DISEGNARE L'INDISEGNIABILE
Fin dai tempi antichi, i più grandi artisti hanno tentato di raffigurare l’orrore: dai mostri antropomorfi dell’epoca classica, agli incubi di Francis Bacon, dai Giudizi Universali degli affreschi medioevali alle tetre visioni di Francisco Goya e William Blake.
Ecco: il delirante VIRGIL FINLAY, il più grande illustratore delle opere di H.P. Lovecraft e delle copertine più classiche delle maggiori riviste Pulp, può essere tranquillamente accostato ai precedenti!
Virgil Finlay, cari amici dei Mutzhi Mambo, è stato infatti il disegnatore che meglio ha saputo tradurre in immagini i deliri del Solitario di Providence, tanto che lo scrittore ha speso spesso degli elogi per la sua opera e, addirittura, gli ha dedicato una poesia.
E illustrare i Miti di Cthulhu, così arcani e indefiniti, è un’impresa praticamente disperata se non hai il talento di Finlay!
Apprezzato per la sua evocativa tecnica a china, minutissima, raffinata e grottesca insieme, è stato anche un valente copertinista per capisaldi Pulp come “Weird Tales”, “Super Science Stories”, “Famous Fantastic Mysteries”, e tante altre, tanto da essere definito il più famoso illustratore fantasy del XX secolo.
Adesso possono apparire ingenue le sue visioni futuristiche, in perfetta sintonia con l’immaginario dell’epoca, ma è stato un anticipatore dei deliri lisergici e anche i suoi lavori più “datati” (forse proprio perché cosi deliziosamente retrò) mantengono un fascino pazzesco, inquietante, che altri disegnatori si sognano e che lo fanno apprezzare ancora oggi.
È stato veramente unico nel saper fondere l’erotismo col mistero, nel saper rendere quella atmosfera onirica di cui è fatta la materia dei sogni, nel comunicare l’angoscia dell’incubo.
In oltre 35 anni di carriera ha pubblicato più di 2000 disegni.
Purtroppo, la qualifica di disegnatore “Pulp”, lo ha relegato per anni ai margini per la critica che “conta”, quella manica di stronzi che decidono se verrai ricordato o meno presso i posteri.
Naturalmente, morto l’artista, c’è sempre la rincorsa alla rivalutazione, al “sono arrivato prima io”, al “mi è sempre piaciuto”, ma comunque per il nostro Virgil, siamo ancora lontani da un pieno riconoscimento del suo incredibile talento immaginifico.
Per ora Finlay rientra nella categoria “bizzarre”, una curiosità vintage...
“Pulp sei e Pulp rimarrai!”...per carità, a noi va bene. Benissimo!
Virgil Warden Finlay, nasce a Rochester, New York, il 23 luglio del 1914.
Suo padre, un modesto falegname, muore all'età di 40 anni, nel pieno della Grande Depressione, lasciando la sua famiglia (la vedova e due bambini) in una stato di miseria.
Sin dalle superiori, Virgil si esercita nella sua passione per l’arte e la poesia e ha una specie di rivelazione sui suoi futuri soggetti grazie ai Pulp Magazine dell'epoca: la fantascienza in “Amazing Stories” (1927), il fantasy e l’horror in “Weird Tales” (1928).
Inizia ad esporre a 16 anni e a 21 è abbastanza abile con la sua arte da trovare il coraggio di inviare sei pezzi all'editore Farnsworth Wright di “Weird Tales”, il quale inizialmente giudica che un lavoro così dettagliato difficilmente avrebbe reso se trasferito sulla carta di merda tipica della rivista.
La tecnica favorita di Finlay infatti è lo “scratchboard”, un metodo che prevede un rivestimento di argilla bianca ricoperto di inchiostro nero: l'artista gratta via l'inchiostro con una puntina o un coltello e l'effetto risultante è simile a un'incisione su legno.
Il procedimento è praticamente inverso rispetto alla china classica, e si basa sul "lavorare dal nero al bianco".
L'originalità e la dedizione di Finlay ad un effetto così minuzioso e impressionante si possono vedere nel fatto che a volte mescola entrambe le tecniche in una singola immagine, creando aree di nero isolate che poi gratta via per ottenere un tono grigio specifico o l'effetto tratteggiato o puntinato che desidera.
Roba da maniaci!
Ma a Wright piace talmente il lavoro di Virgil che trova il modo di pubblicarlo comunque e inizia a comprare i lavori di Finlay, che debutta illustrando tre diverse storie nel numero di dicembre del 1935, per apparire in un totale di 62 numeri, sino all'ultimo, datato settembre 1954.
Per la stessa rivista crea inoltre19 copertine a colori, da febbraio del 1937 al marzo del 1953.
Nel 1938 inizia a lavorare anche per l’ “American Weekly” e si trasferisce da Rochester a New York.
In seguito, il 16 novembre dello stesso anno, sposa Beverly Stiles conosciuta fin da piccolo.
Adattarsi al nuovo lavoro non è pero facile; Virgil viene infatti licenziato e riassunto diverse volte.
Tuttavia, durante il suo periodo nello staff, dal 1938 al 1943, e successivamente come freelance, dal 1943 al 1946, Finlay produce per la rivista ben 845 differenti illustrazioni, di diverse misure.
Durante la seconda guerra mondiale viene arruolato nell'esercito, producendo poster e illustrazioni propagandistiche per tutti i tre anni di servizio militare.
Ritorna poi alla sua carriera artistica, producendo un considerabile numero di lavori per riviste e libri di fantascienza.
Poiché durante gli anni cinquanta il mercato delle pubblicazioni Pulp va velocemente contraendosi, Finlay si rivolge alle riviste di astrologia, trovando nuovi sbocchi per la sua arte.
Nel 1953 vince il Premio Hugo come miglior illustratore.
Durante tutta la sua carriera, Finlay si dedica anche alla poesia, nonostante nessuna delle sue opere venga pubblicata mentre è in vita.
Tabagista accanito, nel 1969 deve sottoporsi a diversi interventi chirurgici a causa di un cancro.
Si ristabilisce abbastanza da poter tornare a lavoro per un breve periodo di tempo, ma il tumore si ripresenta puntuale (anche troppo).
Finlay muore il 18 gennaio del 1971, all'età di 56 anni.
Al contrario, l'interesse per i suoi lavori rinascerà di lì a poco.
Dalla morte dell'autore, sia Donald M. Grant sia Gerry de la Ree pubblicano una serie di collezioni dei lavori di Finlay, e grazie al loro lavoro di recupero, la successive generazioni di amanti del genere fantasy possono conoscere le opere di questo immenso artista, ristampate nella rivista “Castle of Frankenstein”.
Nel 1996, a distanza di 50 anni, viene inoltre nominato come Miglior Artista del 1945, nei Retro Hugo.
È inutile discutere: per parlare di noi, del nostro più recondito orrore, di come eravamo e di come saremo vale più qualche llustrazione di Finlay che migliaia di opere “concettuali” dell’ultimo artista alla moda.
Onore a Virgil Finlay!
Il numero di luglio 1937 di Weird Tales presenta un notevole omaggio ai lavori di Finlay, sotto forma di un poema dedicatogli dal grande scrittore H.P. Lovecraft, che chiaramente diventa a nostra citazione di oggi.
“In dim abysses pulse the shapes of night,
Hungry and hideous, with strange miters crowned;
Black pinions beating in fantastic flight
From orb to orb through soulless voids profound.
None dares to name the cosmos whence they course,
Or guess the look on each amorphous face,
Or speak the words that with resistless force
Would draw them from the halls of outer space.
Yet here upon a page our frightened glance
Finds monstrous forms no human eye should see;
Hints of those blasphemies whose countenance
Spreads death and madness through infinity.
What limnner he who braves black gulfs alone
And lives to wake their alien horrors known?”
H.P. Lovecraft - “To Virgil Finlay Upon His Drawing of Robert Bloch’s Tale ‘The Faceless God’”