Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

E' uscito ed è disponibile nei migliori negozi di dischi e su tutte le piattaforme digitali il nuovo disco: Il male e' dentro il terzo album dei Mutzhi Mambo, band fiorentina fondata nel 1998,...

Dopo l'uscita di "Pulp Fiction", ha preso piede l'idea, un po' romantica ma totalmente sballata e senza alcun fondamento, che l'ambiente Pulp fosse stato una cosa fighissima, con gli autori storici celebrati da orde di fans adoranti, pronti a sbavare ad ogni citazione o omaggio ai loro beniamini.
In realtà le cose non stanno proprio così, cari amici o almeno non stavano così negli anni d'oro del Pulp "classico": i protagonisti, spesso e volentieri, erano dei gran sfigati e l'ambiente in cui ruotavano era una vera e propria giungla!
Come c'insegna l'infaticabile FRANK GRUBER, autore del fondamentale "The Pulp Jungle", uno dei più prolifici scrittori di Pulp fiction di sempre!
In sessantacinque anni di vita, Frank Gruber ha scritto più di 300 storie per una quarantina di riviste Pulp, oltre a una sessantina di romanzi e più di 200 soggetti e sceneggiature televisive.
A volte nascosto sotto gli pseudonimi Stephen Acre, Charles K. Boston e John K. Vedder, era specializzato in romanzi crime, romantici e western, ma è noto anche fra gil appassionati di fantascienza, il genere con cui aveva piu successo agli esordi.
Ma soprattutto è diventato una pietra miliare per i fans dei western, avendo scritto decine di romanzi di cowboy, molti dei quali adattati sullo schermo, e diverse serie TV: Gruber affermava che esistevano solo sette tipi di western ma in realtà ne scriverà una caterva!
Si vantava di riuscire a completare un romanzo giallo in 16 giorni e poi usare gli altri 14 giorni del mese per buttare giù un serial a puntate per una rivista...
Roba avvincente, la sua, divertente, specie i polizieschi e i gialli, ricchi di trovate e di personaggi azzeccati in impeccabile stile Pulp; probabilmente però è anche roba un po' datata e francamente non memorabile, se non nei momenti più felici.
C'è di meglio, insomma...
Ma il fascino "vintage" intrinseco che hanno questi libri è veramente impagabile.
Gruber comunque, più che per i suoi romanzi e racconti, rimane una figura assolutamente indispensabile grazie soprattutto alla sua autobiografia: stiamo parlando di "The Pulp Jungle", appunto, uscito nel 1967, una raccolta di ricordi dei suoi anni come scrittore Pulp durante la Grande Depressione, ricca di chicche e preziosi aneddoti.
La sua prosa brillante e asciutta ci trasporta direttamente in quegli anni a cavallo fra i Venti e i Trenta, quando non c'era nulla di esaltante nell'essere un autore Pulp, se non la miseria e la fame.
Erano anni in cui si campava con la famigerata "zuppa di pomodoro", un'immonda brodaglia che si preparava nei ristoranti automatici con l'acqua calda del tè, la bottiglia di ketchup sul tavolo e un cracker sciolto dentro; in cui, per risparmiare i francobolli, si camminava per chilometri per consegnare personalmente i manoscritti alle varie redazioni sparse nella Grande Mela (che mai come in quei momenti pareva davvero "così" grande...); in cui si dormiva in luride topaie che costavano pochi dollari alla settimana; in cui si veniva pagati pochi spicci un tanto a parola (perché tanto contava di piu "quanto" si scriveva, rispetto a "cosa" si scriveva...); in cui, mentre si sorseggiava la "zuppa", poteva capitare di fare due chiacchiere con diversi personaggi bizzarri, eccentrici, magari destinati alla futura gloria e a fare i veri soldi (come il fondatore di "Scientology", L. Ron Hubbard) ma che in quel periodo dovevano scarpinare come tutti i "pulpster" affamati che cercavano di sopravvivere.
Il massimo, quando e se arrivava l'agognato assegno dell'editore, era un pasto decente e una bella sbronza di bourbon sottobanco...
Certo, scrittori morti di fame ci sono sempre stati, ma nessuno ha mai colto l' "epica" dell' epoca d'oro del Pulp e il fascino di quello sgangherato modo di vivere del sottoploretariato letterario in maniera così acuta come il nostro Gruber.
Anche perché quello è stato davvero un periodo storico unico e inimitabile, in cui leggere era uno svago assolutamente popolare e scrivere era proprio un "mestiere", come mai era stato in precedenza e mai lo sarà in seguito.
Ci penserà poi la televisione a rimettere le cose a posto...

Frank Gruber nasce il 2 febbraio del 1904 a Elmer, nel Minnesota, e cresce nella fattoria di famiglia.
A nove anni lo troviamo a Chicago, dove si imbatte nel suo primo libro, "Luke Walton, The Chicago Newsboy" di Horatio Alger, famoso autore di "dime novel" (ovvero, i "romanzetti da quattro soldi", tascabili stampati su carta scadente antenati del Pulp) per ragazzi, storie a sfondo morale che narrano il passaggio da una vita di miseria a una di ricchezza (seguendo il motto “from rags to riches”), mostrando come giovani squattrinati riescono a realizzare il sogno americano, diventando ricchi ed avendo successo per mezzo del duro lavoro, del coraggio, e del buon cuore.
Durante i successivi sette anni, Gruber divorerà un centinaio di libri di Alger, cosa che lo influenzerà professionalmente più di ogni altra nella sua vita.
Più che l'ascesa sociale, al nostro affascina l'idea di diventare un autore: scrive il suo primo libro che non ha ancora compiuto 11 anni, utilizzando come fogli della carta da regalo usata.
A 13 o 14 anni, la sua ambizione viene un po' meno ma, dopo qualche anno, riemerge prepotente e il nostro inizia ad inviare storie a varie riviste prestigiose, come "Smart Set" e "Atlantic Monthly"; ottenendo costanti rifiuti, abbassa le aspettative con giornali più popolari come "The Saturday Evening Post" e "Colliers", senza raccogliere più consensi.
Inanto le riviste Pulp iniziano ad andare forte e Gruber tenta pure con quelle ma anche qui senza successo.
Quando una storia gli torna indietro, la rispedisce di nuovo a qualcun altro, fino ad avere qualcosa come quaranta storie che vanno su e giù negli uffici postali, divorando le magre finanze del nostro in spese di affrancatura.
Arriva la chiamata alle armi e Gruber presta servizio nell'esercito americano dal 1920 al 1921; ma più che imparare a sparare, il nostro diventa abile nel gioco d'azzardo.
Diventa un asso a manipolare i dadi, fino a riuscire a lanciare 35 sette consecutivi; purtroppo perderà progressivamente questa utile "competenza", "per mancanza di pratica".
Dopo la naja, Gruber trova vari lavoretti, come fattorino e bigliettaio in un cinema.
Nel febbraio 1927, finalmente riesce a piazzare una storia, "The Two Dollar Raise", acquistata dalla casa editrice United Brethren di Dayton, che gli frutta un "ricco" assegno di tre dollari e cinquanta centesimi.
Rispondendo a un annuncio sul "Chicago Tribune", prende un lavoro nella redazione di un piccolo giornale agricolo; a settembre ottiene un lavoro meglio retribuito in Iowa e presto si ritrova a pubblicare su cinque riviste di contadini.
Fa un sacco di soldi e pubblica persino alcuni articoli per dei giornali "normali" ma scopre ben presto che non ha più il tempo per scrivere le storie che gli interessano.
Si sposa nel 1931 e diviene padre ma, nel 1932, la Grande Depressione colpisce duro e Gruber perde il lavoro.
Dal 1932 al 1934 sono gli anni peggiori.
Scrive tantissimo, battendo frenericamente i tasti del suo vecchio "Remington", ma delle sue storie poliziesche, piccanti, gialle, sportive, romantiche, ne vende pochissime, ad alcuni editori che lo pagano un quarto di centesimo per parola.
Rimane a Morris, in Illinois, per 14 mesi prima di decidere di recarsi a New York nel luglio 1934.
Nella Grande Mela ci sono numerose case editrici e può risparmiare il denaro dei francobolli, recapitando personalmente i manoscritti ma questo comporta il camminare miglia e miglia per consegnare a mano i suoi lavori.
I soldi sono davvero pochi, pochissimi, neanche abbastanza per sfamarsi, appena sufficienti per pagare l'affitto di una lurida stanza al Forty Fourth Street Hotel, a 10,50 dollari a settimana.
Per arrotondare si improvvisa pure insegnante di scuole per corrispondenza.
All'inizio di dicembre e con infinite lettere di rifiuto accumulate, riceve una telefonata da Rogers Terrill che gli chiede se per caso fosse in grado di scrivere una storia di 5.500 parole per la rivista Pulp "Operator" # 5 entro il giorno successivo?
Certo che è in grado! Lo fa e viene pagato sull'unghia.
Anche meglio, di storie ne vogliono pure per il mese dopo e per quello successivo, e un altro ancora!
Gli viene quindi chiesto di scrivere un racconto riempitivo per "Ace Sports", che viene parecchio apprezzato dai lettori.
I proventi di Gruber derivati dalla scrittura nel 1934 sono inferiori a 400 dollari ma l'anno successivo le sue storie sono sempre più richieste e arriva a guadagnare ben 10.000 dollari!
Sua moglie si trasferisce a vivere con lui (prima stava dai genitori) e il nostro si dà alla bella vita, trasferendosi in un grande appartamento e comprando una lussuosa Buick.
Il vero successo arriva nel 1940 con "La chiave inglese" (ristampato in una bella edizione da Polillo nel 2013). Scritto in una settimana, il romanzo, da cui nel 1946 vien tratto un film, gli darà fama internazionale ed è presente in tutte le liste dei migliori gialli del 1940.
I protagonisti, Johnny Fletcher e Sam Cragg, sono due venditori di libri, sorta di commessi viaggiatori sui generis, che il caso e il mero desiderio di sopravvivenza trasformeranno in detective improvvisati, seguendo le tracce di una preziosissima moneta d’oro che trovano nella mano di un cadavere abbandonato nella loro stanza d’albergo.
Varie vicissitudini li porteranno in una miniera abbandonata, alle prese con un tesoro, circondati da pupe da capogiro, come in ogni Pulp che si rispetti…
La coppia di protagonisti ritornerà successivamente in tredici libri e in alcuni racconti.
Altri due famosi personaggi creati dalla sua penna sono Oliver Quade, soprannominato l’“Enciclopedia Umana” per la sua memoria prodigiosa, che compare in una serie di racconti, e Simon Lash, un detective privato nonché un appassionato collezionista di libri rari americani (come lo è l'autore stesso).
Con il tramonto dei giorni di gloria del Pulp, Gruber si ritroverà a scrivere sempre più per il cinema e la fiorente industria televisiva di Hollywood, dove si trasferisce nel 1942, avendo saputo delle ingenti somme che le case di produzione sborsano per le storie; vi rimarrà fino al 1946.
La sua prima esperienza col cinema è datata 1939, quando la sua storia di Oliver Quade, "Death of a Champion" viene portata sullo schermo
Presto inizia a lavorare per la Warner Bros. sfornando sceneggiature per film come "Northern Pursuit" (1942), "Mask of Dimitros" (1943), e due film di Sherlock Holmes ("Terror by Night" e "Dressed to Kill").
Contemporaneamente, anche i suoi libri vengono adattati per il cinema: "Backlash", "Accomplice", "The Big Land", "Twenty Plus Two", "The French Key", "The Oregon Trail" e "Town Tamer" sono tutti basati su romanzi o racconti di Gruber.
I suoi lavori arrivano a vendere più di novanta milioni di copie in 24 paesi; scrive sessantacinque soggetti e cento sceneggiature televisive.
Venticinque dei suoi libri vengono adattati come film e crea tre serie TV: "Tales of Wells Fargo", "The Texan" e "Shotgun Slade".
Il suo primo romanzo, "The Peace Marshall", che all'epoca fu respinto da tutti gli agenti di New York, diverrà una pellicola intitolata "The Kansan", con Richard Dix; il libro viene ristampato più volte con un fatturato totale di oltre un milione di copie.
Mancando una sua bibliografia in italiano, oltre a "La chiave inglese", in traduzione citiamo, un po' a caso, i gialli "Oltre l'odio", "Chiavi false", "Due notti fa", "Licenza di vivere", e i western "La città rubata", "La valle dell'oro", "Eredità di sangue"...
Nel 1967 scrive la sua autobiografia "The Pulp Jungle", autentica miniera di informazioni sugli anni d'oro del nostro "genere" preferito.
Negli anni Trenta era diventato alcolista, grazie ai "party" fra scrittori a base di liquori senza cibo, ma non diventerà mai un alcolizzato cronico; in seguito diverrà praticamente astemio.
Il grande Maestro de Pulp ci lascia il 9 dicembre del 1969, a Santa Monica, in California.
Con la speranza che anche dalle nostre parti si decidano a pubblicare in modo organico le sue opere, vi esortiamo a cercare di recuperare qualcosa di questo pregevole autore purtroppo dimenticato.
Non sarà facile ma ne varrà la pena!
Onore a Frank Gruber!

"There are only seven basic cowboy tales: the cattle empire story, the railway story, the cavalry versus Indians story, the ranch story, the revenge story, the marshal story and the outlaw story."
Frank Gruber

Almanacco Pulp dei Mutzhi Mambo

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