Scorretti, volgari, anticlericali, visionari, omofobi, surreali, cattivi, pesanti, divertentissimi: in una parola Squallor!
Oggi, cari amici dei Mutzhi Mambo, celebriamo uno dei fondatori e maggiori autori del più infame gruppo italiano, il mitico DANIELE PACE, il principe dall'erre moscia!
Per i pochi che non lo sapessero, dietro il nome Squallor si celavano proprio alcuni dei più noti autori della canzone italiana (quelli che beccano i soldoni dalla SIAE con canzoni di merda, per intenderci).
Daniele Pace era uno di loro, uno che ha scritto un fracco di hit, uno la cui carriera di autore e compositore lo porterà a riscuotere successi in tutto il mondo, vincendo il Grammy Music Award negli anni ottanta per aver superato il milione di esecuzioni radiofoniche con la terribile "Love Me Tonight" interpretata da Tom Jones (la stessa canzone era sta presentata al Sanremo 1969 in italiano con il titolo "Alla fine della strada", cantata da Junior Magli e dai Casuals ed eliminata prima della finale).
Però, bontà sua, ha avuto l'intelligenza e il "buon gusto" di ritagliarsi un dopolavoro con un gruppo in cui sfogare la sua vena ironica e iconoclasta. E che gruppo!
Daniele Pace nasce a Milano il 20 aprile 1935 da genitori pugliesi.
La sua carriera musicale inizia fin da giovane con la partecipazione a numerosi concorsi canori e con la formazione del gruppo I Marcellini, di cui è voce solista, che lo porterà a girare l'Italia ma soprattutto ad essere intrattenitore sulle navi da crociera, con lo pseudonimo di Danì Daniel, dove conoscerà l'altrettanto giovane Silvio Berlusconi, assieme al quale suonerà per diverso tempo (immaginiamo che duetti!).
La svolta nella sua carriera avviene nei primi anni sessanta, quando incontra Mario Panzeri, autore di molte canzoni di successo; il sodalizio tra loro, musicale e umano, gli permette di scrivere alcuni tra i più famosi brani di musica leggera italiana nei due decenni che seguono.
A loro si aggiungono in seguito Lorenzo Pilat (formando così il famigerato trio Pace-Panzeri-Pilat, praticamente egemone nelle produzioni pop di quegli anni) e Corrado Conti, strumentista dell'Orchestra del Teatro alla Scala con la passione della musica leggera.
Pace scrive per cantanti e complessi canzoni che diventano pietre miliari della musica italiana. Ricordiamo, tanto per dire: "La pioggia" per Gigliola Cinquetti, "Io tu e le rose" per Orietta Berti, "E la luna bussò" per Loredana Bertè, "Nessuno mi può giudicare" per Caterina Caselli.
Fra gli altri interpreti che hanno cantato le sue canzoni vi sono, i Camaleonti, Marcella Bella, Pupo e i Ricchi e Poveri: il peggio del peggio!
Nel 1971, in piena crisi discografica, il nostro Daniele, assieme ad Alfredo Cerruti, Giancarlo Bigazzi, Totò Savio e Elio Gariboldi, fonda il gruppo degli Squallor che, inaspettatamente, diventa di culto per i giovani (e non solo) e che ancora oggi viene ricordato come una delle operazioni discografiche di maggior successo di quel periodo.
Per gli Squallor, Pace compone gran parte dei testi del primo periodo del gruppo.
La loro notorietà è legata soprattutto alle oscenità, apparentemente a buon mercato, ma nelle quali si cela una vis satirica che sbeffeggia vizi e malcostumi dell'Italia della cosiddetta "Prima Repubblica".
Buona parte di questi momenti comici, insieme ad alcune battute famose, sono recitati e cantati in napoletano, tuttavia il gruppo non ha una vera e propria collocazione geografica.
Oltre a Pace, del gruppo fanno parte parolieri, compositori e discografici quali Totò Savio ("il Maestro", scomparso nel 2004, che ha composto e arrangiato tutte le musiche), Giancarlo Bigazzi (scomparso nel 2012, era quello che scriveva i testi, tra gli altri, per Masini, nonché principale paroliere del gruppo), Alfredo Cerruti (la "voce narrante"), Elio Gariboldi (scomparso nel 2010), che però abbandona il progetto nel 1974 per motivi di lavoro, e altri membri esterni e "occulti" come Gianni Boncompagni (voce tra l'altro nella title-track di "Vacca"), Red Canzian e Gigi Sabani (scomparso nel 2007) che ha collaborato per l'ultimo album di inediti "Cambiamento", sostituendo alla voce Savio, provato da un intervento chirurgico che nel 1990 gli aveva compromesso l'uso delle corde vocali.
Notevoli i titoli degli album, tutti rigorosamente giocati sul doppio senso goliardico e pecoreccio: "Pompa", "Vacca", "Troia", “Mutando”, "Palle", "Scoraggiando", "Uccelli d'Italia", sono solo alcune di queste "perle" di humor inglese...
Gli Squallor raccolgono un notevole riscontro di pubblico, nonostante la totale mancanza di promozione diretta, il non esser mai apparsi pubblicamente per esibirsi dal vivo, e una inevitabile, per quanto prevedibile, censura da parte delle radio che li bandiscono letteralmente dalle programmazioni (escluse poche emittenti locali).
I loro brani (canzoni e sketch) sono tuttora ricordati da migliaia di appassionati.
Nella seconda metà della loro carriera, girano alcuni spot pubblicitari, andati in onda rigorosamente in orari notturni:indimenticabile il pellerossa effeminato che esclama: "Ciao, comprati Arrapaho!”.
Gli Squallor toccano l’apice del loro successo nel 1985, con l'album "Tocca l'albicocca", poco prima della scomparsa improvvisa di Pace.
Il maggior successo commerciale di quest'album rispetto ai precedenti è probabilmente dovuto alla presenza del singolo "USA for Italy" (parodia del progetto “USA for Africa” e alla famosa e stucchevole "We are the world"), con un testo che, rinunciando per una volta al consueto turpiloquio, ottiene il lasciapassare per essere diffuso via etere.
Intanto, nel 1979, Pace aveva inciso un disco solista, intitolato "Vitamina C", da cui venne tratto il singolo di successo "Che t'aggia fà" che diventò anche sigla televisiva de "La sberla".
Nel 1984 è tra gli interpreti dell'inqualificabile "Arrapaho", vero caposaldo della cinematografia trash, diretto da Ciro Ippolito e ispirato all'album omonimo degli Squallor.
Il nostro, nel film, vestito da indiano nella parte del Grande Capo Palla Pesante, canta per propiziare la pioggia, il ritornello della canzone che anni prima aveva scritto per Gigliola Cinquetti, appunto "La pioggia".
L'anno successivo, sempre Ciro Ippolito dirige il film a episodi "Uccelli d'Italia", se possibile ancora peggiore e più sconclusionato del precedente, anch'esso ispirato all'album omonimo degli Squallor.
Tra i vari ruoli interpretati da Pace in questo film c'è anche quello di un defunto che sul letto di morte viene vegliato dalla vedova (interpretata da Alfredo Cerruti).
Daniele Pace muore d'infarto a soli cinquant'anni il 24 ottobre 1985.
Gli Squallor gli sono sopravvissuti per un'altra decina d'anni ma senza quella fantasia e genuina capacità di graffiare sul serio che hanno caratterizzato il periodo in cui era presente il cantautore milanese.
Per fare una battuta più squallida che Squallor: addio Pace, riposa in Pace…
Onore a Daniele Pace!
"Zambeletti, Berta, scendi, spacco qua, spacco là, ma ch'é spaccà? Tieni ‘na supposta invece do’ cazzo. Tiééé."
Squallor - Berta