Dopo tutti 'sti buoni sentimenti, babbi natale, regali, panettoni, angioletti, spumanti, film melensi, Gesù bambini, asinelli e capannucce, ci parrebbe anche l'ora di rimettere un po' le cose a posto, di tornare alla vecchia, sana cattiveria Pulp perché ci siamo davvero rotti un po' le palle..
Basta col buonismo, quindi, basta col fingere gioia e letizia, basta con gli insostenibili coretti dei bimbi: oggi, cari amici dei Mutzhi, si omaggia nientemeno che il lurido JOEL M. REED, uno dei filmaker più sporchi e cattivi della storia!
Nel mondo di oggi, la violenza, il sesso fetish e il "politically uncorrect" sono più facili da incontrare che una confezione di popcorn.
Basta accedere a Porn Hub e troviamo apparecchiati sesso estremo, umiliazioni, torture, temi controversi, senza alcun filtro o polemica.
Ma non è certo sempre stato così: è vero, i "nudie cuties" e il porno clandestino esistono da quando esiste il cinema, ma, per esempio, pochi sanno che i film pornografici sono stati legalizzati solo nel 1988 e che fino ad allora erano più o meno proibiti.
Joel M. Reed, nella sua carriera, ha diretto solo pochissimi film, sei per l'esattezza, tutti estremamente brutti.
Ma di questi, uno è entrato di diritto nella Top Ten del cinema "nasty", fra le pellicole più infami e violente mai realizzate, vero spartiacque fra ciò che è lecito mostrare e ciò che non si dovrebbe far vedere: si tratta del famigerato "Bloodsucking Freaks", la cui visione rimane tuttora sconcertante, nonostante la povertà della messinscena e dei trucchi, e l'approssimazione della regia e degli attori.
A vederlo adesso, verrebbe pure da ridere (in effetti, in realtà sarebbe proprio una commedia nera...), con quei grezzissimi effetti speciali e le goffe interpetazioni, se non fosse per l'aria realmente malata e misogina che aleggia.
Ma quando uscì fece davvero scandalo, con femministe che picchettavano le sale dove veniva proiettato; non con tutti i torti, visto il compiacimento che Reed dimostrava nel mettere in scena le peggiori torture ai danni del gentil sesso; però, col senno di poi, c'è da dire che l'acida e iconoclasta ironia del regista venne totalmente travisata.
Grazie a questo film il nostro si è guadagnato il poco invidiabile titolo di "papà del torture porn" (il genere a base di sevizie mostrate gratuitamente), anche se, a nostro avviso, il vero capostipite rimane l'insostenibile "Salò" di Pier Paolo Pasolini, che però non aveva mire puramente voyeuristiche (o almeno non solo...).
Joel è più un seguace di quel filone sadico iniziato da Herschell Gordon Lewis, di cui si è nutrito cinema "grindhouse", forse altrettanto disturbante ma sicuramente con meno pretese rispetto a Pasolini...
Per il resto Reed vanta una produzione fatta di erotismo morboso, horror a bassissimo costo, action sgangherati: produzione limitata ma essenzialmente e genuinamente Pulp!
Dopo anni di (ingiusto?) oblio, è stato riscoperto da una nuova generazione di fans: attualmente partecipa come attore a diverse produzioni di serie Z al limite dell'amatoriale e pubblica pure dei libri.
Riscoperta doverosa perché Joel M. Reed è un vero Maestro...
Joel M. Reed nasce a New York, il 29 dicembre del 1933.
All'età di tredici anni lascia la sua casa e inizia a fare l'autostop in giro per gli Stati Uniti, prima del suo coinvolgimento nella guerra in Corea, come fotografo di combattimento.
Al suo ritorno in America, Joel entra nell'industria cinematografica attraverso la pubblicità e il teatro di Broadway.
È il Padrino del "grindhouse", Joe Sarno, a dare a Reed l'occasione di debuttare come scrittore/regista,offrendogli la possibilità di fare un film porno-soft, "Sex by Advertisement" (1968), una satira piccante ma estremamente sgradevole sull'erotismo nella società contemporanea, che punta il dito contro il mercato del sesso; Reed stesso interpreta il film in un inquietante duplice ruolo che lascia agli spettatori il dubbio se davvero stia recitando o meno...
Una pellicola sexploitation che, per quanto audace (per l'epoca), poco lascia intravedere dell'impatto che l'allora sconosciuto Joel M. Reed avrà sul decennio cinematgrafico a venire...
Segue un altro film di taglio sexy "Career me Bad" (1969), incentrato sulle "strategie" non convenzionali (ma a quanto pare piuttosto comuni...) a cui è disposta venire a patti una mamma affinché la figlia ottenga una parte in un film...
È poi la volta del miserabile "Singapore: violenza e sesso" (1971), un improbabile action filmato nella città asiatica (ma dalla mediocrità delle inquadrature potrebbe essere girato ovunque...), ricco di scene ambientate in strip bar, tanto per avere la scusa di mostrare qualche tetta...
Paradossalmente, l'estrema povertà della confezione gli dona un taglio quasi iperrealistico, davvero trucido, lontano anni luce dalle sboronate alla James Bond (che in realtà vorrebbe imitare) e più in linea coi nostri amati poliziotteschi, tanto che negli anni si è meritato una solida fama di culto.
Dobbiamo aspettare 5 anni prima di ritrovare il nostro dietro una macchina da presa: "Blood Bath" (1976) segna il suo ritorno all'insegna dell'horror ma, a dispetto del titolo, sangue se ne vede poco, in questo film diviso in quattro episodi.
Sembra più uno Spin-off della serie "Ai confini della Realtà" ma con meno mezzi a disposizione...
Ma non c'è da preoccuparsi: Reed si rifarà lo stesso anno col suo "capolavoro", in cui sangue e nefandezze varie, certo non mancano.
Partito con un budget risicatissimo di soli 100.000 dollari, il nostro imbastisce uno spettacolo a suo modo indimenticabile e per certi versi metacinematografico: la storia ci narra le gesta di Sardu, capo di una compagnia teatrale, e del suo aiutante Ralphus, un nano, che si esibiscono su un palco mostrando al pubblico delle reali torture su innocenti ragazze, facendo credere agli ignari spettatori che siano trucchi di scena.
L'intreccio è però un mero pretesto per rappresentare turpi torture ai danni delle interpreti femminili: crani forati con un trapano e sorbiti con una cannuccia, denti estirpati per facilitare i pompini, culi usati come bersagli di freccette, e via dicendo, di raffinatezza in raffinatezza...
Senza dubbio uno dei film più luridi e misogini mai girati, una di quelle visioni che ti lascia a disagio ma con una vena genuinamente sarcastica e iconoclasta che lo solleva dal mero squallore.
Uscito come "The Incredible Torture Show", inizialmente non ha alcun successo ma i suoi diritti vengono acquistati dalla benemerita casa di produzione "Troma" che, reintegrate le sequenze tagliate dalla censura, lo ridistribuisce nelle sale col titolo con cui oggi lo conosciamo, e questa volta scoppia davvero il caso!
La critica è spietata (viene addirittura definito "stomachevole" e "il film piu brutto mai realizzato") e le femministe organizzano sit-in di protesta davanti ai cinema in cui viene proiettato, tanto che i circuiti sono costretti a boicottarlo.
A posteriori, la sua fama "maledetta" verra ingigantita dalla grama fine di tre membri del cast: il protagonista Seamus O'Brien verrà pugnalato a morte da un ladro nel suo appartamento di New York, Viju Krem viene colpita accidentalmente durante una battuta di caccia, il nano Luis De Jesus morirà di un'insufficienza cardiaca dopo una desolante carriera dentro e fuori dall'industria pornografica, partita grazie alla sua performance di otto minuti all'inizio degli anni settanta, un loop porno hardcore noto come "The Anal Dwarf" (1971), che diventa celeberrimo nei circuiti peep show e i sex-shop di New York.
Comunque sia, "Bloodsucking Freaks" piano piano, grazie soprattutto al mercato VHS, diventerà un prodotto di culto, uno dei "must-have" per gli appassionati di cinema estremo, ma intanto Reed non trova più uno straccio di lavoro fino al 1981.
Peccato che l'opera successiva sia addirittura peggio: l'incredibile "Night of the Zombies", dove truppe naziste e americane di non morti (truccati malissimo) si danno battaglia in un bosco...
Ad indagare nientemeno che la porno star Jamie Gillis...
Per un po' del nostro si perdono le tracce, probabilmente perché si dedica anima e corpo all'amata pesca con la mosca (di cui è un vero professionista e su cui scrive diversi articoli per riviste specializzate); ma nel marzo 1990 la "Masquerade Books" pubblica un libro di Reed su Donald Trump (?!) chiamato "Trump: The Man,The Myth, The Scandal", che purtroppo non vende per niente...
Nel 2011 finalmente Joel torna al cinema, questa volta nelle vesti di attore protagonista nel film "Dead Eye" diretto da Louis Affortunato.
Da allora Reed parteciperà ad altri otto film, tutti di serie Z per il mercato video: "I Spill Your Guts" (2012), "Supernaturalz: Weird, Creepy & Random" (2012), "Trashtastic" (2013) "Catch of the Day" (2014), "The Fappening" (2015), "Vault of Terror II: The Undead" (2015), "Freak in a Basement" (2018) e "The Dysfunctional Mob" (2019).
Nel maggio 2012, Reed torna pure in libreria con "Zombie Wall".
A settembre del 2018 John Szpunar ha pubblicato una bella biografia di Reed intitolata "Blood Sucking Freak: The Life and Films of the Incredible Joel M. Reed", che partendo dalla vita e le opere del nostro, offre un interessante squarcio sulla peccaminosa Grande Mela pre-Reagan e pre-AIDS.
Nel dicembre 2018 Joel viene ripreso in una lunga intervista che sta alla base del documentario intitolato "Reed Unbound: The Joel M Reed Story" (2019), una carrellata sulla sua vita e sulla carriera cinematografica, diretto da Jerry Landi e Adrian Esposito.
Ormai non ci resta che ripescare qualcuna delle sue pietre miliari, tanto per rinfrescarci un po' le idee su cosa è davvero Pulp e cosa no...
Joel sarà sicuramente un'ottima guida!
Onore a Joel M. Reed!
"Yes, Master"
Ralphus/Louis De Jesus - Bloodsucking Freaks