La più intrigante delle dive!
Portate fiori, incensi profumati! Levatevi il cappello! Prostratevi!
Fate libagioni e omaggiate a dovere la meravigliosa LOUISE BROOKS, la prima divina del cinema moderno!
Una storia straziante, quella di Louise Brooks, in cui si può leggere tutto il marcio di Hollywood, moderna "Sodoma" e vero tritacarne di vite e carriere.
Louise Brooks, cari amici dei Mutzhi Mambo, ha rivoluzionato il modo stesso di intendere l’estetica femminile: col suo impertinente caschetto nero è stata il prototipo delle “flappers”, le ragazze emancipate e birichine dell’era del jazz.
Era veramente una bellezza incredibile, straordinaria, tuttora risulta impossibile resistere al suo fascino che sfida gli anni, le mode, le generazioni.
Ogni tanto ci riprovano a rinverdire il mito del suo leggendario taglio a caschetto (basti pensare alla “Valentina” di Giorgio Crepax o a Uma Turman in “Pulp Fiction”) ma lei rimane unica, inimitabile, irraggiungibile!
Ma, a parte la sua innegabile bellezza, la Brooks è stata fondamentale per aver imposto un modello inedito di femminilità.
Non più la fanciulla romantica come Florence Lawrence o la maliarda misteriosa, esotica e inquietante alla Theda Bara: Louise ha incarnato il modello di ragazza spregiudicata, androgina, indipendente, ambigua e, udite, udite, addirittura simpatica!
Fu un simbolo di sensualità per generazioni dando vita al personaggio di Lulù, protagonista indiscussa di sogni proibiti nell’immaginario maschile degli Anni ’30, un’icona che, tra successi ed eccessi, non è stata mai soggetta alle regole, rimanendo fuori dagli schemi fino all'ultimo.
Questo anche grazie a (o meglio, meglio per colpa di…) una vita veramente al limite, segnata da drammi professionali e soprattutto personali.
Ha interpretato 17 film muti e 8 sonori (molti dei quali perduti), prima del suo ritiro nel 1938, ma la sua stella continuerà ad illuminare il mondo dello spettacolo per sempre..
Mary Louise Brooks nasce a Cherryvale, nel Kansas, il 14 novembre del 1908.
Figlia di Leonard Porter Brooks, un avvocato di solito immerso nelle sue pratiche, e Myra Rude, una madre con velleità artistiche, pianista di talento che suona Debussy e Ravel per dilettare i figli, e li ispira all’amore per i libri e la musica.
A soli nove anni, un vicino abusa sessualmente di lei, evento che avrà un impatto devastante sulla vita e sulla carriera della Brooks, guastandogli per sempre la sera affettiva e rendendola incapace di innamorarsi.
Quando, molti anni dopo, Louise prenderà il coraggio per confessare alla madre lo stupro subito, lei, dimostrando una sensibilità quasi commovente verso la figlia, gli risponderà che la colpa è sua, perché sicuramente doveva averlo “provocato”...
La Brooks inizia la sua carriera nello spettacolo come ballerina, entrando a far parte della compagnia di danza moderna Denishawn School of Dancing and Related Arts di Los Angeles nel 1922.
Nella sua seconda stagione con la compagnia, Louise diventa la protagonista di un'opera, tuttavia, un lungo conflitto personale tra la Brooks e la fondatrice Ruth St. Denis si traduce in un improvviso licenziamento, costringendo la nostra a lasciare il corpo di ballo nel 1924, a soli 15 anni.
Grazie a una sua amica quasi subito ritrova lavoro come corista negli “Scandals” di George White, seguito da un'apparizione come ballerina nell'edizione del 1925 dello “Ziegfeld Follies” di Broadway. Come risultato di questo lavoro, arriva all'attenzione del produttore della Paramount Pictures Walter Wanger (con cui avrà una relazione), che la mette sotto contratto per cinque anni.
La nostra fa il suo debutto sul grande schermo nel muto “The Street of Forgotten Men” (1925), in un ruolo non accreditato.
In realtà, subito dopo averla vista nei primi piccoli ruoli, sia la Paramount che la MGM le avevano offerto dei contratti ma Wanger cerca di convincerla ad accettare quello della MGM, in modo da zittire le voci secondo cui lei avrebbe ottenuto il contratto con la Paramount solo perché il suo boss se la faceva ma la nostra, imperterrita, se ne frega delle voci e accetta l’offerta della casa di produzione del suo amante.
Viene pure imbroccata da Charlie Chaplin, in città per la prima del suo film “La Febbre dell’Oro”, e i due avranno una breve relazione (sai com’è, anche a Charlot piacciono le “monelle”…).
Presto si trova ad essere protagonista in un certo numero di commedie leggere e di flapper-movie negli anni successivi.
Nell'estate del 1926, la Brooks sposa Eddie Sutherland, il regista del mai realizzato film che lei doveva girare con WC Fields, ma nel 1927, dopo un incontro casuale, si prende una sonora scuffia per George Preston Marshall, proprietario di una catena di lavanderie e futuro presidente della squadra di football Washington Redskins.
Questa sarà la causa principale del suo divorzio, nel giugno 1928.
Viene notata in Europa per il suo fondamentale ruolo da vamp nel film "Un amico in ogni porto", diretto da Howard Hawks nel 1928.
Nel drammatico “Beggars of Life” (1928), di William A. Wellman, uno dei primi film sonori, la Brooks interpreta la scandalosa parte di una ragazza di campagna maltrattata che uccide il padre adottivo in un momento di disperazione.
Un vagabondo, interpretato da Richard Arlen, arriva sulla scena dell'omicidio e convince la nostra a travestirsi da ragazzo e sfuggire alla legge “cavalcando i binari" con lui.
In un accampamento di vagabondi, il travestimento di Louise viene presto scoperto e lei si ritrova l'unica femmina in un mondo di uomini brutali e affamati di sesso.
Una parte, per l’epoca, veramente audace!
In questo periodo la Brooks frequenta abitualmente il jet-set ed è ospite abituale di William Randolph Hearst e della sua amante, Marion Davies; inoltre il suo sbarazzino taglio di capelli a caschetto dà il “la” ad una vera e propria tendenza; diverse donne seguiranno il suo esempio tagliandosi i capelli come lei e la star Colleen Moore.
Poco dopo “Beggars Of Life”, Louise, che detesta la "scena" di Hollywood, rifiuta di rimanere alla Paramount dopo che gli viene negato un aumento già concordato,
Lo studio infatti aveva tentato di usare l’avvento del sonoro per fare pressione sull'attrice, ma lei si accorge del bluff della produzione e parte per l'Europa per girare un film per G. W. Pabst, il famoso regista espressionista austriaco.
Solo trent'anni dopo questa mossa ribelle verrà rivalutata come la più lungimirante della sua carriera: così facendo si assicura l’immortalità come leggenda del cinema muto e spirito indipendente.
Sfortunatamente, mentre il suo iniziale abbandono della Paramount da solo non l'avrebbe mai portata a terminare il suo rapporto con Hollywood: sarà il suo rifiuto, dopo essere tornata dalla Germania, di ridoppiare “The Canary Murder Case” (1929) a inserirla nella “black list” non ufficiale della mecca del cinema.
Sarà l'attrice Margaret Livingston a venire ingaggiata per doppiare la voce della Brooks per il film, poiché viene detto che la voce di Brooks non è adatta ai film sonori.
Una volta in Germania, la nostra recita nel film “Pandora's Box” (1929), diretto da Georg Wilhelm Pabst, basato su due opere di Frank Wedekind (“Erdgeist” e “Die Büchse der Pandora”): Louise interpreta Lulu, forse il suo ruolo più significativo.
Questo film è diventato un vero oggetto di culto per la sua schiettezza nel trattare temi spinosi come i costumi sessuali moderni, tra cui uno dei primi ritratti su schermo di una lesbica.
La Brooks recita poi p nel controverso dramma sociale “Diary of a Lost Girl” (1929), basato sul libro di Margarete Böhme e diretto sempre da Pabst, e “Miss Europe” (1930), girato in Francia dal regista italiano Augusto Genina, che annovera un famoso finale a sorpresa.
Tutti questi film verranno pesantemente censurati sia per i temi "adulti", sia per la loro satira sociale.
Quando torna a Hollywood nel 1931, viene scritturata in due film piuttosto tradizionali: “God's Gift to Women” (1931) e “It Pays to Advertise” (1931).
Le sue performance in queste pellicole, tuttavia, vengono ampiamente ignorate e le arrivano poche altre offerte di lavoro, principalmente a causa della sua iscrizione nella famigerata "lista nera" degli attori sgraditi.
Nonostante questo, William Wellman, le offre il ruolo di protagonista femminile nel leggendario crime “Nemico Pubblico”, con James Cagney. Tuttavia, Brooks rifiuta il ruolo per visitare il suo adorato amante George Preston Marshall a New York, e la parte invece viene affidata a Jean Harlow, che inizierà così la sua ascesa verso la celebrità.
Rifiutare “Public Enemy” segnerà invece la vera fine della carriera cinematografica di Louise .
Girerà un altro film in quel momento, la commedia “Windy Riley Goes Hollywood” (1931), diretto da un altro reietto di Hollywood, Roscoe "Fatty" Arbuckle, che lavora sotto lo pseudonimo di "William Goodrich".
La Brooks dichiara bancarotta nel 1932 e inizia a ballare nei night club per guadagnarsi da vivere.
Nel 1933 sposa il miliardario di Chicago Deering Davis, ma lo molla bruscamente nel marzo del 1934 dopo soli cinque mesi di matrimonio, senza neanche arrivederci ... La coppia divorzierà ufficialmente nel 1938.
Nel 1936 tenta di tornare sulla breccia e per un po’ entra a far parte delle “Western Empty Saddles”, cosa che la porta ad avere un provino per la Columbia, condizionato dall'apparizione nel musical del 1937 “When You're in Love”, non accreditata, come ballerina del coro.
Successivamente realizza altri due film, tra cui un western di serie B, al fianco di John Wayne, “Overland Stage Raiders” (1938), in cui recita un ruolo romantico sfoggiando una lunga acconciatura che la rende quasi irriconoscibile dai suoi giorni come Lulu.
Brooks va a vivere per breve tempo a Wichita, dove tenta di rifarsi una vita, ma il trasferimento si rivelerà per lei un altro tipo di inferno.
I cittadini di Wichita sono invidiosi del suo passato successo e la disprezzano per il suo fallimento, e lei non ama granche i provinciali.
Dopo un fallito tentativo di dirigere uno studio di danza, se ne torna a New York e, dopo brevi periodi come attrice radiofonica e giornalista, trova lavoro come commessa in un negozio Saks sulla Fifth Avenue per qualche anno, finché non decide di intraprendere il “mestiere” più vecchio del mondo e vivere come una escort di lusso con una selezionata clientela di ricconi.
Dirà in seguito, riferendosi a questo periodo: “Ho scoperto che l'unica carriera ben remunerata possibile per me, un'attrice senza successo di trentasei anni, era quella di una ragazza squillo…”.
La Brooks che era stata una forte bevitrice già dall'età di 14 anni, riesce comunque a rimanere relativamente sobria per iniziare a scrivere recensioni di film, cosa che diventerà la sua seconda carriera.
In questo periodo inizia anche il suo primo progetto di scrittura di ampio respiro, un romanzo autobiografico intitolato “Naked on My Goat”, un titolo tratto dal Faust di Goethe; ma, dopo aver lavorato al romanzo per un certo numero di anni, distrugge il manoscritto gettandolo in un inceneritore.
Gli storici del cinema francesi (come al solito) riscoprono i suoi film nei primi anni '50, definendola un'attrice che, a livello iconico, è addirittura più importante di dive come Marlene Dietrich e Greta Garbo.
James Card, il curatore degli archivi cinematografici per la George Eastman House, scopre che la Brooks, in questo periodo, vive da reclusa a New York, e la persuade a trasferirsi a Rochester, per essere vicina alla collezione di film della biblioteca e poterli consultare più agevolmente.
Con il suo aiuto, diventernta una nota scrittrice e critica cinematografica.
Una raccolta dei suoi scritti, “Lulu in Hollywood”, viene pubblicata nel 1982.
Rilascia raramente interviste: negli anni '70 viene intervistata, estensivamente su pellicola, per i documentari “Memories of Berlin: The Twilight of Weimar Culture” (1976), prodotto e diretto da Gary Conklin, e per la serie di documentari “Hollywood” (1980) di Brownlow e David Gill.
“Lulu in Berlin” (1984) è un'altra rara intervista filmata, prodotta da Richard Leacock e Susan Woll, rilasciata un anno prima della sua morte, ma girata il decennio precedente.
Fortunatamente, tra i suoi numerosi amanti degli anni precedenti, c’era stato anche il giovane William S. Paley, fondatore della CBS, l’unico a ricordarsi di lei e a garantirgli una piccola rendita, senza la quale, a sentire la Brooks, la nostra si sarebbe suicidata...
L'8 agosto 1985 Louise, sola e dimenticata da tutti, viene trovata morta per un infarto nel suo appartamento, dopo aver sofferto di artrite ed enfisema per molti anni.
Aveva sempre rifiutato di assumere antidolorifici perché voleva rimanere “lucida fino alla fine”.
La divina viene sepolta nel cimitero del Santo Sepolcro a Rochester, New York.
Difficile, dopo una storia così, non nutrire rimpianti per tanta bellezza e rabbia per come il mondo del cinema tratta i suoi gioielli più preziosi!
Ma dopotutto, “The show must go on”…
Onore a Louise Brooks!
"Chi l'ha vista non può dimenticarla. È l'attrice moderna per eccellenza, poiché, come le statue antiche, è fuori del tempo. Basta vederla per credere alla bellezza, alla vita, alla realtà dei personaggi. Possiede quella naturalezza che soltanto i primitivi conservano davanti all'obiettivo. Quando è in un film, la finzione scompare con l'arte, si ha l'impressione di assistere a un documentario, dove la macchina da presa l'ha colta di sorpresa. È l'intelligenza della recitazione cinematografica, è la più perfetta incarnazione della fotogenia, riassume da sola tutto ciò che il cinema muto degli ultimi tempi cercava: l'estrema naturalezza e l'estrema semplicità. La sua arte è così pura da diventare invisibile.”
Henri Langlois (su Louise Brooks)