Generalmente non amiamo la World Music, cari amici dei Mutzhi Mambo, ma sappiamo apprezzare artisti come il grande DAVID HIDALGO dei Los Lobos, che riescono ad infondere l'essenza del blues e del rock'n'roll nella musica tradizionale (e viceversa, chiaramente).
Cantante meraviglioso e polistrumentista versatile, il nostro David viene dalla periferia orientale di Los Angeles, quella abitata dai latinos, gli immigrati dei paesi del Centro e Sud America che, in una città di "frontiera" come quella degli Angeli, sono assai più numerosi e "tipici" dei vaccari biondi, e la lingua più comune è lo spagnolo.
Sempre fedeli a un loro caustico, fatalista e nostalgico melodramma sociale ("life is a fight and then you die", recita la loro “Don't Worry”), i suoi Los Lobos hanno rappresentato, meglio di ogni altro gruppo o musicista californiano, i miti e le delusioni del Sogno Americano e del melting pot.
Nato il 6 ottobre del 1954, David Kent Hidalgo conosce il batterista Louis Pérez mentre frequentano la stessa scuola superiore.
Appurato che hanno gli stessi gusti in fatto di musica (roba tipo Ry Cooder o i Fairport Convention), decidono di suonare insieme.
Completata la line-up con l'arrivo di altri due studenti, il cantante e chitarrista Cesar Rosa e il bassista Conrad Lonzano, nel 1973 i Los Lobos sono pronti a partire!
Il loro sound è un bel mix di Rock Chicano, Americana, Tex Mex, Zydeco, Folk, Blues, Rock'n'Roll e perfino Cowpunk con musiche tradizionali come la Cumbia, i Bolero e i Norteños.
Il loro debutto su disco risale al 1976 con il disco di beneficenza "Sì, Se Puede!" mentre il loro primo vero LP è il leggendario "Los Lobos del Este de Los Angeles". Dal vivo hanno occasione di mettersi in mostra nel 1980, come apertura dei P.I.L. di John Lydon e nel 1983 pubblicano un EP "...And a Time To Dance", che però vende pochino.
Con quel pochino, comunque, si riescono a comprare uno scassato van Dodge con cui possono, per la prima volta, andare in giro per gli Stati Uniti a suonare.
Ai quattro si aggiunge l'ottimo ex Blasters Steve Berlin e, con l'album "How Will the Wolf Survive?" del 1984, il gruppo avrà visibilità e successo internazionale. Il sax tenore tuonante di David Hidalgo, i ritmi dirompenti del batterista Louie Perez, le roventi fughe chitarristiche di Cesar Rosas compongono una miscela esplosiva.
Con questo album i Los Lobos conquistano la palma di principale “bar band” degli anni '80. Non poco per un quartetto di stagionati figli d'immigrati che per anni si erano dovuti accontentare di allietare matrimoni e serate danzanti.
Nel 1986, alcuni membri dei Los Lobos appaiono col grande Tomata du Plenty nel musical punk rock "Population: 1".
Nel 1987 registrano il loro secondo disco, "By the Light of the Moon", che ha il difetto di essere un po’troppo rifinito, ma le tematiche sono quelle che preferiscono: il quartiere di periferia, affollato di ubriaconi, drogati, piccoli delinquenti, amanti traditi, poveracci.
La bella cover de "La Bamba", inclusa nella colonna sonora dell'omonimo biopic (1987) sullo sfortunato rocker Ritchie Valens, si dimostrerà un vero e proprio terno al lotto, con milioni di copie vendute "en Todo el Mundo"!
L'album successivo, "La pistola y el corazón" (1988), è composto di brani originali e brani tradizionali del Messico.
Del 1990 è il loro album "The Neighborhood" e, del 1992 lo sperimentale "Kiko".
Nel frattempo Hidalgo e Pérez danno vita al bellissimo side project Latin Playboys con Mitchell Froom e Tchad Blake registrando due album, "Latin Playboys", nel 1994, e "Dose", nel 1999, di blues sperimentale mischiato con l'elettronica (poca e messa bene...), la musica popolare e quella da colonne sonore.
Nel 1995 i Los Lobos curano e sono presenti nella fantastica colonna sonora del film "Desperado", di Robert Rodriguez, e l'anno successivo pubblicano "Colossal Head" ma, per quanto il disco abbia successo la Warner Brothers decide di scaricarli e si trovano improvvisamente senza contratto.
Hidalgo passa quindi qualche anno soprattutto a collaborare con tantissimi artisti, da T-Bone Burnett a Tom Waits, da John Lee Hooker a Taj Mahal, da Suzanne Vega a Marc Robot, da Willy DeVille a Bob Dylan, da Eric Clapton a Roy Orbison. Un curriculum da paura!
I Los Lobos firmano finalmente per la Mammoth Records e registrano "This Time" (1999) e "Good Morning Aztlan" (2002).
In "The Ride" del 2004, c'è un florilegio di ospitoni del madonna, tipo Tom Waits, Mavis Staples, Bobby Womack e Elvis Costello.
"The Town an the City" del 2006 riprende alla grande le atmosfere piu sperimentali di "Kiko" e, nel 2009, forse in botta senile, i Lobos registrano un album di cover Disney, "Los Lobos Goes Disney", il quale, nonostante le premesse, non è neppure malaccio!
Nel 2010, Hidalgo e Rosas suonano nell'Experience Hendrix Tour e nel 2010 viene pubblicato il primo album di inediti dei Lobos dopo 4 anni, intitolato "Tin Can Trust".
Il nostro Hidalgo fa anche parte del supergruppo latino americano Los Super Seven che va avanti dal 1998, cambiando ogni volta formazione.
È pure il padre di David Hidalgo Jr., il batterista dei Social Distortion.
Eh, averne di babbi così, averne...
"No se como decirte
No se como explicarte
Que aquí no hay remedio
De lo que siento yo
De lo que siento yo
La luna me dice una cosa
Las estrellas me dicen otra
Y la luz del día me canta
Esta triste canción
Los besos que me diste mi amor
Son los que me están matando
Ya las lagrimas me están secando
Con mi pistola y mi corazón
Y aquí siempre paso la vida con
La pistola y el corazón…"
Los Lobos - La pistola y el corazón