Una vera orgia di registi questo fine novembre, cari amici dei Mutzhi Mambo, ma con nomi di questo livello siamo più che lieti di pubblicare questo vostro Almanacco.
Oggi concludiamo festeggiando il compleanno di un fuoriclasse, un regista che ha saputo rappresentare (non sempre ma come nessun altro) la cupezza inquietante del futuro prossimo venturo e coreografare alla grande le scene di violenza: il gigantesco RIDLEY SCOTT!
Non tutti i suoi film sono all'altezza della sua fama (diciamocelo, alcuni, specie ultimamente, fanno proprio cacare...) ma quando ci becca non ce n'è per nessuno!
Basta citare “I Duellanti”, “Alien”, “Blade Runner”, “Black Rain”, “Thelma & Louise”, e già si fa una bella fetta della storia del cinema!
Infaticabile, eclettico, innovatore, sempre sorprendente, Ridley Scott rimane uno dei maggiori registi in attività e ha saputo cavalcare praticamente tutti i generi cinematografici, e sempre in modo quantomeno egregio, anche se è nella fantascienza che ha inciso il suo marchio a fuoco, rivoluzionandone definitivamente il linguaggio e lo stile.
Però essere infaticabili ed eclettici non sono sempre e per forza dei pregi: forse, se curasse più la qualità e meno la quantità…
Intendiamoci, i film di Ridley sono sempre ottimamente realizzati a livello tecnico e professionale ma spesso mancano di cuore, sembrano dei baracconi blockbuster sceneggiati da un (ex)pubblicitario...
Ridley Scott nasce a South Shields, in Inghilterra, il 30 novembre del 1937.
Suo padre è un colonnello di Sua Maestà e, come tutti i militari, spesso manca da casa.
La famiglia, prima di ristabilirsi a Hartburn dopo la Seconda Guerra Mondiale, gira parecchio, anche all'estero.
Il nostro Ridley si diploma in disegno al West Hartlepool College Of Art e, successivamente, studia fotografia al Royal College of Art, dove collabora alla creazione del dipartimento cinematografico verso la metà degli anni sessanta.
Nel 1965 gira il cortometraggio "Boy and Bicycle" con l'aiuto di suo fratello Tony.
Dopo essersi diplomato, inizia la sua carriera come scenografo e regista di telefilm per la BBC, e verso la fine degli anni sessanta passa alla direzione di spot pubblicitari in una compagnia pubblicitaria fondata insieme ad Alan Parker, Hugh Hudson e il fratello Tony.
Nel 1977 ottiene i finanziamenti per dirigere il suo primo lungometraggio, "I duellanti", un innovativo film in costume interpretato da Harvey Keitel e Keith Carradine.
La storia della lunga battaglia tra i due ufficiali di cavalleria durante le guerre napoleoniche, conquista gran parte della critica e subito si guadagna il premio speciale della giuria al Festival di Cannes che lo farà notare nell'ambiente cinematografico.
Dopo aver visto "Guerre Stellari" Ridley si rende conto delle enormi potenzialità commerciali ed espressive del cinema di fantascienza.
Col suo "Alien" riesce a cambiare per sempre il genere science-fiction riproponendo semplicemente il filone fanta-horror degli anni cinquanta, svuotandolo però dell'ingenuità che caratterizza i film di quegli anni.
Scott introduce, oltre a dosi generose di splatter, un'estetica gotica ribaltando l'ambientazione stile NASA del cinema di fantascienza degli anni settanta in cui a predominare era la purezza del bianco e degli ambienti geometrici.
In questo modo, con questo film - e con il successivo Blade Runner -, spinge a livelli estremi la cupezza ed il pessimismo che il genere aveva sviluppato in quegli anni.
Qui ci troviamo di fronte alla rappresentazione di forme indefinibili e di una fusione "oscena" dell'umano con l'alieno, dell'organico con l'inorganico secondo l'estetica dell'artista svizzero H. R. Giger.
Si vedano a tal proposito il look del pianeta, del relitto alieno, e dell'alieno stesso, tutti disegnati e realizzati da Giger (mentre al nostro Carlo Rambaldi viene dato il compito di mettere a punto una testa meccanica dell'alieno per i primi piani).
Una delle ossessioni di Giger infatti è quella di introdurre nell'inorganico tratti marcatamente organici (soprattutto sessuali) e viceversa.
L'estetica gotica, il design della creatura aliena e delle architetture biomeccaniche avranno una duratura influenza sul cinema di fantascienza degli anni a venire.
Un'altra novità per l'epoca è il fatto che l'eroe più tosto destinato a sconfiggere l'alieno è una donna (la superlativa Sigurney Weaver).
Nel 1982 esce "Blade Runner", il suo capolavoro, adattamento del romanzo di Philip K. Dick, "Cacciatore di androidi".
Ambientato nel 2019 in una Los Angeles buia, fradicia, distopica, dove replicanti dalle stesse sembianze dell'uomo che vengono abitualmente fabbricati e utilizzati come forza lavoro nelle colonie extra-terrestri, si danno alla fuga o tornano illegalmente sulla Terra e vengono cacciati e "ritirati dal servizio" da agenti speciali chiamati "Blade Runner".
La trama ruota attorno ad un gruppo di androidi recentemente evasi e nascostisi a Los Angeles e al poliziotto Rick Deckard (un intenso Harrison Ford), ormai fuori servizio, che accetta un'ultima missione per dare loro la caccia.
Il lungometraggio, durante la sua prima distribuzione cinematografica,incassa poco in Nord America ma lentamente diventa un vero film di culto e uno dei capisaldi immortali del cinema di fantascienza.
Rimane un esempio di design retrofuturista (ispirato ai fumetti di Moebius) ed è uno dei migliori prodotti del genere neo-noir.
Dopo tre film di tale livello, Scott fa il suo primo scivolone, dirigendo quella mezza ciofeca fantasy di "Legend" (1985), con Tom Cruise e Tim Curry.
Bissa la schifezza col mal riuscito, pretenzioso poliziesco "Chi protegge il Testimone" (1987) ma si rifà alla grande con lo splendido noir "Black Rain" (1989) con un livido Michael Duglas nella parte di un poliziotto scafato che deve scortare uno yakuza in Giappone.
Grande ritmo e grande fotografia per un crime serrato come pochi.
Successivo è il bellissimo road movie al femminile "Thelma & Louise" (1991), dove Susan Sarandon e Geena Davis interpretano la parte di due casalinghe oppresse dai ruoli familiari che decidono di scorrazzare per il West, trovando violenza, morte e redenzione.
Con "1492 - La conquista del Paradiso" (1992), la storia di Cristoforo Colombo con Gerard Depardieu, il nostro fa un mezzo passo falso: visivamente splendido, il film soffre un po' di lentezza nei ritmi (è proprio una palla a volte) ed è troppo didascalico.
C'è di peggio ma pure di meglio!
Con la mano sinistra dirige svogliatamente due film inutili come "Albatross" (1996) e il tremendo "Soldato Jane" (1997).
Ridley torna finalmente al successo reinventando il cinema dei "sandaloni" col kolossal "Il Gladiatore" (2000): se uno prende il film sul serio è una mezza cazzata, se uno lo guarda pensando ai vari "Maciste" o "Ercole", non lo può non giudicare un capolavoro!
Fate voi, insomma...
Ci riprova con "Le Crociate" (2005) ma il tema è spinoso e la solita violenza coreografica che contraddistingue le sue produzioni ne appare ridimensionata.
Il nostro Scott continua a girare a vuoto (ma con ritmi stakanovisti) con "Hannibal" (2001) ridicolo sequel del bellissimo "Il silenzio degli innocenti", e col guerrafondaio "Black Hawk Down" (2001).
Il successivo "Il genio della truffa" è una buona commedia con Nicolas Cage nei panni di un truffatore oppresso da fobie che deve insegnare il "mestiere" alla figlia.
Niente di eccezionale ma la sceneggiatura è di ferro e il finale veramente a sorpresa.
Da recuperare...
Velo pietoso invece sulla commedia romantica "Un'ottima annata" (a Scott, ma che cazzo di film fai? E c'è pure a chi è piaciuto...).
Niente male il successivo "American Gangster" (2007), sull'ascesa e caduta del boss nero Frank Lucas (interpretato però da un Denzel Washington non credibile nei panni di un boss): certo se si paragona con "Il Padrino" o "Quei bravi ragazzi", il confronto diventa impietoso, ma il film offre comunque diversi momenti di ottimo hard boiled.
E anche meglio lo spionistico "Nessuna verità" (2008), con un imbolsito e viscido Crowe e il buon Di Caprio.
Ottima tensione e magistrali scene d'azione, però sentirsi raccontare le crisi mediorientali dagli ammerigani fa sempre un po' ridicolo...un buon fumettone, insomma.
Anche "Robin Hood" (2010) resta un'occasione sprecata.
L'idea di rimodernare con crudezza la leggenda dell'eroe inglese poteva essere interessante, se a dirigerla non ci fosse stato un Ridley senza nessuna voglia di rischiare i lauti investimenti della casa di produzione.
Rimane un prodotto noiosetto per ragazzi con le solite scene epiche di battaglia e la panza di Crowe sempre più in primo piano...che palle!
Sulla stessa falsariga, ma peggio, l'inguardabile "Exodus" (2014), con Christian "Batman" Bale nella parte di Mosè, che infatti narra delle gesta del patriarca biblico come se fosse il capo degli Avengers: una vera baracconata!
Prima (2012) aveva girato pure l'inutile prequel di "Alien", il tanto atteso e più volte rimandato "Prometheus" (e se lo rimandava ancora era meglio...) e il poco riuscito "The Counselor" (2013), che, nonostante il cast stellare e il soggetto di Cormac McCarthy, non riesce ad andare al di là di una stringata sufficienza: troppo patinato per essere un noir credibile, si salva solo per degli omicidi ben coreografati.
Il prodotto migliore di questa fase discendente del grande regista è "Sopravvissuto - The Martian", un discreto film di fantascienza realistica col buon Matt Damon nei panni di uno sfigato astronauta che deve sopravvivere sul Pianeta Rosso.
Che dire di “Alien: Covenant”, sequel del prequel (?) di “Alien”?
Al netto di alcuni grossolani buchi di sceneggiatura, dobbiamo ammettere che a noi è piaciuto: Fassbender nel doppio ruolo di replicante è veramente bravo, le scene “forti” non mancano e il finale è bello kattivo, come piace a noi.
Sempre nel 2017 esce "Blade Runner 2049", controverso sequel da Scott unicamente prodotto e affidato alla regia del talentuoso Denis Villeneuve. È un po' palloso ma si fa vedere…
Ultima fatica, prima di un annunciato quanto assolutamente superfluo sequel de “Il Gladiatore” (saremo pure prevenuti ma ci vengono i brividi freddi al solo pensiero…), si intitola “Tutti i soldi del mondo” (2018) e racconta la storia del sequestro del piccolo Paul Getty, vicenda che tenne banco nelle cronache degli anni ‘70.
Non sarebbe male se non fosse farcito di un po’troppa retorica: Scott sa il fatto suo e il cast è degno…
Il film ha avuto una produzione alquanto travagliata: a causa dello scandalo molestie l’ottimo Kevin Spacey, che interpretava il protagonista, è stato costretto ad abbandonare il set e il regista deve girare di nuovo tutte le scene insieme a Christopher Plummer, che ha sostituito il divo sotto accusa.
Insomma, per questi ultimi titoli decidete un po’ voi…
Una volta il nostro Scott ha affermato: "È opinione diffusa che il film stia un piano più alto della pubblicità. Io non l'ho mai pensato. La pubblicità mi ha portato dove sono, è stata la vera scuola per la tecnica filmica." Infatti i suoi film assomigliano sempre di più a degli spottoni…
Probabilmente i ritmi forsennati con cui dirige gli hanno fatto perdere lucidità e quel tocco magico che caratterizzava le sua produzioni migliori ma ultimamente Scott sembra essersi trasformato in uno scaltro fac-totum delle megaproduzioni…
A proposito, ci stavamo scordando che il nostro è pure un infaticabile produttore: se dovessimo citare tutti i film in cui ha messo le mani ne uscirebbe un Almanacco mostre!
Ci limitiamo a segnalare la bella serie horror “The Terror” per la AMC, fresca fresca di uscita: un po’ lenta ma sicuramente affascinante...
Avanti, Scott, facci sognare ancora...oppure fai festa, che forse è meglio!
Tanti auguri, Ridley!
Nota a margine: Anche suo fratello Tony era un regista. Specializzato in film di azione di grana grossa (dai pessimi "Top Gun" e "Giorni di Tuono" ai serratissimi "Nemico pubblico" e "Man on fire") ma ben realizzati, lo ricordiamo soprattutto per l'irresistibile "Una vita al massimo" (1993), un divertente pulp tratto da un soggetto di Tarantino con un cast di prima grandezza. Nel pomeriggio del 19 agosto 2012 si uccise lanciandosi dal Vincent Thomas Bridge nel distretto San Pedro di Los Angeles. Il corpo venne trovato dopo poche ore. Nella sua auto, parcheggiata sopra il ponte, vennero trovati i documenti di identità e molti messaggi per i suoi cari. Dopo circa due anni il fratello Ridley decise di rompere il silenzio e chiarì che il regista aveva dovuto affrontare una lunga battaglia contro un tumore.
"Lavori in pelle. Così Bryant chiamava i replicanti. Nei libri di storia è il tipo di poliziotto che chiama la gente di colore "sporchi negri"."
Deckard/Harrison Ford - Blade Runner