Nonostante manchi solo una settimanella scarsa al Natale, oggi si respira proprio aria di Carnevale!
Sarà che oggi celebriamo il frizzante PROFESSOR LONGHAIR, cari amici dei Mutzhi Mambo, ma pare proprio di essere al Mardi Gras di New Orleans, in mezzo ad un corteo in maschera, strafatti di rum & coca…
Quasi ogni genere musicale può vantare almeno un antenato fondamentale, cruciale, le cui intuizioni però erano troppo audaci per il vasto pubblico a lui contemporaneo, ma che avrà comunque una profonda influenza sulle generazioni successive.
Questi “prime-movers” spesso sono oggetto di una strana rimozione: pur lasciando un grosso segno nella cultura popolare, a conti fatti in vita non vendono un cazzo e pochi se li ricordano a posteriori, tranne quelli che li hanno copiati o saccheggiati e hanno il coraggio e il buongusto di rivelare le proprie “fonti”.
Il Professor Longhair, detto “Fess” per la sua modestia e candore nel confessarsi, è giustappunto una di queste “fonti”, una delle radici stesse del sound tipico della capitale della Louisiana, colui che ha traghettato il Dixieland, il particolare modo di suonare il jazz delle origini a New Orleans all'inizio del ventesimo secolo, verso il rock’n’roll e il funk.
Il suo stile così sincopato al pianoforte è immediatamente riconoscibile, e sembra sia dovuto al fatto che ha imparato a suonare su un piano abbandonato, a cui mancavano dei tasti e lui doveva “saltare” ai successivi quando eseguiva un brano.
Tra gli anni '40 e i '50, Longhair ha mescolato in modo inedito e originale ritmi afro-caraibici, rumba, mambo e calipso, col rhythm’n’blues americano, basandosi su quello che Jelly Roll Morton aveva fatto finta nel 1910, con la sua canzone "The Crave", ma in modo più “pesante”, pungente, diverso.
Quando cantava, lo faceva con lo stile incisivo e preciso degli urlatori del dopoguerra, ma a volte continuava a gorgheggiare come un uccellino squilibrato.
Le sue canzoni non erano mai seriose o drammatiche: era più interessato a trasmettere ciò che definiva "pep", il divertimento e il piacere della vita.
Il vivace ritmo della sua rumba rivisitata e il canto soffocato tipici di Fess erano troppo strani per potere vendere milioni di dischi: dovette perciò accontentarsi della soddisfazione di avere la stima delle generazioni successive e “figliocci” del calibro di Fats Domino o Huey "Piano" Smith, ma anche musicisti più sottili e di nicchia come Allen Toussaint e Dr. John.
Giustamente venerato dopo la sua morte come maestro e genio innovatore, il “Professore” arrivò ad un punto cosi basso nella sua lunga carriera che si trovò ridotto a spazzare i pavimenti in un negozio di dischi, proprio lui che avrebbe dovuto riempirlo coi suoi vinili!
Personaggione eccentrico, visionario, bizzarro, incostante, è stato attivo in due fasi distinte: prima nel periodo d'oro delle origini del rhythm’n’blues, di cui fu uno dei padri fondatori, e più tardi, dopo il 1970, nel risorgere dell'interesse per il jazz tradizionale di New Orleans.
Henry Roeland "Roy" Byrd (così all’anagrafe) nasce il 19 dicembre del 1918 a Bogalusa, in Louisiana.
Lascia la città natale nel 1920.
Henry è appena un bambino e la madre è single; molto probabilmente se ne vanno per sfuggire dalle tensioni razziali che seguono il famigerato “Bloody Bogalusa Massacre” (1919), una strage di lavoratori di colore delle fabbriche di legname che vennero uccisi da milizie private e membri del Ku-Klux-Klan perché volevano costituire un sindacato.
Longhair cresce a New Orleans, per le strade di Big Easy, ascoltando il tip tap e le chiacchiere delle battone sui marciapiedi di Bourbon Street.
Il suo stile unico di suonare il pianoforte deriva dall'aver imparato su uno strumento raccattato chissà dove, privo di alcuni tasti.
Musicisti pionieri come Sullivan Rock, Kid Stormy Weather e Tuts Washington lasciano indubbiamente il loro segno sul giovane Byrd, ma il suo stile risulterà da subito inedito.
Negli anni '40, il nostro suona con musicisti caraibici, ascoltando molto i dischi di mambo di Perez Prado, assorbendoli e sperimentandoli; è infatti particolarmente innamorato della musica cubana.
Giocatore d'azzardo semiprofessionista, il nostro comincia a prendere sul serio l’idea di suonare per vivere nel 1948, quando si guadagna un concerto al Caldonia Club.
È il proprietario del locale, Mike Tessitore, a conferire a Byrd il soprannome di Professor Longhair, a causa della sua pettinatura irsuta.
Lo stile di Longhair diviene noto a livello locale col nome "rumba-boogie" e il Professor diventa una figura chiave di collegamento fra il mondo del boogie-woogie e il nuovo stile del rhythm’n’blues.
La sua band si chiama Shuffling Hungarians (nome le cui origini sono ormai perse nel tempo), e debutta su disco nel 1949, registrando quattro tracce (inclusa la prima versione della sua firma "Mardi Gras a New Orleans", completa di intro) per l'etichetta Star Talent di Dallas.
Vari problemi costringono pero la Star Talent ad abbandonare il mercato, ma la sessione seguente di Longhair per la Mercury nello stesso anno lo vede come artista dalle vendite in crescita.
Produce il suo primo e unico hit R&B a livello nazionale nel 1950, con l'esilarante "Bald Head" (accreditata a Roy Byrd & His Blues Jumpers).
Il pianista pubblica grandi singoli per la Atlantic nel 1949, la Federal nel 1951, la Wasco nel 1952, e di nuovo la Atlantic nel 1953 (producendo l'immortale "Tipitina", una scatenata "In the Night" e il boogie improbabile "Ball the Wall").
Dopo essersi ristabilito da un piccolo ictus, Longhair torna ad incidere sul logo Ebb di Lee Rupe nel 1957 con "No Buts - No Maybes".
Nel 1959 rianima la sua "Go to the Mardi Gras" per l’etichetta Ron di Joe Ruffino nel 1959; questa sarà la versione che si potrà ascoltare ogni anno durante la festa dell Mardi Gras di New Orleans.
A parte "Big Chief", ambiziosamente registrata con il suo autore Earl King nel 1964 per la Watch Records, gli anni '60 avranno ben poco da dire per Longhair.
Smette addirittura di suonare, mettendosi a fare il bidello e scivolando sempre più nella perversa spirale del gioco d’azzardo.
Dopo alcuni anni durante i quali era scomparso dalla scena musicale, la carriera del professor Longhair riceve finalmente "un meritato rinascimento" e un ampio riscontro si pubblico.
Viene invitato ad esibirsi al New Orleans Jazz and Heritage Festival nel 1971 e al Newport Jazz Festival e al Montreux Jazz Festival nel 1973.
Il suo album “The London Concert” e la testimonianza delle session svolte durante una visita nel Regno Unito.
Questa significativa resurrezione della carriera è meglio documentata nell'album "Professor Longhair - Live On The Queen Mary", registrato il 24 marzo 1975, durante un esclusivo party su un transatlantico affittato da Paul e Linda McCartney.
Negli anni '80 i suoi album, come “Crawfish Fiesta” su Alligator Records e “New Orleans Piano” su Atlantic Records, venderanno bene ma è un peccato che lui non potrà godersi i soldini guadagnati.
Longhair se ne va a letto il 30 gennaio 1980 e non si sveglierà mai più.
Un attacco di cuore nella notte ha spento una delle principali stelle R&B di New Orleans, a soli 61 anni, ma la sua musica viene così frequentemente eseguita in questa città (e con tale rispetto) che verrebbe da pensare che il Professor sia ancora nei paraggi…
Onore al Professor Longhair!
“While you stroll in New Orleans
You ought to go see the Mardi Gras
If you go to New Orleans
You ought to go see the Mardi Gras
When you see the Mardi Gras
Somebody'll tell you what's Carnival for
Get your ticket in your hand
If you wanna go through New Orleans
Get your ticket in your hand
If you wanna go through New Orleans
You know when you get to New Orleans
Somebody'll show you the Zulu King…”
Professor Longhair – Go to the Mardi Gras