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Ottobre: mese di vino novello, caldarroste, pioggia, umido, foglie che cadono e giornate che si accorciano…

Ma, a giudicare dagli anniversari, è soprattutto un mese di grandi chitarristi, cari amici dei Mutzhi mambo, di autentici geni della sei corde!

Come l’elegantissimo HANK MARVIN, leader degli Shadows, che proprio oggi compie gli anni!

Nati come band d'accompagnamento del teen-idol inglese Cliff Richard, gli Shadows hanno avuto una splendida carriera come gruppo strumentale e sono stati la band più venduta nel Regno Unito prima dell’avvento dei Beatles.

Pezzi come “Apache”, “FBI”, “Man of Mystery” erano la risposta inglese alle atmosfere western di Duane Eddy e ai ruvidi riff di Link Wray; un approccio chiaramente “british”, molto più “educato” ma non per questo con meno fascino, che a sua volta avrà una enorme influenza nello sviluppo del surf di Dick Dale e di una miriade di gruppi come Chantays e Surfaris.

È la band strumentale britannica per antonomasia e, insieme agli americani The Ventures e agli svedesi Spotnicks, uno dei combo strumentali più famosi al mondo.

Ma questo a malapena spiega la storia del loro vero significato nella storia del rock’n’roll UK: gli Shadows sono stati il primo gruppo rock’n’roll del loro paese, nato e cresciuto in casa, a dominare le loro classifiche.

E pensare che originariamente non erano manco un gruppo strumentale!

Protagonista assoluto Hank Marvin con la sua Fender Stratocaster, che ha messo al servizio degli Shadows un sound unico, pulitissimo ma insieme estremamente evocativo; uno stile che influenzerà una caterva di chitarristi, da Jeff Beck a Jimmy Page, da David Gilmour a Eric Clapton, da George Harrison a Neil Young, da Sid Barrett a Tony Iommi...

Tutto lo citano come Maestro!

E con allievi così, che gli vuoi dire?

Brian Robson Rankin (così all’anagrafe) nasce il 28 ottobre del 1941, a Newcastle.

Giovanissimo impara a suonare il banjo e il pianoforte ma, dopo aver udito Buddy Holly, decide di mettersi sotto con la chitarra.

Sarà che a Holly, con quegli occhialoni, gli somiglia pure...

Sceglie il suo nome d'arte quando inizia la sua carriera: è un amalgama del suo soprannome d'infanzia, Hank, che aveva usato per distinguersi da diversi amici che si chiamano Brian, e Marvin Rainwater, il noto cantante country e rockabilly.

Entra in vari gruppi di skiffle (una sorta di proto-rock’n’roll tipicamente inglese) della zona e, a 16 anni, fa amicizia col chitarrista ritmico Bruce Welch, suo compagno di scuola.

Dopo essersi trasferiti a Londra nel 1958, i due vengono reclutati per suonare nella band di supporto di Cliff Richard, i Drifters, con Ian Samwell e Terry Smart.

Le origini di questo gruppo risalgono a Chesthunt, nell'Hertfordshire, all'inizio del 1958, quando un giovane cantante/chitarrista di origini indiane chiamato Harry Webb si unisce al batterista Terry Smart e al chitarrista Norman Mitham per formare una band che finiscono per chiamare Drifters (al tempo, nessuno dei dischi del famoso gruppo americano rhythm’n’blues omonimo, era uscito in UK, quindi non avevano idea che il nome fosse già in uso).

Dopo alcune settimane di esibizioni locali, i Drifters debuttano al noto bar “2I” di Londra, a Soho, rinomato per essere una specie di Mecca della nascente scena rock’n’roll inglese.

Diventano ben presto immensamente popolari, interpretando un rock’n’roll in stile americano molto convincente, almeno secondo gli standard dell'epoca a Londra.

In effetti, durante i loro spettacoli, c’è veramente un tale affollamento che solitamente risulta impossibile ballare, e le dieci sterline a testa che si mettono in saccoccia ogni settimana sono soldi seri per tre musicisti dilettanti.

Un fan, John Foster, diviene il loro primo manager, e un altro, Ian Samwell, si unisce a loro come chitarrista.

Caso più unico che raro, non hanno un bassista nel loro formazione (e non lo avranno ancora per un bel po’…), il che li distingue da altre band e non sembra ostacolare i loro progressi.

Foster decide però che "Drifters" non è abbastanza impressionante come nome da solo, e vuole che il loro cantante abbia maggiore visibilità.

Ma Harry Webb non suona molto rock & roll e così prende il nome d'arte di Cliff Richard.

Nascono Cliff Richard & the Drifters, un quintetto con Richard che suona ancora la chitarra oltre a cantare, Mitham, Samwell, Ken Pavey e Terry Smart.

Registrano un demo nel giugno del 1958, con le cover di "Breathless" e "Lawdy Miss Clawdy", che viene ascoltato da Norrie Paramor, un produttore della EMI.

Dopo averli visti in un'audizione, mette sotto contratto il solo Richard per l'etichetta Columbia dell'azienda.

Nel luglio del 1958 il gruppo si arricchisce in studio del chitarrista Ernie Shaw alla solista e di Frank Clarke al basso, e registrano il singolo di debutto, "Schoolboy Crush/Move It", accreditato a "Cliff Richard & the Drifters".

Il lato A è una lagna teen pop/rock ma "Move It" è un rock’n’roll martellante degno di Elvis.

Fortunatamente il disco viene "capovolto" e "Move It" diventa il lato A.

Il singolo, uscito a fine agosto, raggiunge il numero due nelle classifiche, e altri due singoli, "Living Doll" e "Travellin 'Light", raggiungono il numero uno l'anno successivo.

Il problema ora sono proprio i Drifters, che il produttore non giudica abbastanza bravi per accompagnare il giovane idolo.

Samwell e Smart lasciano la band (ora chiamata Shadows, per evitare confusione con il gruppo americano), e vengono sostituiti dal bassista Jet Harris e dal batterista Tony Meehan.

E qui salta finalmente fuori il nostro Hank Marvin…

È proprio il menager John Foster che, nell'estate del 1958, va al “2I” in cerca di un chitarrista e cantante di Liverpool che aveva sentito nominare, tale Tony Sheridan che però quella sera non suona.

Ci sono però un paio di chitarristi niente male, Hank Marvin e Bruce Welch, entrambi già membri di un gruppo di skiffle molto quotato di nome Chesternuts, e con già all’attivo un paio di dischi.

Nel settembre del 1958, senza troppe cerimonie, Mitham e Pavey vengono esclusi dal gruppo e sostituito da Marvin e Welch.

Con una formazione di Richard, Marvin, Welch, e i rientrati Samwell e Smart, gli Shadows continuano a suonare davanti a folle che non hanno precedenti per un gruppo rock'n'roll britannico.

Richard abbandona anche la sei corde, come aveva fatto anche Elvis Presley, e i suoi movimenti teatrali divengono sempre più ambigui e decisamente provocatori, tanto che la stampa li considera sconvenienti e diseducativi.

Il loro sound è ancora un po’ rozzo sul palco, ma anche quello gioca a loro vantaggio in quel momento, perché dà alle loro performance ancora più rabbia e autenticità di quanto fosse tipico per l'epoca in Inghilterra .

In quel primo anno, la loro musica è puro, selvaggio rock’n’roll sia sul palco che in studio.

Il sound si rafforza ulteriormente a novembre, quando Ian Samwell abbandona le esibizioni per coltivare il songwriting (che sarà la sua professione principale, insieme alla produzione, per il resto della sua vita); viene sostituito da Jet Harris, che diviene il primo bassista rock’n’roll inglese stilisticamente importante, e quasi da solo renderà popolare il basso elettrico nel rock britannico.

All’inizio del 1959, Tony Meehan, un batterista ancora adolescente che stava già facendo una bella figura come session-man, sostituisce Terry Smart, l'ultimo dei Drifters originali.

Questa sarà la versione del gruppo che viene finalmente messa sotto contratto alla EMI.

Segue un album, nel febbraio del 1959, registrato in diretta, davanti a un pubblico di fan infervorati, presso lo Studio No. 1 di Abbey Road, che viene pubblicato con il titolo “Cliff”.

Marvin e Welch diventano i diretti responsabili delle vendite di decine di migliaia di chitarre elettriche agli adolescenti, tra cui tali John Lennon e Paul McCartney...

All'inizio del 1959 c’è il tentativo di spingere Richard ad intraprendere una carriera come solista, separato dalla band, ma questa richiesta non proviene dall’industria musicale, quanto dal mondo dello spettacolo, che lo vuole per interpretare un importante ruolo di supporto nel film drammatico sulla delinquenza giovanile “Serious Charge”.

Più tardi nello stesso anno, sia Richard che gli Shadows entrano nel cast della commedia “Express Bongo”, essenzialmente interpretando sé stessi.

Praticamente gli Shadows sono diventati il miglior gruppo rock’n’roll britannico, uno status che manterranno anche quando la carriera di Richard verrà progressivamente orientata verso il pop e le ballate mainstream.

Intanto la band inizia a lavorare per conto suo: mentre sono ancora conosciuti come Drifters, nel gennaio del 1959, esce il singolo "Feelin 'Fine/Don" t Be a Fool with Love”, in cui si esibiscono cantando armonie vocali nello stile dei Belmonts.

Un secondo singolo, "Jet Black/Driftin" (ancora accreditato ai Drifters), viene pubblicato nel luglio di quell'anno; e un terzo disco, "Saturday Dance/Lonesome Fella", sempre cantato ma accreditato già agli Shadows, lo registrano alla fine del 1959.

Tutti e tre vengono bellamente ignorati dal pubblico.

Ma poi, nel giugno del 1960, registrano "Apache", uno strumentale composto da Jerry Lordan che era stato precedentemente interpretato dal chitarrista Bert Weedon, che arriva in vetta alle classifiche, rimanendo al primo posto per cinque settimane.

Nel corso dei tre anni successivi, piazzano ai primi posti i singoli "Man of Mystery", "F.B.I.", "The Frightened City", "Wonderful Land" e "Kon Tiki", con gli ultimi due che raggiungono la cima delle charts.

Tutti questi dischi mostrano un'evoluzione fenomenale nel suono del gruppo dalle loro origini rockabilly, mixando suoni di chitarra elettrica e acustica in una combinazione unica: sono capolavori strumentali orecchiabili, carichi di pathos, memorabili; alcuni con un tocco quasi proto-hard rock ma più spesso mostrando un livello unico di precisione e pulizia formale.

E "Wonderful Land" dimostra anche una speciale padronanza delle orchestrazioni in giustapposizione con gli strumenti elettrici (grazie anche alla bravura del produttore Norrie Paramor).

L'influenza del gruppo in questo periodo può essere misurata non solo dal successo di vendite, ma dalla loro evidente influsso su altri artisti: gli svedesi Spotnicks emuleranno il suono strumentale di Shadows, e i Beatles stessi, nelle loro primissime sessioni di registrazione ufficiali (proprio con quel Tony Sheridan che non era entrato nei loro ranghi per un soffio), ad Amburgo, in Germania, nel 1961, coverizzano un paio di loro canzoni.

Senza dimenticare lo strumentale di John Lennon/George Harrison, "Cry for a Shadow", al tempo stesso un tributo e un gentile omaggio allo stile delle “Ombre”.

Sul palco, gli Shadows, hanno anche sviluppato una attitudine coreografica: dietro a Richard, si lanciano in piccoli passi all'unisono.

A vederli ora fa sorridere, ma per l’epoca era un accorgimento innovativo, che influenzerà centinaia di band (basti pensare agli ZZ Top, per dirne una…).

Nell'autunno del 1961, Tony Meehan lascia la band, a causa della sua incapacità di vivere sempre in tour, e viene sostituito da Brian Bennett, un altro veterano del “21”; sei mesi dopo anche Jet Harris abbandona il gruppo, a cui succede Brian Locking (alias Licorice Locking), un altro che proviene dalla fucina del “21”.

Questi cambiamenti di formazione allarmano stampa e fans: c’è il dubbio che possano continuare, specialmente quando Harris e Meehan si uniscono per una registrazione, "Diamonds", che va ad insidiare il loro ex-gruppo nella sua posizione in classifica.

Dopo un breve periodo di transizione, tuttavia, la band ritrova la sua popolarità di sempre, e infilano una serie di successi dal 1962 e oltre: "The Savage", "Guitar Tango", "Dance On", "Foot Tapper", "Atlantide", "Shindig" e "Geronimo".

Tutti questi entrano nella Top Ten, con quattro piazzamenti al numero uno, fino alla fine del 1963, portando il loro successo nel bel mezzo dell'ascesa dei Beatles e del sound del Liverpool.

I primi due LP del gruppo, “The Shadows” (1961) e “Out of the Shadows” (1962), arrivano entrambi in cima alle classifiche degli album, e i loro successivi tre lLP, “Greatest Hits” (1963), “Dance with the Shadows” (1964), e “Shadow Music”, tutti nella Top Five.

Naturalmente continuano ad apparire sul palco con Cliff Richard e suonano nella maggior parte dei suoi più grandi successi del periodo.

Locking scompare nel 1964, sostituito da John Rostill, che inaugurerà la formazione più lunga (1964-1973) della storia del gruppo, formata da Marvin, Welch, Rostill e Bennett; nel 1973, la morte di Rostill elimina il posto del bassista permanente.

Da quel momento in poi, le “Ombre” faranno come i Roxy Music e più tardi i Rolling Stones: impiegheranno dei bassisti ma non li integreranno ufficialmente nella formazione.

Il loro cruccio sarà quello di non aver mai avuto più di tanto successo in America, ma al di là dell’Atlantico ci vorranno i Beatles per sfondare il mercato a Stelle e Strisce.

Gli Shadows (spesso definiti informalmente "the Shads" dai loro fan) si sciolgono ufficialmente nel 1968, nel decimo anniversario della loro firma con la EMI.

Bennett si dedicherà alla produzione e all’arrangiamento, mentre Marvin inizia una carriera da solista con un album omonimo nel 1969 che raggiunge il numero 14 nelle classifiche.

Nei primi anni '70, il nostro Hank si riunisce a Welch e con John Farrar, danno vita al progetto Marvin, Welch e Farrar.

Il trio tenta una proposta simile a Crosby, Stills & Nash, tutta giocata sulle armonie vocali, ma nonostante alcune splendide registrazioni, non saranno mai in grado di lasciare l'eredità degli Shadows alle spalle.

Registrano sia un LP omonimo che “Second Opinion”, e poi Marvin e Farrar pubblicano un album aggiuntivo come duo.

Marvin si trasferisce in Australia e diviene Testimone di Geova nel 1973, ma in seguito si riunisce di nuovo ai riformati Shadows, con Farrar come nuovo membro.

Il gruppo riprende la registrazione e raggiunge la Top Ten nel 1978-1979 con "Do not Cry for Me Argentina" e "Theme from 'The Deerhunter". "

Il gruppo rimane attivo negli anni '70 e '80, passando all'etichetta Polydor con l'inizio dell'ultimo decennio: continuano a vendere bene e il pubblico, ai loro concerti, non si fa mai desiderare.

L’unico successo di Marvin come solista risale al 1982, con l’album "Words and Music", in cui c’è il singolo "Do not Talk".

Registra poi “All Alone with Friends” nel 1983, ma è negli anni ’90 che riprende con più vigore la carriera solista, lasciando gli Shadows inattivi per tutto il decennio.

Pubblica quattro album a suo nome: “Into the Light”, “Heartbeat”, “Hank Plays Cliff” e “Hank Plays Holly”.

Le Ombre si riuniranno nel 2004 per una serie di concerti di addio che vengono estesi all'anno successivo, producendo un album dal vivo e un DVD.

Dopo Marvin continua ad esibirsi dal vivo e pubblica album nel corso degli anni 2000, tra cui l’antologico “Top Ten Guitar Player” e “Guitar Man”.

Nel 2014 esplora il territorio jazz con l'uscita di “Django's Castle”, affiancato dal chitarrista ritmico Gary Taylor e dal fisarmonicista Nunzio Mondia.

Ritorna nel 2017 con “Without a Word”, un album in cui Hank presenta cover di canzoni di alcuni dei suoi artisti preferiti, tra cui i Beatles e Elvis.

E a noi non rimane che augurargli lunga vita, sperando che la sua leggendaria chitarra possa ancora farsi sentire in tutto il mondo, per molto, molto tempo ancora…

Tanti auguri, Maestro!

“Got myself a cryin', talkin', sleepin', walkin', livin' doll

Got to do my best to please her just 'cause she's a livin' doll

Got a roamin' eye and that is why she satisfies my soul

Got the one and only walkin', talkin', livin' doll

Take a look at her hair, it's real

If you don't believe what I say, just feel

I'm gonna lock her up in a trunk so no big hunk

Can steal her away from me…”

Cliff Richard & The Drifters – Livin’ Doll

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