Siamo orgogliosi di omaggiare oggi, nell' anniversario della scomparsa, un grandissimo maestro del fumetto, SANDRO ANGIOLINI, disegnatore infaticabile, vero vate del Pulp illustrato, l'uomo che ha insegnato a schiere di ragazzini l'uso corretto della mano destra (o sinistra, in caso di mancinismo....).
Vi ricordate, cari amici dei Mutzhi Mambo, quei pomeriggi in attesa di essere tosati dal barbiere, fra odori di lacca e del mentolo dei saponi da barba?
E quei fumetti sconci, misteriosi, proibiti (da qualunque parte meno che dal parrucchiere) che facevano capolino nella cesta delle riviste, tra la Gazzetta dello Sport, Quattro Ruote e L'Espresso?
Sappiate che la probabilità che uno o più di essi fossero opera del maestro milanese è piuttosto alta!
Purtroppo il nome di questo disegnatore, dalla carriera durata mezzo secolo, che ha fatto veramente la storia del fumetto tricolore, rimane quello di un emerito sconosciuto anche per gran parte degli appassionati di fumetti.
Un po' perché i tascabili per adulti non erano firmati dagli autori, un po' perché la critica fumettistica “blasonata”, pur esaltando il fumetto erotico d'autore (Crepax, Manara, Giardino e compagnia bella), ha sempre considerato i fumetti erotici “popolari” come prodotti bassi, di serie Z, senza mai preoccuparsi di fare dei distinguo, di tracciare una linea netta fra i tanti tascabili che effettivamente contenevano poltiglia e quelli che invece erano piccoli gioiellini.
E quelli di Angiolini sono a tutti gli effetti delle gemme…
Sandro Angiolini nasce a Milano, 9 giugno 1920.
Figlio di un pittore, inizia la sua attività nel 1936 disegnando storie umoristiche di animali antropomorfi per il settimanale "Albi dell'Intrepido" della Casa Editrice Universo, mentre ancora studia.
Nel 1940, appena finito il Liceo Artistico di Brera e con l'intenzione di frequentare l'università, viene chiamato a Roma da Antonio Rubino (pilastro dei giornali "La Tradotta" e "Balilla", direttore dal 1934 del "Topolino" di Arnoldo Mondadori Editore, ed autore di "Quadratino" sul "Corriere dei Piccoli" nel 1910), per contribuire al film di animazione "Il Paese dei Ranocchi" di Roberto Sgrilli, presentato nel 1942 alla Mostra del Cinema di Venezia.
Dopo questa esperienza in cui impara a fare i cartoni animati e che imprime al suo stile il tipico tratto caricaturale, continua nel genere collaborando, sempre nel 1942, con la Bossoli Film alla realizzazione di "Anacleto la Faina"; l'anno seguente, "La rosa di Bagdad", il primo ufficiale film d'animazione a cui hanno contribuito - oltre Anton Gino Domeneghini e Federico Pedrocchi - quasi tutti i disegnatori dell'epoca (ben 160!), da Galep a Guido Zamperoni, da Angelo Bioletto a Giorgio Scudellari.
Nel 1943, di nuovo a Milano, dopo un breve periodo in Svizzera come rifugiato di guerra, Angiolini disegna vignette per tutti i periodici umoristici d'allora ("L'Uomo di Pietra", "Il Barbagianni", "Coda di Paglia") compresi "420" di Nerbini e "Sveglia", giornale per i soldati e le loro famiglie che conta fra i collaboratori pure Rino Albertarelli ed Egidio Gherlizza.
Prima di dirigerne addirittura uno tutto da solo nell'immediato dopoguerra ("Lo Spigolo" a Genova nel 1946) esegue le prove generali come illustratore realistico figurativo a mezzatinta per i quotidiani "Corriere Lombardo", "La Patria" e "La Notte" e, soprattutto, "L'Ambrosiano del Sabato" nel quale è sempre in redazione come factotum.
Dopo i fumetti e le vignette del suo esordio, non fa altro che illustrazioni a tempera, fino al 1950, sui periodici sentimentali allora diffusissimi: "Incanto", "Festival", "Stelle", "Bella", "Luna Park", "Eva", "Le Vostre Novelle", "Settimana Radio TV" e "Sport Illustrato".
E ancora illustrazioni a colori per libri di testo scolastici, volumi di fiabe, spartiti per canzoni, cartelloni pubblicitari, romanzi per ragazzi, albi con animali da colorare.
Poi, l'attrazione fatale per i fumetti.
L'esatto contrario di quello che capita a vari autori come Walter Molino che, dopo alcune storie con balloons, passano poi all'illustrazione e la pittura.
Appunto nel 1950, Angiolini, convinto da Gino Casarotti (fondatore della Editoriale Dardo) prende l'incarico di realizzare il mensile "Chicchirichì" (1952 - 1958) e disegna gran parte dei personaggi contenuti in questo periodico per bambini ("Romoletto", "Fildiferro & Scarafone", "I Tre Pappagalli Moschettieri", "Gervasio", "Pinotto", "Asso e Giolli", "Beccos Bill" e vari altri).
Casarotti lo fa disegnare anche su "Cri Cri" (1953-1954) oltre che affidargli la realizzazione di molte copertine fra cui alcune di "Gim Toro", "Capitan Miki", "El Coyote", "Ranch". E soprattutto quelle dei primi 18 numeri formato libretto de "Gli Albi del Grande Blek" poi passate, ad autori come Franco Bignotti.
Il disegnatore, dopo una decade di esclusiva - in cui si ritaglia giusto il tempo di realizzare, su testi di Andrea Lavezzolo, 15 numeri di "Calam la Pantera del West" per la Zenith (1951-1952) e pupazzetti di "Pinocchio" in plastilina per la Ifas (1958) - chiude definitivamente la sua collaborazione con la Dardo nei primi anni Sessanta, creando graficamente il western "Billy Rock" per Barbieri (48 numeri in formato striscia).
Dal 1960 al 1965, l'artista lavora pure per la casa editrice francese Aventures et Voyages che gli pubblica "L'Uomo Invisibile".
Chiusa la parentesi del fumetto per bambini, western e avventuroso, a metà degli anni Sessanta Angiolini cambia decisamente genere, contribuendo alla nascita del fumetto erotico.
Dal 1966 e fino alla sua scomparsa, Angiolini si butta unicamente su personaggi erotici femminili.
Nel 1966, l'imprenditore-jazzista Giorgio Cavedon e il giornalista-romanziere Renzo Barbieri fondano la Editrice Sessantasei (poi RG, dopo ancora Ediperiodici) pubblicando le prime due testate del loro gruppo, "Isabella" e "Goldrake" (da non confondersi con l'omonimo robot di Go Nagai) alle quali si aggiungeranno in seguito "Lucifera" del magnifico Leone Frollo, "Messalina" di Edgardo Dell'Acqua, "Jolanda" e "Cosmine" di Milo Manara (ebbene si, anche il celebrato, raffinato autore dell'eros patinato e radical chic ha iniziato coi fumettacci erotici!), "Bonnie" di Camillo Zuffi, "Jungla" di Stelio Fenzo, "Hessa" di Nevio Zeccara, "De Sade" dello Studio Rosi, "Belfagor" di Leone Cimpellin, "Mortimer" di Victor De La Fuente, "Super Black" dello Studio Giolitti, il mitico "Zordon" del grande Bruno Marraffa e decine di altre testate.
Angiolini inventa graficamente sia "Isabella" (da cui viene tratto il film cultissimo di Bruno Corbucci con la stratopissima Brigitte Skayche nel ruolo della spadaccina poco vestita) che “Goldrake” (testi di Cavedon e Barbieri); del primo ne disegna 119 albi oltre le cover, del secondo solo il n. 1 (poi passato a Giuseppe Montanari & Ernesto Grassani, oggi nello staff di Dylan Dog), oltre ad una cinquantina di copertine (poi passate a Carlo Jacono).
Nel 1969, Furio Viano, inizia la sua attività di editore pubblicando "Genius" (primo lavoro di Manara) e "Vartán", entrambi ideati da Viano stesso (alle sceneggiature arrivano poi in aiuto il "noir" Mario Gomboli per il primo e il veloce Paolo Ghelardini per il secondo).
"Vartán" viene affidata alla creazione grafica dell'esperto Angiolini, che realizza tutti i numeri arrivando a quota 200!
Nel 1972, quando Renzo Barbieri fonda per conto proprio la Edifumetto, uno dei primi che chiama è proprio il suo amico Sandro, al quale affida alcune sceneggiature fra le più divertenti delle collane "Fiabe Proibite", "Sexy Favole", "Fiabe Colorate".
Sempre per i fumetti delle edizioni Squalo di Barbieri - oltre una versione de "Il mostro di Notre Dame" ristampata varie volte - crea pure le sue ultime tre eroine, "Una" (1976), "Belzeba" (1977) e "La Poliziotta" (1980 - quest'ultima ispirata al celebre omonimo film di Steno con la magica Edvige Fenech), spingendo sempre più l'acceleratore sulla pornografia e il politically scorrect.
Senza però perdere il suo celebre segno, grottesco ma pulito, che riesce a sdrammatizzare perfino le scene più truci e zozze.
Sandro Angiolini muore a Milano il 15 ottobre 1985.
Visto che in questi anni rivalutano di tutto, le peggiori schifezze uscite, le più grandi stronzate, non sarebbe l'ora di celebrare, senza puzza al naso, artisti come il nostro Angiolini, che hanno veramente forgiato, nel bene e nel male, l'immaginario collettivo di almeno tre generazioni?
"E come tutte le feste italiène, tutto finisce a puttène!"
Commissario Scappavia/Lino Banfi - La Poliziotta della Squadra Buoncostume