Non esiste un “genere” Pulp.
Come rivela il suo stesso nome, è una poltiglia, un minestrone, anzi, per fare i raffinati, un mélange di generi, dai confini indefiniti e indefinibili.
E, come una poltiglia, sfugge alle definizioni come melma dalle mani.
Libri, fumetti, cinema, musica, arte…il Pulp può essere tutto e niente, cari amici dei Mutzhi Mambo, dipende molto da chi giudica; anche se in fondo, un accordo ideale, una specie di convergenza inconscia su quello che è Pulp o non lo è, sicuramente esiste.
Solo che è difficilmente spiegabile…
Per questo è così ganzo!
Ma volendo ora limitarci ad un significato restrittivo e letterale del termine, per “Pulp” dovremmo intendere la narrativa di genere che veniva pubblicata nelle riviste popolari, specie fino agli anni ’60 del secolo scorso, stampate su carta di infima qualità, derivata dalla “polpa” della cellulosa.
I generi che la caratterizzano sono soprattutto il giallo e derivati (crime, noir, hard boiled, eccetera), l’action nelle sue varie ramificazioni (fantasy, western, esotico, bellico…), l’erotico vero e proprio, la fantascienza e l’horror; chiaramente in tutte le varie combinazioni e contaminazioni reciproche possibili…
Ecco, ma se dovessimo proprio indicare la “Pulp Fiction” per eccellenza, il genere Pulp letterario più rappresentativo di quella stagione, sicuramente l’hard boiled, è quello che batte tutti in volata!
Per “hard boiled” (letteralmente significa “bollito duro”, come l’uovo sodo), si intende il poliziesco “tosto”, quello duro, cinico, scritto con stile secco e gergale (ma non per forza sciatto, anzi…), che rappresenta la brutale lotta contro il crimine in modo realistico, violento e moralmente ambiguo, con storie spesso ricche di sensuali dark ladies e tanta azione.
È il genere che proprio sulle rivistacce da due soldi, nei tascabili dalle copertine luride, ha dato il meglio di sé, con autori come Raymond Chandler, Dashiell Hammett, Mike Spillane e il grande ROSS MACDONALD, che oggi andremo ad omaggiare!
Ross Macdonald è stato il creatore di Lew Archer, un “private eye” che con Sam Spade di Hammett e Phil Marlowe di Chandler, forma una specie di “Timurti” dell’hard boiled, la Sacra Trinità che ognuno dovrebbe leggere per apprezzare appieno questa forma di narrazione, spietata, avvincente ma insieme anche profonda.
E dei tre, Ross è stato il più attento alla psicologia dei suoi personaggi, ai moventi, al “perché” del crimine e alla funzione della “giustizia”.
Mai compiaciuto nella violenza, amante delle trame complesse, per Macdonald il passato è la chiave del presente: le persone iniziano da giovani a percorrere la strada per diventare assassini e, ugualmente, iniziano da giovani la loro strada anche coloro che diventeranno le vittime.
Quando queste due strade si intersecano, BAM!, ecco che hai un crimine violento!
Identificare i legami tra passato e presente permette al suo detective Archer di segnare la linea sottile che corre tra la colpa e l’innocenza.
Ross era un maestro nel portare tali connessioni a galla.
Nel mondo di Macdonald infatti nessun crimine violento si svolge nel vuoto, a caso; ogni atto di violenza ha radici nel passato e la “giustizia” del sistema giudiziario dipende da quanto vengono comprese tali connessioni.
Praticamente ogni relazione genitore-figlio è una trappola da cui non c'è via di scampo, ogni crimine violento ha le radici nella famiglia e chiunque rappresenti l’autorità familiare ne è complice.
Ispirati da F. Scott Fitzgerald, gli scritti di Macdonald furono acclamati sia dai fan del genere che dalla critica letteraria: suoi primi libri, modellati su Hammett e Chandler, sono livide cronache della California del dopoguerra ma e poco a poco ha lasciato da parte gli stereotipi hard boiled per affrontare tematiche più soggettive come l’identità personale, i segreti familiari, il trauma infantile…
Iniettando Sofocle e Freud nelle sue storie poliziesche, ha reso la sua prosa davvero inimitabile.
Chiaramente questa visione così tragica e pessimista dei rapporti familiari nasconde un segreto, una parte della vita di Macdonald veramente triste…
Peccato che, rispetto ad altri suoi colleghi ben più celebrati, non abbia goduto della giusta fama; probabilmente ciò è dovuto alla sua scarsa fortuna con gli adattamenti cinematografici.
A parte due pellicole con Paul Newman (che però fece cambiare il nome del personaggio, da Archer ad Harper) e qualcosa di televisivo, non c’è stato ancora nessuno che abbia saputo rendere giustizia alle trame del nostro.
Eppure, basta leggere un pochino i suoi romanzi per accorgersi che sembrano avvincenti sceneggiature bell’e pronte.
Comunque sia, l'influenza del suo eroe hard-boiled, l’idea di un “private eye” un po’ strizzacervelli in grado di indagare e sviscerare i morbosi e drammatici misteri che si celano nelle famiglie, è stata profonda.
A ben vedere, la sceneggiatura di Robert Towne per il capolavoro di Roman Polanski del 1974, “Chinatown”, avrebbe potuto essere ripresa direttamente da un romanzo di Macdonald.
Michael Connelly ha omaggiato esplicitamente lo scrittore anglo-canadese nella sceneggiatura del film “The Wrong Side of Goodbye” (2016), e anche il personaggio interpretato da Mathew McConaughy, per la serie cult della HBO di Nik Pizzolatto, “True Detective”, deriva evidentemente da Archer.
Purtroppo però Macdonald il suo Humphrey Bogart non l’ha avuto…
Kenneth Millar (così all’anagrafe) nasce il 13 dicembre del 1915 a Los Gatos, in California, e cresce a Kitchener, in Canada, paese nativo dei suoi genitori, dove inizia il college.
Quando suo padre abbandona all’improvviso la famiglia, Macdonald rimane con sua madre e vari parenti, traslocando più volte al suo sedicesimo anno.
In Canada, incontra e sposa Margaret Sturm nel 1938 con cui avrà una figlia, Linda.
Inizia la sua la sua carriera scrivendo storie per riviste pulp mentre frequenta l'Università del Michigan.
Completa il suo primo romanzo, “Il Tunnel”, nel 1944, che ancora non ha finito gli studi.
Nei suoi primi quattro romanzi, userà il suo vero nome.
Dopo aver prestato servizio in mare come ufficiale delle comunicazioni navali dal 1944 al 1946, Millar torna nel Michigan, dove si laurea in letteratura.
Per il suo quinto romanzo, nel 1949, scrisse sotto il nome di John Macdonald per evitare confusione con sua moglie, che a sua volta sta ottenendo successo scrivendo gialli come Margaret Millar.
Cambia di nuovo il suo pseudonimo in John Ross Macdonald, prima di scegliere in modo definitivo Ross Macdonald, per evitare di essere confuso con un altro collega, lo scrittore di gialli John D. MacDonald, che usa il suo vero nome.
Millar userà "Ross Macdonald" per tutta la sua fiction dalla metà degli anni '50 in avanti.
Nei primi anni '50, torna in California, stabilendosi per circa trenta anni a Santa Barbara, l'area in cui sono ambientati la maggior parte dei suoi libri; nei romanzi la città viene indicata col nome fittizio di Santa Teresa.
Macdonald introduce per la prima volta il suo personaggio Lew Archer nel racconto "Find the Woman" del 1946 (accreditato ancora a Ken Millar).
Il romanzo, “Bersaglio Mobile” (1949), sarà il primo di una serie di di diciotto libri con protagonista il suo detective e diventerà la base per il film di Jack Smight del 1966, “Detective Story”, con Paul Newman, che però fa ribattezzare Archer con il nome di Harper.
Newman tornerà ad interpretare il personaggio in “Detective Harper: acqua alla gola” (1975), diretto da Stuart Rosenberg, tratto stavolta dal romanzo “Il Vortice” (1950).
Il protagonista dei lavori di Macdonald deriva il suo nome dal socio di Sam Spade, Miles Archer, e da Lew(is) Wallace, autore di Ben-Hur, ma è evidentemente modellato sul Philip Marlowe di Chandler.
Nel 1959 accade un fatto drammatico che condizionerà la vita è la visione dello scriittore: sua figlia, Linda Millar, sparisce dal suo dormitorio in un college privato e diventa un noto caso di persona scomparsa.
Linda è una ragazza tormentata; qualche anno prima, a sedici anni, era stata l'autista in un famigerato incidente avvenuto a Santa Barbara.
La tragedia lascia un ragazzo morto, la giovane in cura in una struttura psichiatrica per lo shock e la famiglia Millar nel caos più totale.
Quando Linda scompare, le forze dell'ordine locali lì per lì non mostrano alcun interesse nel cercare la ragazza, visto i suoi trascorsi psichiatrici: la considerano il classico caso di ragazza mentalmente instabile che se ne va per i cazzi suoi.
Macdonald a questo punto inizia a condurre la ricerca in prima persona.
Arruola in suo aiuto una squadra investigativa privata formata da una coppia marito-moglie, che aveva consultato in passato per delle ricerche per i suoi libri, e insieme, per otto lunghi giorni e notti insonni, attraversano in lungo e in largo la California e il Nevada prima di trovare Linda a Reno, in Nevada, rapita da un uomo anziano e sposato.
La figlia è fisicamente a posto, ma emotivamente traumatizzata. Dopo la prova, viene ricoverata nel centro medico dell'UCLA per un trattamento prolungato.
Lotterà con la sua salute mentale per il resto del decennio e morirà inaspettatamente nel sonno nel novembre del 1970, all'età di 31 anni.
Il trauma della ricerca di Linda devasta il povero padre che viene ricoverato in ospedale per un grave esaurimento nervoso.
Dopo aver lasciato l'ospedale, Ross inizia un programma approfondito di seria consulenza psichiatrica che cambierà il suo modo di scrivere e il corso stesso della narrativa crime americana.
A partire dal 1960, i polizieschi di Macdonald saranno sempre più intrisi delle sue questioni personali e il suo eroe, Lew Archer, diventerà una specie di “crociato”, alla ricerca delle cause alla radice della violenza, cercando di capire, piuttosto che risolvere, il crimine.
Ciò si nota soprattutto con “Il sangue non è acqua”, (1962), “Il delitto non invecchia” (1964) e “Il vespaio” (1965), quasi una sorta di trilogia sul “marcio familiare”.
Ross non si perdonerà mai le tragedie che hanno colpito sua figlia e questo perenne complesso di colpa modellerà il resto della sua produzione.
Per costruire le sue trame intricate attinge dagli elementi base della tragedia greca e da ciò che Freud chiamava ironicamente il "romanzo familiare": il fondamentale contrasto fra genitori e figli.
Macdonald descrive il tempo come un "circuito chiuso", convinto che il ciclo della follia, della sofferenza e della tragedia umana si continui a ripetere di generazione in generazione.
Circuito che può essere rotto solo arrivando alle radici del ciclo nella profondità della psiche umana.
Il sangue che macchia le pagine dei romanzi di Archer, sono le tracce lasciate dai genitori distrutti e dai bambini traumatizzati che popolano i suoi libri.
Verso la fine degli anni '60, a partire da libri come “Il mondo è marcio” (1969), Macdonald espande le sue trame oltre i confini del dramma familiare, con Archer che affronta l'avidità e la corruzione civica che causano disastri come enormi fuoriuscite di petrolio dalla costa di Santa Barbara e le tempeste di fuoco nelle colline di Santa Ynez.
Alla fine del decennio, i libri di Macdonald sono finalmente dei bestseller; nel 1971, “The Underground Man” raggiungerà il numero uno nella classifica del New York Times.
Ma nonostante il suo successo pubblico, la morte silenziosa e inspiegabile della figlia Linda nel 1970 lo lascia col cuore spezzato.
L'ultima apparizione del suo protagonista, “Lew Archer e il brivido blu”, viene pubblicata nel 1976 e Macdonald scompare di scena, perso nelle nebbie del morbo di Alzheimer.
Paradossalmente nel corso della sua carriera, Ross riceverà solo due premi: nel 1974, il “Gran Master Award” dai “Mystery Writers of America”, e nel 1982 lo “Shamus Award”, il premio alla carriera assegnato dai “Private Eye Writers of America”.
Il grande scrittore muore l’11 luglio del 1983.
Quindi, è inutile aspettare: se volete vantarvi davvero di “essere” Pulp, correte a leggere i romanzi di Lew Archer.
È un piacere ma pure un dovere!
Onore a Ross Macdonald!
“It’s all one case”
Ross Macdonald