John Lennon una volta disse: «Se vuoi provare a dare un altro nome al rock'n'roll, puoi chiamarlo CHUCK BERRY»!
Grande festa oggi, cari amici dei Mutzhi Mambo, per ricordare il menestrello di Saint Louis scomparso l’anno scorso, perché in effetti Chuck Berry "è" il rock'n'roll in persona, l'incarnazione stessa del genere, il primo grande narratore folk della musica giovanile, l'uomo che più di tutti ha fatto da ponte fra la musica "nera" e quella "bianca".
Le sue canzoni sono tra le prime ad avere la chitarra come strumento in primo piano e questo basterebbe a far capire quanto sia stata essenziale la sua musica per la storia del rock!
È stato anche il primo, utilizzando sempre toni semplici e ironici, a inserire nei suoi testi tematiche riguardanti gli adolescenti e la rivolta che stava interessando loro in quegli anni, quando i giovani cominciarono a ribellarsi agli ideali degli adulti quali la famiglia, il lavoro e la morale.
E questo nonostante il (o grazie al) fatto che non fosse proprio-proprio un "santerellino"!
Charles Edward Anderson Berry nasce a Saint Louis, il 18 ottobre 1926, quartogenito in una famiglia composta da sei figli.
Cresce nel quartiere conosciuto come "The Ville", una zona in cui all'epoca abita gente del ceto medio. Suo padre è un carpentiere e un diacono della locale chiesa battista.
La posizione sociale relativamente agiata dà a Berry la possibilità di coltivare la sua passione per la musica già in giovane età, e riesce a fare la sua prima esibizione pubblica nel 1941 quando ancora frequenta la Sumner High School.
Solo tre anni dopo, nel 1944, ancora studente, viene arrestato e incarcerato per rapina a mano armata dopo aver rapinato tre negozi di Kansas City e rubato un'auto insieme a un gruppo di amici.
A proposito di questo spiacevole episodio, lo stesso Berry nella sua autobiografia racconta che la sua Ford si ruppe e che quindi fermò una macchina che passava di lì e la rubò puntando al conducente una pistola scarica e non funzionante.
Berry viene immediatamente spedito al riformatorio di Algoa, nei pressi di Jefferson City, nel Missouri, dove forma un quartetto vocale e si allena facendo un po' di pugilato.
Dopo essere uscito di prigione il giorno del suo 21º compleanno nel 1947, Berry sposa Themetta "Toddy" Suggs il 28 ottobre 1948, e presto nasce una figlia dal matrimonio, Darlin Ingrid Berry, il 3 ottobre 1950.
Berry mantiene la famiglia arrangiandosi a fare un sacco di lavoretti a St. Louis, fra i quali operaio in due fabbriche d'auto, portinaio dello stabile dove abita, estetista (?!).
Nel 1950 la famiglia riesce a comprarsi un appartamentino di tre stanze in Whittier Street, che attualmente è stato dichiarato edificio storico.
All'inizio degli anni cinquanta, Berry si esibisce con vari gruppi in diversi locali di St. Louis come secondo lavoro. Suona infatti musica blues fin da quando era ragazzino, e ormai ha sviluppato una certa abilità con la chitarra.
Nel 1952 entra stabilmente al Cosmopolitan Club dove si esibisce con Johnnie Johnson al piano e Ebby Hardy alla batteria. Il miscuglio di blues e country che propongono riscuote successo anche fra i bianchi, portando la band a trasformarsi nel Chuck Berry Trio: un chitarrista nero inizia, così, un percorso di superamento degli scogli razziali, riuscendo a compiacere sia il viscerale pubblico R&B che la più compassata e tradizionalista platea bianca.
Berry scrive: «La curiosità mi portò a suonare molta di quella roba country al nostro pubblico in prevalenza fatto di neri, e la gente iniziò a chiedere in giro "chi fosse quell'hillbilly nero che suonava al Cosmo". Dopo che mi risero in faccia un paio di volte, iniziarono a chiedermi di suonare brani country perché erano ballabili».
A ventott’anni suonati, mette per la prima volta piede in uno studio di registrazione per suonare la sua chitarra con un gruppo di nome Joe Alexander & The Cubans.
Nel maggio 1955, va a vedere il suo idolo, Muddy Waters, che conosce e che lo raccomanda a Leonard Chess della mitica Chess Records. Berry pensa infatti che il suo materiale blues potesse essere di interesse per questa etichetta, ma con sua grande sorpresa è invece il vecchio classico country & western di Bob Wills, intitolato "Ida Red", che Berry aveva registrato quasi per scherzo con il titolo "Ida May", a ottenere l'attenzione della Chess.
Quindi, il 21 maggio 1955, Berry incide un adattamento di "Ida Red" reintitolato "Maybellene", con la partecipazione di Johnnie Johnson al pianoforte, Jerome Green (dalla band di Bo Diddley) alle maracas, Jasper Thomas alla batteria e Willie Dixon al basso. La metafora sessuale per automobili di "Maybellene" accende gli animi a un ritmo da corsa, accompagnata dalla voce nervosa e da una strumentazione rockabilly insolitamente piena.
L’assolo di chitarra sconquassa il country più tradizionale, mescolando in modo profano il ritmi africani con lo stile bianco, ottenendo tempi frenetici e, soprattutto, assolutamente anarchici per il periodo. "Maybellene" vende quasi un milione di copie!
Un altro suo brano, "Roll Over Beethoven", raggiunge la posizione numero 29 della Billboard Top 100, e Berry diventa di colpo una star.
E’ il 1956 quando, al Brooklyn Paramount Theater, mostra a tutti, per la prima volta, il "Duck Walk", il leggendario passo dell'anatra saltellante mentre suona la chitarra.
Diventa amico di Carl Perkins e iniziano ad andare in tour insieme.
Singoli di successo continuano a uscire per tutto il 1957 e il 1959, e Berry ottiene circa una dozzina di piazzamenti in classifica, inclusi successi come "School Days", "Rock and Roll Music", "Sweet Little Sixteen" e "Johnny B. Goode".
Alla fine degli anni cinquanta, Berry è ormai un artista di ampio e consolidato successo internazionale. Nel dicembre del'59, però, mentre si trova a Jerez, in Messico, si invaghisce di Janice, strana ragazza di origini apache che gli dice di avere vent’anni.
Chuck si prende una bella scuffia e la invita a lavorare nel suo locale a St.Louis, ma presto Janice viene trovata dalla polizia americana a fare la "vita" in un albergo della città. La brutta notizia è che la ragazza ha solo quattordici anni!
Berry viene accusato di sfruttamento della prostituzione e trasporto di minori tra stati. È, per la legge, il momento decisivo per mettere dentro "l'africano" che tanto piace ai ragazzini ribelli e alle donne bianche.
Cinque anni di reclusione e cinquemila dollari di multa. Berry si appella definendo la sentenza ingiusta e razzista, e in un secondo processo nel 1961 ottiene una riduzione di pena a tre anni.
Presto la sua popolarità comincia a calare a causa dell'arresto, e le sue vicende giudiziarie incidono non poco sulla vendita dei suoi dischi (che il patron della Chess, con lungimiranza, gli aveva fatto registrare in fretta e furia mentre ancora aspettava la condanna).
Quando Berry esce di prigione nel 1963, riesce a tornare nel giro del music business grazie all'interessamento che verso di lui stanno dimostrando i gruppi della cosiddetta British invasion come i Beatles e i Rolling Stones, che hanno in repertorio molte cover di suoi brani; o come i Beach Boys che basano il loro successo del 1963 "Surfin' USA" sulla sua "Sweet Little Sixteen"; la reinterpretazione (non autorizzata) dei Beach Boys viene riconosciuta come plagio solo molti anni dopo con una multa di 1 milione di dollari a danno del gruppo.
Tra il 1964 e il 1965 Berry pubblica otto singoli, compresi "No Particular Place to Go", "You Never Can Tell", e "Nadine" che riscuotono un buon successo commerciale, anche se sono in prevalenza "riscritture" di suoi vecchi pezzi.
Dal 1966 al 1969 Berry pubblica cinque album per la Mercury Records. Nonostante una non brillante vena discografica, vive una seconda giovinezza nei tour, facendo leva sul suo nome leggendario e, soprattutto, su uno spirito furbo di adattamento alla nuova scena flower-power.
Berry, ovviamente, non è un hippie e non lo sarà mai, ma ha il privilegio di suonare più volte al mitico Fillmore Auditorium di San Francisco insieme a gente come Grateful Dead, Big Brother & The Holding Company e Quicksilver Messenger Service.
Le sue reali intenzioni, tuttavia, vengono smascherate quando non riesce a trovare un accordo per i festival di Woodstock e Monterey, dimostrando un interesse molto più alto per il cachet che per la "fratellanza" proposta dai due mega-raduni.
Il chitarrista di St.Louis decide di fare il suo ultimo, disperato assalto creativo. E si mette in quarantena mentale per registrare un disco veramente innovativo.
Purtroppo "Concerto In B. Goode" (1969) è, in realtà, un miscuglio irrazionale di suoni blues, effetti chitarristici e vibrazioni manipolate. Chuck Berry, a corto di idee, produce e mixa un disco privo di direzione, perso tra riff palesemente rubati ("Good Lookin’ Woman") e le solite scale (poco) mobili blues, come quelle di "Put Her Down".
Un’escursione strampalata nei territori della psichedelia dei "ggiovani" che non era proprio pane per il nostro.
I dischi per la Mercury non hanno dalla critica e dal pubblico il riscontro di un tempo, a parte il suo primo album dal vivo "Live at Fillmore Auditorium", che offre un'ottima testimonianza delle sue infuocate esibizioni del periodo.
Come un figliol prodigo, il nostro Chuck torna alla Chess. Anche se il suo album del 1970 "Back Home" non genera nessun singolo di successo, nel 1972 l'etichetta pubblica una nuova registrazione live del brano "My Ding-a-Ling", canzone che Berry ha originariamente registrato anni addietro nel suo LP del 1968 "From St. Louie to Frisco" con il titolo "My Tambourine".
Il brano, a sorpresa, diviene l'unico numero 1 in classifica dell'artista, riscuotendo un enorme successo.
Il secondo periodo di Berry alla Chess termina con il disco "Chuck Berry" del 1975, dopo il quale non incide più nulla per circa tre anni fino al loffio "Rock It" del 1979 uscito per l'etichetta Atco Records, che rimane a tutt'oggi il suo ultimo album di studio vero e proprio (a parte l’album postumo).
Poco tempo dopo, Berry ha ancora problemi con la giustizia: viene infatti accusato di evasione fiscale per non avere pagato le tasse inerenti ai suoi compensi per i concerti. Avendo già due precedenti penali alle spalle, Berry si dichiara colpevole di evasione fiscale e nel 1979 viene condannato a quattro mesi di prigione e a 1.000 ore di servizio civile, da scontare facendo concerti benefici.
Berry continua a suonare dai 70 ai 100 concerti all'anno per tutti gli anni ottanta.
Nel 1986, Taylor Hackford gira un documentario, intitolato "Hail! Hail! Rock 'n' Roll", riguardante il concerto celebrativo organizzato da Keith Richards (grande fan di Berry) per celebrare il sessantesimo compleanno del suo idolo.
Al concerto partecipano anche Eric Clapton, Etta James, Julian Lennon, Robert Cray e Linda Ronstadt, che appaiono tutti sul palco insieme a Berry interpretando i suoi brani più famosi.
A fine anni ottanta, Berry compra un ristorante a Wentzville, Missouri, chiamato "The Southern Air", e nel 1990 viene accusato da molte donne di aver installato una videocamera nei bagni delle signore per spiarle a loro insaputa.
Berry si difende dichiarando che la telecamera era stata installata per controllare una sua dipendente sospettata di rubare nel ristorante. Nonostante la sua colpevolezza non venga mai accertata in tribunale, Berry opta per un risarcimento collettivo in via privata a 59 donne che gli hanno fatto causa.
Il biografo ufficiale di Berry, Bruce Pegg, ha stimato che il "risarcimento" sia costato a Berry non meno di 1 milione di dollari più le spese legali!
In aggiunta, una perquisizione effettuata dalla polizia nella residenza di Berry, svela l'esistenza di numerosi nastri video contenenti immagini di donne che utilizzano il bagno del locale, e una di queste risulta essere minorenne. Durante la perquisizione vengono trovati anche 62 grammi di marijuana.
Per evitare eventuali accuse di pedofilia, Berry si dichiara colpevole di possesso di marijuana e patteggia la pena.
Viene condannato a sei mesi di prigione (sentenza poi sospesa), due anni di libertà vigilata, e a una multa di 5.000 dollari da donarsi all'ospedale locale.
A chiudere in modo ancora più squallido la sua vicenda musicale, a sorpresa, nel 2001 l’amico (e pianista) di sempre Johnnie Johnson gli scaraventa addosso una seccante causa legale con l’accusa di averlo estromesso con l’inganno dai credits di moltissime canzoni registrate tra il 1955 e il 1966.
Una carriera iniziata tra piccole rapine e riformatori e proseguita con il rock'n'roll, sembra chiudersi nello squallore dei rinfacci per il vil denaro e nel voyeurismo d'accatto.
Berry si è spento il 18 marzo 2017 all'età di 91 anni, nella sua residenza a Saint Charles in Missouri.
In quei giorni era in corso la post-produzione del videoclip del suo nuovo singolo “Big Boys”, uscito poi postumo.
Il 9 giugno 2017 viene pubblicato il suo ultimo album in studio, “Chuck”, il primo costituito da nuovo materiale in 38 anni.
Peccato, forse se avesse tenuto più a bada il pisello e fosse stato meno gretto, probabilmente non sarebbe caduto così in basso…
Ma in fondo va bene così: cosa si può pretendere di meglio che "essere Chuck Berry"?
Onore Chuck Berry!
"Just let me hear some of that
Rock And Roll Music,
Any old way you choose it;
It's got a back beat, you can't lose it,
Any old time you use it.
It's gotta be Rock And Roll Music,
If you want to dance with me,
If you want to dance with me...."
Chuck Berry - Rock and Roll Music