Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

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UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

L'INSEGNANTE NELLA CLASSE DEI REPLICANTI

Se è mai esistito un attore dalla faccia inquietante, cari amici dei Mutzhi Mambo, questi è di sicuro l’algido RUTGER HAUER, l'unico che si merita in toto questo appellativo!
Biondissimo, bellissimo, occhio ceruleo, volto spigoloso, fisico imponente, sguardo gelido come una lama di ghiaccio, Rutger Hauer ha impersonato perfettamente la natura fredda e inevitabile del male, incarnando di volta in volta dei cattivi che, nella sua interpretazione, diventavano una sorta di impersonale strumento del destino, una vera e propria emanazione del male radicale, senza speranza…
Ma senza mai darne una versione piatta o superficiale: i suoi malvagi sono sempre interessanti e mai macchiettistici.
Conosciuto in tutto il mondo soprattutto grazie all'interpretazione dell’inarrestabile replicante/filosofo in “Blade Runner” di Ridley Scott, ha dimostrato nella sua impagabile carriera grandi capacità di versatilità.
La passione con la quale portava avanti il suo mestiere lo ha reso un personaggio cult tra i cinefili, nonché, chiaramente, uno dei nostri attori preferiti…
Il grande attore olandese è riuscito infatti, grazie alla sua proverbiale bravura e al suo carisma non comune, a uscire dal suo cliché e a darci personaggi molto intensi, profondi, sfaccettati collaborando con registi di tutti i tipi, senza mai avere la puzza sotto il naso ma ogni volta dando il suo eccezionale contributo alla pellicola in cui lavorava.
Peccato ci abbia lasciato così improvvisamente ma non vi preoccupate: non vi scorderete di Rutger Hauer, anche se i film che interpretava ogni tanto non erano un granché.
Perché una volta visto in faccia, Rutger Hauer non si dimentica…
Mai!

Rutger Hauer3

Rutger Oelsen Hauer nasce a Breukelen, in provincia di Utrecht, il 23 gennaio del 1944.
Figlio d'arte (i genitori sono attori drammatici), cresce ad Amsterdam assieme alla sua famiglia.
Di animo irrequieto fin da giovane, a soli quindici anni si imbarca su una nave mercantile per imitare lo spirito avventuriero del nonno. Ma, affetto da daltonismo, è costretto a scendere a terra, dove colleziona un'espulsione scolastica dietro l'altra.
I genitori pensano allora di iscriverlo ad una scuola di recitazione ma anche lì non resiste a lungo e alla prima occasione, viene cacciato via.
Si ritrova a fare così numerosi lavori, dall'elettricista al carpentiere, e ci riprova a navigare, arruola dosi nella marina militare, prima di partire per la Svizzera, dove diventa una guida alpina e poco dopo un macchinista nel teatro di Basilea.
Nel 1967 ritorna nella città natia e porta a termine gli studi d'arte drammatica.
Si diploma e in breve si avvicina al mondo del teatro sperimentale che frequenta per cinque anni, fino al debutto televisivo nella serie olandese “Floris” (1969), dove interpreta un coraggioso cavaliere.
Il suo carattere stravagante e la versatilità del talento si assemblano bene insieme; un connubio che si fa subito notare da un grande regista come Paul Verhoeven che lo chiama a recitare nel ruolo da protagonista in “Fiore di carne” (1973), “Kitty Tippel... quelle notti passate sulla strada” (1974), “Soldato d'orange” (1979) e il controverso “Spetters” (1979).
La collaborazione tra i due connazionali garantisce ad Hauer una certa visibilità in Europa.
In seguito oltrepassa i confini, conquistandosi una fama internazionale, grazie al bel poliziesco “I falchi della notte” (1981), di Bruce Malmoth, dove interpreta il terrorista nemesi di Sylvester Stallone, e al celeberrimo ruolo del replicante in ”Blade Runner” (1982) di Ridley Scott.
Da quel momento in poi, dalla frase memorabile "Ho visto cose che voi umani...", la sua vita cambia totalmente, raggiunge una popolarità sbalorditiva e il suo personaggio conquista un posto speciale nella top ten dei ruoli cult del cinema.
Nella prima metà degli anni Ottanta, lo vediamo in alcuni film mediocri (“Assassinio a sangue freddo”, “Chanel solitarie”, “Il nido dell'aquila”) e in altri in cui dimostra tutto il suo valore.
Ammantato in un'atmosfera plumbea da noir, recita nell'ultimo film di Sam Peckinpah, “Osterman Weekend” (1983), ma si afferma anche in un ruolo più sentimentale nella palla fantasy/romantica “Ladyhawke” (1985) di Richard Donner.
Meglio nel violentissimo film ambientato nel XVI secolo "L'amore e il sangue", di Paul Verhoeven.
Altro ruolo della vita è quello dell’intenso serial killer autostoppista nell'angosciante “The Hitcher - La lunga strada della paura” (1986) di Robert Harmon, prima di lavorare con il regista italiano Ermanno Olmi come protagonista de “La leggenda del santo bevitore” (1988), vincitore del Leone d'Oro a Venezia.
Con la fine degli anni Ottanta e durante gli anni Novanta, lavora molto ma non replica i successi dei decenni precedenti.
Ormai attore conosciuto in tutto il mondo, è lui a farsi affiancare da Madonna e Matt Dillon ne “I maledetti di Hollywood” (1989), da Nastassja Kinski e Faye Dunaway in “In una notte di chiaro di luna” (1989) di Lina Wertmüller ma entrambi i film non ottengono grandi consensi.
Colleziona così una galleria di personaggi in film minori come "Furia cieca" (1989), di Phillip Noyce, dove interpreta uno spadaccino non vedente; nei fantascientifici "Giochi di morte"(1990), di David Webb Peoples e "Detective Stone” (1991), di Tony Maylam; nel brutto slasher “Le mani della notte” (1992), di Jan Eliasberg; e nell’inutile horror per teenager “Buffy l'ammazzavampiri” (1992), flop colossale, dove rimane inspiegabile il coinvolgimento di un grande attore come Hauer.
Il suo destino sembra ormai relegato ai b-movies (tra i quali ricordiamo “Sopravvivere al gioco”, “Sangue innocente”, “Crossworlds - Dimensioni incrociate”), ma rimette in luce le sue qualità recitative in “Simon Magus” (1999) di Ben Hopkins, una commedia drammatica che riflette indirettamente sull'Olocausto.

Rutger Hauer9Ritorna al vecchio amore della fantascienza con il film “Swarm - Minaccia dalla giungla” (2001), di Jeff Hare, poi compare in parti minori nel drammatico “I banchieri di Dio - Il caso Calvi” (2002), di Giuseppe Ferrara, e nell’interessante biopic “Confessioni di una mente pericolosa” (2003) di George Clooney.
Si nota anche nei fumettistici “Sin City” (2005), di Robert Rodriguez e “Batman Begins” (2005), di Christopher Nolan, prima di ritornare protagonista assoluto di un film nell'epico polpettone “Barbarossa” (2009) di Renzo Martinelli, dove duetta con Raz Degan (aaarghh!!).
Nel 2011 lo vediamo nel thriller “Il Rito” e ancora una volta diretto dal maestro Ermanno Olmi nel drammatico “Il villaggio di cartone”.
Sempre nel 2011 un’altra perla: “Hobo with a Shotgun”, di Jason Eisener, sviluppo di un falso trailer contenuto nella doppia proiezione di “Grindhouse” di Tarantino/Rodriguez, dove il nostro interpreta i fetidi panni di un barbone – vigilante. Curioso e, in senso Pulp, assai divertente, ma in Italia mai uscito.
L'anno successivo è nelle sale cinematografiche con il drammatico film di Lech Majewski “I colori della passione”, nel quale interpreta il ruolo del pittore Pieter Bruegel mentre dipinge uno dei suoi massimi capolavori, "La salita al Calvario", e poi con l’agghiacciante (nel senso di brutto) “Dracula 3D” di Dario Argento, nella parte di Van Helsing.
Hauer si ritrova pure a cercare di dare lustro a due pretenziose (e poco riuscite) pellicole di fantascienza italiane, “2047 - Sights of Death” (2014), di Alessandro Capone , e “The Broken Key” (2017), di Louis Nero, un paio di occasioni sprecate di tentare di rilanciare il genere fatto da noantri.
Altra occasione persa in cui viene coinvolto il nostro, è la versione filmata del fumetto sci-fi d’oltralpe “Valerian” (2017), realizzata dall’ormai svogliato Luc Besson che confeziona un bel prodottone lussuoso ma povero di contenuto.
Le ultime pellicole interpretate dal nostro, sempre in ruoli di secondo piano, sono: "Le ultime 24 ore" (2017), di Brian Smrz, action piuttosto sconclusionato dai risvolti fantascentifico-teologici, con Ethan Hawke nella parte di un sicario morto riportato in vita per un giorno al fine di vendicarsi e redimersi (mah...); il bizzarro e interessante western "I fratelli Sisters" (2018), di Jacques Audiard, con Joaquin Phoenix e John C. Reilly; il mattone biblico "Samson - La vera storia di Sansone" (2018), di Gabriel Sabloff e Bruce Macdonald.
Il nostro ci lascia il 19 luglio del 2019, dopo una breve malattia, a Beetsterzwaag, in Olanda.
La notizia viene diffusa dal suo agente solamente il 24 luglio, e il funerale si svolge in forma privata lo stesso giorno.
Il tempo del Replicante era ormai finito…
Per sempre!
Onore a Rutger Hauer!

“Non è molto sportivo sparare su un avversario disarmato. Io pensavo che tu dovessi essere bravo. Non eri tu quello bravo? Vieni Deckard. Fammi vedere di cosa sei fatto.”
Roy Batty/Rutger Hauer – Blade Runner

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