L'ORRORE DÀ SPETTACOLO
Ci sono registi che non sbagliano un film (o al massimo un paio...), dalla carriera perfetta, ricca, interessante.
Ce ne sono altri dalla produzione altalenante e ci sono poi quelli che azzeccano un film (ma uno, eh?) ed entrano nella Storia con la "S" maiuscola.
JIM SHARMAN è uno di questi: ne ha diretti pochissimi ed è ricordato soprattutto per il leggendario "The Rocky Horror Picture Show", il più divertente e delirante musical di sempre!
Autentico cult movie (è stato inserito al primo posto nella classifica dei 50 maggiori film di culto, battendo roba come "Freaks" di Todd Browning e "Arancia Meccanica" di Stanley Kubrick), il film è un cocktail di umorismo, provocazione ed eccesso da bere tutto di un fiato, un omaggio en-travesti agli horror e alla fantascienza di serie B (la prima canzone, "Science Fiction - Double Feature", è zeppa di riferimenti diretti a "King Kong", "Il pianeta proibito" e "Flash Gordon"), il tutto attraverso una messinscena visionaria, canzoni memorabili e personaggi indelebili.
"The Rocky Horror Picture Show", cari amici dei Mutzhi Mambo, è l'apoteosi della cultura pop che cita se stessa e fa mostra di sé stessa tra una canzone e l'altra.
In poche parole: Geniale!
James David Sharman nace a Sidney, il 12 marzo del 1945, figlio di un impresario che porta in giro un tendone circense dove si fanno incontri di boxe.
Questo permette al giovane Jim di avere un contatto precoce col mondo bizzarre del circo e del vaudeville.
Si diploma nel 1966 presso l'Istituto Nazionale di Arte Drammatica e crea una serie di produzioni innovative di teatro sperimentale, molte delle quali per la Old Tote Theatre Company, culminate nella controversa messa in scena del "Don Giovanni" di Mozart per Opera Australia, a soli 21 anni.
Nel corso del decennio successivo, dirige i tre più importanti musical rock che hanno segnato un'epoca: "Hair" nel 1969 (Sydney, Melbourne, Tokyo, Boston); "Jesus Christ Superstar" nel 1972 (Australia e Palace Theatre, Londra), e crea, nel 1973, la produzione originale di "The Rocky Horror Show" al teatro Royal Court di Londra con l'autore dei testi e delle musiche Richard O'Brien.
Dopo un paio di tentativi, nel 1972 Sharman gira (a sue spese) il suo primo lungometraggio, lo sgangherato "Shirley Thompson contro gli alieni", uno omaggio alla fantascenza di serie B.
Nel 1975 filma "The Rocky Horror Picture Show", la versione cinematografica del suo spettacolo ormai diventato un vero successo replicato incessantemente in vari teatri di tutto il mondo.
Il film, interpretato dagli straordinari Tim Curry, Susan Sarandon e Barry Bostwick, con camei dello stesso O'Brien e Meat Loaf, a sua volta diventa un grandissimo cult, con il pubblico che, nelle varie sale dove veniva proiettato, mima le scene della pellicola vestiti come gli attori.
La trama è talmente stranota che è inutile riassumerla.
Basti dire che l'immaginario horror - gotico da bordello dei costumi e l'ambiguità sessuale della trama, hanno fatto da traino e hanno ispirato decine di artisti e cantanti (per citarne solo uno che ci sta particolarmente a cuore, il grande Lux Interior dei Cramps...).
L'anno successivo, Sharman dirige l'horror "Summer of Secrets", una curiosa rivisitazione del mito di Frankenstein, probabilmente un po' troppo pretenziosa per essere ben riuscita.
E un po' pretenzioso risulta anche il successivo "The Night, The Prowler" (1978), una feroce satira sulla middle-class di Sidney tratta da un romanzo del premio Nobel Patrick White, che scivola da registri dark - comedy al dramma.
Il suo ultimo flim, ad oggi, è "Shock Treatment" (1981), il sequel di "Rocky Horror Picture Show", sempre scritto da O'Brien.
Pur essendo assolutamente inferiore al precedente, e pur mancando di quel fascino trash che ha fatto di "Rocky Horror" un capolavoro dell'estetica Camp, il film non manca di motivi di interesse e la satira sulla crisi del mondo moderno va a segno.
Una trama coerente è difficile da dipanare e la pellicola sembra girata sotto effetto di allucinogeni ma è impressionante la sua capacità di prevedere cosa sarebbe diventata la televisione negli anni successivi.
Da vedere come no, sicuramente l'essere il sequel di un tale capolavoro non ha certo giovato alla sua popolarità!
Negli anni successivi Sharman torna in pianta stabile alle produzioni teatrali: nel 1982 diviene direttore artistico dell' Adelaide Festival of Arts, mentre in Sud Australia, crea la "Lighthouse", una compagnia teatrale specializzata in allestimenti radicali di classici e anteprime dei nuovi lavori di drammaturghi australiani, tra cui Louis Nowra, Stephen Sewell e Patrick White.
L'ensemble vede partecipare molti grandi artisti, tra cui gli attori Geoffrey Rush, Gillian Jones, John Wood e Kerry Walker.
Continuando come regista freelance, degno di nota il suo lavoro per "Three Furies - Scenes from the Life of Francis Bacon" di Stephen Sewell, per il quale vince diversi premi.
Nell'agosto del 2008, pubblica "Blood and Tinsel", un libro in cui il nostro narra le sue memorie.
Nel 2012 esce "Andy X" un cortometraggio incentrato sula figura di Andy Warhol, girato da Sharman a 25 anni dalla scomparsa dell'artista americano.
Come si dice: poca roba ma buona!
Tanti auguri Maestro!
"…Narrator: It's just a jump to the left.
All: And then a step to the right.
Narrator: Put your hands on your hips.
All: You bring your knees in tight.
But it's the pelvic thrust
That really drives you insane.
Let's do the time-warp again.
Let's do the time-warp again."
Richard O'Brien - The Time Warp