È l'ora di muovere le chiappe, cari amici dei Mutzhi Mambo, è l'ora di BIG JOE TURNER, è l'ora del rock'n'roll!
Il mastodontico musicista di Kansas City, detto anche "il Boss del Blues", è, a tutti gli effetti, uno dei "padri" del nostro genere preferito: già dagli anni '30, i suoi frenetici boogie woogie urlati erano praticamente dei "rock'n'roll" fatti e finiti, con buona pace di chi vorrebbe far nascere questo tipo di musica un ventennio più tardi!
Anche se giunse al grande successo solo negli anni cinquanta con le sue pionieristiche registrazioni rock'n'roll, la carriera di Turner si articola dagli anni '20 agli anni '80.
Fu il principale "urlatore" del blues dell'era del dopoguerra: il ruggito di Big Joe Turner poteva scuotere le fondamenta di qualsiasi locale in cui cantava, e senza microfono!
Turner è stato inoltre un'esempio di capacità di rinnovarsi, uno i più incisivi nella storia della musica nera: è riuscito ad attraversare senza sforzo l'era del boogie-woogie, del jump blues, e persino la prima ondata del rock'n'roll, riscuotendo un grande successo in ogni genere.
Perché il fisico per reggere gli urti della carriera, Big Joe, ce l'aveva…
Ce l'aveva eccome!
Joseph Vernon Turner Jr. (così all'anagrafe) nasce a Kansas City, il 18 maggio del 1911. Come diversi giovani neri, in questo periodo, scopre il proprio amore per la musica frequentando la chiesa: spirituals e gospel saranno per molti l'anticamera diretta per la musica del diavolo!
Il padre del nostro muore in un incidente ferroviario quando Joe ha solo quattro anni.
Ben presto Turner comincia a cantare per strada e, all'età di 14 anni, lascia la scuola per lavorare nel famigerato mondo dei club di Kansas City, dapprima come cuoco e poi come cantante-barista.
Lavora in locali quali il Kingfish Club e il Sunset, e diviene noto come "The Singing Barman": con il compagno Pete Johnson, diventano presto dei performer fissi dei due nightclub.
Il Sunset oltretutto è di proprietà di un bianco, Piney Brown, ed è uno dei pochi locali in città dove vige il "separate but equal", cioè, viene frequentato da bianchi e neri (chiaramente in posti distinti, sia mai!).
Inoltre, Brown "unge" regolarmente gli sbirri che "evitano" di fare irruzioni e retate, come invece accade regolarmente negli altri locali.
Turner sarà sempre grato al suo vecchio boss e gli dedicherà il brano "Piney Brown Blues" che metterà sempre in scaletta, lungo tutta la sua carriera.
Big Joe è un vero maestro nello sciorinare versi di blues tradizionale e alle jam session può andare avanti per ore e ore.
La sua collaborazione con Johnson, bravissimo pianista di boogie-woogie, si rivelerà fruttuosa; i due se ne vanno a New York nel 1936, dove gli capita di esibirsi con Sua Maestà Benny Goodman.
Ma l'accoglienza da parte del clarinettista e della sua orchestra è piuttosto tiepida: per sua stessa ammissione, Turner e il suo socio non erano ancora pronti per la Grande Mela…
Alla fine, nel 1938, vengono finalmente scoperti dal talent scout John Hammond, che li invita a prendere parte ad uno dei suoi concerti "From Spirituals to Swing", al Carnegie Hall di New York.
Questo spettacolo sarà determinante per la presentazione del jazz e del blues ad un pubblico sempre più ampio, composto pure da bianchi.
Grazie anche alla loro apparizione al Carnegie Hall, Turner e Johnson piazzano la loro prima hit con il brano "Roll 'Em Pete".
Il testo si basa su alcuni brani tradizionali del blues ma rimane uno dei primi esempi registrati di "back beat", ritmo che diventerà fondamentale per il rock'n'roll e per il funk a venire.
Ha un tale successo che Turner la registrerà più volte, con vari musicisti, nel corso degli anni successivi.
Nel 1939 Big Joe, assieme ai musicisti Albert Ammons e Meade Lux Lewis, comincia ad esibirsi nel club Cafè Society di New York, dove appaiono sullo stesso palco di Billie Holiday e della band di Frank Newton.
Di questo periodo, oltre a "Roll 'Em, Pete", le registrazioni più note sono "Cherry Red", "I Want A Little Girl" e "Wee Baby Blues".
Nel 1941 Turner si sposta a Los Angeles, dove recita in "Jump for Joy", un musical di Duke Ellington.
La sua parte è quella di un poliziotto-cantante, in uno sketch chiamato "He's on the Beat".
Per un certo periodo Los Angeles rimarrà il suo quartier generale, e durante il 1944 lavorerà nei "Soundies", (brevi film musicali di tre minuti, una sorta di antenati dei videoclip) di Meade Lux Lewis.
Inoltre, anche se spesso la sua poderosa voce viene registrata nelle colonne sonore, il suo ruolo non viene accreditato: sarà il comico Dudley Dickerson, uno dei pochi neri popolari anche al di fuori del circuito dei "race movies", a provvede a fare finta di cantare davanti alle telecamere (e a prendersi il merito delle performance...).
Nel 1945 Turner e Pete Johnson aprono un loro bar a Los Angeles, Il Blue Moon Club.
Nello stesso anno Joe firma un contratto con la National Records e registra sotto la supervisione del grande produttore Herb Abramson.
Il suo primo singolo di successo è una cover di Saunders King, "S.K. Blues" (1945); sempre nello stesso periodo incide le canzoni "My Gall's A Jockey", la sconcissima "Around The Clock", e per l'etichetta Aladdin, "Battle of the Blues", un duetto con Wynonie Harris.
Turner rimarrà con la National fino al 1947, ma nessuno dei suoi pezzi venderà un granché bene.
Nel 1950 pubblica "Still in the Dark" per la Freedom Records.
Turner collabora anche in molti album di jazzisti come Art Tatum e Sammy Price, e spesso si esibisce con la Count Basie Orchestra, dove, nel 1951, durante l'esecuzione all' Apollo Theater di Harlem come sostituto di Jimmy Rushing, viene notato da Ahmet e Nesuhi Ertegün, che lo mettono sotto contratto per la loro nuova casa discografica destinata a futura gloria, la Atlantic Records.
Turner registra per questa etichetta numerosi successi, compresi gli standard "Chains of Love", "Sweet Sixteen", "Boogie Woogie Country Girl" e "Honey Hush".
I pezzi, anche se sono troppo zozzi per le radio, hanno delle vendite record, grazie al circuito dei Juke-Box, finendo spesso in cima alle classifiche di rythm-and-blues.
Ma il suo piu grande singolo è la mitica "Shake, Rattle and Roll" (1954), che lancerà definitivamente la sua carriera, trasformandolo in un idolo per i teenagers, e cambiando per sempre la musica popolare.
Il testo è pieno di allusioni sconcie e doppisensi sessuali che verranno edulcorati e omessi nella cover che ne farà Bill Haley & His Comets, sdoganando definitivamente il rock'n'roll anche per i ragazzini bianchi.
La versione successiva di Elvis Presley cercherà di combinare le due precedenti, ma non sarà uno dei singoli di maggior successo per il "Re".
Altri pezzi di successo di questo periodo, per il nostro Big Joe, sono "The Chicken and the Hawk", "Flip, Flop and Fly", "Hide and Seek", "Morning, Non and Night", e "Well All Right"; appare anche nel film "Shake Rattle & Rock"(1956).
Sempre nel '56 piazza la hit "Corinne, Corinna" e nel '58 "Jump for Joy".
Negli anni sessanta e settanta Turner abbandona la musica popolare, anche se il buon Haley tenterà di rilanciare la sua carriera nel '66, "prestandogli" i suoi Comets per una serie di incisioni messicane.
Il nostro finirà per tornare alle proprie origini di cantante jazz e, in questi anni, lavorerà anche con il pianista tedesco Axel Zwingenberger, benché i suoi problemi di salute lo costringano a diradare sempre più i suoi impegni.
Gia sofferente da anni per una fortissima artrite (nonché per la sua obesità eccessiva), il Grande Joe muore di infarto a Inglewood, in California, il 24 novembre del 1985, a settantaquattro anni.
Viene incluso, postumo, nella Rock and Roll Hall of Fame nel 1987, riconoscendogli alla buon ora i giusti meriti di "papà" dei rockers!
Grande, grandissimo Big Joe, che tu possa finalmente strillare in pace, ovunque tu sia finito adesso!
Onore a Big Joe Turner!
"Get outta that bed, wash your face and hands
Get outta that bed, wash your face and hands
Well, you get in that kitchen, make some noise with the pots 'n pans
Way you wear those dresses, the sun comes shinin' through
Way you wear those dresses, the sun comes shinin' through
I can't believe my eyes, all that mess belongs to you
I believe to the soul you're the devil and now I know
I believe to the soul you're the devil and now I know
Well, the more I work, the faster my money goes
I said shake, rattle and roll, shake, rattle and roll
Shake, rattle and roll, shake, rattle and roll
Well, you won't do right to save your doggone soul..."
Big Joe Turner - Shake, Rattle and Roll