Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

Un po’ di rockaccio proletario, bello grezzo e tamarro (ma non troppo), è quello che ci vuole per passare una ricca serata in birreria.
E allora, cari amici dei Mutzhi Mambo, se volete passare una serata così, senza pretese ma divertente e bella alcolica, niente di meglio del grande ALEX HARVEY e la sua Sensational Band come sottofondo!
Scozzese verace, grande animale da palcoscenico, Alex Harvey è considerato fra i padri del glam rock e, naturalmente, del pub rock ma pure di quel punk ancora fortemente legato al rock’n’roll.

Alex Harvey1
Morto relativamente giovane ed esploso ormai “maturo”, Harvey, nonostante una carriera iniziata a metà degli anni ’50, ha avuto il suo picco di notorietà durante i primi anni ’70 ed ha influenzato in maniera evidente cantanti come Bon Scott (al suo look e atteggiamento il cantante degli AC/DC si era largamente ispirato), John Lydon (il cui modo sguaiato di cantare richiama fortemente quello di Harvey) e perfino Nick Cave (che lo omaggerà con una cover della sua “Hammer Song” in “Kicking against the Pricks”) e Marc Almond.
Considerato uno dei massimi esponenti del glam rock inglese, in realtà, rispetto a Marc Bolan and The T-Rex, gli Sweet, i Mott The Hoople o i primi Queen, Alex Harvey aveva un impatto molto più viscerale e meno fru-fru.
Peccato che dalle nostre parti sia così poco conosciuto perché i suoi dischi migliori sono proprio belli, in bilico fra hard rock, blues alcolici, cupe ballate folk ed energico rhythm’n’blues.
Alexander James Harvey nasce il 5 febbraio del 1935 a Kinning Park, un quartiere popolare della citta scozzese di Glasgow. 
Prima di trovare successo nella musica, si trova a fare una miriade di mestieri, dal carpentiere al cameriere, all’intagliatore di lapidi.
Nel 1954 inizia a esibirsi in gruppi di skiffle, un genere musicale con influenze jazz, blues, folk e country, una specie di proto rock’n’roll, nato nella prima metà del secolo scorso negli Stati Uniti. 
Questo genere godette di una notevole popolarità in Gran Bretagna alla fine degli anni '50. 
Dal 1958 al 1965, Alex diventa il leader della Big Soul Band, suonando blues e canzoni rock’n’roll e trascorrendo molto tempo in tournée nel Regno Unito e in Germania. 
Vince anche una competizione indetta per trovare "la risposta scozzese a Tommy Steele", il primo teen-idol britannico di rockabilly.

Alex Harvey25Harvey si identifica fortemente col rhythm’n’blues britannico, sebbene sia anche un grande performer di rock’n’roll.
Il 20 maggio 1960, presso il municipio di Alloa, Alex, questa volta con la Big Beat Band, apre per Johnny Gentle e il suo gruppo, ovvero il primo nucleo dei Beatles (John, Paul, George, Stuart Sutcliffe e Tommy Moore).
Dopo aver lasciato la Big Soul Band, prova brevemente a intraprendere una carriera da solista ma con scarso successo.
Nel 1967, ha una svolta positiva nella la sua carriera, quando diventa membro della band che suona dal vivo nella produzione teatrale londinese del musical “Hair”. 
Questo gruppo registra l'album dal vivo “Hair Rave Up”, che contiene brani originali di Harvey e altre canzoni non presenti nello spettacolo teatrale. 
Il nostro rimane nel musical per cinque anni.
Nel 1970, Harvey forma i Rock Workshop con Ray Russell; il loro primo album omonimo contiene una versione iniziale di "Hole in Her Stocking", in seguito apparsa su “Framed”. 
Harvey è determinante anche nella formazione della band Stone the Crows una promessa dell’hard rock/progressive dei seventies, dove introduce il suo fratello minore, Leslie "Les" Harvey, valente chitarrista, alla cantante Maggie Bell. 
Sempre in questo gruppo suona il bassista James Dewar, in seguito famoso con Robin Trower.
Ma la tragedia è in agguato: il 3 maggio 1972, al Top Rank Bingo Club di Swansea, Galles, qualcosa non va nell’impianto di amplificazione. Leslie si avvicina a un microfono per scusarsi col pubblico e ci posa sopra una mano.
Muore all’istante, fulminato da una scarica elettrica. 
Per Alex è un colpo tremendo: quel fratellino talentuoso, tanto più giovane di lui (dieci anni), se l’era cresciuto svezzandolo a dixieland, blues e rock’n’roll. 

Alex Harvey26
Eventi simili possono rivoluzionare una vita ed è quanto accade ad Harvey. 
Sentendosi in colpa per il destino del fratello, decide lo stesso anno di tentare il tutto per tutto nella musica e forma la Sensational Alex Harvey Band (spesso abbreviata in SAHB) con il chitarrista Zal Cleminson, il bassista Chris Glen e i cugini Hugh e Ted McKenna rispettivamente alla tastiere e batteria, tutti membri precedenti del gruppo progressive rock “Tear Gas” e tutti più o meno dell’età del fratello scomparso.
In poco più di cinque anni pubblicherà otto album (i primi sette per i tipi della Vertigo), conoscendo pure in patria un successo di cui in precedenza aveva avuto assaggi da emigrante in Germania.
I Sensational sono molto apprezzati per tutti gli anni '70 ma la band non ottiene consensi negli Stati Uniti come in Gran Bretagna; ha un seguito di culto solo in alcune città USA, in particolare Cleveland, dove il gruppo suona per la prima volta all'Agora Ballroom nel dicembre 1974.
Primo frutto dell’incontro fatale fra Harvey e i Tear Gas, “Framed” (1973) è l’apprezzabile debutto in bilico fra il passato del capobanda e la voglia di attualità che in quel momento in Gran Bretagna si chiama glam. 
Ne offre sintesi perfetta proprio la title track, classico di Leiber & Stoller che Alex ha in repertorio dai tempi in cui suona ad Amburgo e che qui si trasforma in un bluesone ultraelettrico. E poi “I Just Want To Make Love To You” di Willie Dixon, impossibilmente intensa e randellata da ottoni striduli, la gotica ballata folk “Hammer Song”, la favolistica e molto articolata “Isobel Goudie”. Chiudono la cabarettistica “There’s No Lights On The Christmas Tree Mother”, “They’re Burning Big Louie Tonight” e l’hard schiacciasassi di “St. Anthony”.
Ma il gruppo offre il suo meglio dal vivo, con spettacoli potenti e di accentuata teatralità. 
“Next” (ancora 1973) va comunque assai vicino a riprodurre in studio la possenza tutt’altro che priva di sottigliezze delle loro performance, già circondate da un alone di mito. 
Bellissimo il brano che lo battezza, cover di Jacques Brel sottolineata dagli archi, senza dimenticare la politicamente scorrettissima “Gang Bang”, ispirata al David Bowie di Ziggy Stardust, una “Vambo Marble Eye” di cui Bo Diddley potrebbe essere orgoglioso e il finalino alla American Graffiti di “The Last Of The Teenage Idols”.
“The Impossible Dream” (1974) e “Tomorrow Belongs To Me” (1975), sono i loro due 33 giri di maggior successo. 
Nel primo scorci di funk psichedelico e inni da pub, nel secondo hard’n’roll melodico, piano bar da tossici disperati e il top della scorrettezza politica con la canzone omonima, una struggente versione di un inno della gioventù nazionalsocialista; chiaramente, considerando che Harvey è un anarchico convinto, tale “cover” va letta in tono satirico.
Il “Live” del 1975 chiaramente non può offrire che un pallido resoconto di quello che sono i Sensational sul palco, mentre il successivo “The Penthouse Tapes” (1976), è composto di sole cover.
Vale più di quanto di solito non si dica “SAHB Stories” (1976), uscito prima dell’allontanamento forzato del cantante dalla band, per problemi di salute legati all’alcol. 
Infatti nel luglio del ’76 un incidente aereo si porta via Bill Fehilly, che più che un ottimo manager, per Alex Harvey è il migliore amico. 

Alex Harvey3Il nostro prende la cosa malissimo e inizia a bere pesantemente, tanto che lo stesso anno viene ricoverato per problemi al fegato.
Dopo che la banda aveva pubblicato l’inutile “Fourplay” senza il loro leader, Harvey rientra nel gruppo per registrare il modesto congedo “Rock Drill” (1978) ma ormai non ce la fa più a tenere i ritmi dei tour.
L’album solista “The Mafia Stole My Guitar” esce nel 1979 e non è affatto male.
Continua comunque a tenere concerti, anche se con cadenza più misurata ma il 4 febbraio 1982, a un giorno dal suo 47esimo compleanno, Harvey subisce un forte attacco cardiaco mentre aspetta di prendere un traghetto da Zeebrugge, in Belgio, per tornare in Inghilterra, dopo aver suonato con la sua nuova band, gli Electric Cowboys. 
Un secondo attacco in ambulanza, sulla strada per l'ospedale, gli sarà fatale.
Lascia la sua seconda moglie e due figli.
Sull’album postumo “Soldier On The Wall”, uscito a qualche mese dalla morte, meglio glissare... 
Nel 2002, viene pubblicata una biografia di Harvey di John Neil Munro “The Sensational Alex Harvey”.
Per chi conosce questo straordinario artista, sa già che i suoi dischi vale la pena gustarli accompagnati da una buona pinta di birra doppio malto.
Per gli altri, speriamo che questo Almanacco, nel suo piccolo, sia un’occasione per scoprirlo. 
Ne vale la pena.
Onore ad Alex Harvey!

“She was a woman who was twice my size
She looked into my eyes
She said "Only you can blow my blues away."
She said "I'll tell you what to do.
Bring all your friends with you,
And you can come up and see me any ole time of day."
Ain't nothin' like a gangbang
Ain't nothin' like a gangbang
Ain't nothin' like a gangbang
To blow away the blues.”
Gang Bang – The Sensational Alex Harvey Band

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