A volte l’amore per la memoria, la voglia di omaggiare delle grandi personalità del Pulp, ci porta fare delle scelte purtroppo obbligate…
Solo così si spiega questo Vostro Almanacco di oggi, dedicato a quella porcellina di RENE BOND, una delle pioniere del cinema porno a Stelle e Strisce!
Sia ben chiaro! Noi lo facciamo per la Cultura!
Mica perché siamo degli sporcaccioni!
Sia mai! Ci costa parlare di queste cose, davvero, mettiamo a repentaglio la nostra reputazione…
E tutto questo solo per farvi contenti, cari amici dei Mutzhi Mambo!
Rene Bond, dopo una gavetta in alcune delle peggiori produzioni explotation, è entrata nell'industria del porno come tante prima e dopo di lei, per raggranellare qualche soldo in più.
Chi lo avrebbe mai detto che la tipica ragazza carina della porta accanto, dal il corpo minuto (ma con un gran bel lato B, va detto..) e l’aria maliziosa, avrebbe sfoggiato quest’incredibile carica sessuale, tanto da diventare rapidamente una delle attrici preferite dai masturbatori seriali e una delle prime, vere, celebrate star di un genere che stava appena uscendo dalla clandestinità.
A prescindere dal suo aspetto poi, Rene ci sapeva fare davanti alla telecamera, pareva proprio naturale, spontanea, e questo l’ha aiutata a creare un feeling unico con partners e spettatori.
Inoltre era veramente simpatica, aveva un grande senso dell'umorismo, e come attrice era almeno decente.
Sembrava una di quelle bellezze “normali” che avresti potuto conoscere, uscirci e magari finirci a letto, se la serata fosse filata liscia…
Rene aveva un aspetto che era disperatamente richiesto nel mondo del porno in quegli anni ancora “artigianali”, quando il cinema a luci rosse era composto più che altro dai famosi “loops”, brevi filmati praticamente senza trama che venivano apprezzati nelle cabine dei sexy shop.
A quel tempo, l'industria era dominata da “professioniste”: le ragazze che finivano a girare filmini pornografici erano chiaramente veterane del “mestiere” raccattate il più delle volte dalla strada o da qualche casa di appuntamento.
Rene Bond aveva delle forme più che rispettabili (97-61-91 cm), ma era più bassa e molto più minuta della maggior parte delle colleghe.
Si adattava quindi perfettamente a “trame” che prevedevano, di volta in volta, una baby sitter, una contadinella, una liceale birichina…
Non passò molto tempo prima che questa ragazzina tutto pepe diventasse una delle più richieste dai produttori ed infine una delle grandi star del porno “vintage”.
La nostra è stata pure pioniera della chirurgia plastica al seno, una delle prime attrici a farsi gonfiare le tette col silicone per assecondare (sono parole sue) “la mania americana per i seni”.
Quasi dal giorno alla notte, grazie alle nuove tettone, passerà dall'essere una starlet di nicchia ad essere una regina dell’hardcore in piena regola.
Per un decennio ha dominato il porno di Los Angeles degli anni '70, apparendo in circa 300 pellicole, tra film e loops.
E come tutte le vere dive, ha avuto l’accortezza di scomparire al momento giusto…
Rene Ruth Bond nasce l'11 ottobre del 1950 a San Diego, in California.
Quando, alla fine degli anni ’60, su consiglio di alcuni amici, inizia a girare “loops” porno e film explotation a basso budget per guadagnare qualche soldo in più per arrotondare, qualcosa in lei colpisce gli spettatori, e rapidamente si trova ad essere molto richiesta.
La sua carriera parte nelle produzioni soft-core grindhouse del noto Harry H. Novak, spesso in compagnia del suo fidanzato di lunga data Ric Lutze; i due faranno spesso coppia sia nei film softcore che in quelli hardcore per la maggior parte degli anni '70.
Durante la sua carriera, la nostra userà i seguenti pseudonimi: Annie Hall, Diane Lee, Lilly Lovetree, Lotta Rocks, Nancy Banghampton, Paula Schnall, Priscilla Lee e Rene Lutz.
Tra le sue (non) memorabili pellicole, a parte le leggendarie ammucchiate e i lavori di bocca fatti al palo di John Holmes, si possono ricordare (in ambito soft): “Country Cuzzins” (1970), di Bethel Buckalew, iniziatore del ciclo "sudista" della sexploitation che proseguirà con gli analoghi “Southern comforts” e “The pigkeeper's daughter” (tra gli altri); “Rendezvous in Hell” (1971), un poliziesco incentrato su una banda di malviventi che passa il tempo tra rapine e la ricerca del piacere; “Below the Belt” (1971), di Bethel Buckalew, una vicenda di mafia e pugilato, con inevitabile contorno piccante; “Necromania” (1971), del delirante Ed Wood Jr., un erotico-macabro allucinato e sgangherato (come orma ci ha abituato il regista del famigerato “Plan 9 from out her Space”); “The Partnership” (1972), storia di soci, truffe e di corna; “The Heist” (1971), dove la nostra interpreta una prostituta dal cuore d'oro alle prese con dei delinquenti di mezza tacca; “The Adult Version of Jeckill and Hyde” (1972), di Lee Raymond, trashissima versione al femminile dell'opera di Stevenson, con una trasformazione da dottore a bellissima bionda; “But Out” (1973), di Harold Brown, squallido sexploitation nel quale due evasi seducono e seviziano alcune ragazze in gita nei boschi; il cultissimo “L’invasione delle Api Regine” (1973), di Denis Sanders, dove una misteriosa forza cosmica trasforma le donne in api regine pronte a uccidere i maschi; il delirante “Please, don’t eat my mother!” (1973), di Carl Monson, una sorta di parodia sexy e ipertrash del già parodistico “La Piccola Bottega degli Orrori”, con una posticcia pianta carnivora guardona; “Teen-age Jail Bait” (1973), di Godfrey Daniels, che, nonostante il titolo, non è un women-in-prison movie ma una sorta di mix tra surf, sesso e psichedelia fuori tempo massimo; “Country Hooker” (1974), di Lew Guinn, commedia pecoreccia di ambientazione campagnola con qualche spunto thriller; “Five Loose Women” (1974), di A. C. Stephen (con una sceneggiatura di Ed Wood che compare in un paio di cameo), che mette in scena cinque evase alla ricerca di un bottino che seminano terrore nella contea; “La Mogliettina…” (1975), di Ronald Victor Garcia, un thriller su di un marito che dà di matto.
Della sterminata produzione pornografica di René citiamo giusto il mitico “Flesh Gordon” (1974), di Michael Benveniste e Howard Ziehm, la parodia a luci rosse del noto fumetto di Alex Raymond.
Quando non è sul set, la Bond si esibisce in solitaria.
Fonda pure una società a suo nome inizia una proficua attività di vendita per corrispondenza di sue foto (moolto intime) autografate; inoltre canta, balla e si spoglia al Ivar Burlesque Theatre di Hollywood, dove ha una serata fissa.
Spesso invita suo padre (?) sul palco e gli canta il famoso pezzo della Monroe “My Heart Belongs to Daddy”, "Il mio cuore appartiene a papà" (ma anche sua madre la segue ovunque…).
Dopo lo show si trattiene volentieri a firmare autografi ai fans (per la modica cifra di 1 dollaro...).
Ma nel 1978 Rene e il suo compagno Ric scompaiono letteralmente dalla scena cinematografica.
La nostra non dà notizia di sé fino alla metà degli anni '80 quando viene riconosciuta come concorrente nel quiz televisivo "Break the Bank" (1985).
Viene presentata come “esperta in fallimenti” ed è accompagnata da un nuovo marito.
Per la cronaca, vince oltre $ 9.000 in denaro e premi vari.
Rene viene di nuovo avvistata in giro per Las Vegas tra la fine degli anni '80 e l’inizio degli anni '90.
Muore per cirrosi epatica il 2 giugno del 1996.
Poche persone hanno dominato un settore come Rene ha dominato il mondo del porno negli anni '70.
Non importa se fosse in bianco e nero o a colori, nelle scene hardcore o nelle scene softcore, Rene ha sempre dato il massimo, con una convinzione, una professionalità e un trasporto invidiabili.
Questa leggenda del porno ha indicato la strada a molte starlette che hanno seguito il suo esempio: un esempio, a suo modo, di coerenza e indipendenza assoluta.
Che piaccia o no la sua carriera, questo non glielo toglierà nessuno.
Onore a Rene Bond!
“While tearing off a game of golf
I may make a play for the caddy
But when I do, I don't follow through
Cause my heart belongs to Daddy
If I invite a boy some night
To dine on my fine food and haddie
I just adore, his asking for more
But my heart belongs to Daddy
Yes, my heart belongs to Daddy
So I simply couldn't be bad
Yes, my heart belongs to Daddy…”
Marylin Monroe – My Heart Belongs to Daddy