A malincuore dobbiamo ammettere che in questo vostro Almanacco, quando ci occupiamo di neri, quasi sempre si tratta di cantanti o musicisti.
Occhio però, cari amici dei Mutzhi Mambo, a prenderci per razzisti del cazzo!
Diciamo che nel periodo di riferimento privilegiato in questa rubrica (più o meno dagli anni '40 agli anni '70, con le dovute eccezioni) per i neri non c'era molto spazio al cinema o in libreria (se non in produzioni “race” che noi purtroppo non conosciamo quasi per niente).
Siamo quindi ben lieti, dopo tutto 'sto pippone, di celebrare un grande maestro pulp afroamericano: l'incommensurabile CHESTER HIMES!
Sopraffino scrittore di crime novel, asciutte, crude ma ricche di ironia, è stato paragonato ad autori come Raymond Chandler e Dashiell Hammett ma, come tratto peculiare, i libri di Chester Himes sono sempre segnati dalla questione del razzismo e dell'identità culturale dei quartieri neri, problematiche che riaffiorano più volte nelle vicende che narrava.
Tanto che si arrabbiava moltissimo quando lo classificavano come uno dei più veri, e duri, continuatori dell'hard boiled: non che negasse il debito profondo contratto con quel tipo di narrativa, e in particolare con Hammett, ma non ha mai nascosto di sentirsi assai più vicino a Richard Wright e agli esponenti della letteratura afroamericana.
Nei suoi romanzi, spesso nulla è quello che sembra e i personaggi si trasformano di continuo, con il loro dolente odore di miseria che gli rimane incollato addosso, e si aggirano in una babele metropolitana dove nessuno è innocente.
Il taglio descrittivo di Himes non indugia nel descrivere come spietata una città crogiolo di razze immerse in un recipiente colmo di odio, dove gli esseri umani si tramutano in bestie sempre inclini alla vendetta o ai piaceri del vizio.
Il nostro aveva un fenomenale senso del ritmo: I tempi sono serrati, i dialoghi spicci, le azioni spontanee e descritte in poche righe.
Queste caratteristiche fanno assomigliare il suo stile ad una soggetto cinematografico, dalla efficacissima forza visiva.
I suoi romanzi rimangono davvero coinvolgenti e portano il lettore a contatto con i personaggi e ad affondare con loro in questo mondo stritolato tra la miseria ed il sangue.
Dispiace che qui da noi Himes sia così poco conosciuto ma, se avete voglia di gialli classici, Chester Himes non farà per voi; se invece avete voglia di un bell' Hard boiled tosto e molto "politically uncorrect", scritto da uno che le rapine le aveva fatte davvero, Chester Himes farà per voi sicuramente!
Garantito al limone!
Chester Bomar Himes nasce a Jefferson City, il 29 luglio del 1909.
Figlio di due insegnanti della classe media, fin da ragazzo deve constatare la discriminazione razziale quando suo fratello, ferito in un incidente, rimane cieco perché respinto dall'ospedale più vicino, in base alla famigerata "legge Jim Crow" che prevede istituti di cura diversi a seconda della "razza".
La famiglia si trasferisce a Cleveland ma dopo poco i genitori divorziano.
Dopo essere stato espulso da una università, nel 1928, Chester viene condannato a vent'anni di carcere per rapina a mano armata e rinchiuso nel penitenziario dell'Ohio.
Lì inizia a scrivere racconti, che vengono pubblicati sulla rivista “The Bronzeman” dopo il 1931 e, dal 1934, dall' “Esquire”.
Il fatto di scrivere gli procura il rispetto di secondini e detenuti meglio che se fosse stato un boss della mala.
La sua storia "To What Red Hell" (pubblicata nell'Esquire nel 1934) come il suo romanzo "Cast the First Stone" – ripubblicato molti anni più tardi col titolo "Yesterday Will Make You Cry" (1998)– narrano del drammatico incendio in carcere di cui Himes è testimone nel 1930.
Nel 1936 viene rilasciato sulla parola in custodia della madre e sposa Jean Johnson.
Continua a scrivere e viene in contatto con Langston Hughes, il poeta jazz attivista per i diritti civili, che lo aiuta a entrare nel mondo letterario.
Negli anni quaranta divente sceneggiatore a Hollywood, e scrive due romanzi sulle esperienze degli immigrati che lavorano nelle industrie degli armamenti.
Ma i personaggi che dann fama a Himes sono i due poliziotti investigatori a Harlem: Coffin Ed Johnson e Gravedigger Jones, protagonisti di deliziose crime novel, da alcune delle quali vengono tratti dei film.
I titoli piu celebri della serie Hatlem Detectives sono "Rabbia ad Halem" (1957), "Come è strano" (1959), "Uccidere da matti" (1959), "Corri uomo corri" (1960), "Soldi neri ladri bianchi" (1965), "Cieco, con la pistola" (1969).
Favolosi!
Negli anni cinquanta, amareggiato per le discriminazioni razziali di cui è vittima (il boss della Warner Brothers lo caccia solo perché "negro"), decide di trasferirsi per sempre in Francia.
È lì che incontra una donna anglo-irlandese, Lesley Packard, una giornalista di moda dello Herald Tribune che lo ha intervistato e che si innamora di lui.
I due vivono felicemente a Parigi, al centro dell'attenzione mondana come coppia interrazziale (e quindi, all’epoca, rarità assoluta).
A parte la curiosità mondana che suscitano, i due si amano sul serio, tanto che dopo il colpo apoplettico che Himes subisce, è lei che si prende cura di lui, umanamente e professionalmente, rinunciando alla sua carriera (viene addirittura definita "il suo cane da guardia").
Si sposano nel 1978.
Dopo un trasferimento nella Francia meridionale, vanno a vivere in Spagna, dove lo scrittore muore, a Moraira, il 12 novembre del 1984, per il decorso della malattia di Parkinson di cui soffre.
L’ “anima nera” del Pulp, uno degli autori che ha definitivamente codificato il genere, veniva così a mancare…
Meno male che rimangono i suoi divertentissimi romanzi.
Onore a Chester Himes!
"Gli occhi rossi delle autopattuglie saettavano intorno come insetti furiosi, si fermavano stridendo, i poliziotti balzavano sull'asfalto a piedi piatti, formando chiunque avesse un'aria sospetta per fargli far subito un confronto all'americana. Un malavitoso nero aveva buttato dell'acido negli occhi ad un detective nero e gli stronzi neri l'avrebbero pagata finché ci fossero stati degli stronzi neri in giro."
Chester Himes - Rabbia ad Harlem