OH CAPITANO, MIO CAPITANO
Se mai è esistito il prototipo della figura di musicista innovativo, seminale e imprescindibile che non ha ricevuto in vita i giusti riconoscimenti, questi è proprio il nostro CAPTAIN BEEFHEART, il bizzarro bluesman californiano, autore di alcuni album fondamentali a cavallo tra gli anni '60 e '70.
Molti lo conoscono come "amico" di Frank Zappa, ma pochi lo hanno veramente seguito, cari amici dei Mutzhi Mambo, anche perché alcune delle sue produzioni sono sì importanti ma francamente poco digeribili...
Artista veramente poliedrico, dispotico coi suoi musicisti, eccentrico fino a diventare odioso, ha usato il blues del Delta, quello più ruvido e primitivo, come fondamenta e impalcatura del suo edificio artistico; ma ha anche tratto ispirazione da fonti assai diverse, come il folklore delle fiabe, la pittura astratta di Jackson Pollock, l'associazione libera del surrealismo, le sinfonie di Charles Ives, le filastrocche dell'infanzia, Van Gogh, il free-jazz, la musichetta degli spot commerciali.
Al tempo stesso ha compiuto una prodigiosa operazione di abuso fisico e psicologico su quelle fonti, ottenendo l'equivalente musicale di uno stupro, una spaventosa deformazione visiva, una sorta di esagerazione demenziale dei dogmi artistici di surrealismo, dadaismo e cubismo.
Se il resto della musica rock metteva il cuore nella musica, lui ci metteva la mente, e non quella razionale, bensì la mente istintiva e primordiale, la mente dilaniata dalle frustrazioni e dalle contraddizioni della società moderna, la mente del subconscio che si esprimeva per spasimi, ringhi, ruggiti e ululati, come un animale in gabbia.
Probabilmente è stato il più importante dei bluesmen bianchi, proprio perché ha reso bianco il blues...sporcandolo e impastandolo con altro!
Inutile sottolineare quanto gli debbano artisti come Tom Waits o i vari alfieri dell’art rock; anzi, dell'art rock, Beefheart è proprio uno dei padri, e non è per forza un complimento…
Don Glen Vliet (cosi all'anagrafe) nasce a Glendale, in pieno deserto del Mojave in California, il 15 gennaio del 1941.
Sin dalla tenera età, Don dimostra una prodigiosa bravura nel dipingere e nello scolpire, nonostante nella sua famiglia nessuno abbia interesse nell'arte.
Il giovane viene notato da Augustinio Rodriguez, che lo invita a scolpire con lui in uno show televisivo settimanale.
La famiglia di Van Vliet non è certo attratta dalla carriera artistica del figlio, ed il ragazzo viene costretto a rifiutare delle borse di studio di diverse scuole.
Parallelamente all'interesse verso la pittura, si sviluppa nel giovane anche una forte passione musicale che lo porta ad ascoltare ossessivamente il blues di Robert Johnson e Howlin' Wolf, e musicisti jazz come John Coltrane, Thelonious Monk e Cecil Taylor.
Durante questo periodo Van Vliet socializza con membri di vari gruppi musicali locali come i "The Omens" e i "The Blackouts"; in questi ultimi, milita come batterista il giovane Frank Zappa.
Ben presto, mentre studiano entrambi alla "Antelope Valley High School" di Lancaster, Van Vliet e Zappa divengono amici.
In questo periodo della sua vita, il nostro è un vero teppistello che passa gran parte del suo tempo nella sua camera insieme a Zappa, ascoltando dischi e urlando a sua madre: «Sue! Get me a Pepsi!» ("Sue! Prendimi una Pepsi!").
I due cominciano a collaborare su parodie di canzoni pop ed a scrivere la sceneggiatura per un film (poi mai girato) intitolato "Captain Beefheart vs. the Grunt People" (che risulta la prima apparizione del suo nome d'arte).
Van Vliet evita le domande sull'origine del suo soprannome, tuttavia svariate fonti, tra le quali anche lo stesso Zappa nella sua autobiografia, accreditano la versione che il misterioso appellativo "Captain Beefheart" ("Capitan Cuordibue"), tragga le sue origini dal nomignolo con cui uno zio esibizionista di Van Vliet, tale "zio Alan", pare amasse presentare, lasciando la porta del bagno ben aperta mentre urinava, i suoi organi genitali ad una delle prime fidanzatine di Don: «Ahh! What a beauty! It looks just like a big, fine beef heart!» ("Ahh! Che bellezza! Sembra proprio un gran bel cuore di manzo!").
Dopo aver lasciato la scuola, Van Vliet si dedica sporadicamente alla vendita di aspirapolveri.
Trasferitosi a Cucamonga, in California, ritrova il suo amico Frank e questi lo convince ad entrare seriamente nel mondo della musica.
Quindi Don perfeziona la sua tecnica come armonicista e sviluppa uno stile di canto bello ruvido, chiaramente ispirato al blues di Howlin' Wolf.
All'inizio del 1965 viene contattato da Alex "Snouffer" St. Clair, un chitarrista del posto.
Insieme assemblano la prima Magic Band, che comprende anche: Doug Moon (chitarra), Jerry Handley (basso) e Vic Mortensen (batteria, presto rimpiazzato da Paul Blakely).
La Magic Band, come i Mothers Of Invention di Zappa e, sull'altra costa, i Fugs, è uno dei primi complessi non commerciali, del tutto indifferente ai generi di moda e alle classifiche di vendita.
La Magic Band si spinge oltre quella dichiarazione di indifferenza suonando blues (che già non è in sintonia con Beatles e Beach Boys) e per di più suonandolo in maniera così eccentrica, da far rivoltare nella tomba Robert Johnson.
Di tutti i complessi che fondano il rock alternativo, la Magic Band è quella più agli antipodi rispetto alla musica “di regime” (quella che va per la maggiore: il surf, il Merseybeat, il pop dei teen idols...).
Captain Beefheart & the Magic Band firmano con la A&M Records e, nel 1966, pubblicano due singoli, una versione di "Diddy Wah Diddy" di Bo Diddley e "Moonchild" (scritta da David Gates).
Il gruppo, intanto, comincia a suonare in alcuni locali underground, come l'Avalon Ballroom di San Francisco.
A Jerry Moss (la M della A&M Records), però, il loro stile non piace proprio e sbatte il gruppo fuori dall'etichetta.
Alla fine del 1966 riescono però ad avere un contratto con la Buddah Records e John French diviene il nuovo batterista.
French rimane nel gruppo fino al 1971, e torna altre due volte (tra il 1975 ed il 1977 e dopo il 1980; per inciso, è lui che deciderà per il ritorno della Magic Band nel 2003).
John è uno dei pochissimi ad avere la pazienza necessaria per mettere in pratica gli ideali musicali (spesso espressi fischiando o "maltrattando" il pianoforte) di Van Vliet.
Negli anni di assenza di French, questo ruolo verrà preso da Bill Harkleroad.
Il materiale per "Safe as Milk", disco di debutto per la band, è quasi pronto, ma manca ancora qualcosa, così viene chiamato il talentuoso ventenne Ry Cooder.
Cominciano a registrare, con Richard Perry alla produzione.
Cooder, pur avendo arrangiato la maggior parte dei brani, non rimane nel gruppo dopo la registrazione del disco, che viene finalmente pubblicato nel settembre del 1967 su etichetta Kama Sutra Records, una sottodivisione della Buddah Records.
Molti dei testi dei brani presenti in :Safe as Milk" sono scritti da Van Vliet in collaborazione con lo scrittore Herb Bermann: la canzone "Electricity" è proprio la messa in musica di una poesia scritta da Bermann.
Sebbene il materiale contenuto in questo disco sia ancora prevalentemente legato ad un grezzo ma robusto blues–rock, ci sono già i presagi di ciò che verrà.
Tra quelli che notano ed apprezzano l'album di debutto di Beefheart e soci ci sono proprio gli odiati Beatles.
Sia John Lennon che Paul McCartney diventano grandi ammiratori di Beefheart e lo avrebbero anche voluto reclutare per la loro etichetta sperimentale Zapple, una sottodivisione della Apple (ma il progetto naufraga quando il management del gruppo viene preso sotto la direzione di Allen Klein).
A dispetto dell'apprezzamento dimostratogli, Van Vliet è spesso critico verso il quartetto di Liverpool e li strapazza nel suo brano "Beatle Bones 'n' Smokin' Stones" presente sull'album "Strictly Personal", che contiene il sardonico ritornello: «strawberry fields, Strawberry Fields Forever»…
Nell'agosto del '67 viene reclutato il chitarrista Jeff Cotton al posto di Cooder e la formazione composta da Snouffer/Cotton/Handley/French comincia l'incisione del secondo album attorno a novembre.
Il risultato doveva essere un doppio album chiamato "It Comes to You in a Plain Brown Wrapper", con un disco registrato dal vivo ed uno di materiale in studio.
Quello che, invece, viene pubblicato (ottobre 1968) è "Strictly Personal", un disco molto differente dal progetto iniziale di Beefheart.
Una considerevole mole di materiale era stata già incisa durante il periodo ottobre–novembre 1967 con Bob Krasnow nelle vesti di produttore.
La dirigenza della Buddah, però, si dichiara insoddisfatta del materiale preparato e pone il veto sulla pubblicazione.
Il disco che verrà poi pubblicato dall'etichetta di proprietà dello stesso Krasnow, soffre un po' di queste travagliate vicende.
L'album contiene versioni ri-registrate dei brani delle sessioni del 1967, con l'aggiunta di strambi effetti psichedelici alla moda (per l'epoca), aggiunti da Krasnow: Captain Beefheart professerà sempre di detestare questi effetti, affermando che furono aggiunti senza il suo consenso, sebbene all'epoca non si opponesse affatto alla manomissione del suo lavoro da parte del produttore, forse per paura di non trovare più nessuno che pubblicasse le sue opere.
Le registrazioni originali di una delle canzoni di "Strictly Personal", senza le sovraincisioni "psichedeliche", e di altri due brani dal vivo, verranno pubblicate dalla Buddah Records in un disco intitolato "Mirror Man" nel 1971.
Alex St. Clair lascia la Magic band nel giugno 1968 e viene rimpiazzato dal giovane Bill Harkleroad; se ne va anche il bassista Jerry Handley poche settimane dopo, e Gary Marker lo sostituisce temporaneamente fino all'arrivo di Mark Boston in qualità di bassista in pianta stabile del gruppo.
Unanimemente considerato dalla critica il capolavoro assoluto di Van Vliet, "Trout Mask Replica" viene pubblicato come doppio vinile da 28 tracce nel giugno 1969 per la neonata etichetta di Frank Zappa, la Straight Records.
La copertina, bizzarra tanto quanto il contenuto del disco, mostra Beefheart enigmaticamente con in testa un cappello da quacchero, e con il viso oscurato dalla testa di un pesce.
Il pesce in questione è una carpa, e quindi una "replica", una “brutta copia” di una trota (in italiano il titolo dell'album è infatti traducibile più o meno come: "La replica della maschera da trota").
Van Vliet pretende che la band si "immerga" totalmente nelle sessioni di registrazione del disco”, vuole che i suoi musicisti "vivano e respirino l'essenza stessa dell'album".
Quindi il gruppo si mette al lavoro sulle complesse composizioni di Van Vliet, vivendo tutti insieme per otto mesi in una piccola casa in affitto a Woodland Hills, un sobborgo periferico di Los Angeles.
Con sole due camere da letto, la band è costretta a dormire ammassata in una di queste, mentre Van Vliet, da vero tiranno, occupa comodamente l'altra, in qualità di leader.
Le registrazioni avvengono giorno e notte, a seconda del momento e dell'ispirazione, in una delle stanze della casa.
Van Vliet attua un dominio psicologico e artistico assoluto sui suoi musicisti, praticando loro una sorta di lavaggio del cervello.
"Trout Mask Replica" sarà un punto di rottura per la band e per tutta la musica rock in generale.
Alla sua uscita la critica lo acclama come capolavoro assoluto e, nonostante il prevedibile insuccesso commerciale, è oggi considerato come uno degli album rock più importanti del XX secolo.
I 28 brani di cui è composto sono delle mini-piece molto diverse fra loro, con sonorità che spaziano dal blues rurale all'ultimo Coltrane, eppure tutte descrivono allo stesso modo la stessa scena di devastazione.
Si tratta di un disco folle e lucidissimo allo stesso tempo, conteso tra surrealismo, improvvisazione e avanguardia, tutto su un tappeto tipicamente blues rock.
A suggellare il periodo di buona dei rapporti tra Captain Beefheart e Frank Zappa (da sempre soggetti a sbalzi molto discontinui), nell'estate '69, Beefheart prende parte alle sessioni di registrazione di "Hot Rats", l'ultima fatica discografica di Zappa e il suo primo album post scioglimento dei Mothers of Invention, prestando la voce in una memorabile interpretazione vocale per il brano "Willie the Pimp".
Il successivo titolo a nome Beefheart, "Lick My Decals Off, Baby" (1970), continua con una vena altrettanto sperimentale, grazie anche all'apporto di Art Tripp III, proveniente dai The Mothers of Invention, che si aggiunge al gruppo.
Quest'album è il primo presentato come Captain Beefheart & The Magic Band anziché Captain Beefheart & His Magic Band (probabilmente, l’omissione dell’aggettivo possessivo “La Sua..” è una sorta di "concessione" all’indipendenza dei suoi musicisti da parte del Capitano).
Il disco si rivela essere il più grande successo commerciale dell'intera carriera di Van Vliet nel Regno Unito, restando in classifica per venti settimane e raggiungendo la posizione numero 20 come massimo risultato.
Per promuovere l'album viene anche girato un rudimentale videoclip musicale della title track, e viene anche mandato in onda un bizzarro spot pubblicitario che include estratti del brano "Woe-Is-uh-Me-Bop", riprese dei membri della Magic Band con indosso dei sacchi neri in testa mentre utilizzano degli utensili da cucina come strumenti musicali, e Beefheart che da un calcio ad una ciotola piena di porridge rovesciandola in mezzo alla strada.
Il video viene trasmesso molto raramente ma viene incluso nella raccolta del Museum of Modern Art, dove è poi impiegato per diverse manifestazioni riguardanti il rapporto fra la musica e le arti.
I lavori successivi sono "The Spotlight Kid" (accreditato semplicemente a "Captain Beefheart") e "Clear Spot" (accreditato a "Captain Beefheart And The Magic Band"), entrambi pubblicati nel 1972.
Si tratta di dischi più convenzionali e, secondo molti, meno ispirati, ma contengono molti bellissimi pezzi e un'atmosfera di recupero e ripensamento del blues ancestrale, senza ansie di sperimentazione a tutti i costi, che li rende comunque imperdibili: se li avesse pubblicati qualsiasi altro autore si sarebbe gridato al miracolo (e, a dire proprio la verità - verità, sono i nostri preferiti...).
Le sonorità "più accessibili" degli album in questione, sono in parte un tentativo di Van Vliet di rendere la band maggiormente appetibile dal punto di vista commerciale, dato che il gruppo negli ultimi due anni non ha guadagnato quasi nulla.
I membri della Magic Band diranno anche che i ritmi più blandi della musica contenuta negli ultimi album sono una conseguenza dell'incapacità da parte di Beefheart di abbinare i suoi testi attuali con gli accompagnamenti musicali più frenetici dei dischi precedenti.
Cosa che viene accentuata dal fatto che Van Vliet, contrariamente alle full-immersion precedenti, questa volta non registra praticamente mai insieme al resto del gruppo.
Nel 1974, immediatamente dopo la pubblicazione di "Unconditionally Guaranteed" (un album che accentua il trend di un sound più facile e commerciale), la Magic Band, che in quel momento consiste di John French, Art Tripp III, Bill Harkleroad e Mark Boston, decide che non è più possibile lavorare con Van Vliet, leader troppo duro e severo.
Questi quattro musicisti formano poi i Mallard.
Captain Beefheart allora mette su velocemente una nuova Magic Band, con un sound sempre meno originale e sempre più commerciale (tanto che alcuni fan la chiamano "Tragic Band").
"Unconditionally Guaranteed" ed il suo successore, "Bluejeans & Moonbeams" (1974), hanno infatti un'atmosfera quasi soft-rock e la critica li stronca di brutto.
Lo stesso Beefheart disconoscerà entrambi i dischi definendoli "orribili e volgari", chiedendo inoltre che non vengano considerati come parte del suo lascito musicale e consigliando a chi li avesse acquistati di riportarli al negozio e di chiedere i soldi indietro!
L'amicizia tra Frank Zappa e Van Vliet negli anni è talvolta indistinguibile dalla rivalità (Zappa definisce Beefheart, appena un anno prima della loro collaborazione per “Bongo Fury”, una "testa di cazzo").
La loro ennesima collaborazione è proprio il disco del 1975 "Bongo Fury", accreditato ad entrambi.
Van Vliet ha già suonato in incognito, celandosi sotto lo pseudonimo "Rollin' Red", sull'album di "Zappa One Size Fits All" (1975) e poi si unisce a lui anche per il tour di supporto a "Bongo Fury".
Oltre che cantare diversi pezzi, Beefheart è l'autore di due brani sull'album, ci suona l'armonica a bocca e il sassofono soprano.
All'inizio del 1976, Frank Zappa decide di produrre un secondo album di Captain Beefheart, col titolo provvisorio di "Bat Chain Puller".
Vengono registrati molti demo quasi completi dei brani che avrebbero dovuto comporre l'album, ma nel maggio '76 la lunga partnership tra Zappa e il suo socio/manager Herb Cohen ha bruscamente fine.
Come risultato il progetto "Bat Chain Puller" rimane congelato a causa di dispute legali circa i diritti di copyright e di distribuzione, e Zappa si tiene i nastri di quanto inciso finora, rifiutandosi di consegnarli a Beefheart o Cohen.
Nel 1978 viene formata l'ennesima "Magic Band", composta da Richard Redus, Jeff Moris Tepper, Bruce Fowler, Eric Drew Feldman e Robert Williams.
Van Vliet sceglie di privilegiare musicisti allo stesso tempo molto giovani ed estremamente preparati.
Alcuni di loro sono fan di Captain Beefheart già da diversi anni.
Van Vliet e la sua nuova band devono quindi ri-registrare da capo i brani dell'abortito album prodotto da Zappa, e il disco esce soltanto nel 1978 su etichetta Warner Bros Records con il titolo "Shiny Beast", prodotto da Van Vliet in collaborazione con Pete Johnson.
L'album viene considerato come un ritorno alle origini, ritrovando lo stile eccentrico ed innovativo dei primi dischi.
È una liberazione per Van Vliet, che torna finalmente a vedere buone recensioni per un suo disco.
"Doc at the Radar Station" (1980) è un'altra conferma della rinascita creativa di Beefheart.
Pubblicato dalla Virgin Records in epoca post-punk, l'album viene generalmente considerato il migliore della fase finale della carriera di Van Vliet, e da alcuni addirittura la sua opera più riuscita fin dai tempi di "Trout Mask Replica".
L'ultimo disco di Captain Beefheart è "Ice Cream for Crow" (1982), registrato con Gary Lucas (che è diventato nel frattempo anche il manager di Van Vliet), Jeff Moris Tepper, Richard Snyder e Cliff Martinez.
Anche in questo caso il disco viene acclamato dalla critica, ma visto l'insuccesso commerciale, Van Vliet decide di ritirarsi per sempre dal mondo della musica, che l'ha ormai disgustato, per dedicarsi esclusivamente alla pittura.
Tutti i successivi tentativi da parte di Lucas di convincerlo a registrare un altro album sono vani.
Per ironia della sorte, il Capitano appende al chiodo la sua armonica, proprio mentre il mondo musicale finalmente si sta accorgendo di lui e del suo incredibile talento!
Ma lui ormai, pensa solo a tele e pennelli...
La sua pittura viene descritta come modernista, primitiva, astratta, espressionista, e vicina al movimento artistico CO.BR.A. di Asger Jorn.
Altri critici paragonano i suoi quadri a quelli di Jackson Pollock, Franz Kline, Antonin Artaud, Francis Bacon, Vincent van Gogh e Mark Rothko.
Negli ultimi tempi solo pochissimi dei suoi dipinti vengono mostrati in giro, perché Van Vliet distrugge immediatamente qualsiasi opera di cui non sia completamente soddisfatto.
Da tempo soffre di sclerosi multipla, malattia che diviene aggressiva negli ultimi anni della sua vita, passati da eremita nel sud della California.
Alcuni degli ex-musicisti riformano la Magic Band per dei concerti tenutisi tra il 2003 ed il 2006, i cui ricavati vanno a favore della ricerca sulla malattia di cui l'artista è affetto.
Van Vliet muore la mattina del 17 dicembre 2010 all'età di 69 anni, portandosi dietro un bel pezzo di fantasia e attitudine dal mondo del rock.
Pezzo che difficilmente verrà mai restaurato…
Come i suoi quadri buttati via…
Onore a Captain Beefheart!
"Distant cousins, there's a limited supply.
And we're down to the dozens, and this is why:
Big Eyed Beans from Venus! Oh my, oh my.
Boys and girls,
Earth people around the circle,
Mixtures of man alive.
Big eyed beans from Venus,
Don't let anything get in between us..."
Captain Beefheart And The Magic Band - Big eyed beans from Venus