Dite la verità, un po’di sana fantascienza bella Pulp mancava da troppo tempo in questo Vostro Almanacco.
Ma noi rimediamo subito, cari amici dei Mutzhi Mambo, con la migliore sci-fi dei tempi d’oro: oggi si festeggia l’infaticabile POUL ANDERSON, uno degli autori più premiati di sempre!
Anche se a ben vedere, Poul Anderson proprio Pulp – Pulp no è, almeno nell’accezione trash e/o ingenuamente vintage che spesso si dà del termine: la sua fantascienza, pur essendo contraddistinta da diversi stereotipi avventurosi e, per forza di cose, ormai retrò, è in realtà piuttosto sofisticata, ricca di trame complesse, densa di precisi riferimenti scientifici e di una visione piuttosto lucida (per quanto discutibile) del destino dell’umanità.
Scrittore dai ritmi forsennati di produzione, ideologicamente controverso, Poul Anderson è famoso fra i cultori della sci-fi, per il filo rosso che lega tutta la sua produzione letteraria: l'idea che gli uomini, le civiltà, le razze, abbiano bisogno della lotta per rimanere vitali; in assenza di conflitti ci può essere solo il ristagno e la degenerazione.
Generalmente identificato come autore di “hard science fiction”, quella categoria della fantascienza attentissima al rigore scientifico (il nostro era laureato in Fisica), politicamente ultraconservatore (nel 1968, insieme alla moglie, fu tra i pochi intellettuali a firmare un manifesto a favore della guerra in Vietnam), Anderson è stato in realtà uno scrittore dalla personalità molto più complessa ed eclettica.
Ha pubblicato veramente tantissimo e, dati i ritmi serrati della sua produzione, non tutto di qualità eccelsa ma, nelle sue prove migliori, lo scrittore americano è stato un vero costruttore di mitologie moderne.
Insieme al collega Robert Heinlein di “Fanteria dello Spazio”, fu etichettato con una certa faciloneria come reazionario, ma Anderson era in realtà tutto meno che "reazionario", se con questo termine si vuole intendere che fosse nostalgico di un passato che non c'è più.
Certo, la sua idea di futuro non era certo rassicurante, però il nostro si potrebbe definire meglio un libertario che credeva nei valori di un individualismo assoluto, addirittura nel superomismo alla Nietzsche, dando per scontato che alla fine l' "uomo forte" (non inteso come dittatore, sia chiaro) avrebbe prevalso su tutto.
Mentre, da feroce anticomunista qual era, la prospettiva che i sovietici conquistassero il dominio completo sulla Terra lo inorridiva, Anderson non era certo entusiasta all'idea che fossero gli americani a ricoprire quel ruolo, arrivando a ipotizzare che l'imposizione di un governo militare a Stelle e Strisce sul resto del mondo avrebbe comportato necessariamente la distruzione della democrazia americana e l'inizio di un duro dominio tirannico da parte degli Stati Uniti.
A partire dagli anni '70, le opere storiche di Anderson furono influenzate dalle teorie dello storico John K. Hord, il quale sostenne che tutti gli imperi seguono lo stesso ampio modello ciclico
Ma il tema dominante di Anderson è la lotta contro l'entropia e la morte termica dell'universo, una condizione di perfetta uniformità in cui nulla può accadere.
La sua migliore fantascienza la si trova probabilmente nei lavori più brevi, dove i suoi cari personaggi “larger than life”, capaci di grandi vittorie come di eroiche sconfitte, si stemperano in riflessioni più meditate; ma comunque i suoi migliori romanzi di fantascienza rimangono avventure in grado di affascinare e avvincere grazie alla pura forza degli eventi narrati.
Pur essendo cosi caratterizzati dal superomismo, i suoi personaggi non sono affatto piatti o stereotipati; sono comunque riflessivi, spesso introspettivi e ben sviluppati e anche gli antagonisti non sono descritti come “cattivi” e basta ma invece capaci di altrettanti gesti eroici e sempre meritevoli di rispetto.
Infatti un tema comune nelle opere di Anderson, in cui si possono leggere le evidenti influenze delle leggende del Nord Europa nella sua “filosofia” come autore, è che fare la cosa "giusta" o saggia spesso implica il compiere azioni che possono sembrare apparentemente disonorevoli, illegali, distruttive o addirittura malvagie.
Una specialità di Anderson era inoltre l’immaginare pianeti alieni scientificamente plausibili e le sue trame spesso richiedevano la proiezione di questioni sociali e politiche attuali al mondo speculativo della fantascienza e, quali che fossero le sue opinioni, il punto che più gli premeva affermare era la “necessità” per l’uomo di espandersi nello spazio.
Lungi dall’essere un “lusso” inutile e una spesa immorale ed eccessiva, la ricerca spaziale era per Anderson ineluttabile, un bisogno esistenziale dell’uomo, una proiezione del mito americano della “frontiera” nel lontano futuro.
In fondo, la Terra è destinata a divenire presto sovraffollata e preda di dittatori spietati: solo lo spazio, la colonizzazione di altri pianeti, possono offrire una prospettiva alla libertà umana.
In questo senso vanno letti i suoi ripetuti, accorati appelli a non abbandonare o a non ridimensionare i programmi spaziali della NASA.
Non bisogna a questo punto dimenticare che il nostro è stato anche un autore fantasy di tutto rispetto e non sono pochi coloro che ritengono la sua abbondante produzione di questo genere addirittura superiore ai suoi lavori di Sci-fi.
Ispirato alla ricca mitologia nordica (Anderson era di origini danesi), nel filone sword and sorcerý seppe dar forma a una vena più genuinamente poetica e letterariamente ricercata e riuscita.
Fu anche uno dei continuatori delle avventure di Conan il Barbaro, ma questa parte della sua produzione non è stata mai molto apprezzata dai seguaci duri e puri del nerboruto cimmero creato da Robert E. Howard.
Autore di oltre cento tra romanzi e racconti (almeno una decina sono stati sceneggiati per il cinema e la tv), complessivamente le sue opere hanno venduto oltre 20 milioni di copie e sono state tradotte in 24 lingue.
Mica male…
Poul William Anderson nasce il 25 novembre 1926 a Bristol, in Pennsylvania, da genitori originari della Scandinavia.
Poco dopo la sua nascita, suo padre, Anton Anderson, un ingegnere, trasferisce la famiglia in Texas, dove vivono per oltre dieci anni.
Dopo la morte del padre, la sua vedova porta i suoi figli in Danimarca.
Tornano negli Stati Uniti dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, stabilendosi infine in una fattoria del Minnesota.
Mentre è ancora studente all'Università del Minnesota, le prime storie di Anderson vengono pubblicate da John W. Campbell nella rivista Pulp “Astounding Science Fiction”: "Tomorrow's Children", scritta insieme a FN Waldrop nel marzo 1947 e un sequel, "Chain of Logic", del solo Anderson, nel luglio Deo stesso anno.
Si laurea in Fisica con lode nel ‘48 ma non farà mai alcun tentativo serio di lavorare come fisico; sceglie invece di diventare uno scrittore free-lance e pubblica la sua terza storia nel numero di dicembre 1948 di “Astounding”.
Sposa Karen Kruse nel 1953 e si trasferisce con lei nella Baia di San Francisco.
La loro figlia Astrid (a sua volta sposata con l'autore di fantascienza Greg Bear) nasce nel 1954 e la famiglia si stabilisce a Orinda, in California.
Nel corso degli anni Poul darà molte letture pubbliche dei suoi lavori nella libreria “The Other Change of Hobbit” a Berkeley, tanto che sua moglie, in seguito alla scomparsa del marito, donerà la sua macchina da scrivere e la sua scrivania al negozio.
Nel 1965 Anderson è già considerato il miglior narratore di fantascienza del suo tempo.
Sempre nello stesso periodo diviene membro fondatore della “Society for Creative Anachronism” (SCA) e della “Gilda d'America degli Spadaccini e Stregoni” (SAGA), vere pietre miliari per il nascente “nerdismo” fantasy.
Quest'ultimo è un gruppo affiatato ed esclusivo di autori di eroi sword and sorcery guidati da Lin Carter, che conta in origine solo otto affiliati e che richiede, come unica credenziale per entrarvi, l’essere uno scrittore fantasy.
Anderson divienta il sesto presidente di “Science Fiction e Fantasy Writers of America”, entrando in carica nel 1972.
La stessa società lo elegge suo 16 ° Gran Maestro SFWA nel 1998 e viene introdotto nella “Science Fiction and Fantasy Hall of Fame” nel 2000.
Vince ben 7 volte il premio “Hugo” e 3 il “Nebula”.
Una gran parte della sua produzione è occupata dai due cicli, tra loro collegati, della “Lega Polesotecnica” e dell’ “Impero Terrestre” nei quali rispettivamente campeggiano le figure dei mercanti Nicholas van Rijn e Falkayn, e del soldato Dominic Flandry.
In Italia sono pubblicati dalla editrice Nord.
Altri cicli minori (per dimensioni), tra i quali quello della “Pattuglia del Tempo” fanno da corollario ai due citati.
Senza contare le decine e decine di romanzi singoli e racconti che Poul Anderson scrive dal suo esordio nel 1947 in avanti.
Per motivi di spazio, citiamo qui solo alcuni dei suoi lavori: “Quoziente 1000” (1954), uno dei migliori romanzi di Anderson, che vi sviluppa magistralmente e con tocco lirico e visionario i temi superomistici a lui cari; “La spada spezzata” (1971), considerato in genere il capolavoro dell'autore, uno dei romanzi fantasy più letti e seminali nel mondo anglosassone, basato sul fertile materiale di quella mitologia scandinava che per lui rimarrà sempre un punto di riferimento; “Hoka sapiens” (1957), racconti scritti insieme all’autore canadese Gordon R. Dickson, incentrati sulla bizzarra civiltà aliena degli Hoka, buffe creature del pianeta Toka la cui cultura è fondata sulla completa adesione a modelli culturali altrui, di volta in volta diversi, tra i classici della fantascienza umoristica; “I proteiformi” (1959), un romanzo sulla guerra, la paranoia e la manipolazione dove i Terrestri e i marziani, dopo essersi massacrati per decenni in una guerra insensata, si accorgono che tutto è il risultato delle trame di un altro popolo che agisce nell'ombra; “Tre cuori e tre leoni” (1961), espansione di una novella omonima del 1953, è uno dei romanzi più famosi e belli di Anderson, una contaminazione tra fantasy e fantascienza; “Loro i Terrestri” (1961), la vicenda, narrata con forte partecipazione lirica, di un'umanità quasi azzerata dalla distruzione atomica, ma che nonostante la sua miseria da segno di possedere le risorse per sopravvivere; “Hanno distrutto la Terra” (1962), in cui solo pochi astronauti, in missione al momento dell'evento, sono sopravvissuti alla distruzione del nostro pianeta e vagheranno di sistema solare in sistema solare, cercando gli autori della distruzione della Terra; “Tau zero” (1970), il romanzo più canonicamente di hard sci-fi scritto da Anderson, e probabilmente il suo miglior lavoro nel campo fantascientifico; “Il vagabondo degli spazi” (1971), in cui ciascun uomo vede ciò che preferisce nell'occupante dell'astronave che da tre anni è in orbita attorno al nostro pianeta ma al di fuori del simbolismo di cui gli fanno carico gli uomini, si scoprirà essere ben altro; “Gli immortali” (1989), piuttosto lungo e a tratti lento, affronta il tema dell'immortalità ed è riscattato dalla grandiosità del suo impianto avventuroso e dalla caratterizzazione riuscita di molti dei suoi personaggi.
Oltre a questi vanno ricordati i suoi fenomenali racconti, in cui la sua fantasia e la sua verve di scrittore danno il massimo: fra tutti bisogna citare almeno quel goiellino cyberpunk ante litteram che è “Sam Hall”.
Il grande scrittore muore di cancro il 31 luglio 2001, dopo un mese in ospedale.
Alcuni dei suoi romanzi verranno pubblicati per la prima volta postumi.
Per una volta lasciate stare le ideologie e godetevi gli splendidi libri di Anderson: non ve ne pentirete!
Onore a Poul Anderson!
“Per sua fortuna, Diaz stava guardando dalla parte opposta quando il missile esplose. Era troppo lontano per rimanere cieco in modo permanente, ma le ustioni della retina avrebbero impiegato più di una settimana a guarire. Vide il bagliore riflesso nelle sue lenti da vista. Se fosse stato un combattente di terra si sarebbe appiattito al suolo cercando di scavare un foro a unghiate. Ma lì non c'era terra, né sotto né sopra, non c'era modo di nascondersi né di ripararsi su quel brandello di astronave che girava in orbita nelle tenebre al di là di Marte.”
Poul Anderson - I Re