nostro, diminuendo così in modo considerevole i tempi di lettura.
Di questo periodo si segnalano: “Dracula l'uomo”, disegnato da Alberto Salinas, è uno spin-off di “Dago”, nelle cui pagine era già apparsa la figura storica di Vlad Tepes, principe di Valacchia; “Ibanez” (1991), una storia ambientata nella Spagna dell'Imperatore Carlo V, prima collaborazione tra Wood e il grandissimo Enrique Breccia, “Martin Hel” (1992), secondo personaggio, dopo “Dago”, ad approdare in monografico, è il primo serial horror tout court di Wood, una sorta di via di mezzo tra “Dylan Dog” e “Martin Mystère”, disegnato principalmente da Angel Fernandez; “Nan Hai” (1992), per le tavole di Luis Garcia Duran, ambientata in oriente con una letale “bad girl” con gli occhi a mandorla come protagonista; il fantascientifico “Star light”, prima collaborazione tra Wood e Juan Zanotto; “Merlino”, ovvero la leggenda di Re Artù rappresentata in maniera piuttosto fedele alla tradizione, prima collaborazione con l’inquietante Enrique Alcatena, a cui seguirà “Ulster”, basata stavolta sulla rivisitazione di leggende irlandesi; “Amanda” (1995), per i disegni di Alfredo Falugi, un’evoluzione di “Helena” ma in chiave più avventurosa/esotica. 
Nel novembre 2000, per la prima volta Wood viene pubblicato in Italia da un editore diverso dall' “Eura Editoriale” e con un personaggio non di sua creazione: suoi sono infatti i testi del nono speciale gigante di “Dylan Dog”, edito dalla Sergio Bonelli Editore.
E pensare che il nostro non fa solo fumetti: scrive anche per il teatro, la televisione, il cinema e per alcune riviste di studi storici. 

Robin Wood20
Da sempre infatti la Storia è sicuramente la sua più grande passione, ma ha praticato e pratica anche hobby più tosti, come le arti marziali, il paracadutismo e la pesca subacquea.
Finalmente pareva un po’acquietato, stabilendosi ad Asunción con Graciela, la sua seconda moglie, ma purtroppo dal 2016, colpito da una malattia neurogenerativa, si ritira dall'attività.
Una delle menti più brillanti, fantasiose e divertenti si deve fermare per sempre.
Non ci pare il caso di aggiungere altro se non…
Tanti, tanti auguri, Maestro!

“Io non penso mai quando scrivo, non so cosa vado a scrivere, non ne ho idea. Incomincio e penso: “Beh cosa faccio? Boh?!?” Pianificare, non esiste; la prima riga, quella esiste. “Il sole si è alzato… bla, bla… biondo… fuoco nel cielo…” e tre ore dopo è fatto.”
Robin Wood

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