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A CIASCUNO IL SUO

La bellezza è effimera e cambia a seconda dei gusti, cari amici dei Mutzhi Mambo, ma il vero fascino rimane per sempre!
Ce lo dimostra la meravigliosa KAY FRANCIS, una delle prime vere star del cinema, una delle più affascinanti attrici di sempre!
Negli anni ‘20 fu il prototipo della ragazza della Jazz Age: spregiudicata, indipendente, capelli alla maschietta, sigaretta sempre accesa e molto, molto alcol.
Avventuriera esotica, trapezista, squillo d'alto bordo, aristocratica ninfomane, miliardaria solitaria, attrice più o meno di successo, ma anche pediatra, ostetrica, editrice, disegnatrice di moda, rivoluzionaria bolscevica, assistente sociale, tanti sono stati i ruoli che ha interpretato, sempre però con uno charme e un carisma ineguagliabile.
Inoltre e stata un esempio di determinazione ed autonomia: magari un po’ troppo attaccata al vil denaro ma nessuno è riuscito a negarle il suo, come dimostra la battaglia che ha dovuto combattere contro l’egoismo e il cinismo delle case di produzione hollywoodiane.
Eppure ci hanno provato in tutti i modi ad emarginarla, svalutarla, diffamarla, umiliarla...
Un’altra sarebbe finita alcolizzata a sposarsi il primo che passava, pur di andarsene da Hollywood, ma non certo Kay Francis!
A lei, perdio, il dovuto glielo hanno sganciato, fino all'ultimo centesimo!
Perché bellona va bene, ma cogliona proprio no!

Kay Francis10

Katharine Edwina Gibbs (così all'anagrafe) nasce ad Oklahoma City, il 13 gennaio del 1903.
Figlia di un'attrice di modesto successo, viene abbandonata dal padre in tenera età.
Nonostante la contrarietà di sua madre, la giovane Kay entra nel circuito dei teatri locali, nei quali anche la mamma aveva recitato in precedenza.
Si sposa appena diciassettenne, senza neanche finire la scuola.
Fa un primo viaggio a Parigi nel '25 per divorziare dal primo marito Dwight Francis, ma continua a portarne il nome per non dare un dispiacere all'ex suocera che le rimarrà sempre affezionata.
In quell'occasione frequenta l'alta società internazionale e affina la sua innata eleganza.
Tornata a New York, decide di fare l'attrice sul serio, senza trascurare la collaborazione con Vogue e una lucrosa attività come modella.
I suoi memorabili ingressi nei locali più alla moda di New York fanno girare la testa a più di uno.
Grazie ad una fortunata combinazione di elementi, tra i quali oltre alla bellezza esotica da bruna dagli occhi chiari, una figura da indossatrice (alta 1,77, ai suoi tempi domina non solo le altre dive ma anche parecchie star maschili) e una sensualissima voce calda e duttile (definita "di velluto"), diventa rapidamente una delle stelle indiscusse degli anni ‘30.
La sua avvenenza e la sua capacità di recitare di fronte alla cinepresa le fanno guadagnare il soprannome di "Ragazza glamour americana".
Walter Huston, con il quale lavora a Broadway, la propone come co-protagonista nel suo primo film, "Gentlemen of the Press", (1929), girato a New York per la Paramount.
Era prevista una interprete bionda, ma lo strepitoso fascino e la calda voce di Kay fanno cambiare opinione al regista Millard Webb.
Dopo "The Cocoanuts", girato lo stesso anno accanto ai Fratelli Marx, Kay viene pregata di fare le valigie per trasferirsi in pianta stabile a Hollywood dove, per prima cosa, prende la patente di guida per arrivare da sola agli Studios (cosa, all’epoca, più unica che rara).
Inizialmente le sue sono parti da vamp alle quali però sa imprimere una maggiore umanità rispetto alle concorrenti che venivano dal cinema muto.
Kay Francis17Nel periodo dal 1929 al 1931 prende parte a ben ventidue pellicole, e così all'inizio degli anni trenta la Warner Bros. cerca di convincere Kay Francis, Powell e l'attrice Ruth Chatterton ad unirsi al loro studio.
In cambio la Warner si deve impegnare a fornire a questi attori dei ruoli che consentano loro di esprimere al meglio le loro caratteristiche.
Nelle prime tre pellicole girate per la Warner, Kay recita ruoli di figure femminili negative, come nel caso de "The False Madonna" del 1932 dove interpreta un'imbrogliona stanca e cinica che si fa passare per una donna che torna dopo la morte del ricchissimo marito per prendersi cura del figlio ormai cieco per una malattia inguaribile.
Naturalmente, alla fine, l'affetto di quest'ultimo le fa ritrovare il valore dei sentimenti e della famiglia.
Questo ruolo da dark lady pentita contribuisce a lanciare ulteriormente la sua carriera, rivelandosi, contro tutte le aspettative, un autentico successo di pubblico e di critica.
Certo i film che interpreta sono lo specchio del gusto per il melodrammatico dell'epoca ma la Francis "buca" davvero lo schermo.
Per alcuni anni Kay sarà la "regina" della Warner e l'attrice meglio pagata di Hollywood, ma, dopo il relativo flop di "L'angelo bianco", biografia di Florence Nightingale, molto massacrata dalla censura, i fratelli Warner fanno di tutto per obbligarla a rompere il contratto.
La storia fa scandalo: Kay verrà obbligata a girare film di serie B a basso costo, il suo nome, nei titoli, viene subordinato ad altri interpreti meno importanti, e i ruoli pensati per lei vengono invece affidati a Bette Davis (che ci costruirà sopra la propria leggenda).
Ma la Francis continua con nonchalance a percepire il suo favoloso stipendio fino alla scadenza del contratto, alla fine del 1938.
Fra i film da lei interpretati in questo periodo, si segnala il cult "King of the Underworld" (1939), un gangster movie con un allora misconosciuto Humphrey Bogart agli inizi della carriera.
Successivamente le sue origini, o meglio le voci mai dimostrate sulle sue origini, sono una delle cause che portano all'improvviso declino della sua carriera.
In particolare viene fatta girare la voce che Katharine sia di sangue misto, con lontane discendenze afro-americane, cosa che, nell'America ancora segregazionista degli anni trenta, non contribuisce certo a renderla popolare.
Stufi di doverle ancora sborsare i compensi faraonici che ancora percepiva, i produttori obbligano Kay in ruoli sempre più infimi e addirittura a tenere corsi di recitazione ai debuttanti scritturati.
Ma non riusciranno mai a far scendere il suo assegno settimanale sotto i 5.000 dollari.
Anni dopo e dopo una causa abbandonata per "mobbing" (anche se all'epoca non si usa ancora questo termine) contro la Warner, Kay rivelerà a Bette Davis che quello che le importa, alla fine, è solo il contante…
Con ciò non si pensi che Kay sia un'avida: abbandonata dal padre quando era una bambina, aveva conosciuto la povertà e le difficoltà non le erano certo mancate dopo il primo divorzio; la sicurezza economica per lei è quindi diventata essenziale.
Con i primi guadagni sostanziosi, aveva comprato una casa a Hollywood per la madre e garantendole una cospicua rendita annua.
E non ha mai esitato ad aiutare amici e compagni di lavoro in difficoltà; la sua generosità non è solo materiale e tutti i suoi colleghi continuano sempre ad amarla e stimarla.
Soprattutto sono meravigliosi i ricordi delle child stars che hanno avuto la fortuna di lavorare con lei.

Kay Francis15
Un piccolo fatto che però si rivela molto emblematico della sua infaticabile premura: alla fine di ogni film Kay offre sempre alla troupe un pranzo dove ad ognuno viene servito, come Kay aveva scrupolosamente annotato, il proprio piatto preferito!
Negli anni seguenti continua la sua carriera come free lance apparendo con successo in una riuscita serie di film accanto a Cary Grant e Carole Lombard, Deanna Durbin e Walter Pidgeon, Walter Huston, Don Ameche e Rosalind Russell.
Durante la guerra è protagonista del primo tour di vere star americane che vanno ad intrattenere le truppe alleate nei campi militari dispersi per il mondo fino a trovarsi ad Algeri sotto le bombe.
Da queste esperienze viene tratto il film "Four Jills in a Jeep" nel 1944 che ha un enorme successo.
Ma per molti divi, il ritorno alla normalità non è possibile.
Kay decide quindi di produrre da sé i suoi film e realizza, fra 1945 e 1946, tre film nei modesti studios Monogram, di cui due noir che successivamente verranno molto rivalutati dalla critica: "Allotment Wives" (1945), di William Nigh, e "Wife Wanted" (1946), di Phil Karlson.
Dopodiché l'antica rivale alla Warner, Ruth Chatterton le propone un ruolo in una commedia teatrale di cui sta curando la regia.
È l'occasione per Kay di ritornare all'Est e al palcoscenico, lasciando per sempre dietro di sé quella Hollywood che, in fondo, non ha mai amato.
In seguito si dedica anche all'attività radiofonica, proseguendo con il favore del suo pubblico quella teatrale (nel 1946 partecipa al successo di Broadway, "State of the Union").
Nei primi anni cinquanta si ritira definitivamente dalle scene.
Vive una vita privata assai burrascosa: quattro matrimoni e numerose relazioni, fra le quali quella con Maurice Chevalier, con lo sceneggiatore Delmer Daves, poi regista, e con il barone tedesco (e probabile trafficante d'armi) Barnekow, morto in circostanze misteriose allo scoppio della guerra.
La diva si spegne a causa di un cancro al seno a New York, il 26 agosto del 1968, all'età di sessantatré anni, lasciando i suoi considerevoli averi (più di un milione di verdoni) ad una società benefica che addestra cani per i non vedenti.
E fu così che Hollywood perse l’orientamento, insieme alla sua stella polare; ma il Paese ne guadagnò in “vista”...
Kay Francis: eccezionale in vita, eccezionale in morte…
Tanti auguri, divina, ovunque tu sia ora!

"Non vi scoraggiate così, caro maggiore: non siete l'unico uomo che non amo."
Madame Mariette Colet/Kay Francis - Mancia competente




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