Altro che Natale, altro che 25 aprile, altro che 2 giugno: il 23 novembre dovrebbe essere la vera festa nazionale, anzi mondiale, universale!
Oggi si festeggia la nascita del più grande di tutti, il maestro, il migliore, in una parola...FRED BUSCAGLIONE!
Cosa aggiungere d'altro a un nome così?
Meglio far parlare direttamente i fatti.
Ferdinando "Fred" Buscaglione nasce a Torino, il 23 novembre del 1921.
È un bimbo bello vivace e mostra sin da piccolo una grande passione per la musica.
A undici anni viene ammesso al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino che però abbandona dopo tre anni di frequenza un po' perché la musica classica lo annoia e un po' perché in casa non c'è 'na lira (il padre è imbianchino, la madre portinaia e occasionalmente insegnante di pianoforte).
Viene costretto quindi a cercare lavoro prima in piccoli impieghi da fattorino e poi da apprendista odontotecnico.
È ancora adolescente quando inizia ad esibirsi nei locali notturni della città come cantante jazz: è pure in grado di suonare diversi strumenti, dal contrabbasso, al violino, al pianoforte, alla tromba.
Un giorno, durante una sua esibizione al Gran Caffé Ligure, viene notato da uno studente di giurisprudenza, appassionato lettore di libri gialli di nome Leo Chiosso.
Nasce così un sodalizio artistico che dura fino alla prematura scomparsa di Fred.
Durante la seconda guerra mondiale il nostro viene richiamato sotto le armi e distaccato in Sardegna, dove si mette in luce organizzando spettacoli per le truppe.
Fatto prigioniero dagli Americani, viene contattato dai fratelli Franco e Berto Pisano con i quali aveva formato il Quintetto Aster a Cagliari, che lavorano per la radio alleata e per Radio Sardegna.
Ciò gli permette di bypassare la prigione e di continuare a fare musica, sperimentando le nuove sonorità e i nuovi ritmi che vengono dagli Stati Uniti.
Dopo la fine della guerra Buscaglione rientra a Torino e ricomincia a suonare, prima in orchestre di altri, poi fondando un proprio gruppo, gli Asternovas, che comprende i fratelli Franco e Berto Pisano (rispettivamente alla chitarra e al contrabbasso), Gianni Saiu (chitarra), Carletto Bistrussu (batteria), Giulio Libano (tromba) e Sergio Valenti (sax).
Inizia quindi una vita randagia fatta di spettacoli in locali notturni di varie città d'Europa, spesso di infimo ordine.
Tornato a Torino nel 1946, Fred ricomincia a frequentare assiduamente l'amico Leo Chiosso, con il quale inizia a comporre canzoni.
Il rapporto tra i due è praticamente simbiotico, al punto che si trasferiscono nello stesso palazzo, in due appartamenti dirimpetto l'uno all'altro.
Trascorrono giorni e notti intere insieme a chiacchierare a scambiarsi idee, battute e frasi musicali che Leo annota diligentemente e Fred accenna sulla tastiera del pianoforte.
Molto spesso si tratta di canzoni un po' strampalate, che parlavano con ironia di "bulli e pupe", di New York e di Chicago, di duri spietati con i nemici, ma sempre in balia delle donne e dell'alcool.
Nascono così le mitiche canzoni che fanno conoscere Buscaglione in tutta Italia e che rimangono incise nei nostri cuori: "Che bambola!", "Teresa non sparare", "Che Notte! ", "Eri piccola così", "Love in Portofino", "Porfirio Villarosa" (ispirata alla figura del celebre playboy Porfirio Rubirosa), "Whisky facile", "Il Dritto di Chicago", "Nel cielo dei bars" e tante, tante altre.
Fred si cala sempre più nel personaggio, facendosi crescere un paio di baffetti e presentandosi in scena in doppiopetto gessato e cappello a larghe falde, ispirato a Clark Gable ed ai gangster americani come apparivano nei racconti hard-boiled di scrittori quali Damon Runyon, uno degli autori preferiti da Chiosso.
La sua discografia, nonostante la brevità della sua carriera, è nutritissima.
Nel 1956 incide numerosissime canzoni e in quello stesso anno escono i suoi primi 33 giri. Eppure non è facile per lui trovare una casa discografica che accetti di incidere quelle canzoni così trasgressive e inconsuete per l'epoca.
Le sue prime incisioni risalgono al 1952, alcuni pezzi standard del repertorio jazz per l'etichetta La Voce del Padrone, ma nessuno si sente di dargli l'opportunità di incidere le "sue" canzoni.
Un aiuto decisivo arriva dall'amico Gino Latilla, che aveva ottenuto un discreto successo con la canzone "Tchumbala-bey" scritta dal duo Chiosso-Buscaglione.
Egli chiede con insistenza al direttore della sua casa discografica, la Cetra, che gli lasci incidere le sue canzoni, al punto di anticipare di tasca propria le spese, e così nel 1955 vede la luce il primo singolo: un 78 giri che contiene due canzoni: "Che bambola!/Giacomino".
L'idea piace subito al pubblico e il singolo vende circa 980.000 copie, nonostante l’assenza di qualsiasi battage pubblicitario, cosicché Buscaglione, incoraggiato da questo inaspettato successo, decide di incidere tante altre canzoni e, sempre grazie all'appoggio di Latilla, partecipa ad alcune trasmissioni radiofoniche, che contribuiscono notevolmente alla sua crescente popolarità.
Nel 1949 a Lugano in un cabaret conosce un'artista magrebina, Fatima Ben Embarek, meglio conosciuta con il nome d'arte di Fatima Robin's, che si esibisce nello stesso locale come acrobata e contorsionista insieme al padre ed alla sorella.
Fred inizia a farle una corte serrata ma deve fare i conti con l'ostilità del padre della ragazza e finisce per organizzare con lei una romantica fuga in una notte di neve, su una slitta trainata da un cavallo.
I due si sposano nel 1953 in chiesa, dopo la conversione di lei al cattolicesimo, e lei inizia con il marito una nuova carriera come cantante.
Il loro rapporto è burrascoso, costellato di liti e riappacificazioni puntualmente scandite sulle pagine dei rotocalchi.
Quasi sempre è la gelosia di Fatima a far scoccare la scintilla dell'ennesimo litigio.
La coppia si separa definitivamente nell'ottobre del 1959, ma, nel gennaio del 1960, i due si rivedono a Firenze, a causa di impegni artistici concomitanti (lui al River Club, lei allo Chez Moi), e Buscaglione si trattiene in città anche dopo la fine delle sue serate…
Girano pure voci di una riconciliazione tra i due coniugi ma un destino crudele non gli concede il tempo...
Comunque sia, alla fine degli anni '50 Fred Buscaglione è uno degli uomini di spettacolo più richiesti, e non solo come cantante.
È dappertutto: nelle pubblicità, alla televisione e nei film, prima con brevi apparizioni canore, poi in ruoli autonomi incarnando quasi sempre la figura del simpatico spaccone.
Si ricordano almeno "I ladri" (1959), con Totò, e "I ragazzi del juke box" (1959) di Lucio Fulci; "Noi siamo due evasi" (1959), di Giorgio Simonelli, con Tognazzi e Vianello; il mitico "Noi duri" (1960), di Camillo Mastrocinque, sempre con un grandissimo Totò nella parte irresistibile di un criminale turco; lo spassoso "Tu che ne dici?" (1960) di Silvio Amadio, sempre con Tognazzi e Vianello nella parte di due imbroglioni che tentano di fregare un boss della mala (naturalmente il nostro Fred).
La sua attività si fa sempre più frenetica: gira due o tre film contemporaneamente il mattino, registra spettacoli televisivi nel pomeriggio, incide dischi la sera e canta nei night la notte, spostandosi a bordo di una vistosa auto americana, una Ford Thunderbird che lui chiama "Criminalmente bella", come una delle sue canzoni.
Ma il successo ha per lui anche conseguenze sgradevoli, dal momento che la moglie Fatima, forse gelosa del suo successo e dei pettegolezzi apparsi sui rotocalchi che lo dipingono come un tombeur de femmes e che gli attribuiscono flirt con le attrici con cui recita (soprattutto Scilla Gabel e Anita Ekberg), finisce col mandarlo a quel paese...
Forse stanco del suo personaggio di "duro", sul finire degli anni cinquanta Fred inizia ad incidere canzoni melodiche, talvolta scritte anche da altri autori come: "Guarda che luna", "Non partir" e "Al chiar di luna porto fortuna".
Tre settimane prima della morte, in un'intervista al quotidiano Stampa Sera esprime l'intenzione di ritirarsi nel giro di due anni, affermando: «Prima che la gente mi volti le spalle, Fred il duro sparirà, ed io tornerò ad essere solo Ferdinando Buscaglione».
Ma purtroppo il destino è in agguato: Buscaglione muore improvvisamente all'alba del 3 febbraio 1960, a soli 38 anni, in un incidente d'auto, mentre rientra all'hotel Rivoli dopo aver trascorso la notte esibendosi in un night di Roma.
La sua tamarrissima Ford Thunderbird color lillà, giunta a un incrocio nel quartiere romano dei Parioli, si scontra con un camion Lancia Esatau carico di porfido guidato dal ventiquattrenne Bruno Ferretti, che tenta immediatamente di soccorrerlo insieme a un metronotte e a un passante.
Fermano un autobus dove caricano il cantante, che giunge però troppo tardi all'ospedale.
Ai suoi funerali, svoltisi a Torino il successivo 6 febbraio, partecipano decine di migliaia di persone tra cui molte celebrità della musica e dello spettacolo.
È sepolto nel Cimitero monumentale di Torino.
La musica italiana (e non solo) aveva perso il suo più grande interprete…
Si dice a volte, sospirando, "eh, era un altra epoca": ebbene Buscaglione "era" proprio quell'epoca!
In persona!
"...Se c'è una cosa
che mi fa tanto male
è l'acqua minerale
Per stare bene,
io bevo alla mattina
la nitroglicerina!
non mi correggo,
no non mi tentate
altre persone si son provate
scusate tanto,
se ho il whisky facile!”
Fred Buscaglione - Whisky Facile