RULLA IL TAMBURO
Non sappiamo se per voi è lo stesso ma a noi le notizie che fanno più tristezza sono quelle che raccontano di quando trovano qualche persona morta da diversi giorni in casa, specie in un appartamento, senza che nessuno se ne sia accorto...
In Svezia, a sentir le storie, sembrerebbe quasi una cosa "normale", tanto che ci hanno fatto su un documentario.
Ma qui in Italia rimane una fatto agghiacciante per chiunque, senza dubbio, che si pensa al limite possa accadere alle persone particolarmente sole, agli emarginati, agli alienati, ai vecchi abbandonati...
Figurati se può accadere ad un giovane genio, ad un artista rampante e (relativamente) celebre!
E invece, cari amici dei Mutzhi Mambo, al povero STEFANO TAMBURINI, il papà di Ranxerox, è andata proprio così...
Avremmo potuto eleggere la data del suo compleanno per celelebrarlo, quella almeno è sicura, ma abbiamo preferito scegliere un giorno a caso, in aprile, visto che non si sa quando ci ha lasciato.
La sua biografia infatti riporta che Stefano Tamburini è morto ad aprile, senza specificare il giorno, ed è stato ritrovato all'incirca un paio di settimane dopo il decesso per overdose...
Ma vi rendete conto?
Una delle menti più geniali e creative del panorama italiano è morto solo come un cane, a trent'anni, senza che nessuno, proprio nessuno, se ne sia accorto...Per almeno due settimane!
Allora anche noi abbiamo scelto un giorno a caso, così, per ricordarlo, sottolineando l'enormità inspiegabile del fatto.
Tamburini, oltre ad essere il creatore del cyborg più coatto e amato dei fumetti, è stato un vero animatore della cultura underground italiana.
Insieme ad Andrea Pazienza, Tanino Liberatore, Vincenzo Sparagna, Massimo Mattioli, Filippo Scozzari, è stato una delle menti creative di riviste come "Cannibale" e "Frigidaire", veri punti di riferimento della controcultura del nostro Paese negli anni della contestazione.
Più che fumettista, Stefano era un grafico, un creativo, un artista a tutto tondo che ha riversato tutto il suo gusto pop, irriverente e dadaista nelle sue opere.
Politica, moda, musica, fumetti, grafica: nulla sarà più lo stesso dopo il passaggio di Tamburini: qualcuno lo ha addirittura definito il "Sex Pistols" della grafica e fumetto Italiano.
Ma più che i Sex Pistols, che in fondo (checché se ne dica) erano dei gran restauratori, a guardare le sue opere, vengono in mente più facilmente Zappa o soprattutto i primi Devo, più la no-wave che la new-wave; o al limite, se proprio vogliamo citare una creatura di John Lydon, i P.I.L..
Perché tutto era Tamburini meno che un passatista...
Autore di Ranxerox, ideatore di inauditi cut-up rumoristi, di innovative e ardite trovate pubblicitarie, Tamburini ha rappresentato come nessun altro il "nostro" ’77, probabilmente l'ultimo grande periodo in cui la cultura italiana è riuscita a produrre roba davvero al passo con i tempi contemporanei, se non addirittura all'avanguardia.
Grande sperimentatore di tecniche e linguaggi, Stefano come disegnatore non era granché ma era un asso del collage coi cartoncini colorati, con una capacità di sintesi eccezionale, ispirata a Matisse, alle illustrazioni pubblicitarie del futurista Fortunato Depero, alla pop art di Warhol, Lichtenstein, Schifano e Rotella, all'arte, ancora acerba, del mash-up, della contaminazione totale.
Ma oltre ad essere un artista avanti (anzi, talmente avanti da essere "pienamente" nei suoi tempi, che erano avanti per antonomasia), era anche un vero coatto, un romanazzo borgataro DOC fiero di esserlo, nato e cresciuto nella Roma periferica, a cui rimarrà sempre attaccato il "puzzo" della marginalità, del disagio e dei modi tipici della periferia della capitale di quegli anni, quel fascino malato che possiamo ritrovare, oltre che nei suoi lavori, nelle atmosfere di film come "Amore tossico".
Quel "puzzo" distruttivo (anzi, autodistruttivo) che alla fine lo condurrà anzitempo nella tomba...
Una vita vissuta all’estremo, come quella del suo più celebrato sodale Andrea Pazienza (che l'ha seguito nel tragico destino un paio d'anni più tardi), con una produzione variegata, eclettica, vulcanica, inafferrabile e totalmente non riducibile nei recinti di stili, generi o tendenze, compressa nello spazio di pochi e memorabili anni.
Purtroppo è stato immediatamente dimenticato, relegato fin da subito nella melanconica categoria degli "unsung heroes", "quelli che fanno cose la cui importanza non viene adeguatamente riconosciuta.”
Ma il suo, comunque, era e rimane un lavoro seminale, unico e anche molto sottovalutato: unico, appunto, come unico era Stefano Tamburini!
Stefano Tamburini nasce a Roma il 18 agosto del 1955.
Il suo esordio risale al 1974 con le brevi storie a fumetti di "Fuzzy Rat", pubblicate sulla rivista underground romana "Combinazioni": il segno è davvero acerbo ed è evidente l'influenza di Robert Crumb.
Poi continua l'intermittente militanza nell'underground romano, compresa una collaborazione con "Stampa Alternativa" di Marcello Baraghini, tra il 1975 e 1977, come disegnatore e grafico, realizzando copertine di libri, illustrazioni, loghi e volantini.
Crea una storia a fumetti per il numero zero di una nuova rivista in uscita per "Tampax": "Morning Glory", realizzata nell'estate del 1975 e pubblicata nell'autunno del 1977 su "Zombie International".
Sempre nel 1977, con Marco D'Alessandro e Massimo Mattioli fonda la mitica "Cannibale", rivista oltraggiosa e innovativa sullo stile dell'americana "Zap", su cui si faranno le ossa i maggiori protagonisti del nuovo fumetto italiano, Filippo Scozzari, Andrea Pazienza e Tanino Liberatore.
Ed è proprio su "Cannibale" che il nostro crea nel 1978 "Rank Xerox", nome ripreso da una nota marca di fotocopiatrici e mutato poi, per ragioni di copyright, in "Ranxerox", per gli amici "Ranx".
Si tratta di un androide protagonista di avventure trucide e visionarie ambientate in una Roma futuristica post-punk, stile "Blade Runner".
Tamburini non è tanto bravo a disegnare realisticamente e il suo stile caricaturale non si adatta alle caratteristiche del suo personaggio, quindi chiede una mano ai suoi amici Pazienza e Liberatore, che lo aiutano, non accreditati, a realizzare le prime tavole.
Verrà pubblicato anche brevemente sul giornale satirico "Il Male".
Nel novembre del 1980 insieme a Vincenzo Sparagna e Filippo Scozzari, Tamburini fonda "Frigidaire", un magazine molto innovativo per l'epoca, pieno di articoli caustici e anticonformisti e di personaggi che faranno la storia del fumetto italiano: bastano i nomi di Ranxerox, Zanardi, Squeak The Mouse, Ramarro e Suor Dentona?
È Tamburini comunque a trovare il nome e a curarne le grafica e l'impaginazione; ad ispirarlo è prima di tutto il magazine francese "Actuel", ma l’altra influenza cruciale è il materiale di vario tipo (manifesti, fanzine, dischi, cassette) raccolto nel 1979 durante un viaggio a New York.
Per Tamburini la Grande Mela significa sostanzialmente il post-punk, soprattutto quello declinato nell'aspra no-wave dei Mars, DNA, Contortions, Teenage Jesus & The Jerks.
Per "Frigidaire" scrive anche recensioni musicali (firmandosi Red Vinyle) e continua la saga del suo "Ranxerox", ma solo come soggettista e sceneggiatore: il disegno lo passa al fantastico Tanino Liberatore e al suo segno ipertrofico e iperrealistico.
Le nuove storie di "Ranxerox" diverranno uno dei simboli stessi di quegli anni ed avranno un successo di pubblico strepitoso, non solo in Italia ma anche in svariati paesi del mondo, in particolare Francia, USA e Giappone, dove vengono tradotte e ripubblicate.
Negli USA, "Ranx" appare addirittura sulla prestigiosa rivista "Heavy Metal".
Tamburini crea inoltre le storie di "Snake Agent" manipolando e rimontando vecchi fumetti hard boiled degli anni quaranta con l'uso della fotocopiatrice: l'effetto è davvero straniante.
Sempre nel 1980 pubblica "Thalidomusic for Young Babies", un esperimento musicale composto rimescolando in un taglia e cuci brani essenzialmente industral e avant-garde che vanno dai Throbbing Gristle ai DNA, passando per molti altri nomi, sotto lo pseudonimo di Mongoholy-Nazy.
Si spaccia per un misterioso musicista Industrial ungherese il cui nastro sarebbe finito nelle mani dell'altro alter ego di Stefano, Red Vinyle, il critico musicale di Frigidaire.
La cassetta, venduta all'epoca per corrispondenza al prezzo di 5000 lire, è oggi un oggetto di culto per i collezionisti.
Nello stesso periodo Tamburini collabora con la rivista di moda "Uomo Vogue" e disegna una collezione di moda “Vudú”.
Nell'ambiente romano il nostro frequenta diversi noti personaggi e artisti del posto quali Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli e tanti altri, dai quali viene influenzato e ispirato (anche per quanto riguarda le pere...).
Il grande Tamburini non ha ancora compiuto 31 anni, quando viene ritrovato senza vita nel suo appartamento, su di un materasso steso a terra, in un imprecisato giorno dell’aprile 1986.
Overdose di eroina.
Sono già passate un paio di settimane dal decesso...
Per fortuna ogni tanto qualcuno si ricorderà di lui.
Primi a farlo, qualche tempo dopo la sua scomparsa, sull’emittente locale Teleroma 56, quelli che erano stati innanzitutto i suoi amici e colleghi: Filippo Scozzari, Andrea Pazienza, Vincenzo Sparagna; nel 1997 esce "Una matita a serramanico", un omaggio pubblicato dalla collana "Millelire" di Stampa Alternativa; a vent’anni dalla scomparsa, il festival di fumetti indipendenti "Crack!" gli intitola l’edizione nel 2006; il "Comicon" di Napoli gli dedica una mostra nel 2011; nel 2018 gli dedicano l'immagine della "33° Settimana Internazionale della Critica" alla 75esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia.
Comunque poca roba per un genio del suo spessore...
Vabbé, almeno noi ce lo ricordiamo e lo vogliamo celebrare!
Non è granché ma questo passa il convento per il caro Stefano.
Onore a Stefano Tamburini
"Snort!"
Stefano Tamburini - Ranxerox