Finalmente celebriamo un vero autore di romanzi crime bello-bello Pulp, cari amici dei Mutzhi Mambo, il fantastico W. R. BURNETT!
Della grande scuola hard-boiled di Dashiell Hammett e James M. Cain, si distingueva grazie al contrasto che riusciva a rappresentare fra la corruzione e la putrefazione della città e la vita migliore (totalmente finta e onirica) che i suoi personaggi anelavano.
Appassionato della letteratura realista di scrittori come Honore de Balzac, Stendhal, Zola e Joseph Conrad, cercherà sempre di trasporre il loro phatos, rendendo la narrazione più realistica possibile, nel contesto del mondo a lui più vicino, quello urbano e criminale, o proiettandola nel Far West (perché, va ricordato, è stato pure un celebre autore di romanzi western).
È stato uno dei primi a rendere protagonisti assoluti e a tutto tondo, personaggi negativi, descritti per una volta nella loro umanità distorta.
Per lui il male e il bene non erano categorie preconfezionate: i peggiori criminali erano capaci di gesti di umanità mentre anche fra i poliziotti si annidavano le carogne più fetenti.
Ha ritratto figure che, per un motivo o un altro, cadute in una vita di crimine, una volta risucchiate nel gorgo del vizio non erano in grado di uscirne fuori.
Ma in fondo era un moralista: di norma, nelle sue storie, manca sempre un ultimo, sporco colpo per ottenere la salvezza, ma il sistema chiuso, oppressivo fa quadrato, il destino vuole il suo pagamento e, all'ultimo, nega il riscatto!
I colpevoli, nei romanzi di Burnett, pagano sempre!
William Riley Burnett nasce a Springfield, in Ohio, il 25 novembre del 1899.
Un soggiorno di tre settimane a Tombstone, lo inizia al fascino della frontiera; da qui partorirà il suo romanzo"Saint Johnson" che verrà adattato nel western "Law and Order" e nel gangster movie "Beast of the City", entrambi interpretati da Walter Huston.
A 28 anni abbandona il suo palloso impiego nell'amministrazione civile per trasferirsi a Chicago, avendo già scritto più di 100 racconti e cinque romanzi, tutti per ora inediti.
A Chicago non trova altro che un lavoro come portiere di notte in un albergo squallido, frequentato da pugili, teppisti, puttane e vagabondi.
Questa varia (e marcia) umanità gli ispirerà il mitico romanzo "Piccolo Cesare" (1929) che otterrà un successo istantaneo e gli aprirà le porte per fare lo sceneggiatore a Hollywood.
Ad affascinarlo più di tutti, durante il lavoro nell'hotel era stato il sicario di un gangster, noto come Barber, che gli fornirà sul piatto d'argento il "punto di vista" di un vero criminale, dandogli lo spunto definitivo per scrivere "Little Cesar": nessuna morale, nessun rimorso, nessun assurdo dubbio sul "giusto o sbagliato".
Il criminale è come un soldato in guerra: non ci si possono fare troppe domande sui morti!
Il film, tratto dal romanzo e diretto nel 1931 da Mervyn LeRoy, diventa subito il primo classico dei gangster - movies, interpretato dall'allora sconosciuto Edward G. Robinson nella parte del boss in ascesa, Caesar Enrico "Rico" Bandello, ricalcato sulla figura di Al Capone.
Lo stesso personaggio tornerà nel 1932 con "Scarface", il capolavoro di Howard Hawks, in cui i riferimenti al boss italoamericano si fanno più espliciti.
Nel 1930, Burnett vince l'Henry Award per il suo racconto "Dressing-Up" pubblicato sulla rivista Harper nel novembre 1929.
Le sue storie sono piene di figure in chiaroscuro e decine di film vengono tratti dai suoi racconti e romanzi, talvolta adattati da lui stesso per il cinema.
In "Una pallottola per Roy" (1941), Roy Earle, un criminale incallito rinuncia alla sua vita fuorilegge per aiutare una ragazza storpia.
Al cinema viene trasposto dal grande Raoul Walsh e interpretato dal mitologico Humphrey Bogart.
Nel capolavoro del 1949, "Giungla d'asfalto" (portato magnificamente sullo schermo da John Huston nel 1950), la trama criminale più perfettamente architettata cade a pezzi quando ogni personaggio rivela la sua debolezza.
In "Nemico Pubblico n°1" (1932), la polizia scavalca allegramente la legge quando i criminali tornano a piede libero a causa dei cavilli legali, prefigurando “Dirty” Harry Callaghan di quasi 40 anni.
Ai Premi Oscar del 1943 Burnett viene nominato per la miglior sceneggiatura originale per "L'isola della gloria" diretto da John Farrow.
Nella sua carriera, lavora con molti dei più grandi attori e registi in circolazione, tra cui Raoul Walsh, John Huston, John Ford, Howard Hawks, Nicholas Ray, Douglas Sirk, Michael Cimino, John Wayne, William Dieterle, Tod Browning, Humphrey Bogart, Frank Sinatra, Marilyn Monroe, John Sturges, Robert Aldrich, Steve McQueen e Clint Eastwood.
Fra i suoi romanzi vale la pena ricordare almeno: "L'uomo di ferro" (1932); "Sfida infernale" (1932); "Eri un'abitudine" (1933); "King Cole" (1936); "Nobody lives Forever" (1943); "Tomorrow's Another Day" (1945); "Giorni d'angoscia:" (1946); "Uomini con la maschera" (1951); "Il boia è solo" (1952).
Diversi saranno gli adattamenti cinematografici delle sue opere.
Dopo gli anni'60, avendo perso progressivamente la vista, smette di scrivere e si impegna soprattutto a promuovere i suoi lavori precedenti.
Raggiunge una popolarità maggiore in Europa, dove i suoi anti-eroi vengono più apprezzati che in patria, in cui il bigottismo benpensante puritano non riesce a digerire del tutto la sua ambiguità morale.
Fra le sue innumerevoli sceneggiature su soggetti non di suo pugno si possono citare: "Pistole puntate" (1948), di Lesley Selander, "La vendicatrice" (1950), di Mel Ferrer, "La gang" (1951), di John Cromwell, "Agente federale X3" (1954), di Louis King, "Gente di notte" (1954), di Nunnally Johnson (non accreditato), "Voi assassini" (1955), di Lewis Allen, "Tutto finì alle sei" (1955), di Stuart Heisler, "Scorciatoia per l'inferno" (1957), di James Cagney, "Il boia" (1959), di Michael Curtiz (non accreditato), "Tre contro tutti" (1962), di John Sturges, "La grande fuga" (1963), di John Sturges, "I 4 del Texas" (1963), di Robert Aldrich (non accreditato), "Base artica Zebra" (1968), di John Sturges (non accreditato), "Un assassino per un testimone" (1969), di Bernard L. Kowalski (non accreditato).
Niente male, eh?
Il suo ultimo libro, dopo un lungo silenzio, viene pubblicato nel 1981 ed è simbolicamente intitolato "Goodbye, Chicago: 1928, End of an Era".
Il grande scrittore statunitense si spenge a Santa Monica, il 25 aprile del 1982.
Difficile quantificare la sua influenza, tanto è stata potente, sul Pulp a venire; a noi interessa solamente immergerci nelle sue sordide storie criminali e cowboy per vedere in faccia il male.
Che non è sempre "male" come viene descritto…
Onore a W. R. Burnett!
"Nel nostro business c'è un solo sistema per evitare dei guai [mima il gesto di sparare]. Fallo per primo, fallo da te e continua a farlo."
Tony Camonte/Paul Muni - Scarface