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YÉ-YÉ IN PUREZZA

Che gran pezzo di gnocca era FRANÇOISE HARDY, la “ragazza yé-yé” per eccellenza!
Ci scusino i nostri amici e lettori più sensibili al politically correct, ma non possiamo non constatare quatto fosse topa la cantante francese.
E se c’è chi si offende o si indigna, pazienza…
La nostra, chiaramente, è ancora viva e vegeta (oddio, qualche problema serio di salute lo ha avuto…) ed è sempre una donna affascinante, ma da giovane non ce n’era per nessuno, davvero!
Timida cantrice d'inni generazionali, superba icona di stile, straziante narratrice d'amori malandati, attrice goffa quanto affascinante, astrologa professionale e militante, scrittrice pessima e noiosa.
Françoise Hardy, all’inizio della sua carriera, è stata la “mademoiselle” per antonomasia, la fidanzatina che tutti desideravano e, più tardi, è riuscita a riciclarsi come chanteuse di gran classe.
Oltre ad essere oggettivamente bellissima, Françoise è stata una figura chiave nella cultura popolare e nella costruzione dell’estetica degli anni Sessanta, oltre che nella storia della musica francese.
Curiosamente, mentre in tutto il resto del mondo, la Hardy divenne un emblema di “ribellismo” contro i “matusa” (chiaramente all’acqua di rose, “yé-yé” appunto…) e dell’espressione della noia esistenziale e del disagio giovanile, in Italia (dove le sue traduzioni dei pezzi andavano fortissimo) è rimasta una figura rassicurante, buona per i rotocalchi e per i desideri inconfessabili di grandi e piccini… Françoise Hardy6
Del resto, il beat in generale, nel nostro paese, ha avuto valenze meno “scomode” che altrove…
Françoise ha venduto milioni di dischi in tutto il mondo, rendendo famoso il suo stile di canzoni leggere, fragili e sentimentali, poi molto imitato (la più recente carriera canora della esosissima modella Carla Bruni è stata molto “ispirata” a quella della Hardy, anche se non c’è proprio paragone…) e rivalutato dalla "generazione cocktail".
Nella sua carriera ha cantato spesso in inglese, italiano, spagnolo e tedesco.
Diciamo che non siamo proprio appassionati di fashion e altre “fighetterie” da aperitivo ma per la nostra Françoise facciamo volentieri un’eccezione anche perché le sue canzoni hanno un fascino insieme retrò e senza tempo e ci piacciono da morire.
E poi ha collaborato con gente come Serge Gainsbourg e Iggy Pop e ha avuto corteggiatori moolto famosi (e non poteva essere altrimenti), tra cui Bob Dylan che per lei ha composto addirittura un poema (“For Françoise Hardy at the Seine’s Edge”); Mick Jagger che in un’intervista è arrivato a definirla la sua “femme idèale”, e David Bowie ci fece più di un pensierino.
E, ammettiamolo, ha una gran bella voce arrapante… particolare ma unica.

Françoise Madeleine Hardy nasce a Parigi il 17 gennaio del 1944.
Figlia di una ragazza madre che la opprime, tanto da pensare di rifugiarsi in un convento, a 17 anni si fa regalare una chitarra per la maturità e impara da sola a strimpellarla e a scrivere canzoni.
Iscrittasi malvolentieri alla Sorbona, risponde a una inserzione sul “France-Soir” per aspiranti cantanti.
Approda così alla gloriosa etichetta Vogue, che subito la lancia in televisione e nei juke-box, con traduzioni francesi di successi americani.
Nel 1962, dopo un primo 45 giri, registra la sua canzone più famosa, “Tous les garçons et les filles”, un pezzo tutto innamoramenti e struggimenti.
Il 28 ottobre, mentre i francesi seguono alla tv gli aggiornamenti sul referendum per l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, il programma manda in onda, in una pausa fra un dato e l’altro, la Hardy che canta “Tous les garçons et les filles”: risultato, più di due milioni di copie vendute.
Nella versione italiana ha il titolo “Quelli della mia età” e raggiunge la vetta della classifica per tre settimane ed in Olanda arriva al quarto posto.
L’ Lp costruito attorno alla orecchiabile hit diventa subito un classico pop e Françoise, suo malgrado, diventa il simbolo della “generazione yéyé” e comincia a mietere successi a 45 giri.
Nel 1963 partecipa all' “Eurovision Song Contest” con “L'amour s'en va” e si classifica nei primi posti.
In Italia ha un grande successo nel 1963 con le canzoni “È all'amore che penso” e “L'età dell'amore” che arriva prima in classifica e con le cover delle sue canzoni francesi “Quelli della mia età”, appunto, e “L'amore va”.
Lo stesso anno viene mandato alle stampe un altro album, straveduto in mezzo mondo, “Le premier bonheur du jour”, e debutta al cinema in un pallosissimo film di Roger Vadim, “Castello in Svezia”, in cui si tenta di sfruttare la popolarità generazionale della nostra.
Subito dopo esce “Mon amie la rose”, letteralmente intasato di hit.
Nel 1966 partecipa anche al Festival di Sanremo con “Parlami di te” cantata in coppia con Edoardo Vianello.
Fra le sue hit c'è “La maison ou j'ai grandi”, cover de “Il ragazzo della via Gluck” di Adriano Celentano.

Françoise Hardy28
Al cinema la si vede in due cameo raffinati: in “Ciao, Pussycat” di Clive Donner è la segretaria che manda in confusione il satiro Peter O'Toole, ne “Il maschio e la femmina” di Godard è la compagna di un militare.
Viene poi chiamata nella parata di star (Eva Marie Saint, Adolfo Celi, Toshiro Mifune, James Garner) del cast di “Grand Prix”, fluviale omaggio al mondo della Formula 1 diretto da John Frankenheimer, del quale Françoise si innamora.
Nel 1965 canta al Savoy Hotel di Londra dando il suo contributo al periodo della “Swinging London”: incontra i Beatles, i Rolling Stones, indossa le minigonne di Mary Quant e la sua canzone “All over the world” resta nella classifica inglese per 15 settimane.
Nel 1967 decide di fondare una propria etichetta discografica, la Asparagus, con cui pubblica diversi album (alcuni francamente bruttina...), in Francia e all’estero.
Nel 1968, il suo manager le propone di interrompere il tour per un anno, per potersi dedicare alla scrittura delle canzoni e a nuove registrazioni.
Lei trasforma questa sospensione da temporanea in definitiva decidendo di ritirarsi dalle scene e di non tenere più concerti dal vivo.
I primi anni '70 segnano anche l'inizio del famoso coinvolgimento di Hardy con l'astrologia, di cui diviene, con gli anni, una vera esperta.
Seguiranno altri dischi di qualità altalenante: si ricordano “Comment te dire adieu” (1968), in collaborazione con Gainsbourg, che ispirerà Amanda Lear e i Belle & Sebastian; il successivo “Soleil” (1970); il delirante “La Question”, inspirato in gran parte dalla cantautrice brasiliana Tuca (morta poi per anoressia nel 1978), che si era presa una bella cotta per la nostra Hardy; “Clair obscur” (2000), forte di una cover di “Tears” di Django Reinhardt (“Tous mes souvenirs me tuent”), un duetto con Iggy Pop (“I'll Be Seeing You”), un intervento di Eric Clapton (“Contre vent et marées”), un duetto col marito Jaques Dutronc.
Pubblica poi il dignitoso “L’Amour feu” del 2012, e, dopo una grave malattia, nel marzo 2015, dichiara che non vuole più scrivere canzoni.
Fa in tempo però a pubblicare il libro omonimo con cui ribadisce la sua vocazione autobiografica.
Un monologo che esaspera la tendenza confessionale della Hardy (che se prima si limitava a lamentarsi, ora è anche rancorosa): trattasi di una noiosa, scorretta, anzi proprio cattiva invettiva contro il marito e le sue amanti, senza fare nomi ma non lesinando gli insulti.
Suscita poi scalpore e fastidio una sua lettera ai giornali, in cui, accodandosi a personaggi come la Bardot e Depardieu, definisce intollerabili e violente le super-tasse per super-ricchi del governo Hollande.
Guarita dopo due anni di cure, rientra negli studi di registrazione nel novembre 2017.
Nel 2018, in barba agli annunci di ritiro, esce il suo nuovo (e 28º) album: "Personne d'Autre" che contiene 11 canzoni, di cui 8 scritte dalla Hardy stessa, ricche di classe e malinconia.
Occhio però, Françoise, che, da dama venerata a vecchia acida, è un passo più breve di quanto si pensi…
Comunque sia, tanti auguri, Divina!

“On est bien peu de chose
Et mon amie la rose
Me l'a dit ce matin
A l'aurore je suis née
Baptisée de rosée
Je me suis épanouie
Heureuse et amoureuse
Aux rayons du soleil
Me suis fermée la nuit
Me suis réveillée vieille
Pourtant j'étais très belle
Oui, j'étais la plus belle
Des fleurs de ton jardin…”
Françoise Hardy - Mon Amie la Rose



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