Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

Allora, cari amici dei Mutzhi Mambo, non c’è niente di peggio che un film del grande regista che oggi andiamo ad omaggiare!
Signore e Signori, il fantomatico JOHN WATERS, uno degli autori più dissacranti e irriverenti del cinema americano!
Le sue opere infatti sono eccessive e spesso disturbanti, non proprio il massimo da affrontare quando il pranzo pasquale e la grigliatona del lunedì fanno a cazzotti nel nostro provato intestino…
Ma noi non potevamo certo esimerci dal celebrare uno dei filmaker più coraggiosi, estremi e geniali della cinematografia indipendente: sommo sacerdote dell’estetica camp, John Waters ha influenzato una pletora di registi, soprattutto quelli che hanno saputo guardare all’America più disadattata e delirante, compreso tutto il movimento Pulp post-moderno. 
Sono film trasgressivi, i suoi, che combinano argomenti scandalosi con un senso unico del “cattivo gusto”.
Soprannominato il “Papa del trash”, il “Principe del vomito”, l' “Ayatollah della crudezza”, nella sua carriera lunga più di 50 anni, John Waters ha accumulato un'invidiabile serie di epiteti orribili, tutti portati con orgoglio. 
È conosciuto per le sue seminali e provocatorie commedie capisaldi della controcultura: ognuna di esse, da “Pink Flamingos” a “Hairspray” a “Serial Mom”, celebra una deliziosa (!?) “alternativa” ai valori familiari “normali”.
Anzi, è proprio questa presunta “normalità” il vero “nemico” di Waters: celebrandone gli antipodi, le deviazioni, le patologie, il nostro, seppure distorcendola con la lente visionaria del grottesco, offre un quadro della società a Stelle e Strisce molto più “reale” del reale, meno ipocrita, sicuramente più sincero.
Un quadro inquietante, spaventoso, psicotico, malato, che si può demolire solo con una risata.
La risata che, quando riesce a non diventare ghigno, libera tutto e tutti…
E in questo Waters è davvero un profeta: il profeta dell’ “anarchia comica”, convinto com’è che solo facendolo ridere, si può davvero cambiare la mentalità del pubblico…

John Samuel Waters Jr. nasce a Baltimora, il 22 aprile del 1946, in una famiglia cattolica di ceto medio.
Cresciuto a Lutherville, nei sobborghi di Baltimora negli anni '50, viene educato nella scuola parrocchiale (diventa anche membro dell'Azione Cattolica Ragazzi) ma John non è come gli altri bambini; fin da piccolo è ossessionato dalla violenza e dal sangue, sia reale che sullo schermo. 
Il suo più vivido ricordo d'infanzia è infatti quello di aver visto del sangue vero sul sedile di un'auto sfasciata durante una visita in un deposito di rifiuti; continuerà a lungo a fantasticare su incidenti stradali mortali.
Da ragazzino guarda i film per soli adulti al drive-in locale, da lontano, grazie ad un binocolo.
Rimane anche morbosamente attratto dai fatti di cronaca nera ed in seguito diventerà sua abitudine frequentare regolarmente i processi per i crimini più cruenti in tutti gli Stati Uniti.
Addirittura arriverà ad insegnare presso il Patuxent Institution, una struttura correzionale situata a metà strada tra Baltimora e Washington, D.C., dove le classi sono intese come terapia riabilitativa per gli assassini condannati, in cui imparano a gestire le loro pulsioni violente scrivendo le loro fantasie piuttosto che metterle in pratica.
Da giovane, guadagna fino a $ 50 a settimana facendo spettacoli di burattini per i bambini del vicinato, e viene spesso ingaggiato come animatore per intrattenerli durante le feste di compleanno: forse i genitori sono all’oscuro che molti dei suoi spettacoli con le marionette sono ispirati ai film horror di William Castle…
Ai testi scolastici e di catechesi preferisce le opere di Sigmund Freud e William Burroughs, nonché la novità dell’ LSD e si allontana progressivamente dall'attività parrocchiale.
Durante gli anni sessanta frequenta la Calvert Hall College High School, ed è in questo periodo che prende forma l'interesse di Waters per il cinema d’autore. 
Conosce e apprezza i lavori di Douglas Sirk, Otto Preminger, Federico Fellini, Ingmar Bergman, William Castle, Russ Meyer, Herschell Gordon Lewis, Jayne Mansfield, Robert Bresson e Pier Paolo Pasolini.
Negli anni dichiarerà che i suoi film preferiti sono “Il mago di Oz” (1939), “Faster, Pussycat! Kill! Kill!” (1965), “La scogliera dei desideri” (1968), “Lungo la valle delle bambole” (1970), “Non aprite quella porta” (1974), “Salò o le 120 giornate di Sodoma” (1975), “Seul contre tous” (1998), e “Maps to the Stars” (2014).
Chiaramente i suoi gusti non sono certo ben accolti, visto che la maggior parte dei titoli che lui predilige sono nella lista nera dei film più vietati.
Nel 1965 Waters frequenta l'università di Baltimora e un anno più tardi si trasferisce in un altro ateneo di New York. 
Ma l’esperienza nella Grande Mela dura poco, perché viene scoperto a fumare marijuana e immediatamente espulso dall'università.
Ritornato a Baltimora. Waters fa amicizia con i tipi più bizzarri della sua città, tra cui l’obeso travestito Glenn Milstead (che lui ribattezza “Divine” ed eleva al rango di “musa ispiratrice”), con cui forma una combriccola di seguaci della controcultura che utilizza come cast, quando inizia a realizzare cortometraggi muti in 8 mm e 16 mm a metà degli anni '60.
Decide insieme a Milstead di creare una compagnia cinematografica chiamata Dreamland Production, con la quale realizza le sue prime opere spinto dalla sua grande passione per il cinema e dalla sua estetica del cattivo gusto.
Si tratta di una serie di corti a basso costo girati dentro casa sua. Fra questi vi sono anche “Hag in a Black Leather Jacket” (1964), una storia d’amore interraziale, e “Roman Candles” (1966), un collage di varie esibizioni sessuali. 
Gira poi “Eat Your Makeup” dove per la prima volta viene presentato Divine: il film racconta del sadismo di un uomo che costringe delle modelle a sfilare fino alla morte.
Queste “perle” le proietta nelle sale prese in affitto della chiesa di Baltimora ad un pubblico veramente underground, reclutato con il passaparola o col volantinaggio.
Il suo primo lungometraggio vede protagonista Divine in un freak show chiamato “Cavalcade of Perversion” in cui la scena più famosa è quella in cui la protagonista si masturba con un rosario dentro una vera chiesa, il tutto all'insaputa del parroco. 
Mentre il suo modo di fare cinema diventa più lucido e i soggetti sempre più sconvolgenti, il suo pubblico si estende e i resoconti delle sue attività sui giornali di Baltimora si fanno ogni giorno più oltraggiosi. 
La reputazione di Waters nel mondo underground cresce poi grazie ad un incidente occorso durante la produzione di “Mondo Trasho” (1969): volendo girare delle scene con un autostoppista nudo nel campus della Johns Hopkins University, il regista e la troupe vengono arrestati con l'accusa di atto osceno in luogo pubblico. 
“Multiple Maniacs” (1970) è un po’ il suo manifesto, una delirante storia di amore e corna condita da stupri, pederastia, blasfemia e chi più ne ha ne metta.
Contrariamente al disinteresse della critica mostrato verso i suoi lavori precedenti, “Mondo Trasho” viene invece proiettato come film di mezzanotte in 16 città e permette a Waters di lavorare con Bob Shaye proprietario della compagnia “New Line Cinema”, cosa che darà inizio a una creativa collaborazione di finanziamento e distribuzione. 
Il successo arriva quando “Fenicotteri Rosa” (1972), un fetente affresco della provincia più sordida e malata contrassegnato da una deliberata esposizione di cattivo gusto, diventa un cult movie l’anno successivo; sarà aiutato ad acquisire questa fama sinistra senza dubbio dalla famigerata scena in cui Divine si mangia un vero stronzo di cane: una delle sequenze più rivoltanti e insostenibili della storia del cinema!
Col successivo “Female Trouble” (1974) il nostro si sofferma sulla sua malsana fascinazione per il crimine, alludendo agli omicidi della famiglia Manson, con una strepitosa Divine nella parte di una giovane criminale in fuga, che vive fra furti e violenze sempre più eccessive.
La scena più famosa è quella in cui Divine uccide i suoi genitori facendo cadere un albero di Natale sopra di loro.
In “Nuovo punk story” (1977) il nostro deve rinunciare alla “sua”. Divine, ormai sempre più conosciuta e impegnata nel mondo cinematografico e televisivo.
Come protagonista c’è l'abituale attrice della Dreamland, Mink Stole, ricopre il ruolo di una moglie di periferia che uccide il marito e comincia un lungo viaggio insieme alla sua domestica. 
Col successivo “Polyester” (1981), che vede il ritorno di Divine, Waters usa un linguaggio più accessibile, grazie anche all’utilizzo un attore ben conosciuto, l'idolo delle teenager degli anni cinquanta Tab Hunter, e si guadagna il permesso di essere distribuito nel circuito cinematografico “normale”, senza alcun divieto.
Il film narra la squallida storia di una casalinga di periferia sposata ad un marito rozzo e fedifrago.
Ma tanto per non smentirsi, per questo film, Waters escogita un espediente promozionale degno del suo “mentore” William Castle: crea un biglietto chiamato Odorama da grattare e annusare durante la proiezione, con i vari “aromi” che si dovrebbero sentire nelle varie scene della pellicola (compreso quello delle feci).
Dopo “Polyester”, John si prende una lunga pausa durante la quale scrive un libro sulla sua vita e sulle sue collaborazioni intitolato “Shock Value”, tornando allo stile oltraggioso ed iconoclasta che gli è più consono.
Il regista ha anche occasionali esperienze da attore, come il ruolo di un venditore di auto nella commedia di Jonathan Demme, “Qualcosa di travolgente” (1986).
Sempre in questo periodo pubblica una raccolta di saggi, intitolata “Crackpot”.
Torna sul grande schermo col delizioso “Grasso è bello” (1988), una storia che aveva scritto nel 1962.
Una ragazza cicciona tenta di diventare una ballerina nel suo varietà televisivo preferito, subendo svariate umiliazioni da parte di una rivale molto più bella, ma alla fine riesce a trionfare.
Storia all’apparenza semplice e perfino melensa ma lo zampino del nostro la trasforma in un trionfo camp e in una feroce satira sull’ansia da prestazione e la mania della perfezione tipiche della cultura americana e dello spietato show biz. 
Il vecchio cast della Dreamland, compresi Divine e Mink Stole, è presente, ma questa volta il ruolo principale è della giovane attrice Ricki Lake: nel cast ci sono pure delle celebrità, come la cantante Debbie Harry e Sonny Bono.
Con un budget notevole (per gli standard di Waters) investito dalla New Line Cinema, “Grasso è bello” diventa un successo sia per la critica sia per il pubblico.
Purtroppo, il 7 marzo del 1988 poche settimane dopo l’uscita del film, Divine, ha un infarto fatale. 
Questa tragedia segnerà anche la fine del periodo d’oro del nostro.
Prodotto da Ron Howard e Brian Grazer, il successivo “Cry Baby” (1990) è una specie di omaggio agli anni ’50 e alla “rockabilly rebel”, periodo al quale il regista è molto affezionato, con protagonista Johnny Deep e Iggy Pop, Traci Lords, e Patricia Hearst in ruoli secondari.
Non particolarmente riuscito, quando esce non ha successo ma, come usualmente accade con le opere di Waters, con gli anni acquisterà una fama di culto.
Successivamente il nostro appare nella serie tv della Fox “21 Jump Street” (1987-1991), grazie all’intercessione di Jonny Depp, che del serial è protagonista. 
Con “La signora ammazzatutti” (1994), Water riprende almeno in parte la satira tipica del suo stile, focalizzandosi su una storia di ordinaria follia nella (apparentemente) ordinata provincia americana.
Cuce addosso alla magnifica Kathleen Turner un ruolo perfetto: una dolce moglie e madre di periferia che sfoga la sua rabbia repressa con numerosi omicidi per futili motivi. 
Nonostante sia veramente ricco di humour nerissimo (forse troppo per gli standard mainstream a cui doveva essere rivolto), il film non ha successo, né per la critica né per il botteghino, 
John torna a lavorare nel cinema con “Pecker” (1998), un film quasi a parte nella sua cinematografia, che racconta la vita di un fotografo adolescente, ritrovatosi a lasciare la sua vita di Baltimora per rincorrere il mondo della moda di New York.
Waters torna alle sue tipiche trame dissacranti con “A morte Hollywood” (2000), anche se ormai rinuncia all’eccesso e alla provocazione più anarcoide e oltraggiosa: questa volta un gruppo reazionaro di registi, capitanato da un direttore molto deciso, costringe una famosa attrice di Hollywood a recitare nei loro film di serie b. La donna anche se inizialmente costretta, passa ben presto dalla parte dei suoi rapitori. 
Finalmente, nel 2004, cil nuovo film “A Dirty Shame”, Waters si conferma vero e unico “Pope of Trash”. 
Sceglie l'attrice comica Tracey Ullman, per il ruolo di una moglie dipendente dal sesso che finisce per entrare dentro una setta locale: nella pellicola non mancano escrementi e fluidi vari guadagnandosi così il divieto ai minori di 17 anni.
Il film però non ha molto successo, anche perché ormai, col fiorente mercato del porno estremo, gli “eccessi” di Waters sono roba quasi da educande... 
Al di fuori della regia, il nostro ha partecipato nel ruolo di paparazzo nel quinto capitolo della saga de “La bambola assassina, Il figlio di Chucky”, nel ruolo di un ministro in “Blood Feast 2: All You Can Eat” diretto da uno dei suoi idoli, Herschell Gordon Lewis, ed è comparso come ospite speciale in “Jackass Number Two” (detto per inciso, Waters considera questa famigerata serie dove gli stunt si sottopongono a prove sempre più disgustose, come la sua più credibile erede).
Nel 2007 produce la serie televisiva “Finché morte non ci separi”, ed è docente di "Cinema e sottoculture" alla European Graduate School.
Oltre al cinema, John è anche un abile scrittore, fotografo e artista visivo. 
Ha pubblicato numerose raccolte di suoi exploit giornalistici, sceneggiature, elucubrazioni e opere d'arte che vengono regolarmente esibite in gallerie e musei in tutto il mondo.
In questi giorni, è più facile trovare il nostro che calca i palcoscenici dei teatri, dei club e dei festival di tutto il mondo, esibendosi nelvsuo show in continua evoluzione, “This Filthy World”.
Che dire, non resta che sperare che gli riprenda la voglia di disgustarci ancora…
Tanti auguri Mr. Waters!

“To me, bad taste is what entertainment is all about. If someone vomits watching one of my films, it's like getting a standing ovation. But one must remember that there is such a thing as good bad taste and bad bad taste.”
John Waters

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