Non è facile occuparsi di personaggi stranoti, su cui hanno speso migliaia di parole e di cui, chi legge, spesso ne sa molto più di chi scrive.
Se poi il personaggio in questione è una vera e propria icona della musica e della (contro)cultura freakkettona come la leggendaria JANIS JOPLIN, ecco che il compito diventa pure antipatico…
Ma noi, cari amici dei Mutzhi Mambo, non ci sottraiamo a questo infame dovere e siamo felici di omaggiarla il giorno del suo compleanno: primo perché la Joplin era una cantante blues eccezionale ed intensa e non ha mai fatto palloserie psichedeliche o inutili inni all’amore universale; secondo perché comunque la sua breve esistenza è stata bella Pulp di suo; terzo perché della cultura hippie (che noi aborriamo), rappresenta il lato oscuro, marcio, drammatico e, in definitiva, più vero; quarto, perché la sua band suonava da paura!
Più che "cantare", la Joplin gemeva, rantolava, delirava. Ogni canzone era un rituale di auto-distruzione in cui elargiva tutte le proprie forze.
Ninfomane compulsiva e infaticabile, l’alcol sarà una costante per tutta la sua vita.
La bottiglia di Southern Comfort, con cui verrà spesso fotografata, può essere considerata anche come un feticcio della sua tristezza, della sua infelicità, del suo male di vivere, in una parola del suo blues.
L’erba non le piaceva, perché la faceva “pensare troppo”, come non le piacevano le droghe psichedeliche. Preferiva di gran lunga le droghe da stordimento, quelle bipolari, da high e low: alcol, eroina ed anfetamina.
Fino a quella maledetta camera di un hotel ad Hollywood...
Janis Joplin nasce il 19 gennaio del 1943, a Port Arthur, in mezzo alla “Bible Belt” del Texas, uno dei posti più retrogradi dell’Occidente.
La sua famiglia è parecchio tradizionalista (anche per gli standard di Port Arthur): il padre è ingegnere e la madre cantava nel coro della chiesa prima che un’operazione alla tiroide le danneggiasse le corde vocali.
La sua educazione è impostata sui rigidi principi cristiani di rinuncia ed astensione ma, a quanto pare, l’infanzia di Janis è comunque felice.
Janis è una bimba molto timida ma pretende continue attenzioni; inizia a leggere da autodidatta e matura da subito una grande passione per i libri.
I veri problemi iniziano al liceo: secchiona, introversa, cicciona e piena di brufoli, diventa il bersaglio ideale dei bulli.
I compagni la sfottono, la umiliano, le sfracellano totalmente l’autostima.
Quello che succederà a Janis durante le superiori, scaverà in lei una ferita straziante e incurabile e probabilmente rimane la causa principale dell’esplodere della sua follia bipolare, del suo bisogno di medicine psicotrope, di una serie di comportamenti grotteschi e caricaturali, della sua dipendenza dal sesso, del suo isolamento anaffettivo
E dell’altezza inarrivabile della sua intensità interpretativa…
Per difendersi, inizia a girare con i teppisti.
Oddio, all’inizio manco loro la vogliono, perché Janis non è bella e quindi non è una ragazza con cui pomiciare.
Ma lei si impone, rivelandosi una casinista matricolata: aggressiva come una tigre, volgare come uno scaricatore di porto, la Joplin si integra a meraviglia con i ragazzacci del quartiere.
Più avanti Janis inizia a frequentare una comitiva di debosciati beatnik, che però le fanno scoprire le sue doti canore.
È un periodo di sbronze, discorsi intellettuali e sesso, tanto sesso libero senza legami.
Grazie a queste compagnie famigerate, i bulli smettono di importunare Janis al liceo.
In questo periodo Janis va in fissa per l’Imperatrice del Blues, la mitologica Bessie Smith, che si diceva “curasse” la sua splendida voce roca con mezza bottiglia di gin prima di ogni concerto.
Bessie Smith rimarrà l’ossessione (e un pessimo esempio…) di Janis per tutta la vita, finché non le pagherà una lapide, poco prima di morire a sua volta.
I suoi amici beatnik intanto, si sono diplomati tutti e Janis torna in balia dei bulli: tutto ricomincia come un incubo in loop.
La chiamano amante dei neri perché si schiera contro il Ku Klux Klan, nei corridoi le sputano addosso, le tirano addosso le monetine dandole della prostituta da quattro soldi, le rovinano un elaborato striscione che aveva preparato per la squadra di football, scrivendoci sopra “SLUT”.
Finalmente l’inferno liceale finisce e Janis si iscrive all’Università di Austin.
Nonostante abbia orma una certa esperienza col sesso e abbia i suoi estimatori di entrambi i generi, non cessa di essere bersaglio degli insulti di alcuni studenti, che la eleggono “Uomo più brutto del campus”.
Janis ci rimane così male che decide di mollare l’ateneo.
Al campus di Austin, rimane comunque ad esibirsi cantando con un duo bluegrass e gli universitari iniziano a notare la sua bravura.
Nello stesso tempo è un’agitatrice animosa, presente a tutte le feste del quartiere universitario, chiamato Ghetto.
Si esibisce al Threadgill’s, la mecca musicale di Austin, e si crea un grosso seguito locale.
La prima incisione della Joplin è un motivetto pubblicitario per una banca.
Conosce Chet Helms, uno dei personaggi più in vista del Ghetto che diventerà in seguito un leggendario organizzatore di eventi durante il boom psichedelico di San Francisco.
Quando Janis molla l’università, lei e Chet attraversano l’America in autostop e molte persone sono convinte del fatto che il “Bobby McGee” protagonista della celeberrima canzone sia in realtà lui stesso.
Ci mettono cinquanta ore, ma alla fine arrivano a San Francisco, sfiniti e incrostati di fango.
Vanno in spiaggia a North Beach, e subito dopo Chet porta Janis ad esibirsi al Coffee & Confusion, dove Janis canta a cappella quattro brani country-gospel, scatenando un’autentica ovazione e ben 14 dollari in monetine di mancia.
Ha una storia con una ragazza afroamericana, ma continua a stare con Chet.
È l’inverno del ’63, i due stanno insieme per circa due mesi, poi prendono direzioni diverse, perché lei inizia a frequentare un giro di persone dipendenti dall’anfetamina e dall’eroina, oltre che a uscire sempre più spesso con donne (molte donne) e con altri uomini (molti altri uomini).
Janis canta in diversi locali e conosce Jerry Garcia e altri componenti dei futuri Grateful Dead.
In questo periodo è sempre affamata e in bolletta dura.
Nel ’63 viene arrestata per taccheggio, perché come gli altri beatnik è solita rubare bistecche, bastoncini di sgombro salato e altri generi alimentari, sia come “sfregio al sistema”, sia perché non ha un cent in tasca: si mantiene con lavoretti saltuari, le mance da cantante e soprattutto con il sussidio di disoccupazione (e qualche sporadica marchetta...).
Nel ‘65, dopo aver passato un po’ di tempo a casa dei genitori per riprendersi dagli eccessi, Janis riceve una soffiata dal suo amante: i Big Brother cercano un cantante.
Lui la porta a fare l’audizione, attraversando il deserto del New Mexico e bucando le gomme sei volte.
Il suo vecchio ex Chet Helms nel frattempo ha aperto il leggendario Avalon Ballroom, dove i Big Brother & the Holding Co. sono la band fissa.
Il loro nome è preso di pacca dal Grande Fratello di Orwell e dal gergo per indicare la detenzione per possesso di marijuana.
I Big Brother sono un gruppo grezzo e rumoroso, con un eccezionale chitarrista che si chiama James Gurley.
All’audizione Janis è molto spaventata, perché di solito è abituata a cantare con accompagnamento acustico e non con batteria e strumentazione elettrica.
Si presenta che pare una barbona, sovrappeso e con un’acne tremenda.
Ma spacca di brutto.
Non aveva mai cantato con un tale abbandono prima di allora.
La band però fa resistenza: brava, si, bravissima ma nun se po’guarda’!
Ma Chet, che è il loro manager, ha già deciso.
Per lui l’audizione era solo una formalità...
Il 10 giugno del 1966 Janis Joplin e i Big Brother and the Holding Company debuttano all’Avalon, il locale di San Francisco dove si va a ballare sette sere la settimana, dalle otto a mezzanotte.
I dj non esistono ancora, il sottofondo lo fanno le band fricchettone che suonano dal vivo l’acid blues.
Non appena la band inizia a ingranare, Janis licenzia Chet Helms, poco prima di un concerto a Chicago.
Questo concerto nasce così sotto una cattiva stella.
I Big Brother sono senza roadie, devono trascinare a mano gli strumenti e nessun albergo vuole ospitarli.
Ma il pubblico di Chicago rimane strabiliato, perché è la prima volta che si vede davanti l’avanguardia della controcultura. In platea c’è addirittura il leggendario bluesman Howlin’ Wolf, che alla fine dello show fa i complimenti ai Big Brother: “Avete più anima di quanta me ne trascini dietro io.”
Dopo il licenziamento di Chet, non c’è più nessuno che lotti per far avere al gruppo i soldi delle esibizioni.
I Big Brother dormono buttati su pavimenti in case di passaggio, senza avere i soldi per un biglietto che li riporti sulla Costa Occidentale.
Tornano in California guidando una sgangherata automobile a noleggio per 3200 chilometri, con 5 persone, una batteria, gli strumenti e due amplificatori.
Il 14 gennaio 1967 si esibiscono al “Be-In”, il primo raduno di massa della controcultura. Sono presenti Timothy Leary, Allen Ginsberg, Jerry Rubin, Lawrence Ferlinghetti.
La folla convenuta è oceanica ed è presente pure Jim Morrison, furibondo perché non hanno invitato i Doors ad esibirsi.
Troppo cattivi, per i figli dei fiori dicono…
Ma pure Janis e Big Brother hanno una bella anima oscura e non sono certo una band di freakkettoni ingenui e positivi (anzi, le dichiarazioni di Janis sul movimento "Flower Power" sono quanto di più disincantato ci sia all'epoca), però la loro esibizione al raduno se la ricorderanno tutti per sempre...
I Big Brother aprono per Chuck Berry e Janis riesce a scandalizzare perfino lui presentandosi sul palco con un bicchiere in mano...
A questo punto i discografici di Los Angeles vogliono capitalizzare il sound di San Francisco.
Viene così organizzato il mitico festival di Monterey, con Simon & Garfunkel, i Mamas and Papas, Jimi Hendrix, Jefferson Airplane, i Canned Heat, gli Who, e moltissimi altri, per un totale di trenta gruppi al giorno per tre giorni di festival.
In sostanza ci sono tutte le rockstar del mondo. Il campeggio, con annesso mercatino, sembra una fiera rinascimentale.
Nessuno vuole più vedere cose datate e folkeggianti, tutti vogliono il rock e l’hard-rock.
E soprattutto vogliono dei cantanti che urlino il blues con tutto il fiato che hanno in corpo.
La scena hippy di San Francisco è molto più genuina e all’avanguardia di quella di Los Angeles, artefatta e fashion.
E anche più estrema, nel senso che c’è molta più cultura della droga.
Il Festival di Monterey è il vero trionfo per i Big Brother ed è il momento in cui Janis diventa celebre davvero.
Esce il loro primo album omonimo, registrato però in modo orrendo, tanto che non dà nessuna indicazione del potenziale della band.
A questo punto il gruppo cambia manager, assoldando il cinico Albert Grossman, che già si occupa di Bob Dylan, e che promette loro fama e soldi, con guadagni dai 75000 ai 100000 dollari all’anno (ah, il potere dell’ammmore…).
Nel 1968 Janis e i Big Brother tornano a New York da trionfatori e lavorano al loro imminente disco che inizialmente dovrebbe intitolarsi “Sex, Dope and Cheap Thrills”, citando lo slogan del film proibizionista anti-marijuana “The Reefer Madness”, “sesso, droga e fremiti a buon mercato”.
La Columbia non è certamente d’accordo, quindi il titolo viene condensato in “Cheap Thrills”.
L’illustrazione definitiva di copertina viene realizzata dal fumettaro di culto Robert Crumb, che in cambio vuole toccare le zinne di Janis.
Crumb riuscirà nel suo intento a una festa.
“Cheap Thrills” viene distribuito ad agosto e raggiunge il primo posto in classifica, forte di una irresistibile versione acida di “Summertime” di George Gershwin.
Cosa incredibile per l’epoca, vende oltre un milione di copie.
Potenza del successo: la cantante texana diventa uno dei simboli del rock al femminile, e, a dispetto di un fisico da mezza cessa, perfino un sex-symbol.
La sua sensualità selvaggia la rendono infatti l'alter ego femminile di ciò che sono, in quel periodo, Jim Morrison o Mick Jagger.
Ma, dopo anni di lavoro febbrile ed eccessi, sono tutti esausti e sia la band che Janis iniziano a perdere di mordente e pathos.
Janis convoca i Big Brother e annuncia loro di voler continuare la sua carriera da solista.
Alcune voci dicono che sia Grossman a spingere Janis a sbarazzarsi della band, per poter spartire i guadagni con un margine più conveniente…
Lasciato il gruppo, la Joplin incide poi “I Got Dem Ol' Kozmic Blues” (1969), un disco molto meno spontaneo.
Joplin sembra volersi inventare una nuova carriera come cantante soul, ma riesce sempre meglio in blues tormentati come “Try”.
È già arrivata al capolinea: i suoi atteggiamenti da primadonna irritano tutti e ogni tanti scappano pure dei fischi durante i concerti.
Anche la sua performance a Woodstock è piuttosto debole.
All’inizio del 1970 Janis licenzia la Kozmic Blues Band e ricomincia ad esibirsi in maniera informale con i Big Brother, che nonostante tutto la riaccolgono a braccia aperte.
Ma non ha nessuna intenzione di rientrare con loro.
Quando i Big Brother assumono una cantante donna, Janis si presenta al loro concerto e fa una scenata isterica di gelosia.
Finalmente riesce a mettere insieme una band degna del suo nome, la Full-Tilt Boogie Band, composta da grandi musicisti come il chitarrista John Till, il pianista Richard Bell e il bassista Brad Campbell, che la accompagneranno nel suo capolavoro, “Pearl”.
Si sta disintossicando ma il 4 ottobre del 1970 ha una ricaduta che le è fatale: muore sola, per overdose di eroina, in una camera d'albergo di Hollywood.
I discografici mettono insieme le ultime registrazioni e pubblicano “Pearl”, il suo album più maturo.
Invece della strega cattiva e irriverente, la Joplin non ha paura di rivelarsi finalmente per quella che è davvero: una creatura vulnerabile, tremendamente vulnerabile.
Tanti auguri, Janis, ovunque tu sia adesso...
“Sono degli impostori, loro e tutta la loro fottuta cultura. Passano il tempo a lamentarsi di come i genitori gli hanno fatto il lavaggio del cervello e intanto si comportano esattamente allo stesso modo. Non ho mai parlato con uno solo di loro che tollerasse una maniera di vivere diversa dalla propria. Ho la nausea, ho la nausea di loro, di tutto quello che pensano e di tutte le loro fottute prediche! Sembra che nessuno impari mai niente.”
Janis Joplin