Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

E' uscito ed è disponibile nei migliori negozi di dischi e su tutte le piattaforme digitali il nuovo disco: Il male e' dentro il terzo album dei Mutzhi Mambo, band fiorentina fondata nel 1998,...

Sembrerebbe l'ennesimo re, quello che festeggiamo oggi, cari amici dei Mutzhi Mambo, ma questa volta si tratta di un re mooolto particolare: si tratta di Sua Maestà JIM MORRISON, “King Lizard”, il "Re Lucertola"!
Anche se da ragazzi ci stavano sulle palle le scritte "Doors", "Jim = Love” e "Morrison forever", con tanto di cuoricini intorno, sugli zaini delle pischelle alle prime esperienze con le canne, non si può non inginocchiarsi ad uno dei più grandi ed intensi cantanti della storia.
Senza di lui Nick Cave, Rudi Protrudi, Danzig, Henry Rollins, Mark Lanegan e John Garcia (solo per citarne alcuni che ci garbano…), sarebbero ancora a far le prove per il coro della chiesa.
Con le sue "Porte" ha aperto la strada del rock'n'roll al gotico americano, quella allucinata mitologia statunitense fatta da sciamani, bluesmen, occultisti, rockers e motociclisti che si trovano nel deserto del Mojave per calarsi un po' di peyote e tequila.
Era davvero un sex symbol, una bestia da palcoscenico, e aveva poi il dono di quella fantastica voce da bluesman bianco, calda e alcolica come un bourbon liscio, che diverrà la colonna sonora degenere di un’ America malata che in quel periodo si trovava a fare i conti con le sue innumerevoli contraddizioni.
Nessuno come lui ha saputo interpretare con tanta forza (fino all’autodistruzione) la crisi del mondo occidentale e il perdersi progressivo, lisergico, dell’ottimismo post bellico dell’ “American Way of Life” nei meandri delle droghe.
E, nel perdersi, si è perso davvero…

James Douglas "Jim" Morrison nasce a Melbourne, in Florida, l'8 dicembre del 1943.
Il piccolo Jim non è un bambino facile.
Risente dei continui spostamenti, causa il lavoro di suo padre, un influente ammiraglio della Marina degli Stati Uniti d'America (che, qualche anno dopo, si troverà nel Golfo del Tonchino, al momento del presunto incidente che offrirà agli Usa il pretesto per muovere guerra al Vietnam); sua madre è una casalinga, figlia di un noto avvocato.
James cresce insieme alla sorella Anne Robin e al fratello Andrew Lee: un'educazione severa per lui come per i suoi due fratelli, con i quali non ha mai legato.
Tutti e tre cambiano spesso scuola e amicizie, costretti all'instabilità di contesti ed affetti: appena tre anni dopo la nascita di Jim, da Pensacola, in Florida, la famiglia Morrison si trasferisce a Clearwater, sul Golfo del Messico; l'anno dopo, nel 1947, sono a Washington prima, ed a Albuquerque poi.
Ed è proprio durante uno di questi spostamenti, in automobile, che Jim Morrison vive una delle esperienze che più lo segna nel corso della sua esistenza, fonte di ispirazione per diverse canzoni e, soprattutto, poesie.
A detta dello stesso Morrison infatti, nel 1947 lui e la sua famiglia si trovano impelagati in un incidente, mentre percorrono il deserto tra Albuquerque e Santa Fe, nel Nuovo Messico.
Qui, il piccolo Jim scopre per la prima volta la morte, scorgendo sulla strada una moltitudine di corpi appartenenti ad un gruppo di lavoratori indiani, della tribù Pueblo, molti dei quali insanguinati.
Più in là, lo stesso cantante americano asserirà di aver sentito l'anima di uno shamano morto in quell'incidente entrare dentro di lui e influenzarlo per il resto della sua vita (in psichiatria queste “influenze” hanno un nome: schizofrenia...).
Nel 1955 il piccolo Morrison è a San Francisco, nel sobborgo di Alameda, dove due anni dopo, cominciato il nono anno, rivela tutte le sue qualità di studente modello, divoratore di testi filosofici e letterari (ha un quoziente intellettivo veramente fuori dal comune. ..), tanto da meritarsi alcune menzioni d'onore.
L'inizio della sua voglia di ribellione allo status borghese (tipica appunto degli adolescenti borghesi...) avviene nell'ambiente riunitosi intorno alla libreria del poeta beat Lawrence Ferlinghetti, che dal 1958 Jim comincia a frequentare assiduamente, insieme ai locali poco raccomandabili della stessa Frisco.
Tuttavia, il cambiamento radicale è tra il 1960 e il 1961 quando, tra le altre azioni di ribellione confusa, manca clamorosamente la consegna dei diplomi, cosa che manda su tutte le furie suo padre.
Viene allora mandato dai nonni in Florida, per frequentare il college, con scarsi risultati: è ormai indirizzato sulla strada dei beatnik, si droga, beve e anche il suo look, sempre più trasandato, ne risente.
Passa alla Florida State University di Tallahassee e comincia a frequentare la studentessa Mary Frances Werbelow.
Il 1964 è un anno importante per Jim Morrison e per la sua famiglia: il futuro rocker vuole andare all'UCLA, il centro sperimentale di cinematografia della California ma suo padre non è intenzionato a dargli i soldi per questa nuova impresa, che reputa inutile.
Vuole per il primogenito un futuro nell'esercito.
Jim allora, come ammetterà più in là, si taglia i capelli, si ripulisce, indossa abiti puliti e affronta suo padre in una lunga chiacchierata, l'ultima tra i due.
Così facendo, ottiene i soldi per l'università ma è il taglio definitivo al cordone ombelicale della sua famiglia: Morrison arriverà a dichiarare persino di essere rimasto orfano!
L'UCLA si rivela un'esperienza tanto deludente quanto stimolante all'inverso: incompreso dal punto di vista registico (i suoi due unici cortometraggi non godono di grossa considerazione all'interno della scuola), Jim si butta nella letteratura e nella musica, che interpreta come un'occasione per fare poesia.
Ai corsi, con lui, ci sono personaggi di spicco come Martin Scorsese e Francis Ford Coppola ma Morrison stringe i rapporti soprattutto con quello che sarà il suo futuro tastierista, Ray Daniel Manzarek.
L'incontro con Ray Manzarek porta alla nascita dei Doors, un nome che omaggia il titolo del libro amato da Morrison e che a sua volta, si rifà ad un noto verso del poeta William Blake.
I due dunque, impiegano poco tempo a dare vita ad una band, grazie soprattutto al repertorio di poesie di Jim, che per anni, in pratica, non ha fatto altro che buttare giù versi: secondo al vulgata, basterà che Morrison canticchi nelle orecchie di Manzarek le prime strofe di un pezzo, per impressionare il pianista e convincerlo a mettere su una band rock.
Questo brano, il primo in assoluto che compongono (che però vedrà la luce solo nel secondo disco dei Doors), è "Moonlight drive".
Un anno dopo, nel 1966, i Doors sono al "Whisky a Go Go", il music club più noto di West Hollywood.
Con i primi due componenti, ci sono anche il chitarrista Robby Krieger e il batterista John Densmore; il primo darà vita a "Light my fire", una delle canzoni più amate dai ragazzi di tutte le generazioni, caratterizzata da un lungo e lisergico assolo di Hammond firmato da Manzarek.
Il pianista fa anche da basso, portando il tempo e i giri con la mano sinistra, contemporaneamente.
Intanto però, al Sunset Strip, la zona dei locali di Los Angeles, Jim incontra Pamela Courson, la futura Pam, l'unica donna che amerà veramente e da cui verrà realmente amato.
Le esibizioni di Morrison scandalizzano sempre più i gestori dei locali e anche il Whisky a Go Go decide di allontanare la band, dopo una delle versioni più hot della nota canzone "The End", che il front-man dei Doors canta e interpreta in un modo molto spinto, creando una comunione intensa e talvolta erotica con il pubblico presente.
Nel giro di poco tempo, Jac Holzman, fondatore della casa discografica Elektra Records, propone ai Doors un impegno contrattuale di sette album, in esclusiva.
Il 4 gennaio del 1967 esce il primo, storico, album di Morrison e compagni,che, come consuetudine dell'epoca, si intitola come il nome della band: "The Doors".
Il disco è una bomba e contende a "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band" dei Beatles la palma della prima posizione americana.
C'è dentro di tutto: sonorità blues come la vecchia ballata "Alabama Song", ritmi duri e brani arrabbiati come "Break on through" e "Light my fire", scene visionarie e poetiche come "The end" e "The Crystal Ships", unitamente a ritmiche latine, chitarre flamenco e ammiccamenti boogie da parte dell'organo di Manzarek.
E, soprattutto, ci sono i versi di Jim e l'impatto della sua voce: non certo perfetta, spesso esclusivamente baritonale, ma enormemente carismatica e sensuale.
Il tour che segue è un grande successo.
In breve Morrison si ritaglia la fama di istigatore di folle, provocatore, ribelle.
Durante i suoi concerti non dà freno a nulla: spesso ubriaco e sotto l'effetto di droghe, invita la gente a salire sul palco, provoca le forze dell'ordine, fa l'equilibrista sul palcoscenico, si tuffa tra il pubblico e simula orgasmi con la voce, a volte causando la fine improvvisa delle sessioni dal vivo.
Soprattutto, cerca in tutti i modi di spogliarsi (e le fans impazziscono!).
Il 1967 segna l'uscita del secondo album, "Strange Days", con pezzi bestiali come "Love Me Two Times", "People Are Strange", "My Eyes Have Seen You" e "When the Music's Over".
Il tour seguente, nei locali più col degli Stati Uniti, è all'insegna degli eccessi e degli arresti.
Nel luglio del 1968, arriva "Waiting for the sun", dal brano omonimo contenuto nel disco.
Non il loro migliore, ma sono presenti alcune delle canzoni più lisergiche della storia del rock, molte delle quali incentrate sulle esperienze allucinogene del cantante con la sua band.
Ad esse, si affiancano alcuni brani d'amore, un po'melensi, figli della relazione sempre più tormentata tra Jim e Pam, come "Love Street" e "Hello, I love you".
Ma c'è la tiratissima "Five to One" a bilanciare i piatti!
Da questo momento comincia il declino di Morrison, ormai completamente in balia di alcol e droghe, che litiga sempre di più con il resto della band e con la sua compagna.
L'episodio peggiore è datato 1969, durante il concerto di Miami, al Dinner Key Auditorium: i Doors vengono da un lungo tour europeo più o meno di successo, e soprattutto dal tutto esaurito al Madison Square Garden.
A Miami però Morrison esagera, e il concerto degenera in una vera e propria sommossa: il cantante viene accusato di aver mostrato il pisello al pubblico, sebbene non vi siano prove contro di lui.
Il 20 settembre del 1970, viene processato e condannato per atti contrari alla morale e bestemmia in luogo pubblico, ma non per ubriachezza molesta e oscenità.
È l'inizio della fine.
Anche il baroccheggiante "The soft parade", album uscito nel 1969, non convince il pubblico e si rivela un flop: troppi archi e sottofondi da camera che poco si amalgamano al sound aspro e talvolta hard dei vecchi Doors.
Inoltre, Morrison si fa arrestare nuovamente, questa volta durante un volo diretto a Phoenix, per ubriachezza e condotta molesta.
A febbraio del 1970, nonostante non sia stato un gran successo di vendite, vede la luce uno dei migliori lavori dei Doors, il disco "Morrison Hotel", contenente la classica "Roadhouse Blues" e pezzi meravigliosi come "Peace frog", "The Spy" e "You make me real".
È, o meglio, avrebbe potuto essere, la svolta per una sfolgorante carriera di bluesman per il nostro, un genere assolutamente nelle sue corde e in grado di "prestare il fianco", grazie alla propria fisionomia musicale, alle intuizioni scrittorie del cantante.
Ma Morrison, sempre più gonfio di alcol e sostanze psicotrope varie, non se ne rende conto più di tanto e, nello stesso anno, prende una scuffia per la giornalista e scrittrice Patricia Kennealy, unendosi a lei in una stramba cerimonia "pagana", che avrebbe dovuto sancire la loro unione, dopo il momentaneo allontanamento da Pamela.
Dal punto di vista strettamente musicale, i Doors dal vivo non sono più quelli di prima: all'Isola di Wight, altro concerto leggendario, Jim fa una vera figura di merda, inscenando una delle sue peggiori performance.
Alla fine dichiarerà che quella sarebbe potuta essere la sua ultima esibizione.
Ma l'ultima sarà il 23 dicembre successivo, al Warehouse di New Orleans, nel quale Jim Morrison dimostra di essere ormai arrivato alla fine della corsa: ubriaco, stravolto, completamente fuori giri e quasi sempre disteso sul palco.
Nel febbraio del 1971, il nostro vola a Parigi dalla sua Pam.
Nell'aprile del 1971, arriva l'ultimo, meraviglioso album in studio della band, altra prova del talento blues di Morrison: "L.A. Woman" che contiene brani fantastici come l'omonima canzone che dà il titolo al disco, "America", "Love her madly" e la celeberrima "Riders on the storm".
L'intento parigino è quello di dedicarsi alla poesia, di ripulirsi.
Ma il 3 luglio del 1971, Jim Douglas Morrison muore in circostanze mai chiarite (infarto, overdose, la CIA?) nella sua abitazione parigina, trovato senza vita nella vasca da bagno.
Se n'è andato così, dentro ad un cesso, l'idolo delle folle, il più amato dalle ragazze e il più invidiato dai ragazzi…
Morrison è stato l'icona stessa del rock ma non era solo un "uomo immagine": era anche un grande rocker, grande, grande davvero!
Onore a Jim Morrison!

Nota a margine: Il terzo album dei Doors post-Morrison, "An American Prayer", fu realizzato nel novembre 1978. I tre superstiti si riunirono per la registrazione di questo disco, realizzato sovrapponendo la voce di Jim Morrison, tratta da una registrazione di poesie declamate dal cantante nel 1970, a musiche composte per l'occasione. Mah, fate voi…

"...I see your hair is burnin'
Hills are filled with fire
If they say I never loved you
You know they are a liar
Drivin' down your freeway
Midnight alleys roam
Cops in cars,
The topless bars
Never saw a woman...
So alone, so alone
So alone, so alone
Motel, money, murder, madness
Let's change the mood from glad to sadness
Mr. Mojo Risin', Mr. Mojo Risin'
Mr. Mojo Risin', Mr. Mojo Risin'..."
The Doors - L.A. Woman

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