Quando si parla di JOHN CASSAVETES (che oggi omaggiamo nell'anniversario della sua nascita), spesso e volentieri le palle si gonfiano da sole.
A nominare Cassavetes viene in mente il serioso autore di pellicole sì fondamentali per il cinema d'essai ma piuttosto lente, noiose, amate e studiate da chi vuol fare il severo regista di film "intellettuali" (e pertanto il più delle volte programmaticamente e oggettivamente pallosi).
Chi cita Cassavetes di solito lo fa perché fa tanto intelligente e acculturato...
Inutile dire, cari amici dei Mutzhi Mambo, che a noi tal genere di cinema ci sta un po' sui coglioni ma il nostro Cassavetes, con la sua faccia da "bello e dannato", è stato pure un grande attore di serial e film noir, crime, horror, addirittura la star di un "biker movie" (genere da noi amatissimo ma veramente agli antipodi del cinema "intellettuale").
Aspetto questo troppo spesso sottovalutato o giudicato minore e inoltre, come regista, checché se ne dica, ha sicuramente messo a segno uno dei più bei noir della storia del cinema, e anche questo gli va riconosciuto!
Oggettivamente era un figo, ma pure un testardo, attaccabrighe, bugiardo, inaffidabile, giocatore incallito, imbroglione: osò perfino prendere a pugni il famoso produttore Stanley Kramer, giocandosi ben presto la carriera Hollywoodiana.
Ma soprattutto era un genio.
Per fortuna che questo vostro Almanacco è qui apposta per sistemare le cose....
John Cassavetes nasce a New York, il 9 dicembre del 1929, da una famiglia di origini greche.
Passa l'infanzia nella terra dei suoi prima di tornare definitivamente negli Stati Uniti e a vent'anni inizia a frequentare i corsi di recitazione e di regia all'American Academy of Dramatic Arts.
Nel 1951 si diploma, ma non trova impieghi a Broadway, quindi inizia a lavorare come attore per la televisione.
Recita in un'ottantina di film televisivi, in ruoli da comprimario, fino ad essere protagonista di serial, in ruoli alla James Dean, fra cui il mega-cult "Johnny Staccato" (di cui dirige anche qualche episodio), una serie gialla ambientata nel mondo del jazz.
Recita per la prima volta in un film per il grande schermo in un piccolo ruolo nel film "Taxi", diretto da Gregory Ratoff.
Nel 1954 sposa quella santa che sarà la donna della sua vita: l'attrice Gena Rowlands, l'interprete femminile di quasi tutti i suoi film successivi.
Nel 1957 Cassavetes partecipa come co-protagonista in uno dei primi film interraziali, "Nel fango della periferia", al fianco di Sidney Poitier, diretto da Martin Ritt.
Nello stesso anno fonda l'Actor's Workshop, un laboratorio di recitazione off-Broadway, operandovi come insegnante, produttore e regista.
In questo ambito nasce il primo lungometraggio di Cassavetes: "Ombre", girato tra il 1959 e il 1960, concepito come un "saggio collettivo di recitazione e di regia".
La pellicola viene finanziata grazie ad un annuncio sul New York Times e a una richiesta di fondi lanciata via radio, nel corso di una trasmissione notturna, e narra di tre fratelli afroamericani, due ragazzi e una ragazza, però dalla pelle di gradazione differente (dal totalmente nero del fratello maggiore, al mulatto dell'altro fratello, alla pelle quasi bianca della sorella), dei loro problemi e sogni.
I film, girato in bianco e nero, con sfocature della pellicola e una fotografia sgranata, costa 15.000 dollari. Viene girato in due versioni: la prima aderisce molto di più alla cosiddetta '"Scuola di New York", ma Cassavetes gira una seconda versione, ripulita da quelli che secondo lui erano tempi morti e intellettualismi di troppo.
Questa versione, presentata alla Mostra di Venezia, esce nel 1961 e porta una frattura insanabile tra Cassavetes e gli esponenti duri e puri della "Scuola di New York", che gli rimproverano di aver modificato il film per ottenere più incassi.
La critica prova a fare di Cassavetes il simbolo del neonato New American Cinema Group, ma il regista non accetta mai di aderire al manifesto costitutivo, e pur rimanendo coerente a un'impostazione da sempre liberal, non farà mai (per fortuna) film didascalicamente politici.
Il successo di "Ombre" dà la possibilità a Cassavetes di girare nel 1961 un film prodotto a Hollywood.
La Paramount infatti lo chiama per dirigere il classico "Blues di mezzanotte", un dramma ambientato nel sottobosco del jazz.
Cassavetes accetta, ma la sua indipendenza è totalmente fuori posto ad Hollywood, così deve scendere a compromessi: può solo scegliere in parte gli attori e deve rispettare i tempi e i modi di un film hollywoodiano. Alla fine, il risultato non soddisfa molto Cassavetes.
Lo stesso anno Stanley Kramer gli propone di girare un film di impegno civile, "Gli esclusi", che esce nel 1963.
Il lavoro però risulta ancora più insoddisfacente di “Blues di mezzanotte”, e finisce per non essere riconosciuto né da Kramer né da Cassavetes.
Inoltre si rivela un vero fiasco al botteghino, e costa un periodo di oblio al regista, che si rifugia nuovamente nella televisione, dove compare in molti serial (tra i quali due puntate della celebre "Alfred Hitchcock presenta"), fino al 1964, quando fa il suo ritorno al cinema, in veste di attore, chiamato da Don Siegel per interpretare il mitico crime "Contratto per uccidere", con Lee Marvin.
Tornato a lavorare per il grande schermo, Cassavetes inizia a ideare un progetto sperimentale, una sorta di work in progress da realizzare con attori professionisti e non.
Nel primo semestre del 1965 Cassavetes comincia a girare in 16mm (sfruttando, per gli interni, anche la sua abitazione), diciassette ore di pellicola, lavorando con trecento persone.
È un'impresa che si conclude solo nel 1968, quando il film, con il titolo "Volti", (una palla stratosferica!) esce nelle sale cinematografiche, snellito dalle diciassette ore originali a due ore e dieci minuti!
Negli Stati Uniti viene nominato agli Oscar del 1969, per la sceneggiatura originale.
Contemporaneamente alla realizzazione di "Volti", Cassavetes continua a lavorare come attore per importanti film, fra cui il ruolo della vita come marito satanista di Mia Farrow in "Rosemary's Baby", di Roman Polanski, e "Quella sporca Dozzina", di Robert Aldrich.
Ma ha anche partecipato a pellicole ipercult come il film biker "Facce senza Dio" di Daniel Haller (1966) e, in Italia, a "Roma come Chicago" di Alberto De Martino (1969) e "Gli intoccabili" di Giuliano Montaldo (1969).
Dopo "Volti", Cassavetes gira nel 1970 il bellissimo, amarissimo, "Mariti", interpretato da Ben Gazzara e Peter Falk, insieme allo stesso Cassavetes.
Il film, nella versione originale, dura 140 minuti, ma la distribuzione italiana ne taglia 35, un po’a cazzo oltretutto...
La pellicola successiva è "Minnie e Moskowitz" (1972), una commedia sofisticata (prrrrrr) che vanta una "confezione" più professionale rispetto ai film precedenti, ma contiene la solita improvvisazione e si ritrova a parodiare prorpio questo tipo storie.
Dopo tre anni, due dei quali spesi nella ricerca di un distributore, Cassavetes gira un'altra palla, "Una moglie", uno show di Gena Rowlands (forse la sua migliore interpretazione di sempre) e probabilmente, per la critica, la sua migliore opera.
Il film riceve due nomination agli Oscar, per la migliore attrice e per il miglior regista, e ottiene un buon successo di pubblico.
Nel frattempo è nel cast di un paio di film niente male: “Quella sporca ultima notte” (1975), di Steve Carver, un crime sull'ascesa di Al Capone, con Ben Gazzara e un giovanissimo Sylvester Stallone, e il thriller “Panico nello stadio” (1976), di Larry Peerce, con Charlton Heston.
Due anni dopo Cassavetes gira quello che per noi è il suo capolavoro, il noir definitivo, "L'assassinio di un allibratore cinese", che negli USA viene naturalmente snobbato e considerato un film "minore", un "divertissement".
Esce in due versioni: la seconda arriva nelle sale nel 1978, e in Italia viene massacrata dalla distribuzione, che ne taglia 23 minuti.
Il film è una rivisitazione, amara e realistica, del "gangster movie", e vede protagonista un grandissimo Ben Gazzara, nei panni di un impresario fallito che si ritrova a dover commettere un omicidio su commissione. Bellissimo!
Sempre lo stesso anno è poi la volta del cult horror "Fury", di Brian De Palma, con Kirk Douglas, e del thriller "Obiettivo Brass", di John Hough, con Sophia Loren.
L'anno dopo il regista dirige "La sera della prima", altra prova maiuscola di Gena Rowlands, che crea con il regista-marito duetti indimenticabili.
Nel 1980 Cassavetes gira il favoloso "Gloria - Una notte d'estate", una sua personale visione del thriller, con protagonista ancora la moglie.
Il film vince il Leone d'Oro alla Mostra di Venezia e ottiene un gran successo presso la critica e il pubblico, tanto che, nel 1998, ne fanno girare a Sidney Lumet (inspiegabilmente) un remake inutile, "Gloria", dove, nel ruolo della Rowlands, viene scelta Sharon Stone.
Questo è l'ultimo grande film di Cassavetes.
Gli ultimi due suoi lavori infatti vengono girati tra problemi con i produttori e l'incombere della malattia che gli sarà fatale.
Nel 1983 Cassavetes gira il noiosissimo "Love Streams - Scia d'amore", tratto da una pièce teatrale diretta dallo stesso regista.
Il film viene prodotto dall'allora forte Cannon, ma la critica, anche se becca l'Orso d'Oro a Berlino, lo considera un prodotto commerciale come tanti altri, lontano dallo stile cassavetessiano.
Durante la lavorazione di questo film, il regista scopre inoltre di avere la cirrosi epatica.
Interpreta ancora alcune pellicole come attore, tra cui l'horror canadese "Incubus - Il potere del male" di John Hough (1982) e nel 1985 accetta di subentrare al regista Andrew Bergman sul set di "Il grande imbroglio", a riprese abbondantemente iniziate.
Il film è una commedia interpretata da due amici di Cassavetes: Peter Falk e Alan Arkin. La pellicola però delude in toto il regista, che la ripudia immediatamente.
Dopo il 1985 la malattia del regista si aggrava e si rivela incurabile.
Cassavetes muore il 3 febbraio 1989, a 59 anni.
E con lui se n'è andato uno dei più indipendenti protagonisti, nel bene e nel male, della storia del cinema.
Sarà difficile anche in futuro trovare uno meno disposto di lui a mettersi a novanta gradi pur di lavorare.
E questo, comunque sia, è un merito eccezionale!
Onore a John Cassavetes!
"Ho bisogno di personaggi per analizzare veramente l'amore, discuterlo, distruggerlo, annientarlo, ho bisogno che i protagonisti si facciano male l'un l'altro, che facciano tutto questo in quella guerra, in quella polemica di parole ed immagini che è la vita. Tutto il resto non mi riguarda veramente, può interessare ad altri ma io lo so, ho una idea fissa, tutto ciò che mi interessa è l'amore."
John Cassavetes