UN GIRO ALLA ROULETTE
Eccolo il nostro attore preferito!
Sciogliamo le riserve, cari amici dei Mutzhi Mambo, lo confessiamo: per noi CHRISTOPHER WALKEN è il meglio del meglio!
Quanto è infinitamente bravo, quanto ci piace la sua faccia da psicopatico, ricca di infinite sfumature, quanto riesce, con la sua sola presenza, a mettere tensione, a nobilitare la più banale delle scene!
Non è un fatto di talento, è un fatto di carisma, e nessuno ha più carisma di Christopher Walken!
Ci fa goduria solo vederlo!
Prima o poi faremo un disco (o almeno un pezzo...) in onore di Christopher Walken!
Perché bisogna dedicare qualcosa a Christopher Walken!
È un imperativo morale...
Michael Cimino, Abel Ferrara, Quentin Tarantino, Tim Burton e tanti altri grandi registi hanno ceduto al fascino di quel volto freddo e ambiguo, a quello sguardo gelido e perduto, a quegli zigomi scavati dal male.
Attore originale, raramente in prima linea e ancor meno commerciale, Walken è l'eccentrico per eccellenza ed è da considerarsi come il grande antidivo di Hollywood.
Può pure non essere il protagonista di una pellicola ma quando appare lui, tutto il contorno perde di consistenza, diventa sfuocato, indistinto.
Anche il più grande dei attori diventa un comprimario accanto a Christopher Walken.
Perché lui li batte tutti, non c'è proprio gara!
Ronald Walken (così all'anagrafe) nasce a New York, il 31 marzo del 1943.
Figlio di un panettiere, fratello degli attori Ken e Glenn Walken, ha due occhi di diverso colore l'uno dall'altro (uno blu mare e l'altro azzurro).
Studente alla Professional Children's School, lavora come domatore di leoni a 15 anni e poi si dà alla danza, al tip tap, una delle sue più grandi passioni.
Esordisce nel 1953 come attore (come "Ronnie Walken") nella serie tv "The Wonderful John Action", e recita perfino nella soap opera "Sentieri" e nel telefilm poliziesco "Kojak", passando poi a Broadway, dove porta in scena "Il leone d'inverno" (1966).
Il suo debutto cinematografico è nel film di Robert Frank "Me and My brother" del 1969, stesso anno in cui prende per moglie l'attrice e direttrice di casting, Georgianne Walken.
Nel 1970 viene inizialmente scelto per il ruolo del protagonista di "Love Story", ma il suo volto risulta troppo inquietante e gli viene preferito quello belloccio un po' bietolone di Ryan O'Neal.
L'anno successivo appare accanto a Sean Connery in "Rapina record a New York" di Sidney Lumet, e nel 1972 nel thriller ambientato in un ospedale psichiatrico "Brain Control -Alterazioni Progressive", di Bernard Girard.
Nel 1977 è nel fantastico cast dell'horror "Sentinel", autentico cult movie demoniaco, e interpreta il ruolo che lo fa emergere dall'anonimato: quello dello spassoso fratello con manie suicide di Diane Keaton in "Io & Annie" di Woody Allen.
Preso in considerazione - assieme a Nick Nolte e Kurt Russell - da George Lucas per il ruolo di Han Solo in "Guerre Stellari", la produzione opta per Harrison Ford, visto che il nostro Christopher ha un viso più adatto per il Lato Oscuro…
Così non fa James Ivory che invece non impiega molto tempo per decidere di inserirlo nel cast di "Roseland" (1977).
L'anno successivo è il protagonista un po' alla Eastwood del curioso western "Shoot the Sun Down" di David Leeds, e, inaspettatamente, l'allora enfant prodige Michael Cimino gli offre il ruolo di Nick e la bellissima e famosissima scena della roulette russa in "Il Cacciatore", il punto più celebre della pellicola e uno dei più agghiaccianti della storia del cinema, che gli vale l'Oscar come miglior attore non protagonista.
Il premio lo fa sobbalzare da attore di seconda fila a rivelazione del cinema statunitense.
Curiosità: per aumentare la tensione della sequenza, durante le riprese, Walken sputa in faccia a De Niro in una scena dove ciò non era previsto dalla sceneggiatura.
Exploit efficace ma De Niro non la prende affatto bene...
Sempre verso la fine degli anni settanta il nostro Christopher scrive una pièce teatrale sulla vita di Elvis Presley, intitolata "Him".
Ormai i grandi registi se lo contendono: Jonathan Demme lo dirige nel ruolo dell'ambiguo Eckart nel thriller "Il segno degli Hannah" (1979), con protagonista Roy Scheider, Cimino lo richiama nel flop epocale "I cancelli del cielo" (1989), John Irving lo coinvolge nel bellico "I Mastini della Guerra" (1980) e Herbert Ross nel musical "Spiccioli per il cielo" (1981).
Nella vita privata, non passa certo per essere una persona tranquilla…
Nel 1980 assale due uomini dopo aver chiesto ripetutamente loro di abbassare la musica della loro auto, ma questo è niente in confronto a ciò che accade la misteriosa notte del 28 novembre 1981: Walken è sullo yacht Splendor ancorato a Isthmus Bay - 30 miglia al largo della costa meridionale della California - ospite di Robert Wagner e di sua moglie Natalie Wood, con la quale sta girando il fantascentifico "Brainstorm - Generazione elettronica" di Douglas Trumbull (che uscirà nelle sale 3 anni dopo).
All'alba, il cadavere della Wood viene ritrovato che galleggia a faccia in giù, a pelo d'acqua.
La polizia non è mai riuscita a ricostruire i fatti con precisione assoluta, ma dall'inchiesta che ne segue si scopre che i tre bevono molto, che poi Wagner e Walken hanno una discussione, fino a llitigare violentemente, e che Natalie lascia lo yacht a bordo di un gommone.
Successivamente, viene ritrovata senza vita.
Con una storia così alle spalle, chiunque avrebbe fatto festa...
Non certo il nostro Christopher Walken, che anzi assume lo status di attore maledetto e quel volto così enigmatico e velato diventa la maschera del male di Hollywood.
David Cronenberg non se lo lascia certo sfuggire per il ruolo del tormentato sensitivo de "La zona morta" (1983), una delle sue più intense interpretazioni, tratto dall'omonimo romanzo di Stephen King.
Veste perfino i panni del cattivone Max Zorin, in "Agente 007, bersaglio mobile" (1985), l'ultimo Bond interpretato da Roger Moore, mentre nel 1986 interpreta, a fianco del giovane Sean Penn, il thriller "A distanza ravvicinata" diretto da James Foley.
Parallelamente, qualcuno ne scopre anche le doti comiche: primo fra tutti Mike Nichols in "Frenesie... militari", cui seguiranno Stephen Surjik in "Fusi di testa 2 - Waynestock", Gore Verbinski in "Un topolino sotto sfratto "e infine Joe Roth per "I perfetti innamorati".
Interpreta il cupo "Homeboy" (1988) di Michael Seresin, con un devastato Mickey Rourke, il fantascentifico "Communion" (1989), di Philippe Mora, il losco politicante Max Schreck in "Batman - Il ritorno" di Tim Burton, e il thriller "Cortesie per gli ospiti" (1990), di Paul Schrader.
Ma il vero incontro che gli cambia totalmente la carriera lo fa agli inizi degli anni Novanta quando lo chiama quel genio allucinato di Abel Ferrara.
Gli cuce addosso una saga da “bad man” che farebbe invidia ai migliori caratteristi d'America: un boss pallido e squilibrato, il Frank White del meraviglioso "King of New York" (1990), un vampiro saggio e disincantato, il Peina del drogatissimo "The Addiction - Vampiri a New York" (1995), un tremendo gangster sia il Ray Tempio dell'amarissimo "Fratelli" (1996) sia il Fox del distopico "New Rose Hotel" (1998).
Dopo il caustico "Amanti, primedonne" (1992), di Barry Primus, è l'indimenticabile boss Vincenzo Coccotti nel fantastico "Una Vita al Massimo" (1993), di Tony Scott.
Poi interpreta il thriller erotico "Il tocco del diavolo" (1995) di Donald Cammell, l'horror apocalittico "L'ultima profezia" (1995), di Gregory Widen (che avrà ben due seguiti: "L'angelo del male" e "La Profezia"), il curioso "Cerca e distruggi" (1995), prima e unica prova da regista dell'artista David Salle, il cupo noir "Cosa fare a Denver quando sei morto" (1995), di Gary Fleder, il thriller "Minuti contati" (1995), di John Badham, a fianco di Johnny Deep, e l'estetizzante traduzione filmica di "Piombo e Sangue" di Daishell Hammett, da cui erano già stati tratti "La sfida dei Samurai" di Kurosawa (che, a sua volta, aveva già "ispirato" il Leoniano "Per un Pugno di Dollari").
Stiamo parlando, naturalmente, di "Ancora vivo - Last Man Standing" (1996), di Walter Hill, a fianco di un roccioso Bruce Willis.
Nel pieno della maturità artistica, viene definitivamente consacrato da Quentin Tarantino che in "Pulp Fiction" (1995) gli fa recitare, in divisa militare, lo strepitoso monologo dell'orologio.
In Italia a volerlo sarà Carlo Lizzani per il suo "Celluloide" (1996).
L'anno successivo, Walken interpreta il giallo "Suicide Kings", di Peter O'Fallon.
Ma è il finire degli anni Novanta quello del ritorno alla ribalta: Paul Schrader lo dirige ancora una volta nel film "Touch" (1997) e Tim Burton, dopo averlo testato in "Batman - Il ritorno", lo elegge dichiaratamente a suo mito offrendogli il piccolo ma fondamentale ruolo del Cavaliere senza testa ne "Il mistero di Sleepy Hollow" (1998).
Lo stesso anno, appare nel film di John Turturro "Illuminata", regista che lo rivorrà anche per "Romance e Cigarettes" (2005).
Nel 2002 riceve una seconda nomination agli Oscar per la sua strepitosa prova nel serratissimo "Prova a prendermi", il miglior film di Steven Spielberg degli ultimi decenni.
Lo stesso anno è nel cast dell'avventuroso "Il tesoro dell'Amazzonia", di Peter Berg.
Torna a lavorare con Tony Scott nel l'ottimo action "Man on Fire - Il fuoco della vendetta" (2004) e, per lo stesso Scott, reciterà anche in "Domino".
Nel 2007 eccolo di nuovo a fianco di Michelle Pfeiffer nel musical di successo "Hairspray - Grasso è bello", remake dell'omonimo cult di John Waters, in cui recitano anche John Travolta, Queen Latifah, Zac Efron e Amanda Bynes.
Nel 2011 è nel cast di "Bulletproof Man", di Jonathan Hensleigh, la vera storia di Daniel "Danny" Greene, leader sindacale e boss della malavita irlandese di Cleveland negli anni settanta, e partecipa alla commedia nera "7 psicopatici", di Martin McDonagh, con un cast d'eccezione, tra cui Colin Farrell e Tom Waits.
Nera è anche la commedia "Uomini di parola" ( 2012), di Fisher Stevens, in cui si confronta col mostro sacro Al Pacino.
Non si ride nel poco riuscito (e pretenzioso) "Gods Behaving Badly (2013), dove un meraviglioso cast non riesce comunque a nobilitare e rendere divertente il film di Marc Turtletaub.
Nel 2014 interpreta il boss Angelo "Gyp" DeCarlo nel film "Jersey Boys", diretto da Clint Eastwood mentre l’anno dopo il capofamiglia visionario Caleb ne “La famiglia Fang” (2015), di Jason Bateman.
Poi lo ammiriamo nello sport movie "Eddie the Eagle - Il coraggio della follia" (2016), di Dexter Fletcher, nel fantastico "Una vita da gatto" (2016), di Barry Sonnenfeld, con Kevin Spacey, nella commedia "2 gran figli di…" (2017), di Lawrence Sher, e nel curioso spin-off de "Il Grande Lebowski", incentrato sull'improbabile giocatore di bowling Jesus in "Jesus Rolls - Quintana è tornato!" (2019), diretto e interpretato da John Turturro.
Come si vede, il nostro Christopher Walken è veramente inarrestabile!
Lunga vita all'attore più inquietante e simpatico di Hollywood (ebbene sì, è inquietante ma pure simpatico!).
Tanti auguri al Re di New York!
"È dall'84 che non uccidevo nessuno. Poi vengo a casa di questo commediante, per scoprire dov'è quello stronzo di suo figlio, e devo subire gli insulti di questo figlio di puttana!"
Don Vincenzo Coccotti/Christopher Walken - Una vita al massimo