Torniamo a parlare di libri, e di libri belli Pulp, cari amici dei Mutzhi Mambo, che fa sempre bene, visto che di autori così non si parla mai abbastanza…
Oggi però vogliamo andare su un Pulp leggero e divertente, omaggiando un grande scrittore come l'immarcescibile FREDRICK BROWN!
Brown è stato un autore statunitense che ha dato il suo prezioso contributo sia al mondo della fantascienza, sia a quello dei gialli; noto soprattutto per la sua maestria nello scrivere racconti brevi, era un vero genio nell’architettare plot ingegnosi e finali a sorpresa, con una vena umoristica molto visionaria.
Infatti si differenziava da altri scrittori Pulp a lui vicini, come Woorlich ad esempio (con cui ha svariati punti di contatto), proprio per la sua leggerezza e ironia.
Spesso il tono semiserio con cui scriveva le sue storie bizzarre era un pretesto per mettere in ridicolo i pregiudizi su temi pesanti come la guerra e la corsa agli armamenti.
È stato amato da scrittori come Philip K. Dick, Stephen King, Robert Heinlein, Neil Gaiman, che volentieri lo citano come una delle loro massime fonti di ispirazione.
In vita non ebbe molto successo ma, come spesso accade ai geni, dopo la morte ha avuto una lenta e costante rivalutazione, tanto che ora è a pieno titolo considerato fra i massimi autori della letteratura di genere e diversi suoi romanzi e racconti, dopo anni di oblio, sono stati ristampati e si trovano abbastanza agevolmente.
Fredric William Brown nasce a Cincinnati, il 29 ottobre 1906.
Figlio unico, rimane molto presto orfano: perde la madre nel 1920 e il padre ad un anno di distanza.
Viene poi assunto, ancora ragazzo, come factotum presso la Conger & Way, esperienza da cui trarrà il romanzo autobiografico "The Office", pubblicato nel 1958.
Finisce a lavorare anche in un luna park itinerante, condividendo la tenda di un lettore del pensiero (proprio in ambienti come i parchi giochi si svolgeranno i più bei thriller da lui scritti).
Dopo aver finito il liceo nel 1922, a vent'anni si iscrive all'Università dell'Ohio e poi all'Hannover College in Indiana, ma non riuscirà mai a laurearsi.
Nel 1929 sposa l'omonima Helen Brown e si trasferisce a Milwaukee, dove diventa correttore di bozze per la tipografia Cuneo Press e, in seguito, per il Milwaukee Journal.
Dal matrimonio nascono due figli, James Ross e Linn Lewis.
Per diciassette anni Brown conserva il suo posto di umile impiegato, pubblicando nel frattempo articoli su varie riviste.
Nel 1932 escono due volumi di poesie stampati a sue spese: "Fermented Ink-Ten Poems" e "Shadow Suite-Fifteen Poems".
Nel 1936 comincia a vendere racconti polizieschi ai Pulp magazine.
Scrive a ritmo forsennato, per pagarsi le bolette, e cio spiega in parte la qualita altalenante della sua produzione (è l’autore infatti anche di qualche bella ciofeca..).
In parte, dicevamo, perché anche la sua devozione alla bottiglia giocherà un bel ruolo nel condizionare in negativo la sua scrittura…
Il suo primo racconto di fantascienza, "Not yet the end" viene pubblicato in “Captain Future” del 1941.
Nel 1947 Brown tenta la via del romanzo con il mystery "Sangue nel vicolo", pubblicato dalla Dutton dopo essere stato respinto da una decina di editori: il libro ha successo e vince il premio Edgar Allan Poe come migliore opera prima.
Divorziato lo stesso anno, il nostro decide di mollare il lavoro e di fare lo scrittore a tempo pieno.
Si risposa nel 1948 con Elizabeth Charlier e si trasferisce a New York, dove lavora alla stesura di "Assurdo universo", il suo romanzo di sci-fi più famoso, quasi una parodia degli stereotipi convenzionali del genere: è la storia di un curatore di una rivista Pulp che viene scaraventato in un mondo parallelo basato non sulle storie che pubblica, ma piuttosto su quello che il redattore pensa che si immagini il tipico appassionato di queste storie.
Similmente, "Marziani, andate a casa!" (1955) descrive un'invasione marziana attraverso gli occhi di un autore di fantascienza: anche qui siamo nei territori della metaletteratura.
Sempre del genere si possono citare "Il vagabondo dello Spazio" (1957) e "Gli strani suicidi di Bartlesville" (1961).
Per ciò che riguarda i gialli, vanno letti almeno "I delitti di Babbo Natale" (1948), "La statua che urla" (1949), da cui verrà tratto "L'uccello dalle piume di cristallo" del nostro Darione nazionale, "Tutto in una notte" (1951), "Il suo nome era morte" (1954), "La belva nella città" (1956), "Ill bicchiere della staffa" (1958), "La notte dello psico" (1959), "Gli assassini" (1961) e "Cinque giorni d'incubo" (1962).
Molti dei racconti che scrive Brown sono brevi o brevissimi, ma scritti con uno stile affascinante e con una rara capacità di sintesi.
La sua short story più famosa in assoluto è probabilmente "Sentinella" (1954), la storia di una sentinella spaziale che attende l’arrivo di crudelissimi alieni...che si rivelano esseri umani!
L’imprevedibile ribaltamento finale di prospettiva è un vero colpo di genio, grazie al quale Brown confeziona una feroce satira sulla dicotomia bene/male e sul fatto che non tutto è sempre ciò che sembra...
È noto anche il breve noir "Madman's Holiday" (1943), soprattutto per la riduzione cinematografica che ne farà Irving Reis, sotto il titolo "La banda dei falsificatori" (1946).
Nel 1949, per ragioni di salute (Brown soffre di asma cronico), si trasferisce con la moglie a Taos, nel Nuovo Messico.
Alcolizzato all'ultimo stadio, vivrà per periodi più o meno lunghi anche in California a Venice Beach, nei pressi di Los Angeles, ma poi si stabilirà a Tucson, dove trascorre gli ultimi giorni prima di lasciarci, l'11 marzo del 1972.
Niente da aggiungere se non il consiglio di immergervi nelle atmosfere un po' retrò del suo Pulp d'annata, non estremo, magari a volte ingenuo ma dal fascino irresistibile; se volete leggere qualcosa di intelligente e stimolante ma nel contempo divertente e senza troppe elucubrazioni, i lavori di Brown sono quello che fa per voi.
Garantito!
Onore a Fredric Brown!
"Quando ci si sveglia da una sbornia, il mondo non sembra più tanto coerente. Dio, quanto moscatello avevo trangugiato? Ricordo solo di aver ordinato il quarto litro di vino e Blackie che me lo stava portando, poi è calato il sipario. È a quel punto che si è interrotta la ricerca."
Fredric Brown - Indagine a Skid Row