Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

E' uscito ed è disponibile nei migliori negozi di dischi e su tutte le piattaforme digitali il nuovo disco: Il male e' dentro il terzo album dei Mutzhi Mambo, band fiorentina fondata nel 1998,...

Pronti a urlare?

Sì, cari amici dei Mutzhi Mambo, oggi sarà un Almanacco da urlo perché festeggiamo il compleanno della “Scream Queen”, la “regina dell’urlo”, la mitica JAMIE LEE CURTIS!

Oddio, il titolo di “regina” l'ha un po’ usurpato alla madre, Janet Leigh, il cui “urlo” sotto la doccia del Bates Motel, rimane senza dubbio il più celebre della storia del cinema ma la nostra Jamie Lee Curtis sembra aver appreso alla perfezione la lezione di mammà, regalandoci performance horror assolutamente di livello!

Forse allora sarebbe meglio chiamarla “baronessa dell’horror” (anche perché fra re e regine, imperatori e imperatrici, ci siamo anche un po’ rotti le palle…), epiteto guadagnato da quando suo marito ha ereditato il titolo nobiliare alla morte dei suoi genitori.

Ma non basta! La nostra è stata soprannominata pure “The Body” per il suo corpo da “urlo” (questo sì…), scolpito e seducente, che ha saputo mostrare al cinema sempre con grande ironia!

Jamie Lee Curtis, famosa non per ultimo per le innegabili doti di attrice drammatica, ha saputo sfruttare il suo genio creativo in ruoli diversissimi, anche comici e sfrontati, sempre e comunque misteriosi e mai banali.

Bellezza singolare, fisico longilineo, aspetto quasi mascolino ma con un “balcone” da far venire le vertigini, Jamie è stata la più quotata icona dei film dell’orrore dalla fine degli anni ’70 in poi, soprattutto grazie alla sua imprescindibile performance in “Halloween” di John Carpenter che le aprirà la strada ad una carriera invidiabile.

La nostra, chiaramente, non è stata solo un simbolo del cinema horror a basso costo: attrice bravissima e carismatica, ha lasciato il segno in diversi film diventati oggetti di culto, specie come interprete di commedie; chiaramente noi la omaggiamo principalmente per il suo ruolo insostituibile nelle pellicole “de paura”, l’ambito che più ci interessa.

Raro esempio di “figlia d’arte” che non ha nulla da invidiare agli illustri genitori (pur essendo il “prodotto” di due mostri sacri come Tony Curtis e, appunto, Janet Leigh), Jamie è riuscita a ritagliarsi il suo spazio, in primis come sex symbol, intrigante e assolutamente non banale, ma anche come ottima interprete, nell’immaginario di un’intera generazione amante del cinema horror.

Sinceramente non è una che ci ha fatto finire le diottrie ma, dite la verità, un pensierino su di lei ce l’abbiamo fatto tutti…

Jamie Lee Curtis nasce a Los Angeles il 22 novembre del 1958.

Figlia dei già citati leggendari attori, che però divorzieranno quando lei ha soli 4 anni, la piccola Jamie cresce in un ambiente familiare molto creativo che le fa sembrare la strada del cinema l'unico mestiere possibile.

Fin da giovane si appassiona alla recitazione, motivo per il quale accetta ruoli più o meno marginali in televisione, in film tv (è una cameriera in “Colombo: Try and Catch Me” del 1977) o importanti serial come “Operazione Sottoveste”, dov'è il tenente Barbara Duran, a bordo di un sottomarino rosa scatenato, o come “Charlie's Angels”, in cui compare però solo una volta.

La grande occasione le viene offerta dal maestro dell'horror John Carpenter che la chiama a recitare in “Halloween: la notte delle streghe” (1978), nel leggendario ruolo della povera Laurie Stroke, tormentata dall’indistruttibile serial killer Michael Myers: così, appena ventenne, si ritrova ad essere la protagonista di un film indipendente a low budget diventato in poco tempo un fenomeno cult di grande successo, uno dei capostipiti del genere slasher (in realtà che ci aveva già pensato il nostro Mario Bava nel 1971, col suo “Reazione a Catena”, a inaugurare questo violentissimo filone).

Sfruttando la fama data dal film di Carpenter e il fascino di essere la figlia della protagonista di “Psyco”, la giovane Jamie viene soprannominata "Scream Queen".

In poco tempo diventa una delle attrici più richieste per il genere horror: Carpenter la rivuole nello stracult “Fog” (1980), dove recita al fianco della madre, e come voce narrante in “1997 – Fuga da New York” (1981), poi passa a “Non entrate in quella casa” (1980), di Paul Lynch, per il quale becca anche il soprannome di “Mary Pickford dell'horror" (per gli ignoranti quali voi siete, la Pickford è stata una delle prime dive del cinema, la prima a gestirsi autonomamente la sua carriera…) e prosegue con “Terror Train” (1980) e il mediocre “Il signore della morte - Halloween II” (1981) di Rick Rosenthal, pessimo sequel che in realtà non ha nulla a che spartire col capostipite.

Dopo aver dimostrato grandi capacità in parti decisamente “forti”, la nostra decide di confrontarsi con un ruolo comico, così accetta di prendere parte al divertente “Una poltrona per due” (1983) di John Landis, a fianco di Dan Aykroyd e Eddie Murphy, dove interpreta l’irresistibile ruolo di una prostituta complice dei due improbabili protagonisti.

Riprende in mano i vecchi toni con il thriller “Passione fatale” (1983), di Amy Jones, a cui seguono il drammatico “Bulldozer” (1984), di Randal Kleiser, e l’insolito documentario sull’horror “Terrore in sala” (1984), di Andrew J. Kuehn; passa poi ai melensi “Perfect” (1985), di James Bridges, dove ha il ruolo di una topissima insegnante di aerobica alle prese con il giornalista John Travolta, e il francese “Un uomo innamorato” (1986) di Diane Kurys.

In seguito gira il drammatico “La protesta del silenzio” (1987), di Mike Newell, e una nuova commedia di successo, la spassosa “Un pesce di nome Wanda” (1988), vero gioiellino di corrosivo humour inglese diretto da Charles Crichton, dove duetta con Kevin Kline: il film godrà di grande popolarità e riuscirà a mettere d'accordo la critica più sofisticata con il grande pubblico.

Malgrado la carriera cinematografica sia ricca di soddisfazioni, l'attrice non rinuncia a ingaggi lavorativi in programmazioni televisive: è una giornalista agguerrita nella sit-com “Anything but love” (1989) e partecipa a numerosi film tv, tra i quali “The Heidi Chronicles” (1995) di Paul Bogart.

Rinnovare il successo del passato non è facile ma la Curtis sceglie sempre accuratamente i copioni da interpretare, come il teso thriller “Blue Steel - Bersaglio mortale” (1990), della sua amica Kathryn Bigelow, nel ruolo di una poliziotta perseguitata da un serial – killer (chi l’avrebbe mai detto…), la commedia “Sognando Manhattan” (1991) di Steve Rash o i mielosi “Papà, ho trovato un amico” (1991), di Howard Zieff, con Aykroyd (che avrà pure un seguito nel ’94), e “Amore per sempre” (1992), di Steve Miner, con Mel Gibson; certo, le scelte non sono certo al livello dei suoi primi lavori ma lei fa sempre la sua bella figura, nobilitando con la sua presenza sceneggiature non sempre brillanti.

Si cimenta in un arrapantissimo spogliarello nel fragoroso action movie “True Lies” (1994) di James Cameron, dov'è la moglie di uno stolido Arnold Schwarzenegger, poi ritorna al thriller con “La notte della verità” (1995), di Yves Simoneau.

Questi sono purtroppo gli unici titoli degli anni Novanta che varrebbe la pena segnalare:

Gira infatti un trittico di commediole senza infamia ma soprattutto senza lode: “Arresti familiari” (1996), di Harry Winer, “Creature Selvaggie” (1997), di Fred Schepisi e Robert Young (tentativo malriuscito di rimettere in piedi il cast di “Un pesce di nome Wanda”), e “Homegrown – I piantasoldi” (1998), di Stephen Gynnenhall.

Un po’meglio la vita privata: nel 1996, suo marito Christopher Guest, con cui è sposata dal 1984 ed ha adottato due figli, viene insignito del titolo di barone facendo diventare automaticamente nobile pure la nostra Curtis, e la sua cronica dipendenza da farmaci subisca un netto miglioramento.

Ci riprova con gli ennesimi capitoli della saga horror che l'ha resa famosa, i mediocri “Halloween - 20 anni dopo” (1998), di Steve Miner, e il successivo “Halloween - La resurrezione” (2002), di Rick Rosenthal, ma neanche il sempre arzillo Meyers riesce a risollevare la sua carriera, in questa fase proprio appannata.

Nel mezzo l’insipido thriller fantascientifico “Virus” (1999), la commedia nera “Chi ha ucciso la Signora Dearley?” (2000), di Nick Gomez, con Danny De Vito, la commedia agrodolce “Daddy and Them” (2001) diretta da Billy Bob Thornton, e la spy story “Il sarto di Panama”(2001), di John Boorman, tratto dall'omonimo romanzo di John Le Carrè.

È coprotagonista assieme a Lindsay Lohan del remake “Quel pazzo venerdì” (2003), di Mark Waters, che lancia definitivamente la Lohan come idolo per i ggiovani e riporta sulla breccia la nostra Jamie.

L'anno successivo però, dopo la commedia “Fuga dal Natale” (2004), di Joe Roth, la Curtis dichiara a una rivista tedesca di non voler più comparire in alcun film: troppa la paura di vedersi invecchiare davanti alla telecamera.

Ma il ritiro non sarà totale e definitivo: in fondo anche se, per ovvi motivi anagrafici, non è più un sex symbol (anche se c’è chi apprezzerebbe...), rimane comunque una bellissima donna dal fascino innegabile.

Torna quindi sui suoi passi e la vediamo nuovamente, dopo aver prestato la voce a uno dei protagonisti di “Beverly Hills Chiuahua” (2008), in “Ancora tu!” (2010), commedia di Andy Fickman con Kristen Bell e Sigourney Weaver, in “Veronica Mars” (2014), versione cinematografica di un noto telefilm, nello sportivo “Spare Parts” (2015), di Sean McNamara.

Viene chiamata da Brian Murphy, Brad Falchuk e Ian Brennan (gia autori di “Glee” e dell’ottima “American Horror Story”) come protagonista di “Scream Queens” (2016-2017), una serie iper-kitsch in bilico tra slasher horror e soap collegiale, il cui titolo è chiaramente un omaggio al glorioso passato di Jamie: ma sarà più apprezzata dalla critica che dal pubblico e chiuderà dopo appena due stagioni.

Ma soprattutto la Curtis torna a vestire gli abiti di Laurie Strode in “Halloween” (2018), di David Gordon Green, buon sequel ricco di spunti interessanti (e pure di riflessioni profonde, roba che non ti aspetteresti in questo genere) che si riconnette direttamente all’originale del 1978, ignorando intenzionalmente i vari seguiti usciti negli anni.

Jamie, naturalmente, è veramente superba!

Continua così, baronessa, facci vedere ancora chi sei!

Tanti, tanti auguri, Jamie!

“Ha aspettato questa notte. Ha aspettato me. Io ho aspettato lui.”

Laurie Strode/Jaime Lee Curtis – Halloween (2018)

Almanacco Pulp dei Mutzhi Mambo

  • Elvis Presley

    Elvis Presley

    Informazioni
    8 Gennaio
    THE KING IS BORN! HEIL TO THE KING! Inchinatevi, prostratevi, strisciate come vermi! Portate omaggi, oro, incenso, mirra, whiskey, fanciulle vergini, vitelli sacrificali! Oggi, cari amici dei Mutzhi... Elvis Presley
  • David Bowie

    David Bowie

    Informazioni
    8 Gennaio
    IL NOBILE CAMALEONTE BIANCO A volte capita di prendere sonore cantonate, cari amici dei Mutzhi Mambo, di dover ammettere i propri sbagli di giudizio, di riconsiderare le proprie scelte…La morte di... David Bowie
  • Charles Addams

    Charles Addams

    Informazioni
    7 Gennaio
    ORRORI DI FAMIGLIA Esiste un confine netto fra un urlo e una risata? Fra l’orrido e il meraviglioso?Cosa si può definire brutto o cosa bello? Cosa buono e cosa cattivo?Se cercate delle risposte... Charles Addams
  • Nicolas Cage

    Nicolas Cage

    Informazioni
    7 Gennaio
    Sicuri di affermare un’ovvietà, gli attori che ci piacciono si possono dividere in varie categorie: quelli bravi-bravi, quelli che partono male ma migliorano invecchiando (come certi vini), quelli... Nicolas Cage