Prostratevi davanti alla divina!
Se c'è stata nella storia la "pin-up" per eccellenza, questa è stata proprio lei, cari amici dei Mutzhi Mambo, la meravigliosa RITA HAYWORTH!
La number one in assoluto, la bomba atomica incarnata, la “Dea dell’Amore”: nessuna è mai stata, è, o sarà paragonabile a lei!
Un suo sguardo valeva mille spettacoli di burlesque, un suo guanto sfilato aveva la forza di diecimila gang bang!
Ma, sebbene non si possa certo definire una femminista, nondimeno fu una delle prime dive a cercare l’indipendenza.
Tentò in ogni modo di liberarsi del ruolo di semplice sex symbol prodotto e controllato dagli uomini: fu una che riuscì a ribellarsi alla tirannia dei capi degli studios, rompendo il contratto con la sua casa di produzione, la Columbia pictures, diventando l’agente di se stessa.
Il problema però (se di problema sui vuol parlare) era che una bellezza così abbagliante non poteva uscire dal cliché di “bomba sexy”, perché era proprio lei la “matrice”, il modello di tale cliché!
Per liberarsene ci sarebbe voluta una volontà e una forza sovrumana...
E lei così forte non era…
Margarita Carmen Cansino (cosi all'anagrafe) nasce a Brooklyn, New York, il 17 ottobre del 1918, figlia di Eduardo Cansino, un ballerino spagnolo originario di Castilleja de la Cuesta, in Andalusia, e di Volga Hayworth, una ballerina ed attrice statunitense di origini irlandesi ed inglesi.
La Hayworth trascorre un'infanzia tutt'altro che felice: infatti il padre la sottrae ben presto ai giochi per insegnarle il flamenco e, non appena sua figlia compie dodici anni, la porta con sé in tournée.
Notata da un talent-scout della 20th Century Fox, la giovane Rita lavora in una serie di film di poco conto, fin quando, nel 1935, il produttore Harry Cohn resta colpito dalla sua bellezza latina e le procura un vantaggioso contratto con la Columbia Pictures, cambiandole il nome in Rita Hayworth.
Il look di Rita viene “rielaborato” grazie soprattutto a un drastico intervento di carattere estetico: per ovviare all'attaccatura dei capelli molto bassa sulla fronte e sulle tempie, la Hayworth deve sottoporsi a dolorose sedute di elettrolisi per eliminare il “problema”.
La sua folta capigliatura viene poi trasformata dal bruno al rosso, e questa nuova colorazione, unita al naturale fascino latino e al fisico della madonna dell'attrice, viene subito messa in risalto in una serie di film di successo.
La Hayworth affianca i maggiori divi dell'epoca in film di diverso genere, dal rude James Cagney nella commedia "Bionda fragola" (1941), al bovino Tyrone Power nel dramma sentimentale "Sangue e arena" (1941), cimentandosi anche nel musical, come in "Non sei mai stata così bella" (1942), accanto a Fred Astaire, e in "Fascino" (1944), al fianco di Gene Kelly.
Sul fronte privato, dopo un primo matrimonio di convenienza con Edward C. Judson, l'attrice si innamora del grande regista Orson Welles, che sposa nel 1943 e da cui ha, nel 1944, la figlia Rebecca.
Divenuta ormai una star, la Hayworth viene soprannominata la "Dea dell'amore" ed ha il dubbio privilegio di avere la sua immagine incollata sulla bomba atomica sperimentale lanciata sull'atollo di Bikini, circostanza che le fa guadagnare anche l'appellativo di "atomica".
Il matrimonio con Welles dura cinque anni e, nonostante un film girato insieme, "La signora di Shanghai" (1947), in cui l'attrice sorprende il pubblico nei panni di una bionda femme fatale, i due divorziano nel 1948.
La fiammeggiante Rita ottiene il suo più grande trionfo sullo schermo, interpretando la sensuale protagonista del film noir "Gilda" (1946) di Charles Vidor, accanto al suo storico partner Glenn Ford, in cui l'attrice appare al massimo della sua provocante sensualità, messa in risalto in celebri numeri musicali come "Put the Blame on Mame" e "Amado mio".
Il boss della Columbia Harry Cohn è follemente geloso di lei, tanto da tappezzare il suo camerino di microfoni nascosti, nel timore che tra lei e Glenn Ford potesse nascere una relazione.
Solo più di quarant'anni dopo, morta la Hayworth, Ford confesserà che la relazione c'era stata effettivamente all'epoca del film, quando lei era ancora ufficialmente sposata con Orson Welles (e bravo il Glenn...).
Avendo dimostrato comunque di non essere solo un'oca giuliva ma di avere anche delle doti drammatiche, la Hayworth ottiene da Cohn la parte di protagonista nel film "Lona Hanson", un soggetto scritto espressamente per lei da Thomas Savage.
Con grande sorpresa di tutti, la diva all'ultimo momento rifiuta di recitare e il tiranno della Columbia dà alle stampe la sua versione dei fatti, lamentando come, per il capriccio di un'attrice, avesse dovuto licenziare maestranze e comprimari già ingaggiati per il film.
La Hayworth viene sospesa dal contratto, con il benestare di tutta l'opinione pubblica.
Dopo il divorzio da Welles e la sospensione dalla Columbia, Rita Hayworth si rivela essenzialmente una donna fragile e alla costante ricerca di un uomo che si prenda cura di lei.
Sembra trovarlo nel principe ismailita Aly Khan, erede dell'Aga Khan III (1877-1957), che sposa a Cannes il 27 maggio 1949, nonostante le pratiche del divorzio di lui siano ancora in corso.
Le loro nozze pertanto vengono deplorate dal papa Pio XII in persona, che sottolinea pure il fatto che Rita, cattolica, sposando il figlio di uno dei capi spirituali dell'Islam, è da considerarsi scomunicata.
Perseguitata con fiero accanimento come fosse un diavolo dalla stampa e dal pubblico benpensante, Rita abbandona temporaneamente il cinema, trasferendosi in Pakistan e in India nel sontuoso palazzo di Pune, residenza ufficiale del suocero.
Non si fa piegare né dalle critiche più velenose né dalle minacce di Cohn, il quale esige che l'attrice torni a onorare il contratto con la Columbia.
Dal 1949 al 1951, la nostra Rita (poverina....) svolge esclusivamente il ruolo di principessa e di madre, avendo partorito una figlia, Yasmin, nata nel dicembre 1949.
Anche il matrimonio da favola con Ali Khan, tuttavia, continuamente al centro delle cronache mondane dell'epoca, si rivela un fallimento e termina con il divorzio nel 1953.
In difficoltà economiche (che il principe fosse stretto di alimenti?) la Hayworth è costretta a tornare a bussare alla porta di Cohn.
"Trinidad" (1952), il primo film interpretato dopo il rientro, ancora in coppia con Glenn Ford, non ottiene il successo sperato e, quasi per effetto di un contrappasso dantesco, l'attrice si vede offrire da quel momento quasi esclusivamente ruoli da prostituta o da donna alcolizzata.
Ad esempio, nel melodramma "Pioggia" (1953), la Hayworth interpreta il ruolo di una prostituta sulla difficile via della redenzione e, malgrado dichiari alla stampa di essere felice di interpretare donne autentiche e senza trucco, il suo percorso professionale si fa più che mai tortuoso.
Negli ultimi anni Cinquanta si vede assegnare nuovamente ruoli non proprio da smandrappona, come quello in "Pal Joey" (1957), accanto a Frank Sinatra, e in "Tavole separate" (1958) al fianco di Burt Lancaster, ma negli anni Sessanta le sue apparizioni sono prevalentemente di secondo piano, tra cui si possono segnalare: il poliziesco a sfondo noir "La trappola mortale" di Burt Kennedy (1965), l'antesignano dei poliziotteschi, "I bastardi", di Duccio Tessari (1968), il thriller "Quando il sole scotta" di Georges Lautner (1970) e la sua ultima apparizione nel western "La collera di Dio" di Ralph Nelson (1972), a fianco di Robert Mitchum.
Anche la sua vita privata non è delle più felici: due brevi matrimoni travagliati (uno col cantante Dick Haymes, e l'altro col produttore James Hill) e una sempre crescente dipendenza dagli alcolici fanno di lei una delle donne più scostanti, visionarie e lunatiche del cinema.
Sul finire degli anni Sessanta l'attrice aveva già mostrato prematuramente i primi segni dell'Alzheimer, malattia che però non le verrà diagnosticata ufficialmente fino al 1980.
La figlia Yasmin le rimane accanto fino al momento della scomparsa, avvenuta in un ospedale di New York il 14 maggio del 1987, all'età di sessantotto anni.
E con lei se n'è andata definitivamente una parte della bellezza del mondo…
Anzi, gran parte!
Perché lei era la "Dea della Bellezza"!
Onore a Rita Hayworth!
"Non so aprire le chiusure lampo: qualcuno vuole aiutarmi?"
Gilda/Rita Hayworth - Gilda